Per millenni un doppio comandamento ha retto la morale ebraico-cristiana: ama Dio e ama il prossimo tuo come te stesso.
Alla fine dell'Ottocento Nietzsche ha annunciato: Dio è morto.
Passato anche il Novecento, non è tempo di dire quel che tutti vediamo? È morto anche il prossimo.
La società retta da due pilastri non ha avuto più equilibrio da quando uno è crollato. La morte di Dio ha svuotato il cielo. Ma niente resiste al risucchio del vuoto. Lo spazio celeste è stato riempito con l'assunzione dei miracoli della scienza e dell'economia fra le divinità, con l'elevazione alle stelle del desiderio personale. Troppo spesso si dimentica che desiderare significa proprio questo: smettere (de-) di affidarsi agli astri (sidera), farne a meno, sostituirsi al cielo.
La globalizzazione è ben lontana dall'essere solo un evento economico. È uno sconvolgimento morale. Ogni giorno ci sta sotto gli occhi una tragedia del mondo: la fame, il ritorno di malattie devastanti, i drammi climatici, le stragi dimenticate. Ciò che merita la nostra compassione e richiederebbe il nostro amore è sempre più evidente, ma anche sempre più lontano, sempre più astratto: manca di profondità come gli schermi che ce lo comunicano. La globalizzazione dell'amore potrebbe essere una nuova esaltante conquista, ma è, al tempo stesso, profondamente innaturale. Quell'arricchimento che l'informazione ci consegna, essendo inflazionato e astratto, contribuisce anche alla scomparsa di solidarietà che vorrebbe combattere.
Alla fine dell'Ottocento Nietzsche ha annunciato: Dio è morto.
Passato anche il Novecento, non è tempo di dire quel che tutti vediamo? È morto anche il prossimo.
La società retta da due pilastri non ha avuto più equilibrio da quando uno è crollato. La morte di Dio ha svuotato il cielo. Ma niente resiste al risucchio del vuoto. Lo spazio celeste è stato riempito con l'assunzione dei miracoli della scienza e dell'economia fra le divinità, con l'elevazione alle stelle del desiderio personale. Troppo spesso si dimentica che desiderare significa proprio questo: smettere (de-) di affidarsi agli astri (sidera), farne a meno, sostituirsi al cielo.
La globalizzazione è ben lontana dall'essere solo un evento economico. È uno sconvolgimento morale. Ogni giorno ci sta sotto gli occhi una tragedia del mondo: la fame, il ritorno di malattie devastanti, i drammi climatici, le stragi dimenticate. Ciò che merita la nostra compassione e richiederebbe il nostro amore è sempre più evidente, ma anche sempre più lontano, sempre più astratto: manca di profondità come gli schermi che ce lo comunicano. La globalizzazione dell'amore potrebbe essere una nuova esaltante conquista, ma è, al tempo stesso, profondamente innaturale. Quell'arricchimento che l'informazione ci consegna, essendo inflazionato e astratto, contribuisce anche alla scomparsa di solidarietà che vorrebbe combattere.
Luigi Zoja
La morte del prossimo
Einaudi
Mi scuso se a qualcuno non ho fatto o contraccambiato gli auguri ma dove sono adesso ho problemi di collegamento e di navigazione. Non è detto che un giorno o l'altro salga lassù sul colle Tramontina dove è situato il traliccio che mi fa rimbalzare col contagocce i bit per appendervi la bandiera dei pirati informatici.
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