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martedì 20 maggio 2008

Il colmo dell'illusione è anche il colmo del sacro

L'amica Filo in questo commento di due post fa ha affrontato un tema enorme che altro che blog ci vorrebbe per discuterlo. Quello sulla sacralità e sul divino. Riporto due citazioni sul tema.

E senza dubbio il nostro tempo... preferisce l'immagine alla cosa, la copia all'originale, la rappresentazione alla realtà, l'apparenza all'essere... Ciò che per esso è sacro non è che l'illusione, ma ciò che è profano è la verità. O meglio, il sacro si ingrandisce ai suoi occhi nella misura in cui al decrescere della verità corrisponde il crescere dell'illusione, in modo tale che il colmo dell'illusione è anche il colmo del sacro.

Feuerbach, Prefazione alla seconda edizione de L'essenza del cristianesimo


L'intera vita delle società, in cui dominano le moderne condizioni di produzione, si annuncia come un immenso accumulo di spettacoli. Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione.

Guy Debord, La società dello spettacolo


11 commenti:

  1. ..l'Evangelista Luca è, nell'iconografia, affrancato dal toro alato simbolo del sacrificio, da un piccolo dipinto dove sono raffigurati la Vergine con il Bambino, una serie di attrezzi da pittore.. a torto, S. Luca è definito il protettore degli artisti. nella Vulgata S. Girolamo intravede nell'Evangelista l'incontro tra la rigida interpretazione Giudaica, iconoclasta, ed il mondo Greco-Romano, ricco di immagini. credo che l'inflazione di immagini, propria del cattolicesimo, abbia di fatto svuotato il messaggio Cristiano.

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  2. Sto per uscire di casa. Ho appuntamento con un prete che conosco da tanto. Si chiama don Spirito ( non so se mi spiego ). Poi vi racconto...

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  3. Come dice giustamente Alberto, una riflessione così complessa avrebbe bisogno di tempi e spazi maggiori. in ogni caso credo che sia importante confrontarsi su questi temi cercando però di circoscrivere l'oggetto.
    Se il tema è il SACRO direi che il testo di riferimento possa essere il volume del filosofo della religione Rudolf Otto "Il Sacro. L’irrazionale nella idea del divino e la sua relazione al razionale".
    Un approccio razionale quindi al tema che chiaramente sfocia nel non dimostrabile (l'oggetto della fede)pur potendo essere ragionevole.
    Se poi parliamo di immagini... "perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!". Ma non siamo tutti un po' Tommaso?

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  4. Caro Alberto, grazie per l'onore della citazione!
    Non ho le competenze necessarie per approfondire un tema di così enorme portata,posso solo aggiungere che penso che in ognuno di noi esista un "recinto sacro", oscuro e profondo, in cui si forgiano immagini e parole che non sempre raggiungono la coscienza,ma spesso affiorano sotto forma di poesia o arte,un luogo che sta alla ragione come la mitologia sta alla storia.

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  5. Un magnifico libro in cui queste tematiche sono trattate con grande scrittura e grande poesia è il romanzo "La messa dell'uomo disarmato", di Luisito Bianchi, Sironi Editore. C'è la Resistenza, ci sono le nostre campagne, c'è il rapporto tra immagine e sostanza, c'è la Parola...
    Luisito Bianchi è un sacerdote di 81 anni che quarant'anni fa decise di fare l'operaio alla Montedison, con tanto di turni di notte, per non farsi "mantenere" da una comunità o dalla Curia, per ragioni di dignità e di libertà... Anch'io, non so se mi spiego...
    In un altro suo libro, "I miei amici", diario di quegli anni di lavoro, racconta anche la morte, in un incidente di fabbrica, di mio zio...

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  6. Il sacro è una necessità che si risolverà solo con la morte della morte.
    Rispondendo a Feuerbach (a proposito qualcuno conosce il link al suo blog? ahahah): bei tempi i tuoi in cui si distingueva la rappresentazione dalla realtà. "Purtroppo" ormai sappiamo che l'uomo conosce solo per rappresentazione. Anche la visione di un cappello che passa attraverso il nostro hardware (occhi, nervo ottico) va poi interpretata e rappresentata (http://www.anobii.com/books/Luomo_che_scambi%C3%B2_sua_moglie_per_un_cappello/9788845916250/010fc4e053b492ff52/)
    Nella nostra mente esistono solo rappresentazioni utili alla nostra sopravvivenza.
    Su Guy Debord: "Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione." ma quando? L'uomo ha sempre avuto bisogno di una rielaborazione collettiva del "direttamente vissuto". I riti, il teatro, i culti sono iniziati al primo scintillare della coscienza
    http://www.anobii.com/books/Dal_rito_al_teatro/9788815009838/01e60b5d9941e768ea/

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  7. scusate i ink sono troncati:
    Link 1
    Link 2

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  8. il sofista
    "Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione." ma quando?

    In questa società tardo capitalistica. Cito ancora Debord
    "Lo spettacolo è il capitale a un tale grado di accumulazione da divenire immagine"

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  9. ciaio albrto tutto bene
    bravo è veramente bello ciao isolabona

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  10. ardua riflessione...

    sacro e profano,illusione e verità , spesso identificati con fede e razionalità, temi dibattuti da sempre da filosofi e gente comune forse riconducibili alle diverse esigenze dell’anima . L’uomo è corpo, spirito ed intelletto e ricerca sempre qualcosa di sacro cui appigliarsi per rifuggire qualcosa di inspiegabile o troppo difficile e doloroso da accettare razionalmente o semplicemente per appagare lo spirito con qualcosa di sublime ( arte , poesia, musica)…forse questo lo rende un essere vivente più complesso ed inquieto degli animali.
    Altro tema è l’essere e l’avere : il primo fa appello a qualità interiori meno evidenti, il secondo fa leva su cose materiali percepibili che appaiono. Talvolta si finge di essere ciò che non si è, magari in una sorta di rappresentazione di sé…alla base di tutto forse c’è sempre il bisogno di illudersi con qualcosa.

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  11. "Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione." ma quando?

    Caro Alberto, non lo so. Probabilmente sono il meno competente a parlare fra tutti i frequentatori del tuo blog, ma qualcosa vorrei dire lo stesso.

    Il metodo scientifico galileiano, prevede la formulazione di una teoria (rappresentazione della realtà), la scienza prevede misurazioni (Lord Kelvin disse giustamente che se non si misura, non è scienza). La misura prevede un numero, una quantità che serve a rappresentare. Io stesso lavoro con software, e che cosa è il software se non rappresentazioni di teorie, a loro volta rappresentazioni della realtà?

    L'Illuminismo ci ha dato la cieca fiducia nella nostra ragione, nella scienza formulata come rappresentazione della realtà.

    La dea Ragione ci ha regalato la rappresentazione, ma poi la televisione, funzionale al dio denaro, ha fatto il resto: ci ha lasciato la rappresentazione e ci ha spento la ragione.
    Adesso tutto è lontano e ...rappresentato.

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