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lunedì 3 novembre 2008

Recidere il cordone ombelicale

studenti

Ho sentito e letto in questi giorni, a riguardo del movimento degli studenti, paragoni col Sessantotto. Delle attinenze, a sproposito, e delle differenze, a proposito.

Chi ha vissuto quegli anni, e anche chi si è bene informato, intanto sa che quel movimento qui in Italia nasceva sull'onda lunga delle rivolte di Berkeley e del Maggio parigino, e quindi era un incendio che divampava al di là e al di qua dell'Atlantico, e non solo ristretto alle reazioni a una legge di una ministrucola di un governo ottuso.

Ma la differenza, per me enorme, è che allora fu una rivolta di una generazione di giovani che si stava inventando forme nuove e originali di espressione (parole, musica, giornali, letteratura, teatro, cinema, satira, modi di vita) in netto contrasto con la cultura imperante rappresentata dalle generazioni più anziane che erano completamente spiazzate e non riuscivano a capire quel magma che ribolliva, a cominciare dai partiti, destra e sinistra.

Chi allora aveva superato la trentina raramente veniva ammesso nelle assemblee, e del resto nemmeno si presentava, perché difficilmente avrebbe avuto cose da dire. E di fischi ne sentii parecchi indirizzati a qualche professore "democratico", che aveva letto il suo pistolotto, come per avere dialogo, non accorgendosi che il suo linguaggio era ormai irrimediabilmente datato e di fatto ormai svuotato di ogni contenuto.

Sarebbe bello che questo movimento riuscisse a creare un bel fertile cortocircuito che desse fuoco a tutto il vecchiume che si è accumulato da quell'ultimo incendio, che desse fuoco alla maniera attuale di fare i giornali e la televisione, che desse fuoco alle burocrazie dei partiti e alla burocrazia tout court, che desse fuoco... continuate voi.

Ma ho i miei dubbi che tutto ciò avvenga. Poco tempo fa parlavo con Luca, un mio amico sulla trentina, e gli dicevo che mai e poi mai gli avrei detto che la mia generazione era stata migliore della loro per il fatto che questo discorso me l'avevano già fatto quelli più vecchi di me ma questo glielo dovevo pur dire, che non avevano avuto la forza, la volontà, il coraggio, fate voi, di ribellarsi ai propri padri e la risposta fu disarmante, senza possibilità di replica «E a cosa ci saremmo dovuti ribellare che ci hanno sempre dato tutto quello che abbiamo voluto, e ci hanno lasciato fare tutto quello che avevamo in testa».

14 commenti:

  1. É curioso - o semplicemente fa parte della natura delle cose - che, oggi, siano gli esponenti della languente "sinistra arcobaleno", che rivendicano con orgoglio le proprie origini sessantottine, a parlare un linguaggio obsoleto (attenzione: obsoleto non significa necessariamente sbagliato, come, al contrario, aggiornato non significa per forza giusto).
    Il Sessantotto ha avuto molte luci (soprattutto in tema di libertà) e qualche ombra, soprattutto nel sottovalutare il merito (se ne vede la traccia in alcuni docenti universitari di oggi, in particolare nel settore tecnico, che "allora" passarono attraverso i famosi esami "di gruppo" e che adesso conservano le lacune formative che ne sono derivate) e nel considerare TUTTO il passato come qualcosa da buttar via, al pari delle strutture. Ricordo il bel film "La meglio gioventù", quando l'operario - immigrato meridionale - diceva agli stidenti in rivolta: "Non voglio che distruggiate l'università, voglio che facciate in modo che anche mio figlio abbia la possibilità di frequentarla".
    Ora stiamo subendo gli effetti negativi di un fenomeno analogo, ma di segno opposto: è il berlusconismo a cancellare il merito e l'impegno in favore di certi facili (e spietati) successi nei Reality, e a voler superare tutto il passato, contaminato dal "sinistrume", Sessantotto compreso.
    Le rivoluzioni vere non sono quelle che distruggono, ma quelle che aprono delle possibilità positive a chi prima non ne aveva, o difendono queste opportunità contro chi le vuol cancellare. Forse questo movimento a difesa della scuola è rivoluzionario. Sicuramente non è rivoluzionaria la rivoluzione della Gelmini.

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  2. P.S. Sul cordone ombelicale:
    É uscito da poco, presso Einaudi, un bel saggio della psicalalista Simona Argentieri, "L'ambiguità". Tra le varie, acute osservazioni e analisi, troviamo quella secondo la quale in questi tempi in cui le figure parentali (= dei genitori) hanno perso tutta la loro autorevolezza e la loro forza di imposizione di idee e comportamenti, non si vive affatto più sereni, e anzi si arriva spesso a scivolare, psicologicamente, nell'indifferenziato (confuzione di identità, anche sessuale; confusione emotiva; confusione etica...). Solo un superIo ben strutturato può dar adito a una chiara rivolta contro il medesimo, e quindi al suo superamento, col raggiungimento di una maggiore consapevolezza nelle scelte...

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  3. Sarebbe bello che nascesse una nuova classe politica da questi ragazzi, una classe politica che lavori per la gente e per il loro futuro e non per autoalimentarsi.

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  4. bel post, Al.
    ...anch'io ho i miei dubbi che "tutto ciò [...] avvenga".
    In gran parte per i motivi ..del tuo amico Luca.
    Io avrei voluto sentire dagli studenti per es, reclamare una scuola migliore, che prepari di più, che pretenda (e che dia) di più, che non ci ponga in infelici posizioni nelle rilevazioni internazionali... (ma non abbiamo bisogno di queste, li conosciamo i livelli di preparazione)
    il movimento si è limitato alla (giusta, sì) protesta per i tagli di spesa, ma non è venuto fuori il vero malessere della Scuola che non funziona!
    E neppure quello dell'Università!
    g

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  5. IL NUOVO SOGNO AMERICANO

    ne parlo nal mio blog, nonsolonapoli.

    angelo d'amore

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  6. Concordo con te, basta con questi paragoni fini a se stessi e a chi cerca sempre di definire tutto per crederselo più governabile.
    L'onda è l'onda, con tutto il rispetto per quanto importante, benaltra cosa rispetto all'anno che sconvolse il mondo.

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  7. E questo è l'errore dei genitori.

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  8. A me preoccupa la prossima generazione, cioè quelli che adesso hanno dai 12 ai 15 anni....vedremo.

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  9. c'è troppa gente lobotomizzata e qualche capetto politicizzato...
    non è il '68. manco per sogno.
    là si aveva voglia di rischiare per cercare di cambiare le cose. oggi non si rischia più nulla, anche perchè la macchina repressiva è davvero minacciosa e inquietante.
    ma soprattutto credo che le generazioni di oggi siano di gran lunga meno "coscienti" di quanto lo fossero quelle sessantottine. e ciò non è un bene..

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  10. La risposta del tuo amico effettivamente non fa una grinza. Inoltre, per quanto riguarda almeno l'Italia, io vedo i giovani estremamente individualisti e, se lottano, lo fanno solo per se e mai per il "gruppo" (questo in particolare nelle aziende)

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  11. Finalmente trovo una radiografia chiara, senza ombre del movimento sessantottino. Un movimento che nacque fuori dall'Italia, coinvolgendola solo un più tardi, di impronta ribelle sì, ma pacifista perché contro le guerre.
    Come scrive il tuo commentatore c.e.g. - La meglio gioventù è un film che lo rivisita bene.Pochi giovani ora hanno le idee chiare e lo si attribuisce a genitori poco autorevoli.E' un fatto; ma anche il benessere economico degli anni 80 ha contribuito a piegare le spalle. Se poi aggiungiamo la forza nefasta della televisione che lava i cervelli, esce il ritratto non particolarmente dei giovani, ma della famiglia in toto.Della famiglia media dove mangiare, bere, davanti ad un video impedisce "il colloquio". Quale autorevolezza, quale esempio può uscire da una famiglia così?

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  12. Per brevità, se mai possa interessare qualcuno, vi informo che nel mio blog si possono trovare altre riflessioni sul '68.

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  13. ... mi sembra che una differenza sostanziale stia anche nel fatto che è l'Università nel suo complesso (studenti + corpo docente+personale amministrativo) ad essere profondamente contraria alle riforme volute dal governo.
    Non è soltanto una manifestazione di dissenso studentesco.

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  14. www.napolmotus.com/sociologianogelmini
    blog degli studenti della facoltà di sociologia Federico II di NApoli

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