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domenica 20 maggio 2007

Marino Magliani, "Il collezionista di tempo"

Marino MaglianiQuesto pomeriggio, nella sala consiliare del comune di Ospedaletti, Marino Magliani ha incontrato amici, conoscenti, estimatori e semplici curiosi per parlare della suo ultimo lavoro Il collezionista di tempo, titolo emblematico ed allusivo che rimanda a una delle caratteristiche peculiari della sua produzione narrativa.

Marino è nato a Dolcedo, ma ha trascorso la sua infanzia a Prelà, in una valle distesa tra montagne impervie e scoscese. E da questo ambiente naturale, al quale è rimasto profondamente legato, Marino deriva il suo stile scabro, ruvido e poroso, capace di assorbire la luce e i profumi della sua Liguria. Dopo molte peregrinazioni in Francia, in Spagna e soprattutto in America latina, di cui parla nel suo precedente romanzo Quattro giorni per non morire, si stabilisce sulla costa olandese, a Ijmuiden, un paese di pescatori, affondato nella sabbia e battuto dal vento che ne cambia continuamente il profilo e i connotati.

Qui, in attesa di tornare d’estate nella Riviera Ligure a potare gli ulivi, a incontrare i vecchi amici e a caricarsi di nuove emozioni e sentimenti, lavora saltuariamente, dedicandosi per la maggior parte del tempo alla scrittura. Marino, anche se parla sempre nelle sue opere della sua terra d’origine, non ha scritto neppure una pagina in Liguria, non diversamente da Nico Orengo, che pur avendo ambientato quasi tutti i suoi romanzi nella Riviera di Ponente ha sempre scritto immerso nel frastuono e nel caos della vita cittadina (Torino). Probabilmente per entrambi la scrittura è risarcimento consolatorio, autocompensazione e nostalgia di un mondo incantato, visto spesso come un paradiso perduto e necessario quindi di un filtro, di una distanza materiale e memoriale.

Collezionista, Marino, di tempo e di spazio, uno spazio mutevole, predisposto a franare per la natura del suo terreno e per le violenze perpetrate dall’uomo, sempre meno rispettoso dell’ambiente. Sorge il dubbio, a questo punto, che la Liguria descritta da Magliani ed Orengo, come quella che riempie le pagine di Biamonti e di Conte, non esista più o non sia mai davvero esistita, ma sia il frutto di straordinarie sensibilità creative; diventa cioè spontaneo chiedersi se sia la natura del luogo a sug­gerire certe splendide pagine letterarie o se sia la letteratura a creare questi indimenticabili paesaggi. L’intensità della rappresentazione carica i luoghi descritti di una tale suggestione da ricrearli come luoghi fantastici, così che noi li vediamo spesso, anche nella realtà, attraverso il filtro della rappresenta­zione letteraria.

Il collezionista di tempo è un romanzo straordinariamente complesso, fatto di rimandi e di corrispondenze, che si muove intorno a tre momenti emblematici: il collegio, il servizio militare e il soggiorno in Olanda, dopo una serie di vagabondaggi alla ricerca di un altrove che si allontana ogni qualvolta cerchiamo di accostarci ad esso. Nella narrazione si inseriscono, come intarsi preziosi, brandelli di una storia che ha valenza metaforica e che verrà ricomposta alla fine. Opera, quindi, complessa e matura che rivela una sensibile crescita a livello specificamente narrativo e un prodigioso raffinamento stilistico.

… Il mare, là davanti, era diviso da un sentiero di luna. E prima del mare era l’autostrada, alta sui ponti, come un cancello di cemento, e i tunnel nei colli, e le palme nella luna, e tutto ciò che non era la collina tagliata era pieno di luci verdi e gialle, la baia in un angolo con due luci di barche, il duomo in cima all’altro colle e le logge di Santa Chiara che assomigliavano a un alveare.

Francesco Improta

2 commenti:

  1. Grazie Alberto, ti abbraccio
    marino magliani

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  2. Ci vedremo quest'estate sotto gli ulivi. Ciao

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