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martedì 6 ottobre 2015

L'Italia pronta a bombardare l'Isis in Iraq


Questa clamorosa notizia apparsa questa mattina sul sito del Corriere della Sera (e lasciamo perdere la "à" per la "e") è stata ripresa dai più importanti portali, italiani e stranieri,  e trasmessa nei tiggì, salvo poi rivelarsi per quel che era, una bufala, smentita dal Ministero della Difesa. Sia ben chiaro, non dico che magari in un futuro anche prossimo l'Italia verrà imbarcata in una simile missione di guerra, ma allo stato non ci sono Tornado italiani pronti al decollo per sganciare bombe.

Non ho ancora capito se è una bufala di un giornalista incosciente con la voglia folle dello scoop o se invece è una bufala sparata ad arte per vedere l'effetto che una simile azione di guerra potrebbe fare sugli italiani. Con tanto di sondaggio: L'Italia attaccherà Isis in Iraq, siete d'accordo? Sonde di sondaggi che entrano, o cercano di entrare, sempre più nei nostri pensieri. Maledetti voi.


6 commenti:

  1. Io punto sul sondaggio... :-(

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  2. In ogni caso non un indice di salute per il giornalismo. Che tristezza

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  3. Sono più per la prima ipotesi. Sono contro tutte le guerre, ma nel caso di Daesh comincio ad avere qualche dubbio. Tanto se loro avanzano distruggono tutto ed una volta al potere si attaccheranno all'Europa. Già qui da noi abbiamo degli attentati al grido di "Allah akbar". Il problema è che combattendoli si rischia di fare il gioco di Bashar-el-Assad (che, secondo me, dovrebbe essere processato per crimini di guerra) e che si possono fare degli errori come il bombardamento americano sull'ospedale. Ottimo post che fa riflettere. Buona settimana.

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  4. Forse l'errore ortografico, piuttosto grave considerando la testata, doveva di per sé far temere che la notizia fosse una bufala. Il solito giochetto idiota di chi si non sa più come attirare lettori.

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  5. Tanto ormai la nostra Costituzione, quella splendida che diceva che l'Italia ripudia la guerra, la stanno facendo a fette. Io ripudio loro

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  6. Si. Per vedere l'effetto che fa.
    L'errore di scrittura, proprio nel titolo dell'articolo, la dice lunga sulla superficialità che caratterizza il nostro mondo, compreso il modo di lavorare.
    A meno che anche quello non fosse voluto (ma ne dubito) per attirare stupidamente l'attenzione. Ormai nei meandri oscuri della pubblicità di sé non ci si raccapezza più.

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