sabato 21 dicembre 2019
sabato 14 dicembre 2019
Mi avevano detto...
Mi avevano detto di coprire di paglia la zona attorno al fusto di questo banano che ho piantato ad aprile nella casa a Milano. Così ho fatto qualche giorno fa. Appena in tempo, perché ieri mattina la situazione era questa.
Buona domenica.
Aggiunta 17 dicembre
Ieri mattina ero a Bordighera in corso Italia
QUI tutte le foto del sabato (307 post).
giovedì 12 dicembre 2019
Milano: a cinquant'anni dalla bomba di piazza Fontana
L'intervento del presidente Mattarella al consiglio comunale straordinario questo pomeriggio trasmesso all'Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele II
C'è un bisogno incredibile di memoria. L'Italia giunge al cinquantesimo della strage di piazza Fontana in un contesto civile e politico frammentato, nel quale è difficile per chiunque intravvedere il futuro. Siamo certi, e lo siamo tutti, che un futuro ci sarà. E che sarà positivo, perché le energie di questo Paese sono estese e profonde. Questa fondamentale fiducia verso il domani, che rende necessario oggi raccontare il passato, rivivere le vicende positive e drammatiche della nostra storia con strumenti adeguati a un pubblico che non li ha vissuti in prima persona. Siamo speso abituati a pensare che 'i giovani' non ricordano fatti che non hanno visto con i loro occhi. Ma oggi è possibile avere superato i quarant'anni ed essere nati dopo Piazza Fontana. Ci allontaniamo da quegli eventi, ma proprio per questo possiamo capirli e raccontarli meglio.
Prefazione del libro di Mario Consani Piazza Fontana per chi non c’era
E ieri il sindaco Beppe Sala ha chiesto "scusa e perdono" da parte di tutta la città alla famiglia di Giuseppe Pinelli.
Dobbiamo ricordarlo, specialmente di questi tempi
Fu una strage fascista.
C'è un bisogno incredibile di memoria. L'Italia giunge al cinquantesimo della strage di piazza Fontana in un contesto civile e politico frammentato, nel quale è difficile per chiunque intravvedere il futuro. Siamo certi, e lo siamo tutti, che un futuro ci sarà. E che sarà positivo, perché le energie di questo Paese sono estese e profonde. Questa fondamentale fiducia verso il domani, che rende necessario oggi raccontare il passato, rivivere le vicende positive e drammatiche della nostra storia con strumenti adeguati a un pubblico che non li ha vissuti in prima persona. Siamo speso abituati a pensare che 'i giovani' non ricordano fatti che non hanno visto con i loro occhi. Ma oggi è possibile avere superato i quarant'anni ed essere nati dopo Piazza Fontana. Ci allontaniamo da quegli eventi, ma proprio per questo possiamo capirli e raccontarli meglio.
Prefazione del libro di Mario Consani Piazza Fontana per chi non c’era
E ieri il sindaco Beppe Sala ha chiesto "scusa e perdono" da parte di tutta la città alla famiglia di Giuseppe Pinelli.
Dobbiamo ricordarlo, specialmente di questi tempi
Fu una strage fascista.
sabato 7 dicembre 2019
Care coccinelle, scusatemi se...

Care coccinelle, scusatemi se vi ho disturbato. Appena vi ho visto tutte abbracciate per superare il freddo dell'inverno ho subito rinchiuso la finestra della casetta di campagna dove vi siete rifugiate. Dormite tranquille che verrà primavera.
Buona domenica
QUI tutte le foto del sabato (306 post).
sabato 30 novembre 2019
Fiori che non appassiscono
sabato 23 novembre 2019
Con Silvia Romano, per il diritto alla scuola in tutto il mondo
Questa mattina il corteo della Giornata dei diritti dell'infanzia organizzato dal Trotter, scuola di eccellenza della multietnica via Padova a Milano. Ma quest'anno è coinciso con un brutto anniversario. È un anno che Silvia Romano, ragazza di questo quartiere, è stata rapita in Kenya dove si trovava per un progetto umanitario in un piccolo villaggio. E da allora notizie contraddittorie e silenzi ambigui. Noi tutti l'aspettiamo.
sabato 16 novembre 2019
Semi di melograno
In questo periodo vediamo spuntare sui banchi della frutta i melograni, di cui ho già parlato diverse volte. Sia dell'albero bello che abbiamo qui nel chiostro e che fa tanti fiori ma frutti quasi niente, sia di quello che piantai una decina di anni fa nella campagna al paesello, anche lui bei fiori e frutti niente, proprio niente. Una specie di maledizione.
Comunque, e non so voi, ma io a questi frutti molto scenografici e fotogenici preferisco di gran lunga le pere.
Buona domenica.
QUI tutte le foto del sabato (303 post).
giovedì 14 novembre 2019
Venezia: non date la colpa all'acqua, per favore
San Marco, il 12 novembre (AP Photo/Luca Bruno)
Quello che avviene a Venezia ha dei responsabili, nomi e cognomi. No, non è l’acqua, no. L’acqua fa l’acqua come avviene da sempre e come continuerà ad avvenire. Dare la colpa all’acqua per l’allagamento di una città che galleggia sul mare significa voler giocare al dito e la luna. Un gioco penoso, irresponsabile, pericoloso e che erode Venezia. E mica solo Venezia. Venezia sott’acqua porta la firma del Mose. Di tutti quelli che l’hanno usato come cuscino per nascondere tangenti che poi hanno esportato in giro. Galan (sì, sì, Galan e i suoi amici leghisti) le sue mazzette le ha esportate allegramente in Montenegro. C’è una sentenza. Ma a Venezia le sentenze non galleggiano, vanno in fondo alla memoria.
Il Mose è costato 7 miliardi di euro. 7 miliardi di euro per costruire un’opera che il cambiamento climatico renderà ogni mese più inutile. 7 miliardi di euro che sarebbero serviti per occuparsi di una manutenzione ordinaria che continua a mancare. Nomi e cognomi: sul Mose non è difficile, basta tornare al governo Berlusconi che lo pensò e basta vedere chi oggi ancora lo invoca (sindaco e presidente di Regione in testa). Venezia sott’acqua porta la firma di tutti quelli che l’hanno abusata come luna park. Sono quelli che pensano a canali più grandi per permettere il passaggio di navi ancora più grandi. Sono quelli che la trattano come se fosse un parco divertimenti che hanno trovato già pronto: per loro non è una città, bellissima e fragile, no, Venezia è una slot machine da fare ingrassare. Nomi e cognomi.
Venezia sott’acqua porta la firma di tutti quelli che negano i cambiamenti climatici. Sono gli stessi che deridono Greta e che pensano che il clima sia un problema sempre degli altri. Sono quelli che adorano la produttività a tutti i costi e se ne fottono se la produttività erode le fondamenta e la vivibilità dei posti in cui vivono. Quelli, di solito, pensano comunque di potersi comprare i posti più alti se si allaga o si asciuga tutta là in basso. Venezia sott’acqua porta la firma di chi considera il patrimonio artistico qualcosa di eterno e si illude di non doversene prendere cura. Sono gli stessi che in piazza San Marco ci vedono i ristoranti o gi hotel che si potrebbero aprire, dove si potrebbe investire. Una generazione che ha ricevuto in eredità un inestimabile valore in arte e cultura e che non sente il dovere di preservarlo e prendersene cura. Cari, vi si è bucato il luna park. Ma scommetto che già ci vedete il sequel di Atlantide, nevvero?
Giulio Cavalli
Quello che avviene a Venezia ha dei responsabili, nomi e cognomi. No, non è l’acqua, no. L’acqua fa l’acqua come avviene da sempre e come continuerà ad avvenire. Dare la colpa all’acqua per l’allagamento di una città che galleggia sul mare significa voler giocare al dito e la luna. Un gioco penoso, irresponsabile, pericoloso e che erode Venezia. E mica solo Venezia. Venezia sott’acqua porta la firma del Mose. Di tutti quelli che l’hanno usato come cuscino per nascondere tangenti che poi hanno esportato in giro. Galan (sì, sì, Galan e i suoi amici leghisti) le sue mazzette le ha esportate allegramente in Montenegro. C’è una sentenza. Ma a Venezia le sentenze non galleggiano, vanno in fondo alla memoria.
Il Mose è costato 7 miliardi di euro. 7 miliardi di euro per costruire un’opera che il cambiamento climatico renderà ogni mese più inutile. 7 miliardi di euro che sarebbero serviti per occuparsi di una manutenzione ordinaria che continua a mancare. Nomi e cognomi: sul Mose non è difficile, basta tornare al governo Berlusconi che lo pensò e basta vedere chi oggi ancora lo invoca (sindaco e presidente di Regione in testa). Venezia sott’acqua porta la firma di tutti quelli che l’hanno abusata come luna park. Sono quelli che pensano a canali più grandi per permettere il passaggio di navi ancora più grandi. Sono quelli che la trattano come se fosse un parco divertimenti che hanno trovato già pronto: per loro non è una città, bellissima e fragile, no, Venezia è una slot machine da fare ingrassare. Nomi e cognomi.
Venezia sott’acqua porta la firma di tutti quelli che negano i cambiamenti climatici. Sono gli stessi che deridono Greta e che pensano che il clima sia un problema sempre degli altri. Sono quelli che adorano la produttività a tutti i costi e se ne fottono se la produttività erode le fondamenta e la vivibilità dei posti in cui vivono. Quelli, di solito, pensano comunque di potersi comprare i posti più alti se si allaga o si asciuga tutta là in basso. Venezia sott’acqua porta la firma di chi considera il patrimonio artistico qualcosa di eterno e si illude di non doversene prendere cura. Sono gli stessi che in piazza San Marco ci vedono i ristoranti o gi hotel che si potrebbero aprire, dove si potrebbe investire. Una generazione che ha ricevuto in eredità un inestimabile valore in arte e cultura e che non sente il dovere di preservarlo e prendersene cura. Cari, vi si è bucato il luna park. Ma scommetto che già ci vedete il sequel di Atlantide, nevvero?
Giulio Cavalli
sabato 9 novembre 2019
Lo faceva l'ubriaco o lo era?
Milano, piazza Lima
Ha attraversato le strisce a zig zag ballonzolando con la bottiglia sulla testa e s'è fermato due o tre volte rimanendo su una gamba sola e urlando parole sconnesse. Ma ho avuto un dubbio: se c'era o ci faceva. Perché c'è gente che si diverte anche così.
Buona domenica.
QUI tutte le foto del sabato (302 post).
sabato 2 novembre 2019
Sotto l'abete in fondo al giardino...
Sempre qualche sorpresa ci riserva questo magico giardino della casa qui a Milano. Sotto l'abete rosso ecco che sono nati i funghi che vedete. E i funghi sono proprio qualcosa di magico. Sono appena stato alcuni giorni in Liguria e se il tempo fosse stato più clemente quasi certamente sarei andato in qualche bosco di mia conoscenza. Perché per andare a funghi bisogna conoscere, come potete capire dalle righe che seguono.
Quei posti che conosco solo io
Ci vuole la pioggia. Perché senza terra bagnata, senza umidità, non vengono. E poi ci vuole il sole. Perché se, dopo la pioggia, non salta fuori il caldo, non vengono. E poi bisogna che non ci sia nessuno intorno. Perché se ci sono degli intrusi o degli spioni, non vengono; peggio, se ne vanno, nel senso che te li portano via, quindi non bisogna farsi seguire, non bisogna farsi vedere, bisogna dissimulare. È una questione fra te e loro, quella con i funghi. Una questione privata, seppure all’aperto, in mezzo alla natura.
Ha riti e consuetudini che si affinano in anni di pazienza e camminate. Non è che, i funghi, li vai a cercare: i funghi si vanno a trovare. Vai direttamente a casa loro, come se andassi in visita. Conosci l’indirizzo. Sai dove nascono, dove si raccolgono. E loro, generalmente, ti aspettano sempre nello stesso posto, seminascosti sotto quelle foglie, sotto quell’albero, quel castagno, sotto quell'abete, al limite di quel prato, là dove c’è uno sbanco di terra e comincia il sottobosco. Chi va a funghi conosce i posti segreti dei funghi. Sono un bene prezioso. Ciascuno ha i suoi, in una parte di bosco che diventa come una tasca, qualcosa di intimo. Si passano in eredità, ma non si rendono pubbliche, non si raccontano.
L’andare a funghi preferisce il silenzio alle parole. Puoi regalarli tutti o condividerli a cena, ma non sveli il luogo da cui provengono. Non è ingenerosità, è il piacere della raccolta, quel gesto che comincia dagli occhi, quella carezza che diventa strappo morbido, quella golosità del tocco. C’è chi raccomanda l’uso del coltello per raccoglierli, ma tagliarli è come mozzare la coda ai cani. Non si va a funghi con un’arma. Si va con naso, occhi, tatto. E con quella parte di corpo che richiama la fortuna.
QUI tutte le foto del sabato (301 post).
Quei posti che conosco solo io
Ci vuole la pioggia. Perché senza terra bagnata, senza umidità, non vengono. E poi ci vuole il sole. Perché se, dopo la pioggia, non salta fuori il caldo, non vengono. E poi bisogna che non ci sia nessuno intorno. Perché se ci sono degli intrusi o degli spioni, non vengono; peggio, se ne vanno, nel senso che te li portano via, quindi non bisogna farsi seguire, non bisogna farsi vedere, bisogna dissimulare. È una questione fra te e loro, quella con i funghi. Una questione privata, seppure all’aperto, in mezzo alla natura.
Ha riti e consuetudini che si affinano in anni di pazienza e camminate. Non è che, i funghi, li vai a cercare: i funghi si vanno a trovare. Vai direttamente a casa loro, come se andassi in visita. Conosci l’indirizzo. Sai dove nascono, dove si raccolgono. E loro, generalmente, ti aspettano sempre nello stesso posto, seminascosti sotto quelle foglie, sotto quell’albero, quel castagno, sotto quell'abete, al limite di quel prato, là dove c’è uno sbanco di terra e comincia il sottobosco. Chi va a funghi conosce i posti segreti dei funghi. Sono un bene prezioso. Ciascuno ha i suoi, in una parte di bosco che diventa come una tasca, qualcosa di intimo. Si passano in eredità, ma non si rendono pubbliche, non si raccontano.
L’andare a funghi preferisce il silenzio alle parole. Puoi regalarli tutti o condividerli a cena, ma non sveli il luogo da cui provengono. Non è ingenerosità, è il piacere della raccolta, quel gesto che comincia dagli occhi, quella carezza che diventa strappo morbido, quella golosità del tocco. C’è chi raccomanda l’uso del coltello per raccoglierli, ma tagliarli è come mozzare la coda ai cani. Non si va a funghi con un’arma. Si va con naso, occhi, tatto. E con quella parte di corpo che richiama la fortuna.
QUI tutte le foto del sabato (301 post).
sabato 26 ottobre 2019
Foglia di caco in autunno
Scattata sul caco tuttora vivo e vegeto che piantò mio nonno Antonio nella campagnetta.
Buona domenica.
Questo è il trecentesimo post di foto del sabato.
sabato 19 ottobre 2019
Ciao Velia
Da cosa è composto un quartiere?
Da case, palazzi, chiese, parchi, spazi pubblici, negozi - diranno i più.
Ma anche e soprattutto da persone, dirà chi, il quartiere, lo vive veramente.
Da case, palazzi, chiese, parchi, spazi pubblici, negozi - diranno i più.
Ma anche e soprattutto da persone, dirà chi, il quartiere, lo vive veramente.
Così quando viene a mancare qualcuno di conosciuto, amato e rispettato
si è tristi; da una parte per la più ovvia e straziante assenza fisica,
perché non si godrà più dello sguardo, dei sorrisi e delle parole del
defunto; dall'altra perché il Quartiere ne esce impoverito nella sua
anima.
Oggi io e gli abitanti di Via Berra siamo tristi perché la "nostra" Velia non c'è più.
Un messaggio di un mio ex-vicino stamattina mi ha avvisato che era venuta a mancare durante la notte.
Avevo conosciuto Velia e la sua splendida famiglia nel 2014 quando mi ero trasferito con la mia compagna in un piccolo bilocale di Via Berra.
Appena entrato a far parte della Corte avevo capito subito che "questa" Velia doveva essere veramente qualcuno di prezioso ed importante.
Che chiedessi agli altri di chiavi, dei contatori, della cantina, di piante del giardino, dell'appartenenza di animali, passando per il numero dell'idraulico, del fabbro, del parroco o di persone del quartiere e - qualche anno più tardi, con più confidenza - di memorie, storia o ricette, la risposta era sempre e solo la stessa:
"Vai dalla Velia!"
"Passa dalla Velia!"
"Lo sa la Velia!"
Scoprii così fin dal primo giorno che "La" Velia - rigorosamente con l'articolo determinativo davanti -abitava al primo piano, esattamente sopra il mio (ormai ex) appartamento in fondo al giardino.
E da lì, Velia vegliava - con un azzeccato gioco di parole, in fondo "nomen omen" - sulla meravigliosa corte di Via Berra 10 e sui suoi abitanti.
Perché Velia era moglie, mamma e nonna premurosa; ma era anche la custode di tutti noi, di vicini, di animali, di fiori e di oggetti perché Velia aveva rispetto per tutto e tutti, indistintamente se avessero un'anima o no.
Era una sicurezza scorgere Velia affacciata al primo piano e salutarla, quando rientravo stanco dal lavoro in settimana, da un lungo viaggio all'estero o dopo le vacanze.
Ed era bello che la mia piccola Gemma avesse appreso magicamente da sola l'abitudine - uscendo o rientrando in casa - di guardare in sù, sempre in cerca del nostro angelo custode affacciato per ricambiare il suo saluto e sorriso.
Non so perché Velia se ne sia andata stanotte; forse per andare a vegliare su altri, forse proprio sul suo Giancarlo, scomparso appena qualche mese fa.
Stasera mi sforzerò di pensare che Velia non ha fatto altro che salire dal suo primo piano, di un altro piano ancora, per vedere un po' più di persone e per avere una visione generale delle cose.
Quel che è certo è che noi continueremo a cercarla guardando in sù, come abbiamo sempre fatto, facendo finta che in fondo non sia successo niente.
Perché Velia - lo sappiamo - sei sempre lì, affacciata, a dispensare le tue premure a tutti.
Matteo Di Bella
Grande tristezza
Oggi io e gli abitanti di Via Berra siamo tristi perché la "nostra" Velia non c'è più.
Un messaggio di un mio ex-vicino stamattina mi ha avvisato che era venuta a mancare durante la notte.
Avevo conosciuto Velia e la sua splendida famiglia nel 2014 quando mi ero trasferito con la mia compagna in un piccolo bilocale di Via Berra.
Appena entrato a far parte della Corte avevo capito subito che "questa" Velia doveva essere veramente qualcuno di prezioso ed importante.
Che chiedessi agli altri di chiavi, dei contatori, della cantina, di piante del giardino, dell'appartenenza di animali, passando per il numero dell'idraulico, del fabbro, del parroco o di persone del quartiere e - qualche anno più tardi, con più confidenza - di memorie, storia o ricette, la risposta era sempre e solo la stessa:
"Vai dalla Velia!"
"Passa dalla Velia!"
"Lo sa la Velia!"
Scoprii così fin dal primo giorno che "La" Velia - rigorosamente con l'articolo determinativo davanti -abitava al primo piano, esattamente sopra il mio (ormai ex) appartamento in fondo al giardino.
E da lì, Velia vegliava - con un azzeccato gioco di parole, in fondo "nomen omen" - sulla meravigliosa corte di Via Berra 10 e sui suoi abitanti.
Perché Velia era moglie, mamma e nonna premurosa; ma era anche la custode di tutti noi, di vicini, di animali, di fiori e di oggetti perché Velia aveva rispetto per tutto e tutti, indistintamente se avessero un'anima o no.
Era una sicurezza scorgere Velia affacciata al primo piano e salutarla, quando rientravo stanco dal lavoro in settimana, da un lungo viaggio all'estero o dopo le vacanze.
Ed era bello che la mia piccola Gemma avesse appreso magicamente da sola l'abitudine - uscendo o rientrando in casa - di guardare in sù, sempre in cerca del nostro angelo custode affacciato per ricambiare il suo saluto e sorriso.
Non so perché Velia se ne sia andata stanotte; forse per andare a vegliare su altri, forse proprio sul suo Giancarlo, scomparso appena qualche mese fa.
Stasera mi sforzerò di pensare che Velia non ha fatto altro che salire dal suo primo piano, di un altro piano ancora, per vedere un po' più di persone e per avere una visione generale delle cose.
Quel che è certo è che noi continueremo a cercarla guardando in sù, come abbiamo sempre fatto, facendo finta che in fondo non sia successo niente.
Perché Velia - lo sappiamo - sei sempre lì, affacciata, a dispensare le tue premure a tutti.
Matteo Di Bella
Grande tristezza
sabato 12 ottobre 2019
Broncio vs sorriso
Appena ho visto questa felpa, subito, ma proprio subito, il pensiero mi è andato alle altre felpe, quelle con il sorriso. Le ho cercate. Ma niente. Felpe col sorriso non ce n'erano. Tempi brutti questi, proprio brutti.
Buona domenica.
QUI tutte le foto del sabato (299 post).
sabato 5 ottobre 2019
Il cesso aereo
Milano, vicino a piazza Gae Aulenti
Guardate questo cesso in che posizione è. Certo che chi patisce di vertigini se la farebbe sotto. A dir la verità subito volevo dire bagno o anche toilette, poi ho avuto un sussulto pensando alle "parole da salvare" di di cui si parla nel penultimo post.
Ma perché non si adopera (quasi) più la parola cesso in senso proprio? Ma solo in quello figurato.
Buona domenica.
QUI tutte le foto del sabato (298 post).
Guardate questo cesso in che posizione è. Certo che chi patisce di vertigini se la farebbe sotto. A dir la verità subito volevo dire bagno o anche toilette, poi ho avuto un sussulto pensando alle "parole da salvare" di di cui si parla nel penultimo post.
Ma perché non si adopera (quasi) più la parola cesso in senso proprio? Ma solo in quello figurato.
Buona domenica.
QUI tutte le foto del sabato (298 post).
sabato 28 settembre 2019
Il mio tavolino in giardino
Lo scorso fine settimana abbiamo ripetuto l'workshop di acquerelli nel giardino della nostra casa, con eguale successo del primo. Principianti che per la prima volta prendevano il pennello hanno ottenuto risultati interessanti. Un grande grazie a Giannalisa Digiacomo della Super scuola superiore d'arte applicata del Castello Sforzesco.
Il mio tavolino, come potete vedere nelle immagini sotto, è stato oggetto di attenzione. A rotazione vi colloco varie piante a seconda della stagione. Adesso c'è un sedum spectabile, pianta molto umile che ha bisogno solo un po' di terra e di un po' d'acqua ogni tanto, e che di questi tempi ci dona una bella fioritura. Penso che il prossimo vaso sarà di zafferano, quando esploderà con quei seducenti fiori blu.
Buona domenica.
QUI tutte le foto del sabato (297 post).
Il mio tavolino, come potete vedere nelle immagini sotto, è stato oggetto di attenzione. A rotazione vi colloco varie piante a seconda della stagione. Adesso c'è un sedum spectabile, pianta molto umile che ha bisogno solo un po' di terra e di un po' d'acqua ogni tanto, e che di questi tempi ci dona una bella fioritura. Penso che il prossimo vaso sarà di zafferano, quando esploderà con quei seducenti fiori blu.
Buona domenica.
QUI tutte le foto del sabato (297 post).
giovedì 26 settembre 2019
Parole da salvare
È partita da
Milano la campagna della Casa editrice Zanichelli per salvare le parole della lingua italiana che rischiano di perdersi. Quelle considerate a rischio sono 3126 e nell’edizione 2020 del vocabolario Zingarelli saranno accompagnate da un fiorellino, simbolo che le segnala come "Parole da salvare": termini della lingua comune sempre meno presenti nell'uso scritto, orale e nei mezzi di informazione. È nato così il progetto #paroledasalvare. L’iniziativa coinvolgerà Milano, Torino, Firenze, Bologna, Bari, Palermo. In ogni città sarà allestita una grande installazione-vocabolario e sulla quarta di copertina avrà un monitor touchscreen che proporrà a rotazione 5 dei 3.126 lemmi da salvare tra cui sceglierne una. Potete vedere di più sul sito della Zanicheli.
E voi ne avete parole da salvare?
Foto scattate in Largo la Foppa
E voi ne avete parole da salvare?
sabato 21 settembre 2019
È bello abbracciare gli alberi ma...
È bello abbracciare gli alberi ma esserne abbracciati è bello di più.
Scattata a colle Melosa (m. 1550), Alta val Nervia, estremo Ponente ligure. L'albero è un larice.
Buona domenica.
QUI tutte le foto del sabato (296 post).
Scattata a colle Melosa (m. 1550), Alta val Nervia, estremo Ponente ligure. L'albero è un larice.
Buona domenica.
QUI tutte le foto del sabato (296 post).
sabato 14 settembre 2019
Giaciglio di senzatetto: vero o finto?
Ho scattato questa foto nel portico di piazza Duomo a Milano. E l'ho scattata perché mi ha colpito l'ordine del tutto insolito per un giaciglio di un senzatetto. Mi sono anche fermato un quarto d'ora per vedere a chi mai appartenesse, ma niente: dell'eventuale proprietario nemmeno l'ombra. Un mio amico ha azzardato l'ipotesi che fosse un'installazione di qualche artista.
QUI tutte le foto del sabato (295 post).
QUI tutte le foto del sabato (295 post).
sabato 7 settembre 2019
L'estate sta finendo
L'estate sta finendo ed è giunta l'ora di riporre nei cassetti questi miei pantaloni corti. Stamani, dopo due mesi, ho rimesso quelli lunghi e mi sono sentito un po' meno libero con le gambe inguainate. Speriamo in un bel settembre, che quando è bello è proprio un mese bello.
nel 2018 era finita con un bel temporale in piazza Duomo
nel 2017 era finita con questa bella ragazza
nel 2016 era finita con i tacchi a spillo
nel 2015 era finita col cappon magro
nel 2014 era finita tra le nebbie
nel 2013 era finita tra i reggiseni
nel 2012 era finita nelle riflessioni
nel 2011 era finita con una bella gita a Triora
nel 2010 era finita in una villa d'epoca in riva al mare
nel 2009 era finita con una gonna particolare
nel 2008 era finita con una grande cena collettiva a Grimaldi
nel 2007 era finita con un fantastico picnic
QUI tutte le foto del sabato (294 post).
sabato 31 agosto 2019
Nell'uliveto il ricordo di Nico Orengo
Sono rimasto un po' lontano dalla rete, perché nei giorni passati gli atomi mi hanno fatto dimenticare i bit. E perciò pubblico con molto ritardo le foto della giornata bella bella del "Nico Orengo Day" (18 agosto). Nell'uliveto momenti toccanti di ricordi e atmosfere, tra mare e terra.
Nella prima foto i nostri cappelli personalizzati, ognuno secondo il proprio mestiere o sua particolare caratteristica.
La locandina che avevo fatto per l'evento
Visto che Sara, Amanda, Sabina vogliono vedere il mio cappello, eccolo
QUI tutte le foto del sabato (293 post).
Nella prima foto i nostri cappelli personalizzati, ognuno secondo il proprio mestiere o sua particolare caratteristica.
La locandina che avevo fatto per l'evento
Visto che Sara, Amanda, Sabina vogliono vedere il mio cappello, eccolo
QUI tutte le foto del sabato (293 post).
sabato 3 agosto 2019
Buone vacanze
Buone vacanze.
Al mio ritorno chissà come sarà cresciuto questo banano che avevo piantato piccolo piccolo ai primi di aprile. Adesso è così...
... e a metà maggio era così
QUI tutte le foto del sabato (292 post).
Al mio ritorno chissà come sarà cresciuto questo banano che avevo piantato piccolo piccolo ai primi di aprile. Adesso è così...
... e a metà maggio era così
QUI tutte le foto del sabato (292 post).
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