Pagine

martedì 8 marzo 2011

Tre donne italiane fra le vittime del rogo di cent'anni fa, l'8 marzo del 1911

Ci sono voluti cent'anni, ma alla fine anche le ultime vittime rimaste ignote per tutto questo tempo hanno adesso un nome. Fu un disastro gravissimo che sconvolse New York e tutta l'America, sia per il numero dei morti, 146, 129 donne e 17 uomini, che per la modalità con cui si generò.

La Triangle Waist Company, una fabbrica di tessuti che occupava gli ultimi piani di un palazzo che ancora oggi si affaccia su Washington Square, teneva chiusi a chiave i lavoratori perché non abbandonassero il loro posto di lavoro. Quando l'incendio divampò, manco a parlarne di sistemi di allarme, e le scale antincendio logore crollarono subito. Pochissimi si salvarono. Sessantotto operaie si gettarono nel vuoto per sfuggire alle fiamme. Sei corpi carbonizzati non poterono essere riconosciuti e furono seppelliti in una tomba comune nel cimitero di Evergreens a Brooklyn.

Adesso, dopo cent'anni, grazie a Michael Hirsh, che si era appassionato a questa vicenda quando aveva scoperto che una delle vittime (Lizzie Adler, rumena, 24 anni, aveva vissuto nel suo stesso edificio) ogni corpo ha un volto un nome una storia. Per quattro anni ha rincorso con tenacia ogni singola traccia, anche minima, di quei sei miseri resti ed e riuscito a ricomporre i loro vissuti.

Max Florin, russo, 23 anni, che i genitori in un annuncio su un giornale speravano vivo "ma che impazzito dal dolore vagasse smarrito per la città". Poi cinque donne. Dore Evans, 18 anni, russa anche lei, Faiga Resnik, ucraina, lavorava in fabbrica da soli due giorni. E le tre italiane. Maria Giuseppa Lauletti, vedova siciliana con cinque figli piccoli. Josephine Cammarata, siciliana anche lei, di 18 anni, che avrebbe dovuto sposarsi di lì a qualche giorno. Concetta Prestifilippo, 18 anni, che ha una discendente, Christine, che si commuove a sentire la storia di questa sua antenata fino ad ora per lei sconosciuta.

Per la prima volta, oggi, in una cerimonia pubblica, tutte le vittime, saranno ricordate per nome, una per una, senza lacune.

26 commenti:

  1. Sono sempre in giro a elemosinare connessioni. Grazie Antonella per la chiavetta, ché l'adsl di Simone fa le bizze.

    RispondiElimina
  2. Alberto, è un pò triste leggere questo commento totalmente estraneo ad un argomento così importante.
    Detto ciò, l'8 Marzo non è la festa delle donne è solo l'anniversario di un ennesimo genocidio.

    RispondiElimina
  3. Ho pensato spesso alle moltissime cose a cui ho dovuto rinunciare solo perchè donna e mi accorgo ora che certi desideri violenti, prorompenti, della prima giovinezza, come passare una notte sulla spiaggia da sola in attesa dell’alba, o desiderare intensamente di parlare con una sconosciuto, sono scomparsi via via che gli anni passavano, come se la costrizione a negare il desiderio mi avesse condotta a non provare neppure più il desiderio stesso. L’intensità dell’emozione veniva soffocata dall’impossibilità di viverla se non pagando un prezzo emotivo che non ero in grado di pagare. Ho il rimpianto per le rinunce e il risentimento per la causa di queste rinunce. Fette di vita perdute. Nessuno te le potrà restituire. ” ( Elena Gianini Belotti – Prima le donne e i bambini – Rizzoli 1980 )

    RispondiElimina
  4. @Alberto,te l'ho già scritto che spesso condivido i tuoi post sul Reader di Google?

    QUI


    http://www.google.com/reader/shared/Gabrybabelle

    RispondiElimina
  5. stamattina un tizio ha detto: "auguri a tutte le donne, con la speranza che venga un giorno in cui non ci sia più la necessità di celebrare la festa delle donne"
    mi sembrano parole piene di significato.....
    fino a che ci sarà bisogno di "festeggiare" l'8 marzo, è come se morissimo di nuovo in quel rogo, per portare a casa il pane per la famiglia.
    f.to una donna

    RispondiElimina
  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  8. Finalmente un post che aiuta a reinquadrare l'8 marzo nella sua giusta dimensione storica e di lotta.
    Perchè un giorno questa data possa diventare davvero una festa, per tutte le donne.

    RispondiElimina
  9. Erano molte di più Alberto, almeno 39 erano italiane e furono identificate, altre 10 furono dichiarate disperse.

    http://www.ilr.cornell.edu/trianglefire/victimsWitnesses/victimsList.html

    RispondiElimina
  10. Davvero interessante (e toccante).
    Non ne sapevo nulla...

    RispondiElimina
  11. rilevatori_di_gas8/3/11 15:04

    @Antonio: ho visitato il tuo link, ci sono tutti i nomi delle vittime, fa paura...per i 150 anni dell'unità d'Italia è stata istituita uan festività, per i 100 anni della morte di tutte queste donne..."una mimosa". Squallido!

    RispondiElimina
  12. Sou um Brasileiro que tem buscado o aprimoramento intelectual, e gosta muito de captar as riquezas da cultura Italiana.Em seu blog encontrei esta oportunidade.
    www.vivendoteologia.blogspot.com

    RispondiElimina
  13. grazie ad antonio, non conoscevo il sito. Una testimone parla di molte ebree, qualche italiana la maggior parte giovanissime, non ancora ventenni http://www.ilr.cornell.edu/trianglefire/primary/survivorInterviews/MaryDomskyAbrams.html

    RispondiElimina
  14. Ma lo sapevi che il collegamento della festa della donna con il rogo della Triangle è un errore generatosi nel dopoguerra?
    http://it.wikipedia.org/wiki/Giornata_internazionale_della_donna

    RispondiElimina
  15. @Antonio
    Grazie per l'informazione.

    @Gabri
    Grazie per la condivisione.

    RispondiElimina
  16. @Giulio
    Sì, lo sapevo, ma non volevo complicare troppo la faccenda.

    RispondiElimina
  17. Oggi ho raccontato sia alla mia mamma che a mia suocera di questa storia che hai scritto oggi,mi hanno detto di ringraziarti,e io lo faccio anche a nome mio.
    Grazie.
    ciao

    RispondiElimina
  18. Questa sera, a casa mia c'era un'amica. Ad un certo punto mi ha detto:" non ricordarmi che sono una donna, altrimenti m'incazzo."

    RispondiElimina
  19. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  20. Sono d'accordo con Rilevatori_di_gas. Ci si sente la coscienza a posto festeggiando le donne un giorno come una qualunque altra occasione mercantile e godereccia. Io proporrei eventi che ricordino e favoriscano il rispetto reciproco, tutto l'anno, senza tanti festeggiamenti.

    RispondiElimina
  21. Ciao Alberto e buona serata!

    Anche io conoscevo le origini dell'8 marzo per i tragici riferimenti storici che hai ricordato e che, peraltro, sembrano sconosciuti a molte festeggiate (almeno da quanto risulta, dopo una piccola indagine fatta tra le amiche).

    Tuttavia, ho notato tra i commenti un suggerimento e sono andato su Wikipedia ad approfondire. Incredibile, la storia di questa festività è molto più complessa.

    Meno male che non è una festività che può provocare tentazione di "ponti", altrimenti la Mercegaglia ci ammorbava con i suoi richiami!!

    RispondiElimina
  22. Ci sono cose Alberto che mi faranno sempre emozionare fin che campo! E questa è una di quelle, quella di dare un nome e una storia a vittime sconosciute! Forse è anche per questo che i desaparecidos sudamericani hanno suscitato sempre grande palpito del cuore. Grazie Albi come sempre

    RispondiElimina
  23. avevo letto la notizia dei corpi ancora non identificati (e se non fosse stato per la solerzia di uno, sarebbero rimasti senza nome per sempre). E' vero che la Festa della Donna nasce da un tragico fatto. Sta a noi non svuotarla (e soprattutto a non farla svuotare) di contenuti magari non andando allo streep-tease serale ma a un convegno sulla strada ancora da percorrere (che è lunghissima).

    RispondiElimina
  24. La vittima più giovane aveva 14 anni, italiana e aveva cominciato a lavorare da soli 2 giorni, con lei è morta anche la sorella di 18 anni.
    Finalmente quest'anno non ho visto propagandare spogliarelli maschili per femmine arrapate, ci siamo riunite per preparare il 12 marzo in piazza.
    Non finirò mai di ringraziare chi ha insistito per dare un nome ad altre vittime di quella tragedia, la storia è fatta anche di questo.
    Buona serata Alberto.

    RispondiElimina
  25. Ok, finalmente si da un senso a questo 8 marzo che può esser definito più una commemorazione nonché una festività. Bravo Alberto!

    RispondiElimina