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mercoledì 12 novembre 2008

Le donne della Beat Generation

Le allodole sono sveglie fuori della finestra ma tu, mio caro, stai dormendo e non puoi sentirle. Metti insieme tutti i tuoi gatti e torna da me quando sei al porto, di ritorno dal tuo viaggio. Mi troverai nell'appartamento della nostra gioventù, e sarà proprio come una volta.
Edie Kerouac Parker


Questo biglietto lo scrisse la moglie di Jack Kerouac prima del suo funerale. Adesso è uscito anche in italiano il suo libro You'll be Ohay La mia vita con Jack , il più onesto dei libri sulla Beat Generation come le disse Burroughs «Questo libro era necessario. Potevi scriverlo solo tu».

Ecco il fatto è che la storia dei beat ci è stata raccontata quasi sempre al maschile. Quella delle ragazze resta in larga parte da scrivere. Nella prefazione Bill Morgan ricorda che per i maschi era «facile disconoscere i valori della famiglia, cercandone altri non convenzionali. Ma furono solo le donne a pagare il prezzo della liberazione sessuale. Erano loro a rimanere incinte, abortire, tirare su i figli, sole e senza sostegno. Negli anni Quaranta una donna non poteva certo andarsene sulla strada. A guardarle oggi, non erano del tutto liberate. Vivevano per i rispettivi uomini e la loro esistenza ruotava intorno alle necessità di quegli uomini, non alle proprie».

Mi sa tanto che mi rileggerò dopo tanti anni Sulla strada. E chissà che effetto mi farà. A voi è mai successo di rileggere un libro che vi era piaciuto dopo tanto tempo e averlo trovato ancora più bello e interessante della prima volta o viceversa averlo trovato banale e del tutto privo di valore?


11 commenti:

  1. Quasi sempre mi capita di rileggere i libri che mi sono piaciuti di più. La maggior parte delle volte il giudizio resta immutato, ma mi è capitato anche di cambiare idea e ritrovare il libro scialbo o con concetti "superati". E' invece molto difficile che mi metta a rileggere un libro che già la prima volta non mi era piaciuto.

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  2. Mi è capitato di rileggere dei libri ed anche scoprire particolari che la prima volta mi erano sfuggiti.

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  3. Può succedere di scoprire, in un autore, lati nuovi, di apprezzarlo maggiormente. Per esempio, alla fine degli anni Settanta e all'inizio degli Ottanta - è passato più di un quarto di secolo, mannaggia! - leggevo - leggevamo - le poesie "sentimentali" di Neruda; ora invece sto rileggendo con molta partecipazione la sua lirica più "memorialista" (Il Memorial de Isla Negra, appunto) o naturalista (il Canto General) senza che questa maniera nerudiana "più matura" vada ad interferire nostalgicamente con quell'altra "da giovani". Sono grandi entrambe, diciamo.
    In realtà, non ho alcuna nostalgia di età più verdi, perché alla mia sto vedendo le cose con un'altra ottica, con un'attenzione che, l'avessi avuta allora, mi avrebbe evitato dispersioni e/o negligenze, o superficialità
    varie, o anche cantonate vere e proprie. Ma tant'è: zucca e melone, ognuno alla sua stagione, si dice al mio paese.
    In quegli anni avevo letto anche Kerouac e Burroughs. Due cose mi colpirono negativamente: il desiderio di autodistruzione tra droga e alcool, fregandosene dei danni che questi comportamenti potevano arrecare non a se stessi ma agli altri (Burroughs racconta, in "La scimmia sulla schiena", l'angosica che lo prendeva dopo le prime iniezioni - a smentire le "belle" sensazioni che si attribuiscono a quell'esperienza - e però persiste nel prendere la droga, e racconta anche di tante "spacconate" ai danni di terzi incolpevoli: un po' come i nostri ragazzi del sabato sera, che bevono e si fanno e poi vanno a sbattere con la macchina contro gli altri), e il modo "brusco" (è un eufemismo) con cui trattavano le loro donne, incredibilmente remissive. Burroughs la moglie l'ha anche ammazzata. Tra l'altro, leggendo "Sulla strada" e "La scimmia sulla schiena" si trovano episodi che si incrociano, così li si può leggere raccontati da due diversi punti di vista.
    Diciamo che quelle riserve mentali, chiamiamole così, mi sono rimaste ancora oggi, e mi lasciano tuttora perplesso di fronte al fenomeno Beat (che pure ha avuto indubbi aspetti positivi). Le parole della vedova di Kerouac hanno una certa tensione lirica, ma hanno anche un che di manierato, di sentimentaloide, non so come dire, in quest'idea dell'attesa continua e del pensare che "sarà come allora"... Hanno un che di Federico Moccia e dei suoi lucchetti che simboleggiano l'amore eterno, ecco, e mi si perdoni il paragone. Io sto con Eraclito: non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume, perché l'acqua è sempre diversa, ad ogni istante...

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  4. Certo non doveva essere facile ma da qui ad essere "liberate" io vedo ancora strada, :-)
    A proposito e' uscito proprio ieri il rapporto biennale sulla parita' uomo donna (si trova dovunque per esempio con google news)

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  5. Aaah! mi sa tanto che anch'io rileggerò Sulla strada :-)
    A suo tempo mi aveva entusiasmato.
    Mi è capitato sì, di rileggere dei libri. Ho potuto cogliere delle sfumature che avevo perso, ma non ho ritrovato quel piacere della prima lettura!
    ciao Al,
    grazie!
    g

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  6. Nel caso specifico devo dire che averlo riletto da poco mi ha fatto un effetto diverso (in peggio) rispetto alla prima volta. Mi sa che ritenterò.

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  7. i libri vengono interpretati in base al momento, l'umore e la maturità di chi lo legge
    non credo che ci sia un libro "superato", un libro è lo specchio di chi lo scrive e del contesto in cui viene scritto
    anche il Manzoni ha il suo perchè insomma, nonostante il tempo che è passato

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  8. La letteratura Beat è tra le mie preferite, mi procurerò sicuramente questo libro, mi incuriosisce, e poi magari mi rilancerò anche io nella ri-lettura di on the road.

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  9. Sono pienamente d'accordo con c.e.g.e per il momento non sento nostalgia di rileggerli.
    Tanti libri letti oggi servono in parte a ricucire qualche strappo di allora.
    Ciao Alberto, buon fine settimana.

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  10. Pochi libri,riletti una seconda volta a distanza di molti anni, mi hanno trasmesso l'emozione del momento...semmai ho trovato spunti di riflessione, vecchi e nuovi, ma in un'ottica diversa.

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  11. non si ri/legge mai uno stesso libro,come dice giustamente Borgescambia il tempo e cambiamo noi. ho ri/letto libri che mi hanno formato la vita e li ho da vecchio in parte trovati banali ,Hesse o Roth J; altri che non mi erano piaciuti ,Musil, I Promessi Sposi fondamentali e necessari, e siccome la letteratura è una delle forme della felicità....
    caro alberto rileggerò anch'io ed a breve sulla strada per capire dove sono arrivato..... ciao
    ti lego sempre volentieri

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