Appena letto il titolo avevo subito pensato a un libro sulle piante. E invece no, è un romanzo, che sto finendo adesso di leggere. Per me che fotografo spesso fiori (qualcuno si è anche lamentato che ultimamente non ne pubblico) è una rivelazione: nel senso che mi ha tolto il velo a certe sensazioni confuse che provo quando sono a contatto intimo della Natura. Che vuol dire stare carponi per carpire (ops) da vicino il suo respiro tutto, e nel particolare i petali, gli steli, le nervature, la rugiada, e bloccare la luce nell'attimo di pausa della brezza. Mi piacerebbe conoscere l'autrice, e se passa da Milano non me la faccio sfuggire. Un'ultima cosa. È una delle pochissime volte che leggo un libro da poco uscito avviato a diventare un bestseller mondiale.
================
Victoria ha paura del contatto fisico.
Ha paura delle parole, le sue e quelle degli altri.
Soprattutto, ha paura di amare e lasciarsi amare. C'è solo un posto in cui tutte le sue paure sfumano nel silenzio e nella pace: è il suo giardino segreto nel parco pubblico di Potrero Hill, a San Francisco.
I fiori, che ha piantato lei stessa in questo angolo sconosciuto della città, sono la sua casa.
Il suo rifugio. La sua voce. È attraverso il loro linguaggio che Victoria comunica le sue emozioni più profonde. La lavanda per la diffidenza, il cardo per la misantropia, la rosa bianca per la solitudine.
Perché Victoria non ha avuto una vita facile. Abbandonata in culla, ha passato l'infanzia saltando da una famiglia adottiva a un'altra.
Fino all'incontro, drammatico e sconvolgente, con Elizabeth, l'unica vera madre che abbia mai avuto, la donna che le ha insegnato il linguaggio segreto dei fiori. E adesso, è proprio grazie a questo magico dono che Victoria ha preso in mano la sua vita: ha diciotto anni ormai, e lavora come fioraia. I suoi fiori sono tra i più richiesti della città, regalano la felicità e curano l'anima. Ma Victoria non ha ancora trovato il fiore in grado di rimarginare la sua ferita.
Perché il suo cuore si porta dietro una colpa segreta. L'unico in grado di estirparla è un ragazzo misterioso che sembra sapere tutto di lei. Solo lui può levare quel peso dal cuore di Victoria, come spine strappate a uno stelo. Solo lui può prendersi cura delle sue radici invisibili. Solo così il cuore più acerbo della rosa bianca può diventare rosso di passione.
================
Mi ricordavo di aver vissuto in trentadue case e l'elemento comune a tutte era il rumore: all'esterno autobus, freni, lo sferragliare di un terno merci che passava. All'interno il sovrapporsi dell'audio di televisori diversi, i trilli del forno a microonde e dello scaldabiberon, il campanello della porta, le imprecazioni, lo scatto della serratura. E poi c'erano i rumori degli altri bambini: neonati che piangevano, fratelli che litigavano, strilli sotto la doccia troppo fredda, il piagnucolio della compagna di stanza che aveva avuto un incubo. Ma la casa di Elizabeth era diversa. Silenziosa come il vigneto al crepuscolo. Solo un debole ronzio filtrato dalla finestra aperta. Mi fece venire in mente il crepitare dell'elettricità nei cavi, ma eravamo in campagna e immaginai che la sorgente del suono fosse la natura: Una cascata lontana, forse, o uno sciame di api.
---
Passarono i minuti. Suonò il timer del forno, ma Elizabeth non si mosse. Quando finalmente alzai la testa, la cucina era satura del profumo di cioccolato. Elizabeth aveva preparato un soufflé per festeggiare l'arrivo della primavera e l'aroma era dolce e intenso. Mi asciugai gli occhi sulla manica della sua camicetta e mi sedetti dritta allontanando la faccia per guardarla. I nostri occhi si incontrarono e mi accorsi che anche lei aveva pianto. Le ultime lacrime restavano aggrappate al mento per un attimo prima di caderle dal viso.
«Ti voglio bene», disse e io ricominciai a piangere.
Il soufflé si stava bruciando nel forno.
Vanessa Diffenbaugh
Il linguaggio segreto dei fiori
Garzanti
La foto l'ho scattata qualche minuto fa nel giardino di casa qui a Milano. Come potete vedere dalla luce il cielo è coperto, la temperatura sui 24 gradi. Alla sinistra del libro sullo sfondo quattro piante che ho messo a dimora due mesi fa. Già cariche di frutti. Se matureranno a dovere ne parlerò. Saluto Gian Piero che, avendoli visti questi frutti, mi ha fatto i complimenti, forse anche con po' di invidia perché i suoi non sono (ancora) così.