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martedì 29 dicembre 2009

Feltri, tiè

Il Giornale

Non pareva nemmeno vero ieri a Vittorio Feltri quando ha avuto sottomano la foto di Kennedy, ritratto su uno yacht insieme a belle ragazze nude, che ha fatto il giro del pianeta. Meritava senz'altro la prima pagina e un bel colpo di scimitarra alla sinistra e nel contempo una leccatina al premier. E così infatti è andato in stampa Il Giornale che vedete sopra, con un articolo in taglio basso su tre colonne a firma De Bellis "Forse l'ultima fine di un mito già finito... Lui al mare a divertirsi, la moglie in ospedale ad abortire... fosse uscita allora questa immagine Kennedy non sarebbe nemmeno esistito... l'immagine imbarazza i Liberal, compresi gli italiani, altroché Berlusconi!". Si fregava le mani l'ineffabile direttore.

Ma poi. Poi mi piacerebbe aver sentito la mitragliata di imprecazioni (qualcuno sa se Feltri bestemmia anche?) quando ha ricevuto la notizia che la foto era un palese falso e che bisognava quindi dare l'ordine di fermare le rotative (erano le due di notte) e cambiare la prima pagina che è poi venuta come quella che vedete sotto.

Questa volta al Vittorio è andata proprio storta. Gli auguro un mare di simili toppate per il prossimo anno.

Il Giornale

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domenica 27 dicembre 2009

La pazienza del giardiniere - Paolo Pejrone

Reines Marguerites Imbriquées Pompon
Reines Marguerites Imbriquées Pompon
Da «Revue de l'horticolture belge et étrangères
»

Di Pejrone avevo letto i libri precedenti, ma questo ultimo fresco di stampa mi sembra la summa delle sue conoscenze ammantate del grande amore che l'autore nutre per le piante tutte e anche il pacato ma fermo rifiuto di tutti i modernismi e le mode che niente hanno a che vedere col mondo vegetale e tutte le sue sensibilità.

La nostra epoca frenetica ha bisogno di pazienza e tolleranza. Il lavoro del giardiniere richiede un senso diverso del vivere perché in giardino non c'è fretta. Il coltivare con delicatezza piante, alberi e fiori si rivela, nella sua necessaria lentezza, un modo per cambiare il nostro rapporto col tempo. L'idea insomma di un giardino fondato sulla semplicità, sul rispetto delle piante, sulla spontaneità attraverso cui devono crescere, contro ogni sofisticazione. Un giardino che rappresenta un'utile strategia anticonsumistica, una terapia benvenuta per la guerra contro gli sprechi, la battaglia contro i veleni, la lotta contro tutto ciò che danneggia la nostra salute.

Pubblico questi due passi che sono una critica contro una sbagliata maniera di concepire i giardini, ma la maggior parte del libro è dedicata a una fantasmagorica varietà di piante, ognuna con le sue virtù e le sue debolezze, proprio come noi.

[...]
Manca spazio? Perché non fare i giardini verticali? Ecco una "logica" risposta alla banale e invasiva orizzontalità. E al grido: meglio verticali che nulla! (e alla faccia di un quieto, normale, umano e sano vivere) la propaganda "grattacielica", ogni giorno, con insistenza, propaga anche i suoi buoni e rivoluzionari giardini verticali: dei veri e studiatissimi pezzi di bravura giardiniera.

Tanto da diventare una gran moda e, come tutte le mode, pretende d'essere ammirata: chi non cade prontamente estasiato davanti ai giardini verticali non è up to date ed è certamente un oscurantista.

Non c'è più spazio per le persone? Bene, perché non impilarle una sopra l'altra come le sedie di un dehor? Non c'è spazio per un giardino e le sue piante? Bene, impila,molo pure come se fosse un grande e vero club-sandwich.

[...]

Nei giardini privati, invece, i nuovi protagonisti sono i vecchi ulivi, grandi e spesso secolari: sono diventati, pure loro, vistone il largo uso e addirittura l'abuso, piante alla moda. Come certi mobili antichi, non possono mancare in certe case.

Forzatamente fatti emigrare da terre lontane, Puglia, Spagna e Portogallo, sono diventati, loro malgrado, dei poveri ed erratici zimbelli di pregio, esibiti come punti "focali" di tantissimi nuovi giardini: hanno preso il posto che un tempo competeva alle magnolie e ai cedri.

Vittime viventi di una diabolica congiura fatta di inverni tiepidi e d'assenza di neve (sempre più rara e velleitaria), hanno reso facile la loro coltivazione in ampie regioni del Nord.

Chi pianta con tanta disinvoltura i vecchi ulivi non si è mai chiesto da quale regione possono provenire e di quale cultivar (delicata o resistente al freddo) possono essere?

Non è infatti difficile immaginare come il clima dell'Andalusia sia differente da quello piemontese... Come ben sappiamo e come facilmente dimentichiamo, il clima si prende (prima o poi) le sue rivincite: sono passati poco più di vent'anni dal famigerato gennaio del 1985 che azzerò addirittura gli ulivi di Toscana... In agricoltura e in giardino col clima non si scherza.
[...]

Non conosco di persona Paolo Pejrone, ma grazie ai buoni uffici del caro Ugo mi riprometto di incontrarlo perché sarei molto felice di fotografare il suo giardino.


Pelargonimium Princess of Wales
Pelargonimium Princess of Wales
Da «Illustrirte Garten-Zeitung
», 1878


La pazienza del giardiniere - Paolo Pejrone


Paolo Pejrone

La pazienza del giardiniere
Storie di ordinari disordini e variopinte strategie


Einaudi

martedì 22 dicembre 2009

Neve a Milano

Neve a Milano
Neve a Milano
Ieri sera alle otto davanti a casa

Neve a Milano
Neve a Milano
Povero l'ulivo nel giardino

Oggi sulla prima pagina di Repubblica sotto la foto di alcuni spalatori in piazza Duomo si può leggere questa didascalia
"A Milano un momento della drammatica giornata con la città sotto la neve"

Quando diciamo che la nostra lingua è andata a farsi benedire è anche per questo. Drammatica giornata? Forse si potrà parlare di grandi disagi per i cittadini, di trasporti in tilt, ma dove sta il dramma? E se domani, dio non voglia, di vero dramma si dovrà parlare, come lo si chiamerà? Tragedia, forse? E la tragedia con quale nuovo neologismo sarà classificata?

Oppure non di problema di linguaggio si tratta, ma di realtà. Nel senso che molte persone di fronte alla straordinarietà dell'evento (guardate un po' come mi tocca chiamare una semplice nevicata) che usciva dal tran tran quotidiano si sono trovate perse.

La vita metropolitana, sempre più distante dalla Natura e dalle sue manifestazioni, ci rende fragili e inermi.

Neve a Milano
Neve a Milano
Il leone congelato sul monumento a Vittorio Emanule II in piazza Duomo.

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lunedì 21 dicembre 2009

Strenne natalizie in PDF

Keplero
Giovanni Keplero

Anche quest'anno arriva il consueto post sotto l'albero, (leggete, leggete, che ce ne sono di carini). La storia dell'iniziativa qui.

Per questo Natale abbiamo anche questo ebook in PDF Vite degli astronomi scritto da Amedeo Balbi. Tanto perché vi rendiate conto pubblico la vita di Keplero.

=============
Keplero
(1571-1630)

Nevrotico, ipocondriaco, paranoico e ossessivo.
Il tutto, molto prima che la psicologia da rotocalco riconoscesse nelle manie depressive il tratto distintivo del genio. Aggiungiamoci, per completare il quadro, malanni fisici assortiti tra cui una paradossale, per un astronomo, debolezza di vista. Il piccolo Keplero viene su in una famiglia che definire squinternata è un eufemismo. Il padre fa il mercenario e lo abbandona a quattro anni per andare a spezzare colli in giro per l’Europa.

La madre campa spacciando “miracolosi” intrugli alle erbe, manco fosse Vanna Marchi (eviterà per un pelo di finire bruciata come strega). Come Tycho, anche Keplero si butta sull’astronomia folgorato da un’eclissi: di luna, non di sole, a sancire spettacolarmente e definitivamente la specularità tra i due personaggi. (Nota per i fan di Watchmen: se Tycho Brahe è Ozymandias, Keplero è senza ombra di dubbio Rorschach.)

Oltre alla fissa per le stelle, Giovannino mostra presto una straordinaria abilità matematica, piovuta da chissà dove. Così, da grande, invece di diventare ministro luterano come aveva inizialmente sognato, finisce prima a fare l’insegnante (pessimo, si dice), poi da assistente a Tycho, sfornando nel frattempo oroscopi per arrotondare. Esatto, oroscopi. All’epoca non si andava tanto per il sottile: astrologia, astronomia, i confini erano ancora sfumati.

Ecco: se tracciate una linea nella storia — di qua il moderno, la ragione, il metodo, di là l’antico, il mistico, l’irrazionale — vedrete che la linea passa proprio sul corpo malaticcio e irrequieto di Keplero. La divisione immaginaria che separa l’epoca della magia dall’era della scienza spacca il nostro astronomo miope proprio in due, come il visconte dimezzato di Calvino. Solo che le due metà restano appiccicate, prendendo il sopravvento a fasi alterne.

Così, da un lato c’è il visionario che, incastrando tra loro solidi platonici e sfere — perché la geometria è il riflesso mondano della mente divina — crede di poter spiegare come mai ci sono soltanto sei pianeti nel sistema solare (peccato che oggi sappiamo che sono nove, anzi otto — sorry, pianetino Plutone). O che inseguendo una musica celeste codificata nelle orbite dei pianeti — perché il moto dei corpi celesti deve riflettere l’armonia intrinseca della creazione — inciampa nella legge che lega il periodo orbitale dei pianeti alla loro distanza dal Sole.

Dall’altro lato c’è lo scienziato che per primo riesce a spiegare le osservazioni di Marte ottenute da Tycho, cosa impossibile sia per il modello tolemaico che per quello copernicano, entrambi attaccati all’idea che solo il cerchio abbia dignità di comparire in una descrizione matematica del cosmo. Keplero capisce che bisogna rinunciare a inseguire la perfezione delle orbite circolari, e sporcare l’opera divina facendo correre i pianeti lungo delle ellissi. Un salto concettuale altrettanto coraggioso di quello che Einstein effettuerà tre secoli dopo, distruggendo lo spazio e il tempo immutabili di Newton. Un’intuizione che sembrerebbe avere tutte le caratteristiche del colpo di genio romantico, se non fosse che Beethoven non è ancora nato e che Keplero ci arriva dopo otto anni di fatica, migliaia di pagine di calcoli e un’analisi dei dati di Tycho di pignoleria maniacale.

Così, altalenando tra lucidità e vaneggiamenti, Keplero fonda l’astronomia moderna. Nel frat-tempo, per divulgare la nuova visione eliocentrica del cosmo, scrive il “Somnium”, la storia di uno studente di Tycho che si ritrova trasportato sulla Luna: in pratica, il primo vero libro di fantascienza.

Vista dalla Luna, la Terra appare agli occhi del viaggiatore spaziale per quello che è: non il centro dell’universo, ma un sasso umido che gira attorno al Sole. E nel mettere insieme immaginazione poetica e fatti scientifici, le due metà di Keplero si ritrovano finalmente alleate.

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domenica 20 dicembre 2009

Fare la linguaccia è reato

Albert Einstein
All'università di Princeton nel giorno del suo compleanno nel 1951, Einstein tirò fuori la lingua quando il fotografo Arthur Sasse gli chiese di sorridere per lo scatto. Una società del New Hampshire ha venduto l'immagine, tra le più famose del XX secolo, per 74.324 euro. Non solo perché la lingua è di un genio, il fatto è che mette di buon umore. Tutti.

D'ora in poi prima di tirare fuori la lingua per schernire chi vi sta sulle balle pensateci due volte perché male ve ne può incogliere.

Proprio in questi giorni infatti la Cassazione (Quinta sezione penale, sentenza 48306) ha deciso che il gestaccio nel caso specifico in esame era un reato e il malcapitato è stato condannato per ingiurie.

Carlo O. col vicino non faceva che litigare, così il 13 gennaio 2008 è entrato nella sua proprietà e ha cacciato fuori la lingua. Assolto dal reato di "ingresso abusivo nell'altrui fondo" è stato punito per l'offesa "commessa non verbalmente, ma mediante una smorfia del volto" e condannato a pagare le spese processuali e a presentarsi davanti al giudice civile che deciderà quanto vale l'offesa.

Sarei veramente curioso di sentire i compassati Ermellini quando discutono di simili argomenti, e i pro e i contro, e le prove pro e le prove contro. Disquisizioni di altissima giurisdizione.

Adesso che ci penso non ho nemmeno una foto mia dove faccio la linguaccia. Me ne farò una con l'autoscatto così prenderò in giro solo me stesso. E invece voi, ditelo ditelo, che la foto dove fate la linguaccia ce l'avete.

Logo Rolling Stones
Il mitico logo dei Rolling Stones

sabato 19 dicembre 2009

Wislawa Szymborska

Scorcio di secolo

Doveva essere migliore degli altri il nostro XX secolo.
Non farà più in tempo a dimostrarlo,
ha gli anni contati,
il passo malfermo,
il fiato corto.

Sono ormai successe troppe cose
che non dovevano succedere,
e quel che doveva arrivare,
non è arrivato.

Ci si doveva avviare verso la primavera
e la felicità, fra l’altro.

La paura doveva abbandonare i monti e le valli,
la Verità doveva raggiungere la meta
prima della menzogna.

Certe sciagure
non dovevano più accadere,
ad esempio la guerra
e la fame, e così via.

Doveva essere rispettata
l’inermità degli inermi,
la fiducia e via dicendo.

Chi voleva gioire del mondo
si trova di fronte a un compito
irrealizzabile.

La stupidità non è ridicola.
La saggezza non è allegra.

La speranza
non è più quella giovane ragazza
et caetera, purtroppo.

Dio doveva finalmente credere nell’uomo
buono e forte,
ma il buono e il forte
restano due esseri distinti.

Come vivere? – mi ha scritto qualcuno,
a cui io intendevo fare
la stessa domanda.

Da capo e allo stesso modo di sempre,
come si è visto sopra,
non ci sono domande più pressanti
delle domande ingenue.



Wisława Szymborska
Bnin (Kórnik) Polonia 1923


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venerdì 18 dicembre 2009

Fini invia a Feltri un flacone di Valium come regalo di Natale

valium

Un flacone di Valium insieme a un biglietto di auguri di Buon Natale. È questo il regalo che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha inviato ieri al direttore del Giornale, Vittorio Feltri, che continua ad attaccarlo sulle pagine del quotidiano. Significativo il messaggio: "Egregio direttore, per festività 'serene' senza ossessioni e allucinazioni. Firmato: Gianfranco Fini". Gli auguri sono stati inviati dopo che sul quotidiano era comparso un editoriale nel quale Feltri sosteneva che con l'aggressione di Milano a Berlusconi era crollato il piano del ribaltone di Fini. Da ciò l'invio del flacone di tranquillante con annesso biglietto di auguri.

[di più]


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giovedì 17 dicembre 2009

Schifani: «Facebook peggio dei gruppi degli anni '70»

Renato Schifani

Si leggono dei veri e propri inni all'istigazione alla violenza. Negli anni 70, che pure furono pericolosi, non c'erano questi momenti aggregativi, che ci sono su questi siti.

Renato Schifani
, presidente del Senato


Spero solo che quest'uomo, che incarna adesso la seconda carica dello Stato, lo abbia detto dopo aver alzato il gomito nel fare gli auguri di Natale ai colleghi senatori. Se così non fosse c'è seriamente da preoccuparsi.


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mercoledì 16 dicembre 2009

Il clima è avvelenato

Spurpoz

Il clima è avvelenato, e allora cerco di portare un minimo di sorriso, se possibile, con questo indovinello. In che attività è mai impegnata questa azienda?

Soluzione dell'indovinello (indovinello si fa per dire) - giovedì mattina
Stavo cercando nel mio archivio delle foto quando ho visto questi scatti di qualche mese fa che non erano al loro posto e mi è venuta l'idea. Adesso che si sa di preciso di cosa tratta la ditta, secondo voi quanti camion come quello che vedete occorrerebbero per ripulire il Belpaese dal liquame velenoso in cui sta affogando?

Camion per spurghi

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domenica 13 dicembre 2009

I 15 anni di Intemelion

Giovanni Canavesio  - Particolare di affresco della chiesa di San Bernardo a Pigna

Ieri pomeriggio a Ventimiglia, dove nella sala consiliare si presentava il numero 15 della Rivista storica Intemelion.

E così ho rivisto Pia, Skip e Filo, tutte tre assieme, che avevo immortalate (immortalate?) in quell'altra occasione. E poi c'era Christiane, Marco, Viviana, Paolo, Annamaria, Fiorella, Gianpaolo, e mi scusino gli altri che l'elenco sarebbe troppo lungo.

Giuseppe Palmero, Beatrice Palmero (che è la moglie di Giuseppe, ma il cognome Palmero ce l'aveva già di suo), e Fausto Amalberti è d'obbligo invece ricordarli perché sono i motori indispensabili dell'intrapresa culturale editoriale.

Sono belli questi incontri perché segue sempre una cena ed è lì il vero scambio di conoscenze e anche l'inizio di conoscenze.

Giuseppe ha inserito alcune foto di ieri su Facebook.

La cena è cominciata con quello che vedete sotto e a seguire di conseguenza.

Nuvole di calamaretti e verdurine
Nuvole di calamaretti e verdurine

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sabato 12 dicembre 2009

Strage di piazza Fontana

Strage di piazza Fontana
Strage di piazza Fontana

12 dicembre 1969, ore 16,37, la strage è di Stato

Sono passati quarant'anni da quel tremendo 12 dicembre che cambiò il corso dei decenni successivi di questa nazione e la giustizia non è riuscita a fare chiarezza su mandanti ed esecutori. Ma per la storia non ci sono dubbi. I mandanti furono apparati di questo Stato e gli esecutori materiali i fascisti.

Ora nelle democrazie occidentali dopo trent'anni si desecretano, a parte rarissime eccezioni, i documenti classificati come riservati ad uso degli storici e degli studiosi in genere. In Italia cosa si aspetta a rendere pubblici i famigerati "omissis"? Di cosa si ha paura?

Molti sono i motivi per cui non saremo mai un Paese normale. Non ultimo, tra questi motivi, l'incapacità vigliacca a fare i conti col nostro passato senza remore di sorta.

15 dicembre 1969, i funerali in Duomo

Strage di piazza Fontana
Strage di piazza Fontana
Strage di piazza Fontana

venerdì 11 dicembre 2009

Albero di Natale in piazza Duomo a Milano

Albero di Natale in piazza Duomo a Milano
Albero di Natale in piazza Duomo a Milano

In questi giorni arrivano al blog parecchi visitatori dai motori di ricerca con le parole chiave che vedete nel titolo. Alcuni hanno anche maldestramente commentato non essendosi nemmeno accorti che erano capitati sul post dell'albero di Natale dell'anno scorso. Albero che per arrivare a Milano ne aveva subito di tutti i colori tanto che avevo chiesto scusa a nome dei manigoldi.

Ora quest'anno la pletora di addetti stampa del Comune viste le polemiche dell'anno passato ha messo le mani avanti specificando che l'albero, proveniente dai boschi del Trentino, è rigorosamente selezionato dal Corpo forestale fra quelli destinati all'abbattimento, perché ormai vecchi e quindi inseriti nella lista degli elementi da sradicare e sostituire con piante giovani, secondo le normali procedure di riforestazione. Al termine delle feste, l'abete tornerà alla Forestale, che lo taglierà per recuperare il legno.

E quindi non ho niente da eccepire riguardo all'abete, almeno secondo le notizie ufficiali. Ma le luci che lo addobbano? Sono 100.000 (centomila) lampadine. Seppure a basso consumo sono sempre centomila, e un bel po' di energia se la succhiano.

Non sarebbe stato il caso, dato che sono state accese lo stesso giorno che nella terra degli Iperborei si apriva la Conferenza sul clima, un po' più di moderazione? Tipo cinquantamila, per esempio, che è già un bel vedere. Visto che è un albero da record, con i suoi 50 metri di altezza e 15 metri di larghezza alla base, il doppio rispetto a quello del Rockefeller Center di New York, ben venti metri più alto di quello di piazza San Pietro a Roma, questo gesto di buona volontà avrebbe avuto la sua risonanza e sarebbe stato un bell'esempio sulla necessità impellente di un cambiamento di stile della nostra vita di occidentali spreconi.

Albero di Natale in piazza Duomo a Milano

giovedì 10 dicembre 2009

Stella cometa postmodern

Spirale sconosciuta
[clic sopra]

Non credo agli UFO e non mi interessano i fenomeni paranormali perché le mie fantasie pascolano altrove. Se pubblico questa foto è perché è bella in se stessa al di là di cosa mai possa essere. La pubblico anche perché è escluso il tarocco dato che il fenomeno è stato visto e documentato da più fonti indipendenti e da osservatori situati a notevole distanza l'uno dall'altro.

Di questa misteriosa spirale apparsa nel cielo della Norvegia stanno circolando in Rete fotografie e video spettacolari.

Paolo Attivissimo, di nome e di fatto su questi argomenti, ipotizza che si tratti degli effetti di un lancio missilistico russo fallito.

Dicevo che non credo agli UFO ma ho amici insospettabili che mettono la mano sul fuoco a proposito delle visite di alieni sul nostro pianeta. E guai a contraddirli, non accettano per niente sensate osservazioni. L'integralismo si manifesta sotto molte forme.

E adesso non ditemi che ci credete anche voi.

Aggiunta 11 dicembre

Svelato il mistero, un missile russo
Difficilmente spiegabile come fenomeno naturale, i giornali e le tv norvegesi avevano parlato di un missile russo, ma non c'erano state conferme ufficiali.

Conferme che invece sono arrivate oggi tramite il quotidiano russo Vedomosti che, citando una fonte militare, ha spiegato come il missile balistico navale russo RSM-56 Bulava (nome in codice NATO SS-N-30 Mace), avrebbe fallito il 13esimo test proprio mercoledì mattina. Gli esperti norvegesi hanno riportato di aver avvistato il fenomeno nell'atmosfera sopra il Mar Bianco, lo stesso posto dove poco prima erano stati lanciati i missili.

Il missile Bulava è la più moderna arma di questo tipo oggi in circolazione, in grado di imbarcare una testata nucleare da 550 kt, è la punta di diamante dell'equipaggiamento degli SSBN russi ma le sue dimensioni lo rendono inadatto per un normale sottomarino. Gli unici mezzi in grado di utilizzare il Bulava sono i classe Borei (che potranno imbarcare fino a 16 missili), oltre, ovviamente, ai classe Typhoon (sempre che la Marina Russa ritenga opportuno sottoporre gli esemplari superstiti a un programma di aggiornamento). In futuro, sono previste versioni del missile Bulava equipaggiate con 10 (per alcuni massimo sei) testate nucleari.

"Il terzo stadio di prova del missile non è stato superato", scrive il giornale che considera il fallimento come un pesante imbarazzo per il Cremlino. Il portavoce del ministro della Difesa non ha voluto commentare e un no comment è arrivato anche dalla Marina russa. Il quotidiano russo ha anche sottolineato come gli esperti inizino a considerare il missile Bulava condannato e siano convinti sarebbe meglio iniziare a lavorare su un nuovo progetto.

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mercoledì 9 dicembre 2009

Lavori precari

Gelateria

Queste foto, scattate ieri 8 dicembre, non si riferiscono a un paesino della bassa padana ma a Milano e precisamente via Padova vicino allo SMA.

Se questo fine settimana sarà splendido splendente come oggi la gelateria avrà quindi la clair* alzata per gli aficionados dei coni, delle coppette e anche delle vaschette da portare a casa.

Ma voi il gelato anche d'inverno?

=================
* vorrei sapere :
1 - se il termine clair come sinonimo di saracinesca da voi si usa.
2 - l'origine di questo termine, si tratta senza dubbio di un falso francesismo in quanto in francese (clair = chiaro ; rideau métallique = saracinesca)
3 - l'esatta grafia di questo termine : cler, clair, claire?


Gelateria

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martedì 8 dicembre 2009

Sindrome di Asperger

Pigreco e radice di due

Invitato dall'amica Annarita a partecipare al Carnevale della matematica ho accettato di buon grado e adesso scrivo questo post che vuole essere un omaggio a tutte le creature affette dalla sindrome di Asperger che li rende degli esseri speciali e i bambini ancora di più.

Qualche anno fa uscì un libro che grosso modo poteva definirsi un giallo "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte". Fu un successo mondiale e mi dicono che continui a vendere parecchie migliaia di copie ogni anno.

Conobbi l'autore, Haddon Mark, quando venne a Milano per la presentazione, e poi diventai anche amico, per altri motivi, di Paola Novarese, che aveva tradotto il romanzo.

È la storia, narrata in prima persona, di Cristopher Boone, che, trovato il cane Wellington ucciso con un forcone, comincia a indagare fino a trovare il colpevole. Il ragazzo quindicenne soffre della sindrome di Asperger, una forma particolare di autismo. Capisce tutto di matematica e pochissimo degli esseri umani. Odia il giallo e il marrone, ama il rosso e detesta essere toccato.

Riporto alcuni passi del libro

Il signor Jeavons disse che mi piaceva la matematica perché mi faceva sentire sicuro. Disse che mi piaceva perché la matematica serve a risolvere i problemi, poi aggiunse che questi problemi erano difficili e interessanti, ma che alla fine c'era sempre una risposta chiara e diretta per tutto. Ciò che intendeva era che la matematica non è come la vita perché nella vita non esistono riposte chiare e dirette. So che era questo che voleva dire perché è quello che ha detto.
Perché il signor Jeavons non capisce i numeri.
[...]
Dovevo andarmene da quella casa. Mio padre aveva ucciso Wellington. Significava che avrebbe potuto uccidere anche me, perché non avevo fiducia in lui, anche se aveva detto «Abbi fiducia in me». Perché mi aveva detto una bugia su una cosa molto importante.
Ma non potevo andare via subito perché mi avrebbe visto, avrei dovuto aspettare che si addormentasse.
Erano le 23,16.
Cercai di nuovo di calcolare «2 alla», ma non riuscii ad andare oltre 215, cioè 32768. Così mi misi a gemere per far passare il tempo più velocemente e non pensare.
[...]
Mentre dormivo feci uno dei miei sogni preferiti. Qualche volta lo faccio durante il giorno, e allora è un sogno ad occhi aperti. Ma spesso lo faccio anche di notte.
Nel sogno non ci sono quasi mai superstiti sulla Terra, perché l'intera popolazione ha contratto un virus. Che non è come un virus normale. E' come il virus di un computer. Lo si prende a causa del significato delle parole dette da una persona infetta e di quello che esprime con la faccia quando le pronuncia, che vuol dire che le persone possono prenderlo anche solo guardando una persona infetta alla televisione.
[...]
E andai in una libreria con mia madre e comprai un libro di matematica avanzata e mia madre disse alla signora Gascoyne che l'anno dopo avrei dato l'esame di matematica avanzata e lei disse: - Va bene.
E io lo passerò e prenderò di nuovo il massimo dei voti. E tra due anni darò l'esame di fisica e prenderò il massimo dei voti.
E dopo aver fatto questo, mi iscriverò all'università in un'altra città. E non deve per forza essere Londra perché Londra non mi piace e ci sono università un po' dappertutto e non solo nelle grandi città. E vivrò in un appartamento con un giardino e un bagno come si deve. Porterò con me Sandy [è il cane, n.d.r.] e i miei libri e il mio computer.
E poi mi laureerò a pieni voti e diventerò uno scienziato.
E so di potercela fare perché sono andato a Londra da solo e perché ho risolto il mistero di Chi ha ucciso Wellington? e ho trovato mia madre e sono stato coraggioso e ho scritto un libro e questo significa che posso fare qualunque cosa.


Un articolo della rivista Wired sosteneva che la sindrome di Asperger è particolarmente diffusa nella Silicon Valley, crocevia di informatici e matematici. Questo ha creato una leggenda durevole, pubblicizzata dai media, che la "sindrome dei geek" sia la stessa cosa della sindrome di Asperger, risultando in una gran quantità di autodiagnosi. Sebbene queste condizioni si sovrappongano, c'è consenso che la maggior parte dei geek sono persone comuni, anche se particolari, e non mostrano tratti del comportamento autistico.

Tuttavia, recentemente Bram Cohen, il trentaduenne programmatore statunitense autore del famoso protocollo BitTorrent si è detto convinto di avere la Sindrome di Asperger, avvalorando la tesi di un legame con capacità informatiche eccezionali, così come il famoso hacker informatico Gary McKinnon sostiene di essere affetto da questa patologia. Addirittura Bill Gates ammette apertamente d'avere molte di queste caratteristiche, seppure in modo non così marcato da pregiudicarne o comprometterne la "vita sociale".
da Wikipedia

Ne approfitto per salutare Giovanna, l'altra amica matematica.

lunedì 7 dicembre 2009

Comprare o boicottare?

Salone del libro usato

Qualche giorno fa il Russo in questo post scriveva
Non navigando io nell'oro ed essendo oramai diventato il libro un bene di lusso, approfitto del Natale evitando regali inutili ai (pochi) che fremono per farmeli così, da qualche anno a questa parte, compilo una bella lista di titoli che mi piacerebbe leggere e di conseguenza faccio scorta per uno o due mesi.
Dove nasce quest'anno il problema? Nasce dal fatto che, non essendo il sottoscritto un quaquaraquà che parla male di Berlusconi ogni due per tre e poi guarda le reti Mediaset, compra giornali della Mondadori, si paga le partite su mediaset digitale ecc. ecc., da qualche tempo a questa parte boicotto in maniera assoluta, oltre ai prodotti sopraccitati, tutti i libri di Einaudi, Mondadori e Piemme.

E così se io ragionassi come lui non potrei comprare i "Quaderni dal carcere" di Antonio Gramsci (Einaudi) oppure quella bella antologia di poetesse arabe "Non ho peccato abbastanza" (Mondadori) così tanto per fare un esempio. No, non sono d'accordo, e non è che non mi piacciano i boicottaggi che è lunga la lista di quelli che mi hanno visto coinvolto, ma in questo caso mettendo sui piatti della bilancia da una parte quello che ci perdo io e dall'altro quello che farei perdere a mister B. mi sembra che tutto vada a mio svantaggio.

Non è una questione di lana caprina, ho cari amici che si comportano come il Russo e interminabili discussioni non hanno portato a nessun risultato tanto che ognuno è rimasto della proprio idea.

Mi piacerebbe molto se voi, voi che leggete libri e che ne comprate e che non avete per niente in simpatia il signor B, diceste come vi comportate.


Le foto le ho scattate ieri al Salone del libro usato qui a Milano.

Salone del libro usato
Salone del libro usato

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domenica 6 dicembre 2009

La mancata diretta Rai sul No B. Day

No B. Day

Che anche il più piccolo spillo sull'ultima scrivania in Rai sia lottizzato si sa. E le varie commissioni che dovrebbero sovrintendere alla "completezza dell'informazione" altro non sono che cani da guardia che abbaiano se questa lottizzazione non viene rispettata.

Noi non esistiamo. Noi cittadini con la nostra testa pensante per questo pachiderma adesso rantolante non siamo mai esistiti. E se per caso i cittadini provocano una manifestazione come quella di ieri, spontanea indipendente apartitica organizzata su facebook, il pachiderma rantolante, che avrebbe mezzi e uomini per documentare l'aria nuova, chiude gli occhi. Più che di censura parlerei di vigliaccheria da parte di una dirigenza Rai che ormai è solo capace di infilare la testa nella sabbia come gli struzzi, e per far questo bel mestiere si becca stipendi vergognosi.

Le varie commissioni di cui prima tacciono. E che altro dovrebbero fare, mica è stata violata la spartizione tra i partiti?

Ho sognato che invadevamo la Rai, e ho sognato milioni e milioni di famiglie nelle loro case a fare salti di gioia e cantare. Ho sognato anche Bruno Vespa, e altri e altre in certe situazioni, ma questo non lo posso dire, anche se era solo un sogno.

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sabato 5 dicembre 2009

NO B. DAY

No B. Day




Anche perché se non cade dalla sedia prima di Natale io ci rimetto 300 euro per le tre scommesse da 100 euro che ho fatto.

Epperò questo colore era già nell'aria in primavera, come avevo scritto.

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venerdì 4 dicembre 2009

Arte proiettata sul grattacielo Pirelli

Arte proiettata sul Pirellone
Arte proiettata sul Pirellone
Arte proiettata sul Pirellone

PirelloneNon ho ancora deciso se scriverò una lettera al gran vegliardo come ho fatto l'anno scorso. Devo pensarci e devo andarlo a vedere il vegliardo di quest'anno. A quanto dicono sembra che abbiano proprio esagerato. Intanto questo dicembre ha cominciato a trascinarsi dietro l'ansia dei regali e qui a Milano, come penso sia dappertutto, l'ansia è ancora più ansiosa per i soldi che mancano. Follia aggiunta a follia.

Le periferie, già squallide di per se stesse, lo sono ancora di più per contrappunto di oscurità rispetto alle luminarie del centro. Sembrano questi quartieri quelli dei prolet descritti da George Orwell in "1984".

Vado in cerca di luce e di luci. Ieri sera ho documentato, appena in tempo perché finito di scattare è arrivata la pioggia, queste proiezioni sul grattacielo Pirelli sede della regione Lombardia. Immagini tanto gigantesche quanto aleatorie che animano la grigia facciata per una manciata di giorni, fino all'8 dicembre.

Se qualcuno preleva delle foto è pregato, anzi no, è obbligato a rispettare le regole che sono scritte nella colonna di destra.

Arte proiettata sul Pirellone
Arte proiettata sul Pirellone
Arte proiettata sul Pirellone
Arte proiettata sul Pirellone

giovedì 3 dicembre 2009

Netdipendenza, dipendenza da internet

Header del blog di Laura Raffaeli

Poco tempo fa si è aggiunta ai sostenitori del blog (sostenitori si fa tanto per dire, tanto per dare un nome al widget) Laura Raffaeli. Scrive nel suo profilo
Ho visto molto prima di diventare cieca totale e sorda parziale a causa di un incidente di moto nel 2002 (ancora non risarcito). Ho fondato una onlus per disabili sensoriali, la BLINDSIGHT PROJECT (www.blindsight.eu) e collaboro per la sicurezza stradale con l'AIFVS. Ho scritto libri + altre cose. Ho reagito alle umiliazioni che l'Italia riserva ai disabili, ho dovuto lasciare la mia città (Roma) ma ho scelto il mare. Blindsight vuol dire vista cieca, la mia cecità. Vi informo per togliere illusioni, Laura Raffaeli (Blindsight).

Ieri Laura ha pubblicato un interessante post sulla dipendenza da internet. Dice
A volte mi rendo conto che la mia è una pseudo-dipendenza in quanto forzata, ad esempio quando non riesco a dormire come la notte scorsa per via della mia super sensibilità, quindi mi metto al pc e faccio quello che dovrei fare mentre invece me ne sto al mare.

Segnalo comunque a tutti, dipendenti o no, un sito dove si parla in modo veramente intelligente di netdipendenza, è di una giovane cara amica, Elena Brescacin (Talksina per tutti), web developper magnifica e geniale, cieca come me, ma lei dalla nascita, che ha aperto un sito sull'argomento della netdipendenza.

"VIRUS è la sigla che sta per “Vogliamo Internet non Rifugio ma Utile Strumento”. La sintesi di ciò che questo progetto ha come scopo: la sensibilizzazione sul problema della cosiddetta “dipendenza da Internet”, o netdipendenza, che in inglese si chiama proprio IAD, Internet Addiction Disorder. Perciò, nel nome del dominio, si è voluto giocare con la sigla IAD e la parola VIRUS, con l’auspicio che questo progetto di informazione si possa diffondere, come un virus appunto, e uccidere la netdipendenza: ecco quindi perché “IAD Killer Virus”.

Io mi sono anche iscritta nella sua pagina su Facebook, altro "focolaio" di netdipendenti, oltreché di curiosi cronici, la trovate nel sito di Talksina. Un augurio di gran successo a Talksina quindi per il suo progetto, che vi invito a pubblicizzare perché potrà essere di aiuto a molti insospettabili netdipendenti che, in Italia arretrati anche come stiamo con banda larga ed uso delle tecnologie, difficilmente capiranno di essere "a rota"


Ammirevoli queste due ragazze.

mercoledì 2 dicembre 2009

martedì 1 dicembre 2009

Sacro e profano

Movimento cattolico gloriosa trinità
Milano, via don Orione

Oggi giornata splendente qui a Milano come potete vedere dalle foto che ho scattato questo pomeriggio.

Ora chi mi conosce di persona sa che sono un non credente e ugualmente lo sa chi segue da un po' di tempo questo blog. Sono un non credente ma ho amici credenti. Loro rispettano me e io rispetto loro. La maggior parte sono cristiani, non saprei definirli cattolici, cioè credono in Gesù Cristo, ma a questa persona, se si approfondisce, attribuiscono attributi non del tutto omogenei. Per tutti loro però la figura del Gesù rimane un qualcosa di sovrumano con le caratteristiche della sacralità.

A questi miei amici ho pensato oggi quando inquadravo questo sei per tre con il "Gesù" urlato, come prima sullo stesso supporto erano stati urlati slogan di cellulari, mutande, automobili, banche, detersivi e come dopo saranno urlati ugualmente altri prodotti.

Sono quasi sicuro, perché li conosco questi miei amici, che anche loro avranno forti perplessità, per non dire di peggio, su questo messaggio. Cosi sono quasi sicuro, perché li conosco, che i cattolici osservanti, bigotti e baciapile, mi daranno del moralista.

L'amico Daniele mi segnala una nuova iniziativa a favore della ricerca sul neuroblastoma. Lisa spiega in maniera chiara l'iniziativa.


Movimento cattolico gloriosa trinità

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