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mercoledì 23 novembre 2016

Referendum e sondaggi


Come certamente saprete da venerdì scorso è proibito pubblicare sondaggi sui referendum. E quindi i comuni mortali non possono sapere dove si stanno dirigendo le intenzioni dei votanti. Se il NO guadagna ancora e se il SÌ perde ancora, oppure se c'è inversione di tendenza o ancora se aumentano o diminuiscono quelli che non andranno a votare.

Intanto in questi giorni che rimangono prima del voto queste società che sondano gli umori, direi più i malumori, del popolo fanno le ore piccole per avere risultati freschi da tramettere ai loro committenti, con la fifa boia di fare la figura di merda dei loro colleghi inglesi, nella Brexit, e quelli americani, nelle recenti elezioni presidenziali.

Chissà quali mai algoritmi avranno affinato per carpire risposte veritiere. O magari anche sistemi tradizionali. Ma non credo come quello che segue.
Nei suoi sondaggi per il Los Angeles Times condotti con i collaboratori della University of Southern California ha fatto fuori sia le vecchie telefonate che internet per tornare almeno in un primo momento alla carta: ha spedito migliaia di lettere in ogni singola contea con un questionario e cinque dollari. Chi ha risposto alle domande ne ha ricevuti altri 15. Così è stato composto il campione poi ovviamente consultato via internet e con quesiti laterali e mai diretti.

4 commenti:

  1. Costruire un campione un minimo affidabile costa un sacco di soldi: deve essere diffuso geograficamente nel paese e diviso tra piccoli centri e grandi città, per eta, per tipologie di professione, livelli d'istruzione, sesso, età, ecc. Poi gli intervistati e gli intervistatori debbono essere in condizione ottimale, lo stesso compenso può inquinare la genuinità, intervistare le stesse persone per ogni sondaggio crea professionisti della risposta. Ma la cosa più perversa è il motivo del sondaggio in politica. Mentre per un imprenditore il sondaggio serve per costruire un prodotto poi successivamente vendibile. In politica diventa correre appresso alla pancia del paese e spesso conduce a fare scelte sbagliate allo scopo di prendere qualche voto in più.

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  2. Come diceva Trilussa sulla statistica (di cui i sondaggi sono un'espressione):

    Sai ched'è la statistica? È na' cosa
    che serve pe fà un conto in generale
    de la gente che nasce, che sta male,
    che more, che va in carcere e che spósa.

    Ma pè me la statistica curiosa
    è dove c'entra la percentuale,
    pè via che, lì,la media è sempre eguale
    puro co' la persona bisognosa.

    Me spiego: da li conti che se fanno
    seconno le statistiche d'adesso
    risurta che te tocca un pollo all'anno:

    e, se nun entra nelle spese tue,
    t'entra ne la statistica lo stesso
    perch'è c'è un antro che ne magna due.

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  3. credo sia giunta l'ora di cambiare lavoro... rivolto ai sondaggisti

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  4. Bhe, i sondaggi...
    basta segure le corse clandestine ed il gioco è fatto.
    http://rightnation.it/2016/11/24/corse-clandestine-ippodromo-di-san-nicola/
    Quanto all'affidabilità, le ultime tornate elettorali hanno dato duri colpi ai sondaggisti.
    certo che se continuano ad usare il telefono fisso come sistema di indagine non possono che sbagliare.

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