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lunedì 19 maggio 2008

Ginestra selvatica (Spartium junceum)

ginestra selvatica (Spartium junceum)
Fiore della ginestra selvatica ((Spartium junceum)

Questa mattina il gatto si faceva passare ripetutamente la zampa sopra un orecchio. Non sbaglia mai, vuol dire che pioverà e infatti ha piovuto. Malgrado il tempo incerto con una luce moscia mi sono incamminato comunque per la campagna con una sola intenzione. Fotografare una pianta che adesso è nel pieno della fioritura e tinteggia di un bel giallo vivo tutta la macchia mediterranea, la ginestra selvatica che nel nostro dialetto chiamiamo vencu. Maledetta pioggia del governo ladro che andava e veniva, non son riuscito a scattare la foto che avevo in testa, m'è venuta questa che vedete e vi dovete accontentare. L'originale è più o meno 15 millimetri.

Questa pianta di cui adesso nessuno sa più cosa fare aveva diversi usi in passato. Le foglie fibrose venivano adoperate come legacci ai sostegni delle viti e dei pomodori e adesso invece è plastica, fili di plastica per lo stesso scopo. Bel progresso. Era anche un ottimo cibo per i conigli che essendo roditori erano ghiottissimi della corteccia. Vi assicuro, uno spettacolo vederli sgagnare il tronchetto fino a ridurlo al bianco del legno. Tempo fa una donna calabrese mi fece vedere un copriletto tessuto con le sue fibre. Non posso dire che fosse morbido, questo no, ma quella ruvidezza genuina mi avvolse. E che dire poi dei petali che a migliaia, a centinaia di migliaia venivano lanciati nella processione del Corpus Domini formando un tappeto profumato sul lastrico dei carugi. I fiori infatti si chiamano sciure du Segnuu, fiori del Signore.

Note tecniche - Qualcuno vedendo lo sfondo della foto potrebbe chiedersi, ma in una giornata così Alberto dove ha preso questo cielo. Infatti è finto. Quando mi trovo in certe situazioni allestisco una piccola sala di posa all'aperto, con tanto di fondini sfumati, all'occorrenza anche flash anulare e quant'altro. Recido la pianta (non quelle rare, ci mancherebbe) con queste antiche forbici da potatura, e la porto sul set. Qualcuno potrebbe anche accusarmi di spettacolizzare la natura, ma lo faccio a "fin di bene", per evidenziare la sua bellezza. Se lo fece il fotografo tedesco Karl Blossfeldt cent'anni fa posso farlo anch'io.
forbici da potatura


21 commenti:

  1. Alberto! Quel forbice di cui tu ha messo la fotografia......cioè, ALberto te non ti rendi conto di quello che hai fatto!
    Lo usavano mio nonno prima e mio papà poi. Mi hai ricordato quando ero bambina, mi hai fatto venire una cosa nello stomaco, giuro e non sto esagerando. Quanti ricordi.....adesso si usano gli svizzeri Felco con l'impugnatura che si adatta alla mano. Però quel forbice tipo il tuo, viceversa, te la formava lui la mano.
    Evoluzione della specie: mia sorella che lavora in un magazzino all'ingrosso di casalinghi, ha acquistato presso lo stesso un moderno trinciapollo. E indovina a cosa potrebbe essere verosmilmente utilizzato? A potare piante perché è identico al vecchio forbice, proprio come quello che hai messo te nella foto!!!!!!!

    PS: la ginestra non si è mica offesa sai? crescerà ancora più rigogliosa!

    ciao!

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  2. Mi ricordo che quando ero bambino (in questa stagione fino a fine giugno) essendo ancora troppo piccolo per aiutare nei lavori in campagna, mio padre mi mandava a raccogliere i "venchi" per legare le viti.
    I "venchi" dovevano essere lunghi, ma non troppo teneri, né troppo grossi, li preparavo in mazzetti da 50 (misura ideale per essere tenuti sotto l'ascella mentre si legavano i tralci). Per ogni mazzetto ricevevo una piccola ricompensa in denaro da spendere in gelati ed ero molto contento.
    Fausto
    @alberto non cè più il blocco del blog

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    1. Tanti bei ricordi anche per me anch'io o.una coperta che si usamava per coprire la rete lo vista fino a poco tenpo fa sotto il letto della nonna non se ce ancora .(un insieme di ricordi bellissimi)

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  3. Il forbicione ("dzurò" si chiamava da noi, essendo "dzura" la forbice: dal participio futuro del verbo latino "caedo - caesum - caedere", tagliare: "caesurus - caesura") me lo ricordo bene, per le potature. Ne ho ancora, di quelli vecchi, e li uso. Di ginestre gialle ce ne sono invece tante - tenaci, flessibili e delicatamente profumate - al paese di mia suocera, in Val Curone. In Biamonti ricordo un ramo "vencheggiante", come la "lenta ginestra" leopardiana, o il Titiro "lentus in umbra" ("mollemente sdraiato all'ombra") di Virgilio. In Toscana, l'aggettivo "vinco" vale "molle, poco consistente": "lentus", appunto. "Vinco" come sostantivo è invece l'arbusto denominato scientificamente "Salix viminalis".
    Quante vivide immagini di Natura e di poesia si affacciano partendo da una parola particolarmente evocativa!

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  4. Ciao, grazie per il commento, mi sa che un pò tutto il nord è flagellato dal maltempo.
    Sottoscrivo in pieno quello che hai detto nel post dedicato a Travaglio!
    Un saluto da Bologna.

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  5. Si parva licet componere magnis ....

    http://gianlucavisconti.blogspot.com/2008/05/fico-ficus-carica-l.html

    Visco

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  6. ma chissene se nessuno sa cosa farci, la puoi coltivare anche solo in omaggio alla sua bellezza

    quelle cesoie in campagna le usiamo ancora

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  7. Bellissime le ginestre, e che profumo... mi ricordano l'infanzia ed i primi bagni al mare...
    P.S.: Gran bella foto

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    1. Fanno le caramelle e sono buonissimo.

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  8. Avete mai provato a mettere in bocca i due petali centrali con il pistillo?
    Una vera dolcezza...Erano le nostre "caramelle"
    Un uso alternativo dei "venchi"
    era per noi esploratori del Nervia
    usarli per portare i pesci, dopo
    aver legato a un capo un bastoncino, vi infilavamo dalle branchie anche 25/30 Cavedani.
    Salù
    Ino

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    1. Combinazione ho trovato questo articolo per caso e oggi ricevuto delle caramelle con ginestra e arancio.sono buonissime o e era usato.e usato anche come espetttorante enonricorco cos'altro chiederò se hanno una scatola nei paesi dell'est viene ancora usata. Un saluto ha voi tt.

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  9. Ciao Ino, noi usavamo i giunchi per i cavedani e i barbi. Senza il bastoncino. Bastava fare un nodo, anche doppio, al capo più robusto. Quello opposto, il più appuntito, era l'ideale per attraversare le branchie dei pesci. Ma forse hai ragione tu, le ginestre sarebbero state più resistenti. Coi giunchi era meglio fare collane di vaironi...

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  10. Erano anni che non vedevo più quel tipo di forbice, praticamente da quando mio nonno se ne andato.

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  11. Concordo che le tue foto siano fatte a "fin di bene",educano lo sguardo, come diceva c.e.g. per la borragine. Qui la ginestra non è più solo un fiore ma una forma pura, perfetta.

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  12. I venchi mi ricordano mio nonno che li usava per legare le viti, ma anche i pomodori.... e quelle cesoie ci sono ancora, nella mia campagna: sempre usate!
    Ma la ginestra a Pigna si usa ancora, forse proprio perchè nei dintorni ne abbiamo tanta! e soprattutto, nel giorno del Corpus Domini si usava coprire i muri dei carugi con lenzuola bianche, e dapertutto c'erano vasi pieni di ginestre! Lunedì vi dirò se anche quest'anno ci saranno vasi di ginestre (lenzuola ormai, non ne mettono più da anni: i carugi sono quasi disabitati!)

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  13. Ieri, approfittando del fatto che non pioveva, ho preso un giorno di ferie per andare in Val Curone a fare un po' di lavori (potare la siepe, tagliare l'erba, piantare i pomodori...). Devo dire, innanzitutto, che un po' di lavoro manuale a contatto con la terra - e con la natura - ed un po' di silenzio aiutano a riconciliarsi col mondo (ed anche con se stessi). Tutt'attorno alla casa ed all'orto dove lavoravo, poi, era pieno di ginestre fiorite, con quel giallo luminoso (era il colore che preferivo tra le matite del mio astuccio di prima elemantare, ormai quarant'anni fa...) - che spiccava sulle infinite gradazioni di verde declinate da una campagna che si sta rinselvatichendo, dopo che nei decenni scorsi si è smesso di coltivarla, o sono scomparsi quanti la coltivavano...
    Era parzialmente nuvoloso, e le nubi proiettavano la loro ombra su alcune porzioni di paesaggio, rendendole simili alla pelle variegata della salamandra e arricchendo così ulteriormente la gamma dei colori...
    Ho anche provato ad assaggiare i petali centrali ed il pistillo, come suggerisce ino, ma a dire il vero non li ho trovati così dolci...

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  14. La ginestra è veramente preziosa e profumata, anche se ormai dov'è presente è inequivocabile segno di abbandono.
    A Triora la usano in inverno quale alimento per i conigli, che la apprezzano abbastanza.
    Per il Corpus Domini vale quanto detto da Pignasca.

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  15. Intense suggestioni, Alberto! Grande come sempre:)

    Un caro saluto
    annarita

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  16. con rispetto parlando,mi sembra che il fiore di ginestra sia itifallico.
    forse si tratta di inganno fotografico o di ironia della natura.

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