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venerdì 28 ottobre 2011

Alluvione in Liguria: chi parla di fatalità è colluso con i pescecani del cemento




Più di tre anni fa pubblicai un post dal titolo Il partito del cemento - Il nuovo sacco della Liguria. Era la recensione di un libro sugli sfregi irrimediabili fatti a quella terra nergli ultimi decenni. Mi autocito
Proprio di questo parla un libro inchiesta uscito da pochi giorni, Il partito del cemento, scritto da due bravi giornalisti, Ferruccio Sansa e Marco Preve. È la storia documentata, punto per punto, dei maneggi che si svolgono nei retrobottega della politica frequentati da imprenditori e banchieri, quasi tutti prima o poi inquisiti, qualcuno passato anche per le patrie galere, che intrecciano con gli amministratori pubblici, rapporti quantomeno dubbi sul filo dell'illegalità. Non c'è differenza tra destra e sinistra, i veri inciuci sono questi, fatti sottobanco, molto più pericolosi per la democrazia di quelli dichiarati alla luce del sole che generano scandalo solo negli sprovveduti. Nel libro si parla delle furbate per aggirare le leggi, come quella, che sarebbe ridicola se non fosse troppo seria, delle torri antincendio che diventano ville, dello spregio cinico di questa classe dirigente per questa terra bellissima che ha trasformato, nell'arco di un cinquantennio, in una regione che si sta estinguendo. Si estingue nei posti di lavoro, nella popolazione, nella cultura, e rimane, di quello che era stata, solo uno struggente ricordo.

La Liguria è una terra verticale che nei secoli i nostri antenati, con grande maestria e tanto sudore, hanno saputo sfruttare terrazzandola dal mare fino alle montagne. Sempre in equilibrio precario, bisognosa di continue attenzioni, una terra lenta che, l'ho scritto anche da altre parti, ha la sventura di trovarsi adesso in asincronia con il fluire nevrotico di questo tempo che ci è dato vivere.

E così l'acqua delle piogge, prima rallentata dal terreno che ne assorbiva una parte e convogliata in mille rivoli che i nostri contadini sapevano controllare, adesso prende un abbrivio inarrestabile lungo i fianchi delle colline cementificate da una speculazione edilizia feroce che di riffa e di raffa è riuscita a trasformare terreni da agricoli in edificabili. Case, villette, villoni, condomini, che spesso hanno tra di loro lo stretto spazio essenziale, come in una metropoli. Ve ne fate una chiara idea percorrendo in treno il litorale.

I disastri di questi giorni mettono sul banco degli imputati un'intera classe politica tenuta in pugno da una banda di pescecani che fa il bello e il brutto tempo. In questi ultimi anni poi si è fatta avanti con grande successo la mafia o 'ndrangheta che dir si voglia, e la linea di demarcazione fra pescecani visibili e quelli sommersi è sempre più opaca e sfumata. Dall'altra parte della Liguria, cioè nel Ponente, a Bordighera è stato sciolto il consiglio comunale per infiltrazioni mafiose e Ventimiglia è sotto osservazione dagli ispettori dell'Interno per gli stessi motivi.

Del resto è questo lo specchio dell'Italia, e fra qualche giorno, seppelliti i morti, non se ne parlerà più, fino alla prossima tragedia. Anche questo è specchio dell'Italia.


Le foto qui sotto le scattai nel gennaio del 2010 da Civezza che è proprio di fronte alla collina violentata e le pubblicai in questo post. Una cava, dagli effetti devastanti, per rifornire di massi e pietrisco i costruendi porticcioli, altra insensatezza in corso d'opera. Gli alberi che vedete in basso nella seconda foto sono un uliveto. Chissà che fine avranno fatto.



giovedì 27 ottobre 2011

Karl Marx




Con tutto quello che sta succedendo nel mondo ho la sensazione, mica tanto vaga, che Karl Marx, il caro vecchio Carletto, ritorni di nuovo di "moda", perché lui certe crisi globali del capitalismo le aveva previste, oh se le aveva previste. Così ho deciso di stamparmi una maglietta. Non mi dareste una mano per la scritta da inserire nell'immagine?



Domenica 30 ottobre a Isolabona (IM) Paolo Veziano presenterà il libro "Muri a secco" di Gipo Anfosso. Loggia di piazza Martiri della libertà, ore 16,30. E' la prima iniziativa della biblioteca Ferdinando Peitavino di cui parlai QUI. Sarà anche un motivo per ritrovarci fra amici che si vedono di rado e per fare nuove conoscenze. Alla fine un bel rinfresco preparato dalle "nostre" donne.






Racconti come pietre, pietre separate e disuguali, ma unite in una struttura armonica e funzionale. Vi si respira un’aria comune, un senso della vita ricco di memoria, di radici. I racconti parlano di Liguria e ne conservano forte l'essenza. Storie di guerra e di Resistenza, di banalità, di fatica di vivere e uscire dai propri ruoli .
Campeggia la figura di Leo, padre di Gipo, nato e cresciuto nel mio paese, mitica figura di medico, medico partigiano prima, e poi medico tout court dopo, ma medico ben al di sopra delle normali righe professionali.

[...]
Sono le tre del pomeriggio. L'ombra domina nel cimitero di Isolabona e il freddo comincia a farsi sentire, con quell'umido triste che si avverte quando il sole si nasconde.
Sulla parete sud del cimitero troneggia un lenzuolo che copre una lapide. Le persone presenti hanno fatto un cerchio attorno per vedere il momento della scopertura e per permettere di parlare a Peitavino, Silla era il suo nome sulle montagne. C'è tutta Isolabona, ci sono vecchi partigiani giunti dalla val Nervia, dalla valle Argentina. C'è Leo, c'è Vittò, hanno gli occhi lucidi. Sembra quasi che Pavia non sia stato portato via da una malattia fatale, ma dai Tedeschi, la rabbia per questa morte è identica a quelle vissute lassù in montagna. Ci sono la moglie di Pavia e i figli. Composti, dignitosi, salutano quelli che si avvicinano, ma si tengono in disparte, temono di essere troppo coinvolti.
Parla ora Peitavino, è stato scelto lui per il discorso. Compaesano di Pavia, hanno combattuto assieme, poi le loro vite dopo i mesi in montagna hanno seguito strade differenti. Ma nessuno mette in dubbio che tocca a lui parlare ora, che è lui ad avere in mano la capacità di parlarne come amico, come medico, come partigiano.
«Siamo tutti qui a rendere omaggio a Pavia, una figura indimenticabile. Figlio di questa terra, ha vissuto anni duri, solo, nel collegio di Alassio, mentre i suoi vivevano in Francia per lavorare e farlo studiare. La guerra ha interrotto gli studi di medicina a Pavia e il primo pensiero è stato quello di venire sulle montagne e dare il suo contributo con le sue conoscenze mediche. L'ospedale di Drondo ha visto passare i feriti curati dalle sue capacità e dal suo sorriso. Molti ancora ricordano i momenti in cui soffriva a non potersi rendere più utile. Chi può dimenticare il momento in cui è andato a cercare il fratello di Mario, lassù a Cima Marta? Con sprezzo del pericolo, con disinteresse per la propria vita, mai col menefrego dei fascisti. Sempre e solo pensando all'interesse degli altri.
Chi può dimenticarlo poi nell'ambito della sua professione? Quanti piangono ancora oggi un uomo che ha interpretato il dovere di medico come una missione? E purtroppo lo piange ancor di più la sua famiglia, moglie e figli ancora giovani. Uno strappo lacerante, come una bomba, ha distrutto la sua vita e ha creato dolore in tante altre...»
[...]


mercoledì 26 ottobre 2011

Ferrara vs Sarkozy

Roma. Giuliano Ferrara davanti all'ambasciata francese

Ieri Giuliano Ferrara, attorniato dal cerchio magico (anche lui ce l'ha) di quattro gatti spelacchiati e miagolanti, ha protestato davanti all'ambasciata francese contro il sogghigno di monsieur Sarkozy rivolto all'Italia, ma forse era solo indirizzato a mister B. E la gaia manifestazione è stata condita anche dal valzer dell'Elefante avvinto all'eterea Santanché.

La fine di un regime è anche questo. Certi tipi che venivano spacciati per intelligenti (spacciati eh) stanno ridicolmente riducendosi a macchiette. E se macchiette sono già adesso quando il principe è ancora in sella, immaginiamoci dopo, quando verrà disarcionato.

Dopo, Ferrara metterà in piedi una compagnia di giro, con pagliacci e contorsionisti e tutto il caravan serraglio, ché la varietà del genere alla corte del sultano non è mai mancata, e girerà l'Italia in tutti i teatri di provincia. Altroché televisione. Ci sarà da ridere, da ridere noi finalmente, non Sarkozy. E sarà un successo. Garantito. Ci sono già i biglietti in prevendita.

martedì 25 ottobre 2011

Il governo elimina i tagli che aveva fatto agli stipendi dei ministri

L'esecutivo è appeso a un filo e non si sa cosa possa succedere nelle prossime ore. Però si sa cosa è successo qualche giorno fa. L'ennesima porcata che si fa beffe dei cittadini fiorita nel letamaio di questo governo infame (e infame potrebbe anche avere il significato di insaziabile).

Vi ricordate la norma nella manovra correttiva che tagliava a tutti i dipendenti pubblici il 5% dei redditi sopra i 90 mila euro e il 10% di quelli superiori ai 150 mila euro ?

Bene, adesso una nota del Tesoro ordina la restituzione del prelievo dagli stipendi di ministri viceministri sottosegretari. Motivo? «Chi ricopre una carica politica non è titolare di un rapporto di lavoro dipendente» e dunque via a ridare il maltolto a questi poveretti. Nemmeno i democristiani più gesuitici avevano osato tanto.

Passi per i ministri del Pdl, ché loro sono lì solo per l'ingordigia dello sbafo, ma per quelli della Lega e quindi della Roma ladrona come la mettiamo? È che la greppia è comune e una volta arrivati nella stalla che altro si fa se non mangiare?

Non guardo il Tg1, ma credo che Minzolini questa notizia non l'abbia data.


lunedì 24 ottobre 2011

Amasi


Scattate ieri

Passo di frequente sul ponte pedonale in ferro che attraversa la ferrovia alla stazione di Porta Genova. Ne ho già parlato (e in quel post si vede la struttura). Sarà che di là, via Savona e dintorni, è zona di "creativi", sarà che il posto è adatto per affiggervi i propri lavori in posizione giusta per essere guardati, sarà quel che sarà, ogni volta che passo c'è una novità che mi attrae. Può essere un dipinto, un manifesto, ma sovente è una trovata, più o meno provocatoria. Come questa, aperta alle aggiunte di nuovi annunci. I vostri, se volete.



Sta succedendo una cosa strana. Da un po' di giorni le email della piattaforma blogger che mi arrivano come commenti posteriori al mio nei post dove mi sono iscritto hanno come mittente "salvina". Tutti "salvina". Solo a me?


venerdì 21 ottobre 2011

Adotta una parola

L'amica Minerva, che qui vedete ritratta da un noto illustratore con stile un po' demodé, la scorsa settimana ci ha informato di una pregevole iniziativa: si tratta di adottare una parola.

Nello sfilacciamento della lingua italiana, lampante teatro dello sfilacciamento contestuale della nostra nazione, sembra quasi una lotta impari e un po' donchisciottesca combattere la malparlata generalizzata.

Però non costa niente tentare, e riandare dunque al significato originario delle parole per ridar loro il peso che avevano quando furono forgiate nella fucina della vita pratica, vera genitrice della lingua. E contrastare il cicaleccio sgangherato, nel massimo esempio dei signori che razzolano da maleducati nei vari talk show, dandosi continuamente la voce, gli uni sugli altri, tanto appunto ormai è solo più un gracchiare e non un parlare per intendersi.

Ora, come ho detto, c'è questa iniziativa adotta una parola. Adottatene una, se volete, e ditemi quale, io poi l'aggiungo al post e vi linko. La mia è arcobaleno.


Come ho già scritto in un commento metto nella lista anche chi ha tentato senza successo di adottare una parola purché l'abbia indicata.

Dalle 8 >>> sesquipedale
Fausto >>> linotipista
Maistretu >>> metonimia | ermeneutica
Presidente >>> pelago
Giovanna >>> creanza
Polly aka Valentina >>> appropinquarsi
Botanicus >>> ammusare
Barbara >>> cosmorama
Tina >>> bizantinismo
Inneres >>> osteocito
NêZ >>> vecchione
Sandra >>> brancicatura
Bastian >>> tinello
Rosa >>> eclatante
Filo >>> scabro
Ornella >>> ciarpame
MarLor >>> cutrettola
Winckelmann >>> belcanto
Skip >>> scorrazzare
Nou >>> creanza
Tullix >>> omologare | alienazione
Loredana >>> scapigliare
Iulia >>> gnaulo
Cristiana >>> rutilante
Giulio >>> meteoropatico
Santograal >>> endemismo
Zac >>> controreazione
Saamaya >>> verità
Monica >>> duna
Blindsight aka Laura >>> volatilizzare
Sgavaudura >>> nequizia
Francesco >>> stregua
Monticiano aka Aldo >>> amanuense | desueto
Elio >>> espatrio
Ambra >>> infemminire
Silla >>> galaverna
Duck >>> anacoretismo
Roberto >>> frangitura
Piero >>> prettamente
Viviana >>> rinascenza
Pignasca >> bechico | endemismo

giovedì 20 ottobre 2011

Alluvione a Roma

Non me ne vogliano i romani, perché un'alluvione è sempre un'alluvione, con tutti i disagi e i danni che ne derivano. A Roma poi. Ma visto che più di cinquecento persone oggi sono arrivate a questo mio post con le parole chiave "alluvione roma" su google immagini, non ho resistito a ripubblicare il papa che nuota. E con quello che abbiamo detto prima, proprio oggi, siamo in tema.

Cattolici di estrema sinistra, cattolici di estrema destra

Che cosa unisce un missionario comboniano e un vescovo lefebvriano? Una sola cosa, la fede cattolica. Ma per cultura, visione del mondo e degli uomini, pratiche sociali, idee politiche, i due sono esattamente agli antipodi. Schematizzando: estrema sinistra, estrema destra. In mezzo, ci sono milioni di cattolici che votano Berlusconi credendolo un difensore della famiglia tradizionale, e quasi altrettanti cattolici che lo spregiano come accanito profanatore dei loro convincimenti morali: segno oggettivo del fatto che i "valori cattolici", per gli uni e per gli altri, non sono assolutamente gli stessi. Chiedete a Giovanardi che cosa pensa dei diritti dei gay, e chiedetelo a un prete di strada come don Gallo, e otterrete risposte inconciliabili tra loro. Entrambe di cattolici.

Dev'essere per questa totale variabilità e mutevolezza della presenza cattolica nella società e nella politica che fatico a mettere a fuoco dibattiti come quello conseguente al raduno di Todi. Rivolgersi ai "cattolici" o definirsi cattolici vale, in politica, quanto rivolgersi a tutti, e dunque a nessuno. In una società secolarizzata come la nostra, la politica, la cultura, la maniera di stare in società di ogni essere umano ne orientano i pensieri e gli atti in modo assai più determinante delle confessioni religiose.

Michele Serra
"L'amaca" di oggi


martedì 18 ottobre 2011

Francesco Biamonti, tra immagine e silenzio

Giornata di studi a dieci anni dalla scomparsa



[...] Tornarono sul crinale. L'aria tinniva nelle ginestre. Sul mare rugoso nella sferza della tramontana, appariva già il rosa del mattino. Il sentiero andava sui costoni, tra cisti che si aprivano silenziosi. Più in basso un veliero d'argento tornava a passare tra gli ulivi. A varie altezze la collina era avida di luce. [...]

Francesco Biamonti
da "Le parole la notte"




CENTRO POLIVALENTE "LE ROSE"
San Biagio della Cima (IM)
sabato 22 ottobre 2011


Programma

Mattina ore 9,30
Saluti delle autorità

Massimo Salsi

Sindaco di San Biagio della Cima

Corrado Ramella

Presidente dell'Associazione "Amici di Francesco Biamonti"

Interventi

Giorgio Bertone
(Università di Genova)
Introduzione

Antonello Perli
(Università di Nizza)
Il tramonto della luce. Etica e poetica in Biamonti

Franco Contorbia
(Università di Genova)
Biamonti, Morlotti, de Stäel

Marco Vozza
(Università di Torino)
Uno sguardo oltre frontiera: la verità in pittura

Buffet

Pomeriggio ore 14,30

Interventi

Erminio Ferrari
Passaggi/Paesaggi

Mauro Bersani
Francesco Biamonti e la casa editrice Einaudi

Simona Morando
(Università di Genova)
Una “Memoria affettiva”: appunti per Biamonti lettore dei liguri (1976)

Matteo Meschiari
(Università di Palermo)
Varianti di silenzio. Biamonti e la conquista dell'incompiuto

Giorgio Bertone (Università di Genova)
Conclusioni

Per l'occasione verrà riaperta la mostra fotografica “Ritratti in silenzio”, comprendente foto di Francesco Biamonti realizzate da vari fotografi italiani.




lunedì 17 ottobre 2011

Liguria interna, Cetta


Piccole mele selvatiche raccolte nel bosco

Sullo sfondo si vede Triora, paese delle streghe

Prima delle mie terre di mezzo che ho citato più volte ci sono altri luoghi che stanno tra le terre mie in basso e quelle magiche lassù in cima.
Ci sono stato ieri, a Cetta, o meglio alle sette Cette, frazione di Triora, oltre il ponte di Loreto. E all'andata il cammino non è stato dei più tranquilli, perché abbiamo incontrato nei tornanti, mentre salivamo, mille moto, ho detto mille, che scendevano, tutte partecipanti al 22° Giro della strega.
Cibo mai assaggiato prima, a base di farina di castagne e altre materie semplici, alla riscoperta di antiche ricette. E poi nei boschi, che non sanno ancora decidersi a calarsi in pieno nei colori dell'autunno.

Ma ogni tanto il pensiero andava a Roma, e quei fatti non mi sono ancora andati giù.

L'ultimo gruppo di case che formano la frazione. Sono in tutto sette, donde le sette Cette


Fritelle di scarzöi (frittelle di cime di cipolle)

Cruxetti con pesto di menta (pasta fatta a mano, metà farina di grano metà farina di castagne, condita con pesto che al posto del basilico ha la menta, inalterati tutti gli altri ingredienti)

venerdì 14 ottobre 2011

Il Gatto e la Volpe

Berlusconi e Bossi ieri alla Camera (foto Ansa)



Così, tanto per un ripasso della vicenda. Non ditemi che tra voi c'è qualcuno che non ha mai letto "Le avventure di Pinocchio". Non ditemelo.

I due ingannatori fanno la loro apparizione nel capitolo XII, non appena Pinocchio si congeda dal Mangiafuoco con cinque monete d'oro ricevute. Pinocchio le mostra loro incautamente e, con l'intenzione di rubargliele, lo convincono a sotterrarle nel paese dei Barbagianni, dove c'è un luogo chiamato Campo dei miracoli, dove secondo loro sarebbe cresciuto un albero colmo di zecchini d'oro. Durante il tragitto sostano all'osteria del Gambero Rosso per cenare e riposarsi; i due compari ordinano una grande cena a spese di Pinocchio, che non mangia nulla avendo preso «un'indigestione anticipata di monete d'oro».

Mentre Pinocchio dorme qualche ora, il Gatto e la Volpe escono segretamente e si accordano con l'oste perché svegli a mezzanotte il burattino per riprendere il cammino verso il Campo dei miracoli. Quando Pinocchio si avvia nella notte oscura, incontra il Gatto e la Volpe che, travestiti da briganti, non riesce a riconoscere. Quindi cercano con la violenza di sottrargli le monete d'oro che il burattino aveva riposto in bocca, ma non riuscendo nel tentativo, impiccano Pinocchio ad una quercia per poter tornare l'indomani mattina a prelevare le monete dalla bocca spalancata del burattino; tuttavia Pinocchio viene salvato dall'intervento della Fata.

Pinocchio, una volta lasciata la casa della Fata, incontra nuovamente i due imbroglioni e questi lo convincono per la seconda volta a sotterrare i rimanenti quattro zecchini nel Campo dei miracoli; in seguito gli dicono di aspettare lontano dal campo per venti minuti affinché possa crescere l'albero degli zecchini. Nel frattempo rubano le monete e fuggono.

Verso la fine della storia, nel cap. XXXVI, Pinocchio e Geppetto incontrano il Gatto e la Volpe ridotti in condizioni pessime: il Gatto, a furia di fingersi cieco era diventato cieco veramente, e la Volpe, invecchiata e malata, era stata costretta un giorno a vendere la bella coda a un merciaio ambulante; Pinocchio si beffa di loro, vendicandosi così dei torti subiti.

Riusciremo anche noi finalmente a beffarci di loro?

Il testo da Wikipedia

AVVISO per tutti i partecipanti alla giornata globale di domani, 15 ottobre a Roma: il Legal Team Italia sarà a disposizione di chiunque ne avesse necessità. Il numero da chiamare è il seguente: 06491563. Segnatelo sul braccio e se verrete fermati dalla polizia, usatelo. Risponderà la "Casa dei diritti sociali" che provvederà a contattare i legali presenti al corteo.


giovedì 13 ottobre 2011

Quelle blogger ultracinquantenni vestite come dodicenni

Non so voi, dico voi blogger, ma io sono letto da parecchi amici che mi conoscono, anche bene, di persona, e ciò non può che fare piacere. Meno ne fa il fatto che questi hanno un'idiosincrasia (forse è altro) a fare un pur che minimo commento. Per compensare, alcuni di loro, ogni tanto, mi mandano un messaggio con osservazioni anche curiose anche spiritose anche intelligenti. Con mio disappunto perché rimane solo un dialogo fra me e lo scrivente. Ma niente, non gli entra in testa.

Vengo al dunque. Ieri ho ricevuto questa mail da Enrico, e taccio il cognome come mi ha imposto.
Caro Alberto,
girando in rete mi sono accorto di una cosa che mi ha lasciato perplesso e a cui sarebbe interessante dare una spiegazione. Ci sono non pochi blog gestiti da signore ultracinquantenni, che abbiano quell'età lo desumo da quello che scrivono, le quali hanno la loro pagina web tempestata di cuoricini, di fiorellini, di puttini, di brillantini, di lustrini, di stelline, e chi più ne ha più ne metta. Sembrano un po' le pagine latte e miele del diario delle ragazzine. Sono sicuro che le grintose blogger trentenni, in pratica le loro figlie, a vederli ghignano ma forse fanno loro anche un po' tenerezza.

Che queste gentili signore vestano i loro blog come vorrebbero vestirsi loro e andare in giro così agghindate ma non lo fanno perché non ne hanno il coraggio?


mercoledì 12 ottobre 2011

Ma vi sembra proprio il caso?

Roma. Scattata stamani sul lungotevere che ne è tappezzato

Ripeto il titolo.
Ma vi sembra proprio il caso?


Aggiornamento, 15.25
Vendola condanna il manifesto su Jobs
La sua pagina su facebook

da via

martedì 11 ottobre 2011

Sai distinguere il vero dal falso?

Milano, via Padova. Scattata ieri

I guru della comunicazione hanno deciso di cassare "Berlusconi" che faceva parte integrante del logo (chissà con quali tortuosi sillogismi lo hanno convinto) e poi hanno tirato fuori dal cilindro nuovi brillanti slogan per la campagna tesseramento del Pdl. Vi propongo solo questo risparmiandovi tutti gli altri perché vi voglio bene.

Però adesso dovete aiutarmi a decifrarlo.

lunedì 10 ottobre 2011

I giornalisti di "Libero" si fanno le canne?

Milano. Foto scattate nel mezzanino del metrò di Porta Venezia

Se salite in superficie, a due passi, c'è la sede di quel fantasioso giornale che è Libero (vi ricordate i soldati armati di mitragliatore là davanti?). Naturale quindi che si siano accaparrati in esclusiva lo spazio in testa dell'edicola per pubblicizzare il quotidiano.

Ma cosa vuol poi dire "l'edicolallegra"? Che abbia a vedere con quel distributore della trinità di oggetti che sta a fianco? E che quel distributore venga usato tutte le volte, cioè sempre, quando in mancanza di creatività naturale in quel giornale se ne cerchi una artificiale? Ah, ecco svelato il mistero di quei titoli geniali in prima pagina. Mica sono frutto della mente pur fervida di Belpietro e della cerchia sua, ma direttamente figli degeneri del tetracannabinolo.

Negatelo, giornalisti di Libero, negatelo se ne avete il coraggio.


sabato 8 ottobre 2011

Tomas Tranströmer, premio Nobel 2011

Silenzio
Passa, sono sepolti...
Una nuvola scivola sul disco del sole.

La fame è un alto edificio
che si sposta di notte

nella camera si apre l’oscura
tromba dell’ascensore verso le viscere.

Fiori nel fossato. Fanfara e silenzio.
Passa, sono sepolti...

Le posate d’argento sopravvivono
in grandi frotte
a grandi profondità dove l’Atlantico
è nero.



La cima
Come un sospiro gli ascensori iniziano a salire
in alti edifici fragili come porcellana.
Fuori su l'asfalto si fa caldo il giorno.
I segnali hanno le palpebre abbassate.
La terra una salita verso il cielo.
Cima dopo cima, nessuna vera ombra.
Voliamo avanti a caccia di Te
per l'estate in cinemascope.
E di sera sono un vascello
a luci spente, a giusta distanza
dalla realtà, mentre a terra
nei parchi fluisce l'equipaggio.



L'albero e il cielo
Un albero vaga nella pioggia,
ci passa in fretta davanti nel grigio scrosciante.
Ha un affare da sbrigare. Prende vita dalla pioggia
come un merlo in un frutteto.
Appena smette di piovere l'albero si ferma.
S'intravede dritto e fermo nelle notti chiare,
come noi in attesa dell'istante
in cui i fiocchi di neve si rovesciano nello spazio.



I ricordi mi vedono
Un mattino di giugno, troppo presto
per svegliarsi, troppo tardi
per riprendere sonno.

Devo uscire nel verde gremito
di ricordi, e mi seguono con lo sguardo.

Non si vedono, si fondono totalmente
con lo sfondo, camaleonti perfetti.

Così vicini che li sento respirare
benché il canto degli uccelli
sia assordante.







Tomas Tranströmer

Premio Nobel
per la letteratura 2011



(Stoccolma, 15 aprile 1931)

giovedì 6 ottobre 2011

Grazie Laura


ciao caro alberto,
non ho resistito e appena poco fa mi sono accorta del tuo post sulla scrittura ho cercato qualcosa di mio, di quando ancora riuscivo a scrivere con la penna, nonostante avessi già perso la vista, ma era successo da poco e ancora riuscivo, quindi è un bene prezioso ;-)
te la allego, non so com'è venuta la scansione, nel caso facesse schifo dimmelo che la rifaccio, un abbraccio a presto laura

______
Dopo questa mail a cui era allegata la scrittura che vedete mi è sembrato riduttivo, ne converrete, fare una semplice aggiunta al post precedente. Merita un post a se stante, e spero che facciate un bel battimani a Laura, ché si merita questo e altro.
Ciao Laura, un abbraccio grande grande.

mercoledì 5 ottobre 2011

La nostre grafie in corsivo

Questo è il post dove vi invitavo a mandarmi la vostra grafia in corsivo, nato dalla constatazione che questo corsivo è sempre meno usato. Vi ringrazio per la collaborazione.
Ma poi corsivo cosa vuol dire? Di corsa? Come i corsari?












MarLor58
























Visto che in questo periodo sono andato e venuto più volte, potrebbe essere capitato, spero proprio di no, che nelle sincronizzazioni dei vari computer che ho usato sia andata persa qualche vostra email. Nel caso mi cospargo il capo doi cenere.

lunedì 3 ottobre 2011

Isolabona, biblioteca Ferdinando Peitavino




Ieri, al paesello, con una cerimonia semplice semplice ma molto partecipata, inaugurati due nuovi spazi. Il “Centro giovani Isolabona” (tel. 340 4864780) e la biblioteca Ferdinando Peitavino. Quest'ultima già esistente, solo trasferita nei nuovi locali del Comune. Ferdinando Peitavino, fratello di mia madre, partigiano e poi professore. Tanto per dire, lui e Italo Calvino durante la Resistenza fabbricarono un giornale clandestino, “Il garibaldino”, stampato nella cantina della canonica di Realdo.

In questa biblioteca nel 1997 feci nascere assieme a una banda di ragazzini "La Gazzetta di Isolabona" di cui uscirono 38 numeri e che nel tempo coinvolse altri paesi. Avrò modo di parlarne quando saranno tutti scaricabili dal sito.

Virginia Libera mentre scopre la targa della biblioteca dedicata al nonno

domenica 2 ottobre 2011

Ombre nuvole fantasmagorie finestrini



Che per di più mi piacciono e anzi talvolta rimango incantato e mi fermo a osservare: parlo di certe macchie per terra, di certi manifesti sovrapposti e strappati, di certe ombre sul muro, di certe nuvole nel cielo, come dipinti fantasmagorici e arabescati generati dalla caotica casualità. Ma non questo che ieri mi ha impedito di vedere lo scorrere prima della pianura padana e poi del mare sull'intercity delle undici e dieci Milano-Ventimiglia (seguite il link) carrozza 9 posto 106 finestrino. Questo no.


sabato 1 ottobre 2011

Parigi-New York e ritorno - Marc Fumaroli

Andy Warhol, Brillo Boxes, multiples, 1969

L'America è diventata tanto più consumatrice di immagini in quanto ha ignorato la preghiera davanti alle icone, la meditazione di quadri sacri e il riposo piacevole che procurano i dipinti di puro diletto; è ormai tanto più divoratrice di sesso in quanto è stata e forse rimane incapace di voluttà, la cui nozione stessa è del resto intraducibile in inglese.

Sulle sue orme noi camminiamo nelle immagini, nelle immagini di immagini, e nel grande commercio mondiale di un'"Arte contemporanea" che il più delle volte si accontenta di mimare, concettualizzare, sfalsare, esaltare, museificare il grande bazar sovraffollato di schermi e di cineprese adescatrici che essa pretende di "denunciare".

La tautologia, che va fino all'eterna ripetizione, non è più il privilegio della propaganda dei tiranni moderni, che non esitano a portare all'assoluto l'ipertrofia dell'Ego, come Mao sulla piazza Tiananmen, nel monumento che lo ritrae seduto, in contemplazione eterna del suo ritratto dipinto, non meno gigantesco, che gli sta di fronte all'altro capo dell'immensa spianata.

È lo stesso Mao che vediamo in serigrafia, variata e colorata a sazietà, ieri dalla Factory di Andy Warhol, oggi (maggio 2008) da copisti cinesi del copista americano, divo assoluto e mondiale dell'"Arte contemporanea" del ritratto, sia nelle gallerie di Shangai che in quelle di New York e di Parigi, come se questa effigie di assassino su immensa scala si desse ancora da fare, post mortem, a cancellare il ricordo di Socrate e di Cristo nell'immaginario congedato dell'Occidente cristiano e americano.

La tautologia è il martello senza guida della cacofonia persuasiva del marketing, un meccanismo sobbalzante simile al mitragliamento a tappeto, diventato la tecnica incontrastabile di ogni strategia militare contemporanea. L'eterna ripetizione dell'incerto è in effetti il solo metodo efficace per renderlo provvisoriamente certo, eliminare sul momento il dubbio e rinviare a più tardi l'interrogativo che non mancherà di sorgere circa la fondatezza di quel paravento intimidatorioe futile.

Come sfuggire alla valanga ripetitiva? I canali americani Baby TV e Baby First TV, ritrasmessi via Inghilterra per satellite e diffusi in Francia da Canal Sat, si offrono per occupare utilmente i vostri ozi nei primi tre anni di vita. Da adulti, le hostess di volo difficilmente rinunciano a imporvi gli auricolari uniti allo schermo televisivo avvitato sul bracciolo del vostro sedile. Era piacevole durante una corsa in taxi aprire il giornale quotidiano o conversare con l'autista. Un vantaggio del passato.

Nell'autunno 2007 i taxi newyorkesi gialli, i cui autisti, indiani o pakistani, protetti da uno spesso vetro antiproiettile, non smettono mai di parlare nel loro microfono, nella loro lingua, con un compatriota invisibile a Mysore o a Lahore, hanno installato, sul retro del loro sedile, uno schermo televisivo che vi farà restare di stucco: è sufficiente toccare il punto voluto sullo schermo perché chiassose pubblicità di ogni genere vi saltino agli occhi a ripetizione. Questo "lusso" era sin qui riservato alle limousine dei vip o affittate per le grandi occasioni. Siamo giusti: per il momento, un altro tasto permette di arrestare questo torrente di immagini chiassose.

Ma sappiamo che è soltanto una prova: numerose compagnie gareggiano con accanimento nella messa a punto, in vista di un mercato universale, di uno schermo perfezionato che permetterà al viaggiatore, affascinato e quasi schiavo, di scegliere ampiamente in quale campo desidera essere catturato dalla irresistibile pubblicità. Quest'arte dell'assedio e del bombardamento, frivola o feroce, dalla culla alla tomba, si riflette in un'"arte" altrettanto contemporanea che, a rimorchio come l'altra del taylorismo industriale e del fordismo militare, non smette mai, praticando l'assemblyline, di duplicare, copiare, scimmiottare o saccheggiare il meccanismo ottico che la fa vendere.

L'immagine-pleonasmo con pretesa d'arte, riproduzione in secondo grado dell'immagine pubblicitaria, del fumetto, del giocattolo o del gadget di serie, ha ridotto l'"arte" della quale si vanta, e la ricezione forzata che i suoi promotori le organizzano, al grado zero del ridicolo, paragonabile al grado zero della serietà servile in cui si bloccò per mezzo secolo il realismo socialista nell'ex Urss e nell'ex Cina maoista. A differenza del nostro André Fougeron francese, ingiustamente colpito da damnatio memoriae, i Fougeron cinesi sono oggi riciclati (dicembre 2007) nelle fiere di "Arte contemporanea" e raggiungono prezzi sensazionali nelle gallerie di New York, Londra e Parigi. Di questa unificazione del "campo artistico" mondiale, Andy Warhol, il Van Gogh della scatola Brillo e del barattolo Campbell's Soup, ha enunciato la teoria profetica nel 1963, in un'intervista a Art News.

Essa è in perfetta consonanza con l'etica del Libretto rosso del Grande Timoniere: «Tutti si assomigliano, e si comportano nello stesso modo, ogni giorno di più. Penso che tutti dovrebbero essere delle macchine. Penso che tutti si dovrebbero amare. La pop art è amare le cose. Amare le cose vuol dire essere come una macchina, perché si fa continuamente la stessa cosa. Dipingo in questo modo perché voglio essere una macchina».

Questo De l'amour pop, nelle "acque gelate", dice tutto.

Marc Fumaroli

© 2009 Librairie Arthème Fayard, Paris
© 2011 Adelphi Edizioni, Milano





Marc Fumaroli

Parigi-New York e ritorno

Adelphi





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Non mi sono dimenticato del post con le vostre grafie in corsivo. Lo pubblicherò la prossima settimana.