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giovedì 22 febbraio 2007

Online italia.it

italia.itHa aperto i battenti italia.it. Il grande portale, costato 45 (quaranticinque) milioni di euro che il governo Berlusconi ha fortissimamente voluto, da oggi è finalmente online. Gli ho dato un'occhiata veloce e ho individuato alcune pecche. Dopo un'analisi più accurata farò le mie osservazioni. Intanto se volete visitarlo e poi riferire, soprattutto velocità di scaricamento e semplicità di navigazione, qui le porte sono sempre aperte. Tra l'altro vi piace il logo? Non dimenticate, 45 milioni per 'sta roba.

Mie considerazioni
Questioni tecniche - Giovedì, appena aperto, il sito si presenteva con due schermate iniziali in flash che per fortuna nostra sono state tolte. Mi chiedo se dopo tre anni di lavoro si è cominciato con quello sgorbio. Adesso la navigazione è più veloce, ma assolutamente non usufruibile da chi si collega in dial-up. I diversamente abili sono rimandati a un'altra versione del sito, ma questo argomento lo affronterò in un altro post perché il concetto di accessibilità è oscuro ai più di voi, vi ricordate la questione del bollino sul sito della provincia di Imperia che è QUI?. Se volete iscrivervi alla newsletter potete farlo in otto lingue, italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo, russo, giapponese e cinese semplificato. Ma per italia.it sembra che di lingue ne esistano solo tre, italiano, inglese e tedesco. E sì che è un sito dedicato ai turisti. Immaginatevi la reazione dei Francesi che alla loro lingua tengono più che alla mamma.
Contenuti - Mi soffermo solo su due cose che ho notato in provincia di Imperia.
Uno, fra i prodotti tipici manca quello più importante, l'olio. Ma si può?
prodotti tipici Imperia
Due, viene spiegato come si fabbrica un formaggio che amo, il "brussu". Sono saltato sulla sedia.brussu
E sarebbe questo il metodo? Ma chi sono questi che scrivono 'ste cose? Il "brussu" si fabbrica invece così.

Sicurezza, 26 febbraio, 17.14
E' un colabrodo. Guardate QUI
Niente paura è uno scherzo, ma un mailintenzionato nemmeno troppo abile potrebbe far crollare il castello.

45 milioni 45, non dimenticatelo.

sabato 17 febbraio 2007

Banda larga nell'entroterra ligure e navigatori imbrogliati

orman
Le statistiche di questo blog mi dicono che il 28,7 per cento di quelli che lo visitano si collegano a internet in dial-up, cioè modem e normale linea telefonica. Non è detto, ma molto probabilmente la maggior parte fra questi, se ne avessero la possibilità tecnica, si collegherebbero con la banda larga, adsl o robe simili. Nell'entroterra del Ponente ligure questa possibilità non esiste e allora succedono vicende come questa che vi racconto.

Una società, la Or.Man-Navigation S.r.l., ufficio in via Ruffini 10 a Ventimiglia, promette mari e monti, velocità di collegamento strabilianti, creazione di una rete locale e telefonate gratis fra tutti gli utenti. Il Comune di Isolabona (IM) dà i permessi per installare varie antenne sul suo territorio, e poi? Poi niente. Non funziona. Per la precisione l'ambaradan ha funzionato a singhiozzo per brevi periodi e adesso da molto tempo è tutto morto. E sì che nell'intestazione del contratto la società si vantava di usufruire di un suo brevetto. Balle. Il brevetto come potete vedere nello screenshot non esiste, esiste una domanda all'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi che ha risposto picche.
domanda di brevetto
Dalla ricevuta di pagamento qui sotto si vede che i prezzi non sono proprio popolari e all'articolo sette del contratto si legge anche che "tutti i servizi acquistati saranno fatturati". E chi l'ha mai vista una fattura?
ricevuta di pagamento
Fra gli sfortunati clienti di questa azienda c'è chi ha dato la disdetta alla Telecom e adesso non riesce più a collegarsi a internet nemmeno col doppino.

Il proprietario di questa S.r.l. dovrebbe essere preso per un orecchio e costretto a restituire il maltolto. Almeno quello. Io se fossi fra i gabbati farei di più.

Il sito sulla banda larga della regione Liguria QUI. Ho preso questo grafico e ho evidenziato la Comunità Montana Intemelia.grafico banda larga
Ingrandisci il grafico

Sono sicuro che se i giornalisti locali facessero un'approfondita inchiesta su questa vicenda ne scoprirebbero delle belle


Aggiunta, 26 febbraio
Nel riquadro sopra esortavo i giornalisti a indagare sulla vicenda, e un visitatore aveva anche fatto un commento pungente sugli appartenenti a questa categoria della zona. Ne è la riprova l'articolo uscito (potete vederlo QUI) su "La Riviera" in edicola a firma Fabrizio Tenerelli che ha preso per oro appena colato tutto quello che Giancarlo Mannias gli ha detto.

E bravo Tenerelli! In una vicenda così ingarbugliata si sente sola una parte che naturalmente tira l'acqua al suo mulino? Deontologia professionale vorrebbe che si pubblicassero anche i punti di vista degli altri che l'acqua la tirano al loro di mulino. Mannias si difende dicendo di essere stato truffato dai suoi soci, a proposito perché non si fanno i nomi?, e se invece la verità stesse nel suo esatto rovescio? Perché non si è sentita la loro opinione? Si chiede scusa agli utenti, scuse tardive a denti stretti solo dopo il can can generato da questo blog, proibito pubblicare il suo indirizzo, eh Tenerelli? E prima al telefono nemmeno si ripondeva a chi chiedeva informazioni. Un'azienda seria avrebbe mandato una lettera agli utenti spiegando l'accaduto. L'articolo si conclude "torneremo presto" a funzionare. Speriamo che non siano le ultime parole famose.

Per la cronaca stanno seguendo la vicenda i siti nazionali del Digital divide.

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mercoledì 7 febbraio 2007

L'oro blu

Siamo fatti di acqua e di un po' di polveri,
Sprecare acqua è sprecare noi.
Siamo acqua salvata.
Erri De Luca

È in corso una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare concernente: principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico. Tutte le informazioni cliccando QUI. Ne approfitto per inserire un mio articolo un po' rimaneggiato che uscì sulla Gazzetta di Pigna, giugno 2003, che stampammo in occasione della mostra sull'acqua. Se volete vederla potete andare QUI, se invece volete scaricarvi il giornale, quattro pagine in grande formato con molte foto, potete farlo QUI (file pdf, 316 Kb).
cascata di Isolabona
Ingrandisci la foto

La cascata artificiale a sud di Isolabona (IM) costruita nel XVII secolo che serviva a rifornire d'acqua la cartiera un chilometro più a valle.

Ma non deve essere una merce

Percorrendo la val Nervia (IM), fra Isolabona e Pigna, un po’ prima del ponte di Bonda, sulla destra in mezzo a ginestre selvatiche e cisti, c’è una croce di ferro. In quel punto, un secolo fa, un uomo fu ucciso perché aveva rubato l’acqua. L’arma del delitto "una sapeta", la piccola zappa triangolare che serviva nelle varie operazioni necessarie per irrigare le colture. Fu un caso isolato e l’omicida era anche, così si tramanda, un uomo particolarmente violento, ma il fatto parla chiaro. In quei tempi, quando tutto quello che finiva sulla tavola era prodotto in quelle terre, ci si poteva garantire la sopravvivenza invernale solo mettendo da parte d’estate i frutti della terra, dell’orto soprattutto.

L’acqua irrigua veniva regolata da leggi precise decise nei secoli addietro che la ripartivano secondo le esigenze di ogni famiglia. Non la si pagava, ma ognuno era tenuto a partecipare ai lavori ricorrenti per la manutenzione dei "beai", quei canali costruiti con maestria dai nostri antenati lungo i fianchi delle ripide colline. Adesso invece la si paga, e la si pagherà sempre di più in futuro perché sempre più rara sta diventando.

Fra vent’anni metà degli abitanti del pianeta ne soffrirà la mancanza e qui non ci sono fonti alternative che tengano come si potrà fare (si spera) per il petrolio quando questo mancherà. Intanto il WTO ha sancito allegramente che l'acqua della Terra può essere privatizzata. Che diamine! Il commercio è commercio.

Già attualmente due multinazionali francesi, la Vivendi-Générale des eaux e Suez-Lyonnaise des eaux, si sono appropriate di circa il 40 per cento del mercato mondiale, e sono presenti in più di 150 paesi, Italia compresa. Fra i parametri usati per classificare la qualità della vita degli abitanti di un Paese c’è il consumo pro capite d’acqua. Soltanto un dato. Un nordamericano ne consuma in media 425 litri al giorno, un africano, sempre in media, 10 litri. E questo basti.

L’acqua che è sulla Terra è quella che è da quando si è formata. Evapora dal mare, forma le nuvole e poi precipita sotto forma di pioggia, neve o grandine. Quella che beviamo o quella che zampilla dalla doccia si è già fatta un bel po’ di miliardi di questi viaggetti, e quindi la stessa che oggi adoperiamo per farci il caffè niente ci impedisce pensare che l’abbia usata anche un uomo della pietra o che l’abbia bevuta Alessandro Magno. Ed è proprio questa circolarità che dà all’elemento il senso della continuità della vita al di là della nostra esistenza e che riunisce in una sfera ideale uomini, animali e piante.

Di più, quando una sonda spaziale viene inviata a indagare su altri corpi celesti cos’è la prima cosa di cui si accerta o meno l’esistenza? L’acqua. Proprio lei. Al di là quindi anche dei piccoli confini della nostra amata Terra. Da qui tutti i miti e i riti che si sono succeduti nelle varie epoche storiche e nella diverse culture. In questi tempi che ci tocca vivere dove tutto è soggiogato al denaro anche questo bene sta cadendo nella rete dell’economia con le sue leggi spietate. Hai soldi, bevi. Non ne hai, muori. Già adesso, ogni anno milioni di persone (quanti di milioni? due, tre, cinque, chi lo sa, tanto sono esseri umani non segnati in alcuna anagrafe) muoiono per mancanza d’acqua e sarà sempre peggio se quello che si è deciso verrà messo in pratica.

Noi, nelle nostre zone, parlo dell'entroterra ligure, siamo più fortunati. Abbiamo acqua a sufficienza e buona. Ma anche qui la privatizzazione avanza. Alcuni comuni gestiscono ancora in proprio l’acquedotto, altri lo hanno affidato a società private che ci lucrano. Sia ben chiaro, se si vuole l’acqua in casa bisogna pagarla, già ma a quale prezzo, perché è questo il punto. È giusto guadagnare sull’acqua? Io dico di no, e consapevoli che ogni comune non può da solo far fronte alla manutenzione dell’acquedotto, l’unica via da seguire è quella del consorzio fra i vari paesi delle vallate per avere il costante controllo dei prezzi, ma anche, e in questo caso i simboli sono importanti, per ribadire che l’acqua, quella che è stata il motore dello sviluppo di queste terre, non può e non deve essere battuta a un’asta pubblica, e se quest'asta c'è già stata, che si ritorni indietro.

martedì 6 febbraio 2007

Gesù e i 12 apostoli

l'apostolo Andrea
Ho aggiunto alla galleria del polittico di Giovanni Canavesio (vedi questo post precedente) i 12 apostoli e Gesù, così adesso è completa. Sono 74 immagini. Se volete vederla è QUI. Nella foto l'apostolo Andrea.