Il 2 luglio del 1961, mezzo secolo fa giusto giusto, Ernest Hemingway decise di morire come aveva vissuto, con un eccesso.
Quando cominciai a leggerlo se n'era già andato da un pezzo, ma quella maniera in cui se ne andò mi rimase perché ne discutemmo a lungo con quegli amici di letture giovanili. Poi vennero anche Steinbeck che ci aprì gli occhi sulla profonda America e Kerouac che ci istigò a metterci in cammino. Qualcuno in vespino (due vespini) partì per il Marocco, qualcun altro, via terra, raggiunse Kathmandu e ritornò a raccontare meraviglie (anche quelle dell'hotel Eden e della stanza numero 29). Di altri ancora si persero le tracce, svaporati nei fumi di incenso e d'altro. Fu l'epopea nomade di una generazione visionaria.
Certi libri ti segnano perché quando li leggi sei ancora vergine, e forse è meglio che una volta adulto non ti venga la tentazione di riprenderli: potrebbero deluderti. Ma non vale per tutti. Alcuni, a una rilettura, ti possono disvelare gemme di cui non ti eri accorto. E forse allora non c'erano proprio queste gemme perché la letteratura è un mistero da scoprire ogni volta nel suo continuo divenire.
Sono sincero. Di Hemingway, da quei tempi là, non ho più letto niente.
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puntuale commemorazione, alberto...
RispondiEliminacredo di aver letto, con grande piacere, tutto quello che ha scritto. Ne ero profondamente affascinata. Ciao
RispondiEliminaEd io invece, di Hemingway non ho mai letto niente. Ma rimedierò: l'ho appena segnato tra gli autori da leggere. Grazie caro Alberto, + sempre un piacere passare di qua.
RispondiEliminaun caro saluto
mi piace l'essenza del post, che è poi la gioia che ci regala il nostro bisogno di leggere.
RispondiEliminasono stato a Katmandhu , vagabondo del Dharma, lupo della steppa, al centro della terra leggendo.
Hemingway è stato una di queste tappe, non la più importante, ma leggere i suoi 49 racconti, l'uomo e il mare mi hanno insegnato e cresciuto nella voglia di continuare a leggere.
Non dimenticare è uno degli insegnamenti che dà la lettura.
e vale anche ricordare il 2 luglio,
in particolare per Ernest, visto che l'ha scelta lui questa data.
ciao alberto
non ne ho letto molto, ma "il vecchio e il mare" da solo basta a metterlo nel mio olimpo
RispondiEliminaSi narra che lui utilizzasse la sua preziosissima macchina da scrivere posta su di un leggio con ruote che si trascinava ovunque e scriveva stando in piedi.
RispondiEliminaBellissimo e molto toccante il film "Il vecchio e il mare" tratto da un suo romanzo interpretato dal grande Spencer Tracy.
Ho letto molto di Hemingway ma ora mi ritorna alla mente -Il vecchio e il mare- mi ci immedesimo nella figura del vecchio: al posto del mare ho la terra con i raccolti in bilico fra siccità istrici e scoiattoli e qualche puntata dei cinghiali. anche io porterò a - riva - gusci rimasti.......
RispondiEliminaDirei che definire "scelta" il suicidio di Hemingway è corretto soltanto in parte. In realtà misura, pur nella tragicità dell' evento, un dato di coerenza: l' archetipo di una generazione in irrimediabile decadenza, segnata e ferita dalle due guerre mondiali, e un' iperbole tutta intima e personale, caratterizzata dallo stesso patrimonio genetico, che ha reso dolorosamente seriali morti simili nella sua famiglia. Qualche grande scrittore pare quasi rechi in sé un' attitudine -tutta inconsapevole- a lasciare un' impronta dolorosa ed inquietante sui suoi tempi: il prezzo è altissimo, è giusto non dimenticarli.
RispondiEliminaGli "eroi", lo sappiamo, devono morire "giovani e belli", e ciò rende immortale la loro eredità intellettuale. Quel che mi ha sempre rattristato, e che ancor oggi mi par vero, è la constatazione che, per gli spiriti più coraggiosi e sensibili, ma da qualche effetto resi fragili, scrutare a fondo il significato più nascosto della vita, spesso conduce al suo rifiuto.
Bravo Al, per il ricordo del grande Hemingway.
RispondiEliminaCome si può non averlo letto.
Neppure io l'ho ri-letto, come neppure Steinbeck (anche con S. ci sono cresciuta...),
mentre invece ho riletto Kerouac, in anni di "maturità", e...
è come dici tu: sarebbe stato meglio non avere quella tentazione! :-)
ciao,
g
Bellissimo post! Vita vissuta e vita letta (perchè vissuta).
RispondiEliminaMassimo
prima figli e poi padri, ma pur sempre sognatori.. nell'attesa che la campana suoni..
RispondiEliminaMaistretu
Per certi aspetti mi spiace essere troppo giovane per poterne apprezzare l'innovazione. Nonostante questo non c'è un solo romanzo di Hemingway che non mi sia piaciuto.
RispondiEliminaMi ricordo, anche se ancora piccolo, come ne ebbi la notizia. Oggi, se rivado con la memoria, mi terrei caro solo "Fiesta".
RispondiEliminaNon vorrei essere provocatorio, ma credo che Hemingway sia stato parecchio sopravvalutato (rispetto a Faulkner o al primo Dos Passos, per esempio) e comunque irrimediabilmente - a parte alcuni racconti - legato a un tempo per fortuna passato. Tutte queste fissazioni per machismi vari, caccia, pesca, corride, sbronze, virilità perdute e riporti di capelli sono insopportabilmente patetiche. Su "Il vecchio e il mare" poi sarebbe bene leggere quello che ha scritto Dwight Macdonald in "Masscult e Midcult" (1960, disponibile in italiano nelle edizioni e/o, Piccola Biblioteca Morale, 2002) e smetterla di consigliarlo come lettura scolastica, che poi si va a finire a Bach (Richard) o peggio a Bambaren e a Coelho da una parte o a certe riesumazioni adelphiane per segretarie dall'altra (Somerset Maugham e Marai, per dirne due).
RispondiEliminaSui suicidi poi la penso come Pavese: omicidi timidi, masochismo invece che sadismo.
bella commemorazione, e giuste osservazioni.
RispondiEliminaCerti libri non vanno più aperti, ma solo ricordati.
Rammento "Per chi suona la campana" i suoi libri li ho e li conservo come tutti gli altri, ma rileggerlo...è come tornare nei luoghi della tua infanzia, delusione garantita.
RispondiEliminaSteinbeck ... è un'altra storia, lo rileggo volentieri, ha un che di attuale