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domenica 28 febbraio 2010

L'Aquila, la rivolta delle carriole

Aquila, la rivolta delle carriole
Aquila, la rivolta delle carriole

Anna Pacifica ColasaccoEravamo in 400, domenica 14 febbraio, a dire che, alle 3 e 32 del 6 aprile, noi non ridevamo. Eravamo in 1000, la scorsa domenica, a dire che L'Aquila è nostra. Eravamo in 6.000 (dati della questura) oggi a dire"liberiamo L'Aquila dalle macerie". Ed a farlo fisicamente. I numeri parlano da soli. La voglia di partecipazione cresce a vista d'occhio. E siamo stati bravi, superato il nervosismo dei primi momenti, ad organizzare la catena umana che ha passato di mano in mano le macerie raccolte e differenziate in piazza Palazzo, sino alla piazza del Duomo.

Corpi e braccia di uomini, donne,bambini che erano voglia di rinascita. E vita vera.Dopo tanta morte e desolazione.La consapevolezza di essere in numero sempre crescente, la percezione netta della volontà di partecipazione, della voglia di rimboccarci le maniche per dare il nostro contributo alla rinascita della città ci ha dipinto i volti di speranza. Ed i cuori di gioia. Siamo tanti, siamo uniti nelle nostre diversità. La lotta per il diritto alla partecipazione è appena iniziata.

Ma, quando si sente che non si è più soli, si diventa forti. Le macerie della nostra disgrazia sono assurte, oggi, a simbolo di nuova vita. Gli Aquilani stanno mostrando il loro volto vero, la loro natura di popolo abituato ad affrontare e superare la sofferenza. Non è stata una protesta, ma la manifestazione della nostra volontà. Gli Aquilani, finalmente, ci sono.

dal blog di Anna alias miss Kappa
ciao Anna


Aquila, la rivolta delle carriole

Le due foto in alto sono prese dal blog di Anna, quella in basso da qui.

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Primo Marzo 2010, sciopero degli Stranieri - Milano

Primo Marzo 2010, sciopero degli Stranieri

Sito Primo Marzo 2010 Sciopero degli stranieri
Gruppo di Milano su Fadebook


Manifestazioni a Milano

Ritrovo alle 9.30 fuori da Palazzo Marino, il corteo farà giro attorno al municipio milanese. Momento di dibattito con al centro i temi e i problemi del lavoro.

Alle 13.00 verranno srotolati tre grandi striscioni gialli in tre luoghi significativi per la vita degli immigrati a Milano: la Questura ("Permesso di soggiorno per t...utti. Tempi di rinnovo più rapidi"), Tribunale ("Migrare non è reato") e Via Corelli ("Basta silenzi. Chiudiamo i centri di identificazione ed espulsione").

Nel pomeriggio, raduno in piazza Duomo dalle ore 17.30. Lezioni in Piazza di lingue straniere in Italiano e per gli Italiani; lancio dei palloncini alle ore 18.30. Partenza del corteo in direzione di piazza Castello alle 19: microfono aperto con una serie di interventi e chiusura con musica da vivo.

Incontro pubblico: dalle ore 11 alle ore 13.30 presso l’Auditorium di via U. Dini 7 (Piazza Abbiategrasso MM2) organizzato dalle Associazioni "NonUnodiMeno" e "Centro Comunitario Puecher" insieme alle scuole: Allende, Torricelli e Varalli. - Presiede: Giuseppe Deiana - Presidente Centro Comunitario Puecher - Saluti dei dirigenti scolastici degli istituti: Allende, Torricelli, Varalli - Introduce: Giansandro Barzaghi - Presidente Associazione "NonUnodiMeno" - Monologo di Modou Gueje - Associazione Maschere Nere - Intervento di Don Giancarlo Quadri – Responsabile Pastorale dei migranti - Intervento di Pap Khouma - scrittore senegalese - Testimonianza di Giorgio Bezzecchi – Segretario Opera Nomadi - Performance teatrale a cura di Silvano Piccardi – attore e regista - Suoneranno musicisti Rom.

sabato 27 febbraio 2010

Il murale di Alda Merini trafugato

Murale di Alda Merini
Milano, Ripa di Porta Ticinese
foto Agenzia Fotogramma

Oggi niente poesia ma una storia curiosa che riguarda un poeta, Alda Merini, che se fosse ancora viva, al sentire l'accaduto, prima sarebbe esplosa in una bella risata e poi ne avrebbe sparata una delle sue.

Un po' di giorni fa avevo letto sul Corriere che, di punto in bianco, era apparso un murale vicino alla casa delle Merini in Ripa di Porta Ticinese al numero 47. Aveva anche pubblicato la foto. Così l'altro ieri ritornando a casa ho fatto il giro lungo per vedere dal vivo l'opera. Niente, non c'era più. Dopo una breve ricerca su intenet ho scoperto che quell'immagine era rimasta visibile solo un giorno, poi era sparita.

Su un blog ho notato un commento che, a meno non sia millantato credito, dovrebbe essere dell'autore del ritratto. Rimandava ad un sito dove nei contatti c'era lo stesso nickname all'indirizzo di una email. Ho provato a scrivere ma niente risposta, fino ad adesso.

Oggi non pubblico poesie, ma se voi volete nei commenti fate pure.

Murale di Alda Merini
Milano, Ripa di Porta Ticinese. La freccia indica la casa dove abitò Alda Merini. Foto scattata questa mattina.

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venerdì 26 febbraio 2010

Philip Roth sconfessa "Libero"

Philip Roth
Philip Roth davanti alla sua casa nel Connecticut
foto Sara Krulwich/The New York Times


Dall’intervista di Paola Zanuttini a Philip Roth, il più grande scrittore americano, sul numero de Il Venerdì da stamani in edicola:

Per caso, è insoddisfatto anche da Barack Obama? Da un’intervista a un quotidiano italiano, Libero, risulta che lo trova persino antipatico, oltre che inconcludente e assopito nei meccanismi del potere.
Ma io non ho mai detto una cosa del genere. E’ grottesco. Scandaloso. E’ tutto il contrario di quello che penso. Considero Obama fantastico. E trovo che l’attacco che gli stanno sferrando i repubblicani è molto simile a quello subito da Roosevelt al suo primo mandato. E’ la destra più stupida mobilitata da Sarah Palin. Agitano la bufala dell’atto di nascita che dimostrerebbe che è nato in Kenya. E trovano ascolto. Sotto c’è il problema della razza, della pelle. Sono molto seccato per queste dichiarazioni che mi vengono attribuite: non ho mai parlato con questo Libero. Smentisca tutto. Ora chiamo il mio agente.

Chiama il suo agente, che gli filtra tutti i contatti: nell’agenda delle interviste passate e future non risulta nè Libero nè il nome dell’intervistatore.

Roth attacca e poi chiede cosa vuol dire Libero in inglese. Traduco.

"Vuol dire che questi sono liberi di fare tutto quelli che gli pare?"


Purtroppo in rete non sono riuscito a trovare questa "intervista" e quindi nemmeno a conoscere il nome del giornalista che ha firmato il pacco. Prima o poi verrà fuori.

E questi qui si fanno anche proteggere dai nostri soldati armati di mitragliatore, come documentai.

Aggiornamento 15.32
Il giornalista (?) è Tommaso Debenedetti.

Aggiornamento 19.48
Anche Pierluigi Battista del Corriere era caduto nella trappola di Libero e ci aveva costruito un editoriale dal titolo Se Philip Roth diventa un disertore. Ha osato votare per Obama e poi criticarlo.
(Grazie Milena per l'informazione)

Aggiornamento sabato 27, 9.46
L'intervista era sul sito di Libero in questa pagina, ma evidentemente è stata tolta. Non sono riusciti a togliere però la cache, che ho scaricato e ho messo QUI.

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giovedì 25 febbraio 2010

Compro oro

Compro oro - Negozio

Vedo spuntare questi fiori gialli malsani. Qua e là. Periferie metropolitane e quartieri piccolo-borghesi. Sempre di nuovi ne vedo. In questi giorni ho notato anche la pubblicità, aggressiva per la grandezza, sulle fiancate degli autobus che fanno servizio sul litorale della Riviera dei Fiori.

Sono bottegucce di pochi metri quadri. Chi entra è costretto dal bisogno inderogabile. Prima c'era il banco dei pegni, e almeno lì si sperava nel riscatto. Adesso non più. Si vende e basta.

Se potessero parlare quegli oggetti d'oro che passano di mano! Le gioie di famiglia, dietro ognuna un avvenimento. Una comunione, una cresima, una laurea, un matrimonio quando sono le fedi a essere vendute.

Molti anni fa girava la vignetta dell'ebreo dal naso adunco e anche le dita adunche, con gli occhi bramosi rivolti al prezioso che il disperato teneva in mano. Politicamente scorretta. Adesso chi sta dietro il banco non ha nessuna religione ma il mestiere è lo stesso.

Colpisce ma non sorprende quel "pago in contanti". Pochi maledetti e subito.

Compro oro - Negozio
Compro oro - Negozio

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domenica 21 febbraio 2010

You remember

Gruppo a Veonixi
[clic sopra per ingrandire]

E poi ognuno prese la sua strada.
C'è chi non si sa
dove sia andato a finire.
Alcuni, tra quelli che vedete,
in seguito si accoppiarono.
Due non ci sono più,
e scaccio il pensiero triste.
Ma i più rivedo,
ancora loro,
quando vado
al paesello.
Grazie, Danila e Nadia,
per questa foto
che oggi mi avete fatto avere,
non sapevo dell'esistenza.

[Non c'è l'indovinello. Sono quello al centro, con la macchina fotografica al collo.]

sabato 20 febbraio 2010

Fernando Pessoa

Todo que vemos è autra cousa
A maré vasta, a maré ansiosa,
È o eco de autra maré que esta
Onde è real o mundo que hà.

Tutto ciò che vediamo è qualcos'altro
L'ampia marea, la marea ansiosa,
è l'eco di un'altra marea che sta
laddove è reale il mondo che esiste.


Fernando Pessoa
Lisbona 1888
Lisbona 1935


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venerdì 19 febbraio 2010

Proclami su sfondo verde

Manifesti elettorali Bossi e PenatiIl rosso sembra passato di moda, è il verde che trionfa adesso. E nemmeno quello della tonalità dei verdi-verdi, cioè i Verdi (ma che fine hanno fatto? e Pecoraro Scanio dove se n'è andato in esilio?). Trionfa insomma il verde padano. E gli altri colori?

Sorvolando sull'azzurro, che quel signore là se avesse potuto ci avrebbe messo il copyright, non vedo altri colori precisi di riferimento per i partiti.

Sono passati i tempi della balena bianca, che non era Moby Dick ma la Dc, cetaceo corpulento ed omnicomprensivo, che si era dato per inno Biancofiore, caso mai qualcuno avesse avuto ancora dei dubbi. Non è che rimpiango, ma forse un po' sì. Perché allora ognuno sceglieva il suo colore, e ti sentivi domandare: di che colore sei?

La sinistra il rosso, passione, con tutto quello che ne consegue. Il centro, e abbiamo già detto, il bianco. Che non è nemmeno un colore, ma una superficie che li riflette tutti. Quindi una specie di limbo asessuato, almeno all'apparenza. Poi la destra, il nero, truce, anche lui nemmeno un colore ma una superficie che assorbe tutto lo spettro.

Adesso anche in questo campo la confusione è sovrana e "gelatinosa", come qualcuno ha definito per altri motivi la situazione. Una tavolozza insomma dove il pennello rimane sospeso e indeciso, e quando intinge il colore per marcare la tua appartenenza, lo fa quasi per forza d'inerzia, con poca convinzione. Mala tempora, ma proprio mala, currunt.

Manifesti fotografati mercoledì in via Derna a Milano.

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giovedì 18 febbraio 2010

È una nuova tangentopoli?

Proprio ieri, 18 anni fa, Mario Chiesa, socialista, presidente del Pio Albergo Trivulzio a Milano, veniva colto in flagrante dopo avere appena intascato una tangente di sette milioni di lire dall'imprenditore Luca Magni, che gestiva una piccola società di pulizie. Fu l'inizio di quella che in seguito venne chiamata Tangentopoli e che segnò la fine della prima Repubblica.

In questi giorni abbiamo tutti sotto gli occhi, aldilà delle responsabilità penali, uno spettacolo desolante e rivoltante di una corruzione diffusa che sta emergendo e comincia a lambire personaggi politici di primo piano. Ed è anche uno stillicidio di avvisi di garanzia e arresti che non fanno notizia se non a livello locale. Potrebbe essere l'inizio di un déjà vu che decreti la fine delle seconda Repubblica e preluda alla nascita della terza?

E allora, come ho già detto da Tina, qualcuno mi deve spiegare, perché ancora non l'ho capito, la differenza tra la cosiddetta prima di Repubblica e la cosiddetta seconda.

Qui a Milano la pioggia è incessante e l'atmosfera plumbea, sento questa musica di Battiato e mi prende un po' di melanconia con davanti agli occhi un'Italia ridotta così.



mercoledì 17 febbraio 2010

Falce martello e tacco a spillo



Approvato dalla direzione del partito ecco il manifesto della campagna di tesseramento di Rifondazione comunista.

Ironico? Provocatorio? Estraniante per la perdita di identità? Orribile (come lo hanno definito varie donne al microfono aperto di Radiopopolare di Milano)?

Oppure della serie, che non esclude le domande precedenti, "purché se ne parli". E infatti ne stiamo parlando.

martedì 16 febbraio 2010

Notizie da prima pagina

Mettendo un attimo da parte che i giornali sono falsi e bugiardi e che le notizie se le frullano a loro uso e a nostro consumo rimane un fatto. Che ci sono giorni grassi e giorni magri, giorni in cui le notizie non ci stanno nelle pagine e giorni invece quando per riempirle, le pagine, bisogna andare a scovare anche il più piccolo accaduto insignificante.

Ieri era giorno grasso, scandali nazionali come ciliegie che una tira l'altra e poi anche Gheddafi con una delle sue trovate pirotecniche che fanno sempre notizia. Così questo fatto che nei giorni di magra avrebbe conquistato la prima pagina su più colonne è finito oggi nelle pagine locali milanesi, e anche lì nemmeno tanto in evidenza.

Per caso l'avevate saputo?

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lunedì 15 febbraio 2010

Pagherete caro, pagherete tutto

Milano, via Padova. Luogo dell'omicidio
Milano, via Padova. Luogo dell'omicidio
Milano, via Padova. Il luogo dove venerdì scorso è stato assassinato Hamed Mamoud El Fayed Adou.

Dapprima avete instillato in buona parte della popolazione un senso diffuso di insicurezza contando balle una dietro l'altra. E visto che siete degli emeriti pagliacci, o se volete dei rozzi imbonitori di fiera, la gente c'è cascata.

Poi avete detto che ci avreste pensato voi, con i vostri provvedimenti, a rendere più sicure le città. E infatti s'è visto.

Ve li ricordate cari lettori i poliziotti di quartiere, gli schieramenti dei militari e infine le bufale delle ronde? Questo è quello che avete saputo fare, e su queste iniziative di pura propaganda avete anche imbastito le vostre campagne elettorali.

E intanto vi siete lavati le mani di interi quartieri come questo di via Padova a Milano lasciati soli a se stessi, sconvolti da flussi incontrollati di immigrazione multietnica che entrava in pauroso e sempre più aspro conflitto con gli abitanti storici.

Quando venerdì scorso è successo il fattaccio del giovane egiziano, Hamed di 19 anni , ucciso a coltellate si presume da un sudamericano, la rabbia dei diseredati è esplosa. E quella strada è diventata terreno di breve battaglia, sfogo momentaneo ma purtroppo presumo non definitivo di fiele irrancidito nelle cantine dormitorio della zona e tra i caporali mattutini di piazzale Loreto.

Ieri uno di voi, il vicesindaco De Corato, sempre in prima linea nel dare addosso ad immigrati e rom, è andato in mezzo ai "bianchi" della zona per spiegare e calmare. Si è preso insulti e tutto il seguito anche da loro. Non riusciva proprio a capacitarsi il povero vicesindaco maresciallo mandato in prima linea dal colonnello Letizia Moratti che intanto chiusa nelle stanze di palazzo Marino tace.

Voi del Pdl, facendo una figura di merda, altre parole non trovo, avete accusato allora il Pd di essere colpevole di questa situazione di degrado, dimenticando che siete voi a detenere il potere in questa città, da diciassette anni, ininterrottamente. Il vostro socio, Matteo Salvini, pasdaran della Lega, che dire irresponsabile è fargli un complimento, ha detto deciso che bisogna rastrellare il quartiere, palazzo per palazzo, appartamento per appartamento, camera per camera.

Intanto i furgoni delle televisioni con le parabole puntate lassù al satellite e con gli studi mobili attrezzati anche per riprese notturne bivaccano sui marciapiedi di questa strada ormai da tre giorni. Aspettano l'osso da mordere per darlo poi in pasto ai famelici telespettatori. La tensione si affetta.

Sono passato qualche ora fa da piazzale Loreto, dove via Padova ha inizio, quasi continuazione ideale di corso Buenos Aires. Un manipolo di sfegatati delusi perché pensavano di essere molti di più presidiava l'entrata della via sventolando bandiere del Pdl e bandiere italiane. Povero tricolore. Forze dell'ordine in gran numero, anche mezzi blindati.

Si può governare un Paese o amministrare una città barando. Il baro imbroglia chi è dall'altra parte del tavolo incantandolo, come fa il serpente. Ma il gioco falsato non può durare all'infinito, e così prima o poi il perdente si sveglia dall'incanto e chiede il conto di tutto quello che gli è stato rubato con frode. Di solito non lo chiede con educazione. Che i tempi si facciano maturi?

Tafferugli in via Padova a Milano
Milano, via Padova venerdì notte.
Foto dal
Corriere della sera


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domenica 14 febbraio 2010

La cucina della mamma

Grembiule da cucinaNon ne sono sicuro ma penso che i bambini di adesso quando saranno grandi non proveranno nessuna nostalgia per i piatti che cucinava loro la mamma. Magari non proprio tutti, i bambini, ma la maggior parte.

Le mamme non hanno tempo, sono stanche dopo una giornata di lavoro, e ce ne sono che dell'alchimia della cucina al fuoco lento non gliene frega proprio una mazza. Si è spezzata la catena che di madre in figlia, che poi diventava madre a sua volta, tramandava il meglio della memoria del gusto locale affinato nei secoli, anello dopo anello.

E così vengono su generazioni nutrite con piatti anonimi e massificati che non lasciano traccia emozionale, e se la lasciano è uguale da Bolzano a Palermo.

Ho già scritto che ci stiamo avviando verso una società di individui senza radici di riferimento, che tornano molto utili per restare bene ancorati al suolo durante le tempeste. E una di queste radici, e nemmeno l'ultima, è proprio il cibo, il suo gusto, il suo odore, che ci associa a un periodo particolare della vita, a certi luoghi, a certe persone.

Vedete un po' cosa mi può smuovere un semplice grembiule da cucina visto e fotografato ieri in via Torino a Milano.

Avete voi in testa qualche piatto che vi procura nostalgia dei tempi andati? Dirò i miei in un commento.

sabato 13 febbraio 2010

Anna Achmatova

Ma io vi prevengo che vivo
per l'ultima volta.
Né come rondine, né come acero,
né come giunco, né come stella,
né come acqua sorgiva,
né come suono di campane
turberò la gente
e non visiterò i sogni altrui
con un gemito insaziato.



Anna Achmatova
Bol'soj Fontan 1889
Mosca 1966


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venerdì 12 febbraio 2010

Bersani: andrò a Sanremo

Manifesto elettorale di Bersani

Bersani: andrò a Sanremo, no snobismi
Tra il Pd e il festival scoppia l'amore: diretta su Youdem. «Con il segretario parleremo di musica e dei giovani»

«Il Pd è un partito popolare, senza snobismi, che va dove c'è la gente. Dove la gente ha dei problemi e soffre, ma anche dove si diverte». Così il segretario Pierluigi Bersani spiega il motivo della sua partecipazione al festival di Sanremo insieme alla figlia in un'intervista ad A, il settimanale diretto da Maria Latella.
[continua]

A tambur battente il bravo Portos ha disegnato questa vignetta e me l'ha mandata. Ma grasssie.


Bersani va al festival di Sanremo - Vignetta

OT
Ciao Bruno, ho ricevuto ieri il cd. E' molto bello e siete proprio bravi. Dimmi come faccio a sdebitarmi.


giovedì 11 febbraio 2010

Protezione civile col culo per terra

Automobile della Protezione civile senza ruote

Un fedele lettore del blog, Franco Pascale, che non so come ringraziare, mi manda dalla Calabria questa foto.

L'immagine parla da sola e quindi non faccio commenti. Se volete fateli voi, ché da dire ce n'è.

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mercoledì 10 febbraio 2010

Vigliacchi, a tacere i siti delle centrali nucleari

centrale nucleare

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo sulla disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché misure compensative e campagne informative al pubblico. Lo si apprende da fonti ministeriali. (via)

Però a cinquanta giorni dalle elezioni regionali si guardano bene dal rivelare i siti che accoglieranno queste centrali nucleari temute dalla maggioranza degli elettori. Come se fosse un dettaglio di nessun conto.

Questo tacere verrà spacciato dal governo imbelle per "opportunità politica" quando, e non bisogna essere delle cime per capirlo, è pura vigliaccheria su una vigliaccata.

E allora bisognerebbe che tutti gli aspiranti governatori, di destra e sinistra, fossero messi con le spalle al muro da questa domanda "Lei è favorevole o contrario alle centrali nucleari?". Niente scherzi o arzigogoli, risponda solo con un sì o con un no. Poi facciamo una bella tabellina e la pubblichiamo, in maniera che la gente si regoli.

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martedì 9 febbraio 2010

Claudio Velardi, lo spin doctor pagato dalla destra e dalla sinistra

Claudio Velardi

Probabilmente non sono questi i miei tempi perché non riesco più ad adattarmi e capire quello che succede. Se invece qualcuno tra voi in questi tempi ci nuota come un delfino mi spieghi.

Ecco, c'è quest'uomo, Claudio Velardi, che fu già braccio destro di Massimo D'Alema a Palazzo Chigi e anche assessore ai Beni Culturali nella giunta regionale di Antonio Bassolino a Napoli, che sta organizzando contemporaneamente le campagne elettorali di due aspiranti governatori. Quella di Renata Polverini, destra, nel Lazio e quella di Enzo De Luca, sinistra, in Campania. Cioè arraffa soldi di qui e di là.

E non devono essere pochi visto che la sua società di marketing politico (bel mestiere, no?) risiede a Palazzo Grazioli in via del Plebiscito a Roma, sì, proprio quello dove al piano nobile abita anche il Berlusca.

«Con Berlusconi abbiamo ottimi rapporti», racconta lo spin doctor Velardi «Spesso ci incontriamo in ascensore, chiacchieriamo, mi chiede sempre dei miei "amici comunisti", scherziamo sul fatto che da noi "circolano belle donne" (infatti nell'azienda lavorano solo donne, 24 per la precisione, n.d.r.) e spesso mi invita a entrare da lui per finire la conversazione».

Velardi: "Sono io il vero 'papi' di Palazzo Grazioli"


Vi hanno mai detto che la democrazia costa? Avete mai letto dei vergognosi rimborsi ai partiti per le spese elettorali? Vi siete mai incazzati per questo? Beh, adesso c'è un motivo in più. Il bellimbusto che vedete è solo quello più noto, ma chissà quanti altri ce ne sono dietro le quinte del teatro elettorale pagati per prenderci in giro (guardate la definizione di spin doctor).


Allora qualcuno che in questi tempi ci nuota come un delfino mi può spiegare?


Da Wikipedia
Lo Spin doctor, la cui traduzione secondo il dizionario della Oxford University Press suona "persona incaricata di presentare le scelte di un partito politico sotto una luce favorevole", è una voce che nel corso del Novecento è andata assumendo un significato deteriore. Poiché spin è il termine usato nel gioco del baseball per indicare il moto rotatorio o effetto impresso dal lanciatore alla palla, "spin doctor" è definizione che è venuta a indicare l'autore di raggiri o il manipolatore di parole o notizie. Con esso si indicano in politica sempre più spesso i portavoce e i consiglieri degli uomini politici e, a volte, gli stessi uomini politici.


Metto in evidenza questo commento di Claudio Velardi. Mi piacerebbe che qualcuno intervenisse.
Ci sono diverse questioni.
C'è quella di natura etico-professionale. Quale lavoro va accettato e quale no? L'avvocato sceglie se difendere un colpevole dichiarato, il pubblicitario se prendere lavoro dalla multinazionale che fa lavorare i bambini, il consulente politico se lavorare per un candidato che gli fa schifo, e così via... Nel mio caso - naturalmente sono opinioni - cerco di (anzi, per fortuna sono in condizione di) scegliere quelli che gradisco. Non per niente, perché si lavora meglio.
Seconda questione. La politica si vende come un prodotto. E' così (grosso modo), sempre e dappertutto. E, come i prodotti, quelli che valgono restano sulla scena, gli altri dopo un po' scompaiono. Qui si apre un ulteriore dibattito: tutti i prodotti (politici e non) hanno la stessa potenza di fuoco, in termini di investimenti etc...? E quindi, è democratico il percorso che porta alla selezione dei prodotti buoni? No. Questo è un problema apertissimo nella società in cui viviamo.
Terzo problema. Il confine tra destra e sinistra. Per me oggi non c'è differenza. Lo dico non come professionista, ma come cittadino. Su questo mi piacerebbe davvero che si discutesse nel merito, di cosa è di sinistra e cosa no.
Non dico nulla sul resto, insulti compresi, cui sono piuttosto abituato. Non mi fanno piacere, ma mi basta avere la coscienza tranquilla e la stima di chi mi conosce.


Claudio Velardi
Claudio Velardi con alcune sue collaboratrici. Foto da Chi



Addio ad Antonio Giolitti
È deceduto a Roma, Antonio Giolitti, membro della Costituente e senatore fino al 1992. Era il nipote dello statista Giovanni Giolitti aveva 95 anni. Nel 1941 venne arrestato dalla polizia fascista con l’accusa di attività eversiva, ma venne rilasciato per insufficienza di prove. Insieme a Giancarlo Pajetta fondò le Brigate Garibaldi (comuniste), molto attive nella lotta antinazista in Piemonte. Gravemente ferito in battaglia nel 1944, si fa curare in Francia. Torna in Italia nell’aprile del 1945. Dopo la Liberazione divenne sottosegretario agli Esteri nel governo provvisorio di Ferruccio Parri. Eletto all’Assemblea costituente nel 1946, fu deputato del Pci dal 1948 al 1957. Dopo l'invasione sovietica dell'Ungheria del 1956, abbandonò il Partito comunista per aderire al Partito socialista con cui divenne deputato dal 1958 al 1976.


lunedì 8 febbraio 2010

Il 26 marzo regaliamo un libro a uno sconosciuto

libri
Foto scattata al Salone del libro usato di Milano

Tutto è partito da questo blog e il gruppo corrispondente su facebook ha superato mentre scrivo i 105.000 iscritti.

Mi sembra un'iniziativa più che ottima a cui aderisco senza indugio, e ho già in mente i due libri da regalare a degli sconosciuti.

Riporto dal post
Ebbene sì. La cosa che mi inquieta molto è la surreale lontananza di persone fisicamente vicine. Ci saranno persone che (pendolariando da anni) vedo ormai da tempi infiniti a cui non ho mai rivolto parola e viceversa. E’ triste vedere come si può passare un’ora in un treno senza rivolgere parola a nessuno (sì sì, lo faccio anche io!). Com’è che accade ciò? Beh, la mia personale teoria dell’estraniamento routinario narra di una consuetudine che porta a creare uno scudo di serietà tra noi e il nostro prossimo. Tante volte infatti succede di rompere il ghiaccio proprio quando qualcuno rompe fisicamente il ghiaccio, rovinandoci sopra e provocando ilari risa tra due sconosciuti. E dobbiamo allora spaccarci una gamba per fare amicizia?

Non fare del male, non vuol dire fare del bene. Non uccidere qualcuno, non vuol dire curarlo. Volere bene a qualcuno, non significa fare il suo bene. Esigere rispetto, non vuol dire meritare rispetto. Occorre qualcosa di concreto, un gesto all’apparenza piccolo, ma dentro molto forte. Una piccola azione concreta che scalfisca un po’ quella stramaledetta scusa che ci porta spesso a dire “Sì, ma ci sono i bambini che muoiono di fame in Africa, a che serve fare questo?”. Bene, bimbi dell’Africa, ci stiamo attrezzando, ma prima di arrivare da voi dobbiamo fare tanti piccoli scalini, perché ora come ora non siamo in grado di aiutarvi. Dobbiamo diventare persone migliori e non lo si diventa da un giorno ad un altro, ma (leggere in crescendo) cazzo, fate un cavolo di piccolo passo che poi gli altri verranno da soli.

Il 26 marzo 2010 ognuno di voi avrà in mano un libro, una storia che considera bella, dei personaggi che ha amato. Avrà ciò in mano, nella propria borsa o dove volete. Il 26 marzo 2010 voi prenderete questo libro e lo regalerete ad una persona a cui non avete mai parlato. Sì, proprio uno di quelli che vedete tutti i giorni. Alzerete il vostro culo, schiarirete la vostra voce e metterete qualsivoglia infondata vergogna da un’altra parte. Prenderete quest’infuso di rivoluzione e lo donerete ad un vostro compagno. Lo guarderete negli occhi e sorriderete.


Che ne dite?

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sabato 6 febbraio 2010

Yosa Buson 与謝蕪村

[tre haiku]


Ho fatto del mio braccio un cuscino,
e amo il mio corpo,
nel vago chiarore lunare.

te makura ni
mi wo aisu nari
oboro zuki.
Ideogramma haiku Buson



Radioso splendore
del sole sulle pietre
che landa desolata!

tera tera to
ishi ni hi no teru
kareno kana.
Ideogramma haiku Buson




Si può sentire persino
la neve frantumarsi -
com'è buio!

yuki ore mo
kikoete kuraki
yo naru kana.
Ideogramma haiku Buson



Yosa Buson 与謝蕪村
Kema-chō (Giappone) 1715
Kyoto 1783


venerdì 5 febbraio 2010

Del caso Boffo e della Santa Maldicenza

San Pietro

Avevo ipotizzato un piano diabolico, quello cioè che mi sembrava essere stato ordito dai servizi segreti vaticani ai danni del direttore di Avvenire Dino Boffo per opera di Vittorio Feltri direttore del giornale della famiglia Berlusconi.

E adesso ti spunta fuori che la realtà è molto più fervida della mia scarsa fantasia, e che le vipere d'Oltretevere che seminano zizzania avvelenata hanno covi ovunque nel ristretto territorio del Vaticano.

Tutto sta venendo fuori dopo la cena riparatrice (?) avvenuta lunedì scorso tra Feltri e Boffo. E chissà cosa si saranno detti.

Intanto la famosa lettera anonima inviata al Giornale con la notizia del processo per molestie a Boffo e l'infangante e falsa nota d'accompagnamento spacciata come un atto giudiziario non era unica ma altre 200 erano state stampate, affrancate e inviate ai vescovi e a eminenti personalità del mondo cattolico. Di più. Sembra che altre lettere siano state spedite e riguarderebbero tanto un insigne professore che un manager della sanità, insomma due ulteriori poveracci messi nel mirino, lettere e perfidi allegati. Siamo a quota 600.

Mi immagino, come se lo potrebbe immaginare uno sceneggiatore e non è detto che non ci uscirà un film sull'argomento, dicevo mi immagino questo sotterraneo in San Pietro attrezzato di tutto punto con le ultime tecnologie di spionaggio ma che forse nei secoli passati era luogo di tortura e di chissà quali altre nefandezze. Ah, se i muri potessero parlare. Mi immagino dunque questi monsignori, questi chierici, ci saranno anche delle donne?, intenti a eseguire gli ordini arrivati dai piani alti di qualche apostolico palazzo. E mi immagino anche un altro speculare sotterraneo che riceve sempre gli ordini da un altro apostolico palazzo, nemico a morte del primo.

Ieri, in San Giovanni in Laterano, i due padroni di questi palazzi nemici, hanno detto la messa, uno dietro l'altro. Prima ha officiato il cardinale Tarcisio Bertone segretario di Stato vaticano, e poi Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei). Ma nemmeno una frase è stata detta sulla polemica che sta scuotendo i Sacri Palazzi, e i due si sono ignorati. L'orecchio attento del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta che era presente alla cerimonia è rimasto deluso.

Ormai la trama delle calunnie sembra chiara. Il cardinale Bertone, che è il numero due del Vaticano, in pratica il primo ministro essendo il papa il re, ha voluto punire il direttore di Avvenire perché si era permesso di criticare Berlusconi e così dare una pugnalata al cardinale Bagnasco, capo dei vescovi, garante della linea di quel giornale e protettore di Boffo.

Il clamore della vicenda arrivato ormai al calor bianco è penetrato anche nelle stanze, sante e ovattate, degli appartamenti di Benedetto XVI che ha chiesto una relazione dettagliata sui fatti.

Mi chiedo se l'inflazione della Santa Maldicenza non superi ormai le singole volontà, e magari non abbia a che fare con il rapporto falsato che la Santa Sede ha con il mondo. Mi chiedo anche se il riserbo e la prudenza, che hanno permesso alla Chiesa di galleggiare in mezzo a tremende tempeste per duemila anni, siano sulla via del tramonto, essendo gli antichi codici ormai non più sincronizzabili con la velocità dei tempi presenti.

E mi vien da dire: ma scannatevi pure fra di voi. Ed è solo una remota speranza, purtroppo.

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giovedì 4 febbraio 2010

Cocaina

morgan
Morgan. Lo fotografai a Dolceacqua (IM) nell'agosto del 2008.

Del fatto che Morgan sia stato cacciato dal festival di Sanremo per aver detto in un'intervista che si fa di cocaina penso che a molti di voi non gliene può fregare di meno. Ormai quel circo canoro nella città dei fiori ha raggiunto un tale grado di vuotaggine musicale che si tenta di riempirlo con cose altre, come questa.

Questa rappresenta l'ipocrisia squallida e cinica dei dirigenti Rai, a cui si sono subito accodati gli ululati sguaiati dei politici, tassativamente bipartisan. La Mussolini chiede il test antidroga per tutti i cantanti. Gasparri e La Russa plaudono all'espulsione del drogato. Il leghista Castelli "Morgan è complice della mafia perché tutti i drogati sono complici della mafia". Merlo del Pd vuole mandare Morgan in comunità.

Ma Morgan non è un artista maledetto che rivendica con orgoglio la sua trasgressività, è solo un cantante un po' arruffato che ha fatto marcia indietro e che stasera da Bruno Vespa si cospargerà il capo di cenere e forse verrà riammesso a calcare la scena nazional popolare.

L'Italia è diventato il primo Paese d'Europa nel consumo di droga e questi sciacalli del marketing d'assalto dovrebbero smetterla di giocare con la sofferenza di ragazzi come Cucchi che fu ammazzato di botte e dei molti giovani tossicodipendenti che si trovano nei gironi infernali delle patrie galere.

Il cartello che vedete sotto lo fotografai un po' di mesi fa in corso Como a Milano, la via chic della cocaina consumata nelle discoteche e nei vari locali frequentati da modelle, "creativi", e naturalmente pusher a cielo aperto. La scritta, come quella sui pacchetti di sigarette "Nuoce gravemente alla salute", oltre a essere inutile e senza nessun risultato concreto mi sembra quasi una presa per il culo.

cocaina
Milano, corso Como.

mercoledì 3 febbraio 2010

Maledetti

Intercity Milano-Ventimiglia
Intercity Milano-Ventimiglia

Me ne stavo andando questo pomeriggio alla stazione di Ventimiglia per prendere il treno per Milano e avevo dentro di me un che di rivalsa verso le ferrovie a cui non voglio per niente bene.

Avrebbero dovuto scalarmi dal prezzo del biglietto il rimborso per un altro viaggio, sempre lo stesso, effettuato il 15 dicembre e conclusosi a Milano con un ritardo di tre quarti d'ora.

E così ho porto allo sportello il vecchio biglietto. Dopo un rapido controllo sul monitor "Niente, questo treno non risulta tra quelli rimborsabili. Ma scusi quanti ritardo aveva?" "Tre quarti d'ora". "Ah, adesso capisco. Vedo la data, 15 dicembre. Dal 12 di quel mese per essere rimborsabile la corsa deve avere almeno un'ora di ritardo. Non più di mezz'ora come prima"

Maledetti, maledetti, e poi ancora maledetti. Così cornuti e anche mazziati. E sarà stata anche l'incazzatura, ma ho avuto l'impressione che l'impiegato avesse usato un'aria di leggero scherno nel darmi l'informazione.

Intanto a che punto è ridotto questo intercity potete vederlo dalla foto.

In certe situazioni, se ti capitasse sotto tiro l'amministratore delegato Mauro Moretti, che spesso vediamo spavaldo e borioso in televisione, cosa gli faresti? Me ne vengono in mente di tutti i colori.

[Sono sul treno e naturalmente è in ritardo]

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lunedì 1 febbraio 2010

Ciao Ezio

Quando ieri mattina l'ho saputo che te ne eri andato così, di colpo, ho trattenuto le lacrime per il groppo, e non potevo credere che non ti avrei visto più. Tu con Danila e i due piccoli diavoli, Ernesto e Vasco, e Ariù, ormai grande.

Ma oggi, in mezzo alla folla che ha riempito la piazza di questo nostro piccolo paese, le lacrime sono scese. Ho incrociato altri, tanti occhi amici rossi di pianto. Non credevo, ma forse anche un dolore si può condividere.

Ciao Ezio.

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