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sabato 31 maggio 2008

Nazim Hikmet

Ciò che ho scritto di noi

Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole

ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull'erba
è la tua assenza
quando divento l'ultima luce all'ultimo angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe

ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
ciò che ho scritto di noi è tutta verità.


Nazim Hikmet
Salonicco 1902
Mosca 1963


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3 commenti:

  1. Molto bella questa Poesia di Nazim Hikmet,anchio scrivo poesie nonostante sono un KickBoxer...hehheee,magari c'è ne scambiamo qualcuno,un saluto e Buon week end.

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  2. Nazim Hikmet
    Nasce a Salonicco nel 1902. È amico di Neruda, allievo di Majakovkij. È capace di ridere e piangere, di amare, di soffrire e di cantare. E cantava - racconta Neruda - prima piano e poi sempre più forte, a squarciagola, per vincere la sua debolezza e rispondere ai suoi torturatori. Cantava in mezzo agli escrementi delle latrine, dove lo avevano costretto a stare dopo averlo fatto a camminare fino all'esaurimento delle forze. Oppositore del regime di Kemal Ataturk, è condannato a 28 anni di carcere (1938) con l'accusa di incitamento alla ribellione perché ai cadetti della marina, che amano i suoi versi, piace leggere l'"Epopea di Sherok Bedrettin", il poema sulla ribellione dei contadini del 1500 contro l'impero ottomano.
    Per la sua liberazione, nel '49 firmano a Parigi, insieme a tanti altri, Sartre, Ricasso e Robeson. Per la libertà si sottopone a uno sciopero della fame di 18 giorni, nonostante il cuore malato. Esce dal carcere in seguito ad un'amnistia generale. Anche da libero è perseguitato: due tentativi di ucciderlo e il servizio militare a 50 anni, malato. Privato della cittadinanza turca, deve rifugiarsi all'estero, accolto con affetto ovunque; solo gli Stati Uniti gli negano il visto. Muore esule a Mosca nel 1963.

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  3. La poesia, che esplora quel luogo segreto all'interno di noi,ci prende per mano e ci suggerisce che i sentimenti che ci agitano , proprio come il vento solleva increspandole le acque quiete di uno stagno,non sono mai chiari e univoci, non hanno mai un solo colore. Quando si presentano alla nostra porta, abbiamo quasi
    sempre sensazioni diverse e anche opposte nello stesso momento. Così possono convivere in noi la nostalgia o sofferenza causata dal desiderio inappagato di tornare in un luogo, di rivedere qualcuno; la gelosia che acceca; la felicità che entra impetuosamente nella vita rompendo gli argini, oltrepassando i limiti che ci siamo imposti.
    Prima che bruci Parigi, amore mio...

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