Piccole mele selvatiche raccolte nel bosco
Sullo sfondo si vede Triora, paese delle streghe
Prima delle mie terre di mezzo che ho citato più volte ci sono altri luoghi che stanno tra le terre mie in basso e quelle magiche lassù in cima.
Ci sono stato ieri, a Cetta, o meglio alle sette Cette, frazione di Triora, oltre il ponte di Loreto. E all'andata il cammino non è stato dei più tranquilli, perché abbiamo incontrato nei tornanti, mentre salivamo, mille moto, ho detto mille, che scendevano, tutte partecipanti al 22° Giro della strega.
Cibo mai assaggiato prima, a base di farina di castagne e altre materie semplici, alla riscoperta di antiche ricette. E poi nei boschi, che non sanno ancora decidersi a calarsi in pieno nei colori dell'autunno.
Ma ogni tanto il pensiero andava a Roma, e quei fatti non mi sono ancora andati giù.
L'ultimo gruppo di case che formano la frazione. Sono in tutto sette, donde le sette Cette
Fritelle di scarzöi (frittelle di cime di cipolle)
Cruxetti con pesto di menta (pasta fatta a mano, metà farina di grano metà farina di castagne, condita con pesto che al posto del basilico ha la menta, inalterati tutti gli altri ingredienti)
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Quelle meline, mi inteneriscono . Non ne vedo più da quando ero una bimba...come profumavano!
RispondiEliminaSai che gli “scarzöi” li friggeva anche mia mamma per il babbo? Lui ci andava matto…io un po’ meno. Qui si chiamano “la sgarbàza”.
Mi piace sempre andare alla scoperta di sapori nuovi, soprattutto se si tratta di cibi "poveri".
RispondiEliminale sette Cette.. ricordo nel 1975 andammo a Cetta un pomeriggio con la Forestale andammo a per un intervento di spegnimento di un fuovo tra Loreto e Cetta, fummo ospiti di una famiglia che cucinò per noi quei piatti cosidetti poveri.sulle sette Cette vi è tutta una storia, un brigante vi si stabilì ed i suoi sette figli formarono i sette agglomerati.. il ponte che collega Cetta a Loreto fu costruito negli anni cinquanta, una prova nazionale per un ponte a campata unica per le le future autostrade.. il Grande Comandante Partigiano Guglielmo Vittorio "Vitò" in quel di Cetta creò il suo primo nucleo di partigiani.
RispondiEliminaMaistretu
Giornata di luce impareggiabile che, ahimé, alcuna macchina fotografica può restituire.
RispondiEliminaChe splendida situazione! Meno male che al giro riusciamo a cuccarle tutte: chi non riesce ad andarci ne diventa partecipe grazie ai blog.
RispondiEliminaNon fraintendermi, ma preferisco questo post al precedente dove sembra che il Gatto faccia annoiare la Volpe che sbadiglia. O secondo te era voluto per cominciare a prendere le distanze?
RispondiEliminaComunque, a parte l'incontro con le moto, ritengo tu abbia passato una splendida giornata mangiando inoltre delle buone cose che, purtroppo, non ho mai avuto occasione di assaggiare.
Ciao Alberto e tranquillo, prima o dopo se ne andranno. Buonanotte.
Le colline e le montagne mi dànno sempre la sensazione di un abbraccio protettivo.
RispondiEliminaI sapori antichi, quasi ormai perduti, sono un tesoro che purtroppo solo pochi ormai possono trovare e gustare.
Ti invidio molto.
Bellissimi posti, veramente bellisssimi.
RispondiEliminaÉ sempre una fortuna poter riprendere contatto con la Natura - con i ritmi lenti e sobri delle stagioni, che scandiscono anche l'alternarsi dei cibi - in posti simili...
RispondiEliminaBeatus ille qui procul negotiis,
Ut prisca gens mortalium,
Paterna rura bobus exercet suis,
Solutus omni foenore!
(Orazio, Epodi - II vv 1-4).
(Beato chi lontano dagli affari, come gli antichi mortali, coltiva con i propri buoi i campi del padre, libero da debiti!).
... "fatti" di un sabato che non dobbiamo dimenticare.
RispondiEliminaCiao Alberto e buon pomeriggio. Meno male che ho pranzato da poco, una lasagnetta al salmone che si scioglieva in bocca e provocava piacere, preparata dalla mia vicina... altrimenti a quest'ora quelle ultime due foto sarebbero state devastanti.
Rimane la curiosità di conoscerne il gusto. Mi consolerò con le belle foto dei monti.
Quelle meline commuovono!
RispondiEliminaI paesaggi mi ricordano quelli del mio paese di origine, dove ci sono le radici che sento più mie (quelle materne, perchè quelle paterne sono molto meno attaccate alla mia pianta). Anche io sono ligure, di terre di mezzo, più in mezzo, nel senso non così ad occidente: il savonese, al confine con l'acquese. Un "dolce" paese, in tutti i sensi e forse hai capito di quale borgo si tratta.
RispondiEliminain quanto strega mi tocca di venire a visitare questo paesino e poi visto quello che ti sei mangiato!!!!
RispondiEliminaDi ritorno dalla città ho avuto questa piacevole sorpresa. Cetta è veramente un paese, anzi tanti piccoli gruppi di case, veramente incantevole. La festa della castagna ha trovato il suo ambiente ideale. In questa zona si sono combattute battaglie per la libertà: non solo Vittò, ma anche u megu Pavia, Erven, u megu Ferrero ed anche Italo Calvino. Qui vivevano i cestai, andati poi in tutta la Riviera. Su alcune carte del 700 si legge anche "Ciesta", il che fa venire in mente quell'intreccio di listarelle di castagni e noccioli.
RispondiEliminaAvrei mangiato volentieri i crusetti, buonissimi gnocchi dolci, gustati con il pesto oppure immersi nel latte. Che sapore!
A proposito quest'anno è un'annata veramente strana: castagne pochissime e la gran parte "begate", i ciliegi, i peri, i meli con i fiori (su di un melo addirittura foglie, frutti e fiori!). Vicino al ponte di Loreto poi tanti prugnoli con i fiori e le bacche contemporaneamente. Che tempi! Non ci resta che invocare la pioggia!
io adoro le castagne e quasi tutti i piatti che ne possono derivare! mi piacerebbe assaggiare anche questi, davvero! mi "accontento" del castagnaccio di mia mamma...;-)
RispondiEliminaah...dimenticavo! sembrano le mele estive che abbiamo anche noi in campagna..... se sono quelle sono STRA-Buone!
RispondiEliminaHo letto il tuo blog e penso che sia un buon strumento, anche se vogliamo sapere di sociologia.
RispondiEliminaComunque, a parte l'incontro con le moto, ritengo tu abbia passato una splendida giornata mangiando inoltre delle buone cose che.
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