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Victoria ha paura del contatto fisico.
Ha paura delle parole, le sue e quelle degli altri.
Soprattutto, ha paura di amare e lasciarsi amare. C'è solo un posto in cui tutte le sue paure sfumano nel silenzio e nella pace: è il suo giardino segreto nel parco pubblico di Potrero Hill, a San Francisco.
I fiori, che ha piantato lei stessa in questo angolo sconosciuto della città, sono la sua casa.
Il suo rifugio. La sua voce. È attraverso il loro linguaggio che Victoria comunica le sue emozioni più profonde. La lavanda per la diffidenza, il cardo per la misantropia, la rosa bianca per la solitudine.
Perché Victoria non ha avuto una vita facile. Abbandonata in culla, ha passato l'infanzia saltando da una famiglia adottiva a un'altra.
Fino all'incontro, drammatico e sconvolgente, con Elizabeth, l'unica vera madre che abbia mai avuto, la donna che le ha insegnato il linguaggio segreto dei fiori. E adesso, è proprio grazie a questo magico dono che Victoria ha preso in mano la sua vita: ha diciotto anni ormai, e lavora come fioraia. I suoi fiori sono tra i più richiesti della città, regalano la felicità e curano l'anima. Ma Victoria non ha ancora trovato il fiore in grado di rimarginare la sua ferita.
Perché il suo cuore si porta dietro una colpa segreta. L'unico in grado di estirparla è un ragazzo misterioso che sembra sapere tutto di lei. Solo lui può levare quel peso dal cuore di Victoria, come spine strappate a uno stelo. Solo lui può prendersi cura delle sue radici invisibili. Solo così il cuore più acerbo della rosa bianca può diventare rosso di passione.
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Mi ricordavo di aver vissuto in trentadue case e l'elemento comune a tutte era il rumore: all'esterno autobus, freni, lo sferragliare di un terno merci che passava. All'interno il sovrapporsi dell'audio di televisori diversi, i trilli del forno a microonde e dello scaldabiberon, il campanello della porta, le imprecazioni, lo scatto della serratura. E poi c'erano i rumori degli altri bambini: neonati che piangevano, fratelli che litigavano, strilli sotto la doccia troppo fredda, il piagnucolio della compagna di stanza che aveva avuto un incubo. Ma la casa di Elizabeth era diversa. Silenziosa come il vigneto al crepuscolo. Solo un debole ronzio filtrato dalla finestra aperta. Mi fece venire in mente il crepitare dell'elettricità nei cavi, ma eravamo in campagna e immaginai che la sorgente del suono fosse la natura: Una cascata lontana, forse, o uno sciame di api.
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Passarono i minuti. Suonò il timer del forno, ma Elizabeth non si mosse. Quando finalmente alzai la testa, la cucina era satura del profumo di cioccolato. Elizabeth aveva preparato un soufflé per festeggiare l'arrivo della primavera e l'aroma era dolce e intenso. Mi asciugai gli occhi sulla manica della sua camicetta e mi sedetti dritta allontanando la faccia per guardarla. I nostri occhi si incontrarono e mi accorsi che anche lei aveva pianto. Le ultime lacrime restavano aggrappate al mento per un attimo prima di caderle dal viso.
«Ti voglio bene», disse e io ricominciai a piangere.
Il soufflé si stava bruciando nel forno.
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Passarono i minuti. Suonò il timer del forno, ma Elizabeth non si mosse. Quando finalmente alzai la testa, la cucina era satura del profumo di cioccolato. Elizabeth aveva preparato un soufflé per festeggiare l'arrivo della primavera e l'aroma era dolce e intenso. Mi asciugai gli occhi sulla manica della sua camicetta e mi sedetti dritta allontanando la faccia per guardarla. I nostri occhi si incontrarono e mi accorsi che anche lei aveva pianto. Le ultime lacrime restavano aggrappate al mento per un attimo prima di caderle dal viso.
«Ti voglio bene», disse e io ricominciai a piangere.
Il soufflé si stava bruciando nel forno.
Vanessa Diffenbaugh
Il linguaggio segreto dei fiori
Garzanti
La foto l'ho scattata qualche minuto fa nel giardino di casa qui a Milano. Come potete vedere dalla luce il cielo è coperto, la temperatura sui 24 gradi. Alla sinistra del libro sullo sfondo quattro piante che ho messo a dimora due mesi fa. Già cariche di frutti. Se matureranno a dovere ne parlerò. Saluto Gian Piero che, avendoli visti questi frutti, mi ha fatto i complimenti, forse anche con po' di invidia perché i suoi non sono (ancora) così.
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"Elizabeth aveva preparato un soufflé per festeggiare l'arrivo della primavera": quanta genuina meraviglia in un simile gesto.
RispondiEliminaCredo proprio che mi piacerà questo libro.
in qualche modo ci hanno insegnato la bellezza, forse l'arte non sarebbe mai nata senza l'esistenza dei fiori
RispondiEliminaFaccio sempre tesoro dei consigli "librari", dunque grazie. Poi è un periodo in cui sono molto attratta da testi che, in modo diverso, parlano di fiori, piante, giardini.
RispondiEliminaE a proposito di giardini... il tuo è bellissimo. Pare il chiostro di un vecchio convento. Fortunato mortale a godere di un simile gioiello.
Saluti!
eh sì sembra un bel libro. ma poi, che sia bello o brutto sono spesso considerazioni del tutto personali.
RispondiEliminama a parte questo, mi colpisce sempre il tuo rapporto coi vegetali, fiori, alberi, frutti.
sarà la liguria, sarà il tuo bellissimo giardino di milano...
ciao!
Dopo aver letto e visto tutto, c'é sul serio da sentirsi più leggeri!
RispondiEliminaAh, leggerò anch'io.
RispondiEliminaGrazie, Al,
per amare la Natura....
g
allora mi tocca di aggiungerlo alla mia lista dei desideri
RispondiEliminaGrazie per la recensione, penso proprio lo leggerò anch'io,
RispondiEliminaun caro saluto
Un libro che ho letto di recente e che ha cambiato il mio modo di rapportarmi col giardino (ed anche col mondo vegetale) è "Il giardino in movimento", di Gilles Clément, Quodlibet editore...
RispondiEliminaDa quel che dici, mi intriga.
RispondiEliminaLo chiederò in biblioteca.
@Duck
RispondiEliminaCi hai preso. E' un antico convento del Quattrocento. Ma le arcate che vedi si riferiscono a questo portico. Il chiostro è in un altro cortile.
Ah però.
RispondiEliminaChe posto. Seguendo link a tuoi precedenti post ho sbirciato nel giardino. Poffarbacco. Meraviglia. Pure la palma.