È uscito ieri sulle pagine locali (Imperia) de
La Stampa un articolo sulle Comunità montane. Sembrava che questi enti locali dovessero essere spazzati via dall'ultima finanziaria perché ritenuti inutili ma all'ultimo momento, per il rotto della cuffia, si sono salvati e per adesso sopravviveranno.
Nella sola Liguria, che è una piccola regione e quasi tutta concentrata sul mare, di queste Comunità ce ne sono 19 (diciannove). Quindi 19 presidenti, 19 vicepresidenti, e adesso vado per deduzione e mi tengo stretto con i numeri, 80 assessori, 700 (settecento) consiglieri, 200 impiegati. Già delle belle cifre. Del resto dicono che la politica costa, e cosa ci volete fare?
Nell'articolo parla Giancarlo Cassini, assessore regionale all'Agricoltura, e per inciso anche mio compagno di scorribande giovanili. Parla e dice che «le Comunità montane possono diventare centri che forniscono servizi ai comuni» e continua che «peraltro già adesso si occupano di importanti servizi come i scuolabus e la raccolta dei rifiuti».
Sui scuolabus sorvolo, perché basterebbe che dei sindaci si sedessero a un tavolo e si accordassero, senza il po' po' di burocrazia che abbiamo visto prima.
Sulla raccolta rifiuti ho qualcosa da osservare. Mi saprebbe dire Giancarlo Cassini quanti soldi la Regione ha sganciato in questi anni per la raccolta differenziata e quali risultati si sono ottenuti? Non percentuali, non grafici, non istogrammi. Proprio risultati concreti. Ora dove questa raccolta si fa seriamente il primo risultato è l'abbassamento del costo dello smaltimento. Visto che chi scrive continua a pagare 592 euro l'anno per i quattro sacchetti di rumenta che produce al paesello (sono pochi i giorni che ci abito) il risultato mi sembra nullo. Zero via zero.
Le Comunità montane dovrebbero diventare dei centri di servizi per i Comuni. Quali? Che vogliamo saperlo. Intanto Cassini si informi sulla "produttività" degli impiegati comunali. Un esempio tipo, ma ne potrei fare chissà quanti altri. Comune di 600 abitanti, sei impiegati, tempo per il rinnovo di una semplice carta di identità sette giorni. Dite voi, e magari parlate dei vostri comuni.
È questa, anche questa, l'Italia da riformare in profondità, caro Giancarlo. Ma non con trucchetti da fiera o da politica che è diventata la stessa cosa, se si vuole che questa nostra nazione non coli a picco. Naturalmente rimarrò inascoltato.
Se qualcuno volesse sapere come viaggiano le questioni politiche nelle Comunità montane può andare a questo post precedente a cui avevo dato un titolo che tuttora mi piace
La notte dei coltelli