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sabato 11 luglio 2009

Marco De Carolis

Nei trenta giorni per Nico

Ora che rivedo
su la cassa di Nico
i tre uomini
- a ciascuno una vanga,
sventolare la terra
come concerto…

ora ben so che l’intagliatore
non gli era riuscito
poiché l’aveva corretto:
su di me una storia voleva
ma non mi voleva morire.

Storie d’estate normale
e di bar.
E in tanto son righe così
queste mie che ora metto
per lui.

Non c’era l’azzurro bambino
ma gli porterò vino
e rosmarino,
una mattina certo da solo
su l’altura del sole
che cala.


Marco De Carolis
Sanremo 1963



5 commenti:

  1. grande de carolis!
    sigarette e chiaccherate in libertà negli intervalli al liceo!
    saluti!

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  2. Bel ricordo.
    sto per leggere il mio primo libro di Nico Orengo.
    ciao Al, buona fine settimana
    g

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  3. Un saluto e l'augurio di una buona domenica

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  4. Gli haiku di Marco De Carolis

    L'angolo della poesia 5 Dopo vent'anni di preparazione è arrivata la prima raccolta del poeta ligure. Una suggestiva visione dell'amore. Di Giovanni Choukhadarian

    27 DICEMBRE 2004
    I poeti del Ponente ligure amano la forma breve. Già solo per questo sono da apprezzare: poesie lunghe, grave danno, diceva più o meno Callimaco. Marco De Carolis, splendido quarantenne armataggese, non sfugge alla prassi. Questa sua prima raccolta, esigua già nel conto delle pagine, si fa quasi nel conto medio dei versi per lirica.

    Il pezzo di apertura, quello che dovrebbe registrare la temperatura stilistica del volume, è questo: che sogni stanno / in un palmo di stelle? / quelli che vanno.
    Così, tutto in un minuscolo, una rima alterna ma facilina e il punto interrogativo. È un inganno. Altri punti interrogativi non ci sono, e il gioco delle rime è assai più complicato: rime interne, rimalmezzo, rime di senso. De Carolis ha peraltro trascorsi, oggi forse appena dimenticati, di narratologo: chiunque legga queste poesiole, solo in apparenza innocue, ci troverà materiale intertestuale da vendere.

    Nico Orengo, nella breve e come sempre centralissima introduzione, ne parla come di versi dell'amore "dopo", dell'amore che non c'è più e in quanto tale più lo si apprezza nella «sua intensità (...) nella sua vertigine».
    Vero, ma De Carolis mette in esergo due versi di Pablo Neruda e il suo poetare è molto letterario.

    che quelli che conosco / non dicono, così inizia a un certo punto: e subito ricorda, soltanto per il suono, che però è tutto: Che mastice tiene insieme / questi quattro sassi, di poeta ligure per ora più noto del nostro.

    In questi piccoli haiku composti in vita e in morte di un amore o più amori - il gineceo qui raccolto è composto di più figure, alcune ben note in zona, altre no: al lettore indigeno il piacere della scoperta - il passo non è quello del trovatore provenzale né quello del post-ermetico ligure. Qui racconta, non verseggia soltanto, un intellettuale precocemente blasé, forse appena un filo sopra le righe ma anche per questo più convincente. Il paradosso è in agguato a ogni pagina, non meno che il gusto per l'immaginazione fantastica, se non proprio delirante:
    Finisce tra trippe bollenti / e bianche, / nell'osteria dei padri / dalla minuta memoria, / che passano - e sei solo / nel rollìo del fumo, / che porta e riporta
    (le consonanti stridono al v. 1, poi si scivola fonosimbolicamente, e il rollìo del fumo riporta alla mente le onde marine appena increspate, protagoniste altrove nella raccolta. Che cosa finisce, poi? Non importa. Forse un amore, forse una partita a belotta, forse altro. In complesso, sembra una visione poco analcolica, se non proprio del tutto alcolica, e per questo suggestiva).

    De Carolis ha impiegato una ventina d'anni a pubblicare questo libricino, che è benissimo illustrato da Ugo Gilletta, pittore e fotografo d'eccezione. Per la prossima uscita, veda soltanto di sbrigarsi un po'.

    Marco De Carolis
    Vorrei raccontarti, Milano, Vanitas, 2004
    Prezzo 5 Eu

    Giovanni Choukhadarian

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  5. Il libro di De Carolis lo aveva curato (anche nella grafica) Alberto. Toccante, comunque, questa poesia.
    Quanto all'Intagliatore, ricordo che Nico scrisse, o disse durante la presentazione che facemmo qui, che c'era qualche correzione da fare. Non so se, poi, l'abbia apportata veramente, e in quale edizione (nella tascabile?). Se sì, è un'occasione per rileggere il libro. Che a me, invece, era piaciuto parecchio. Anche se, forse, il più bello di Nico resta Il salto dell'acciuga (con un particolare affetto per la malinconia di fondo di Figura gigante).

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