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sabato 22 dicembre 2007

Lao Tzu

Non lontano da una vecchia città cinese, c’era una bella collina con una bella foresta. Gli abitanti della vecchia città erano molto contenti. In un paese in cui fa caldo vi andavano a cercare l’ombra e a trovarvi anche qualche frutto. Passeggiavano, offrivano sacrifici agli dei, ai geni della regione, e tutto andava per il meglio. Tutto ad un tratto, hanno pensato: «Abbiamo bisogno di un grande edificio di legno, taglieremo gli alberi sulla metà della collina». E così fecero. Rimaneva ancora l’altra metà in cui la gente poteva passeggiare. Nessuno si lamentava. Dopo qualche anno, ci fu bisogno di un secondo grande edificio. Tagliarono l’altra metà degli alberi sull’altra metà della collina. I taglialegna dissero «Non agitatevi, torneranno.» E infatti, sono tornati. Dopo una trentina d’anni, una quarantina d’anni, c’era già lì una giovane foresta. Un’altra decina d’anni e dissero: «Abbiamo bisogno di alberi, tagliamo questa nuova foresta visto che torna.» è tornata, più modesta. E di nuovo dopo quaranta o cinquant’anni, hanno tagliato. Quella volta, non è tornata. E non c’è più stato un solo albero sulla montagna sacra.


Lao Tzu (500 a.C. circa), filosofo cinese

7 commenti:

  1. Questo sabato niente poesia ma un breve testo di 2500 anni fa che mi sembra attuale.

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  2. Più che mai attuale in questo periodo di acquisti insensati delle cose più inutili. Povero Natale!

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  3. Ma c'è anche chi, come Jean Giono scrittore provenzale di origine italiana (Manosque 1895-1970),nel racconto "L'uomo che piantava alberi" narra la storia di un pastore- apicoltore che, in totale solitudine, compie un'impresa che cambia la faccia della sua terra e delle future generazioni, egli infatti passa la vita seminando decine di migliaia di querce, faggi e betulle,popolando di foreste aridi altipiani senz'altra ricompensa che il piacere di averlo fatto! Una storia che dice " come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione"

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  4. se solo lo volessero...

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  5. Caro Alberto, il tuo amico Marco Cassini si è inventato tutto. Me lo ha confessato, anni fa, Danila, figlia di Dante e sorella di Graziano. Anche Gè me lo ha detto. C'è una sbornia colossale a monte di questa storia. Maturata, a metà di settembre, nella colonia di Foa. Era il 1994. Si, proprio nella notte in cui una giovane volpe fece razzia, indisturbata, di tutti i fichi che il "prode" Marco aveva raccolto il giorno prima, con inumana fatica, nella proprietà di suo suocero...

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  6. E' ovvio che questa andava nei Sioux. Mo la riscrivo nel posto giusto. Scusatemi.

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  7. Alberto, il "tuo" racconto è talmente bello! purtroppo è anche talmente vero! questo perchè siamo talmente scemi, noi umani!

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