Si staccano così le foglie, i capelli, le gocce, le pagine.
Me ne andai di casa nell'anno 1968, mio diciottesimo compleanno, dopo un'infanzia smaltita come una quarantena.
Scelsi il treno, l'orario, non mi affidai al caso di un passaggio: volevo governare la partenza. Presi posto al finestrino e restai fisso a guardare fuori la processione del mio addio. Mentre mi staccavo, la città mi finiva sotto pelle come quegli ami che, entrati dalle ferite, viaggiano nel corpo, inestirpabili.
Nel chiasso delle molte porte sbattute, la mia la chiusi piano. Mio padre piangeva con singhiozzi regolari il cui ritmo, conficcato a chiodo nelle orecchie, ho ripetuto sul cantiere quando, battendo col martello sullo scalpello, mi è rintoccato tra le mani. Mi lasciò andare senza una bestemmia.
I suoi resti stanno in collina vicino a una ferrovia locale, con vista sopra un lago.
Se il verbo tornare ha per me un senso e un indirizzo, se anch'io ho un posto dove tornare, è quella collina. Tornare per me è verbo di bisbigli, non di geografia.
da Napòlide
Me ne andai di casa nell'anno 1968, mio diciottesimo compleanno, dopo un'infanzia smaltita come una quarantena.
Scelsi il treno, l'orario, non mi affidai al caso di un passaggio: volevo governare la partenza. Presi posto al finestrino e restai fisso a guardare fuori la processione del mio addio. Mentre mi staccavo, la città mi finiva sotto pelle come quegli ami che, entrati dalle ferite, viaggiano nel corpo, inestirpabili.
Nel chiasso delle molte porte sbattute, la mia la chiusi piano. Mio padre piangeva con singhiozzi regolari il cui ritmo, conficcato a chiodo nelle orecchie, ho ripetuto sul cantiere quando, battendo col martello sullo scalpello, mi è rintoccato tra le mani. Mi lasciò andare senza una bestemmia.
I suoi resti stanno in collina vicino a una ferrovia locale, con vista sopra un lago.
Se il verbo tornare ha per me un senso e un indirizzo, se anch'io ho un posto dove tornare, è quella collina. Tornare per me è verbo di bisbigli, non di geografia.
da Napòlide
Erri De Luca
Napoli 1950
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"...Per chi scrive storie all'asciutto della prosa, l'azzardo dei versi è mare aperto. Non li ho raggiunti, i versi. Qui ci sono linee che vanno troppo spesso a capo..."
RispondiEliminaCosì Erri De Luca di se stesso nella prefazione a "Opera sull'acqua" (Einaudi).
Ma a me, sinceramente, piace molto.
meraviglioso, amo erri de luca, è il nostro clint eastwood.
RispondiEliminaBellissima anche la foto; una foto da cui, come in certi ritratti rinascimentali, sembrano trasparire il carattere e - si potrà ancora dire? - l'ANIMA della persona.
RispondiEliminaNon c'é altro da fare che leggere e rileggere: tutto é perfetto,in questo brano!
RispondiEliminaPiace anche a me Erri De Luca.
RispondiEliminaE mi è piaciuto l'accostamento di ady happyborn a Clint Eastwood :-)
ciao Al,
g
Anch'io sto leggendo Napòlide, un excursus profondo di sensazioni e sentimenti "di uno che si è raschiato dal corpo l'origine, per consegnarsi al mondo" ma "mai più ha attecchito altrove".
RispondiEliminaLeggerlo non basta mai.. e quando l'ho ascoltato dal vivo o per interposto schermo e' spesso riuscito a tirar fuori lacrime da occhi che raramente le partoriscono.
RispondiEliminaHo riconoscenza per quasi tutte le sue parole...