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sabato 4 febbraio 2012

Antonia Pozzi

Fra poco, il 13 febbraio, sarà il centenario della sua nascita. Venuta al mondo nel 1912 in una famiglia alto borghese, Antonia Pozzi ebbe vita breve, conclusasi col suicidio a soli 26 anni, senza aver pubblicato una riga dei suoi scritti. Fu anche fotografa, e per questo ieri, qui a Milano al teatro Franco Parenti, si è aperta una mostra dei suoi scatti che durerà fino 19 febbraio. Fa parte, questa mostra, della rassegna "Buon compleanno Antonia!", dal 14 febbraio poi la Pozzi verrà raccontata nello spettacolo L'infinita speranza di un ritorno e il 18 verrà proiettato il documentario di Marina Spada Poesia che mi guardi. Il 19, infine, visita guidata alla villa di Pasturo, ai piedi delle Grigne, che conserva intatto il suo studio.

Il sito


antonia pozzi





Desiderio di cose leggere

Giuncheto lieve biondo
come un campo di spighe
presso il lago celeste

e le case di un’isola lontana
color di vela
pronte a salpare –

Desiderio di cose leggere
nel cuore che pesa
come pietra
dentro una barca –

Ma giungerà una sera
a queste rive
l’anima liberata:
senza piegare i giunchi
senza muovere l’acqua o l’aria
salperà – con le case
dell’isola lontana,
per un’alta scogliera
di stelle –

1° febbraio 1934




Bellezza

Ti do me stessa,
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle – bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.

Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.

Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi –

E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido – della bellezza:
e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo –
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette –

4 dicembre 1934


Antonia Pozzi
Milano, 13 febbraio 1912
Milano, 3 dicembre 1938


10 commenti:

  1. Non sapevo di questa donna, che dev'essere stata veramente straordinaria! Forse riesco a venire a vedere questa mostra, c'è la possibilità che capiti a Milano prima del 19 febbraio. Grazie Albe, ciao

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  2. Tra le righe di quelle poesie leggere e malinconiche già si percepisce l'annuncio di un'anima che non può e non sa vivere ancorata alla terra, preda dell'inquietudine che una grande sensibilità porta con sé.

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  3. Maistretu4/2/12 16:54

    ..la mia immensa fatica di vivere.. l'impossibilità di ritornare indietro, un vicolo chiuso dove le parole si esauriscono e si disperdono..nulla serve a riprenderti, scivoli via, via...e la vita dietro di te, perchè io non sono più nella vita...
    maggio 2004
    un triste ricordo
    maistretu

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  4. Ho scoperto solo l'anno scorso, per poi ritrovarne tracce in alcuni blog, l'opera di questa poetessa dall'animo veramente sensibile.

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  5. Bellissimo ricordo, Al
    Donna di grande sensibilità.
    grazie per le poesie.

    g

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  6. A volte la sensibilità e l'inquietudine dei poeti si scontrano e non si conciliano con i ritmi e i vincoli della vita .

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. Un talento poetico che non ha potuto crescere, anche se il nome di Antonia Pozzi appare nelle antologie di poesia italiana del novecento.
    A me è sempre piaciuta particolarmente questa poesia:

    "Riflessi"
    Parole - vetri
    che infedelmente
    rispecchiate il mio cielo -

    di voi pensai
    dopo il tramonto
    in una oscura strada
    quando sui ciotoli una vetrata cadde
    ed i frantumi a lungo
    sparsero a terra lume.

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  9. Percorso assai simile (come De André con Jacques Brel) ha avuto la poetessa americana Sylvia Plath, soicidatasi nel 1963 a trent'anni, subito dopo aver scritto questa poesia:


    ORLO

    La donna è a perfezione.
    Il suo morto

    Corpo ha il sorriso del compimento,
    un'illusione di greca necessità

    scorre lungo i drappeggi della sua toga,
    i suoi nudi

    piedi sembran dire:
    abbiamo tanto camminato, è finita.

    Si sono rannicchiati i morti infanti ciascuno
    come un bianco serpente a una delle due piccole

    tazze del latte, ora vuote.
    Lei li ha riavvolti

    Dentro il suo corpo come petali
    di una rosa richiusa quando il giardino

    s'intorpidisce e sanguinano odori
    dalle dolci, profonde gole del fiore della notte.

    Niente di cui rattristarsi ha la luna
    che guarda dal suo cappuccio d'osso.

    A certe cose è ormai abituata.
    Crepitano, si tendono le sue macchie nere.

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  10. Percorso assai simile (come De André con Jacques Brel) ha avuto la poetessa americana Sylvia Plath, soicidatasi nel 1963 a trent'anni, subito dopo aver scritto questa poesia:


    ORLO

    La donna è a perfezione.
    Il suo morto

    Corpo ha il sorriso del compimento,
    un'illusione di greca necessità

    scorre lungo i drappeggi della sua toga,
    i suoi nudi

    piedi sembran dire:
    abbiamo tanto camminato, è finita.

    Si sono rannicchiati i morti infanti ciascuno
    come un bianco serpente a una delle due piccole

    tazze del latte, ora vuote.
    Lei li ha riavvolti

    Dentro il suo corpo come petali
    di una rosa richiusa quando il giardino

    s'intorpidisce e sanguinano odori
    dalle dolci, profonde gole del fiore della notte.

    Niente di cui rattristarsi ha la luna
    che guarda dal suo cappuccio d'osso.

    A certe cose è ormai abituata.
    Crepitano, si tendono le sue macchie nere.

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