L'uniformità della lingua, lo spostamento di parole da un contesto all'altro e la loro continua ripetizione sono il segno di una malattia degenerativa della vita pubblica che si esprime, come sempre in questi casi, in un linguaggio stereotipato e kitsch, proprio per questo largamente diffuso e bene accolto.
Oggi è politicamente corretto il dileggio, l'aggressione verbale, la volgarità, la scurrilità. È politicamente corretta la semplificazione, fino alla banalizzazione, dei problemi comuni. Sono politicamente corretti la rassicurazione ad ogni costo, l'occultamento delle difficoltà, le promesse dell'impossibile, la blandizia dei vizi pubblici e privati proposti come virtù. Tutti atteggiamenti che sembrano d'amicizia, essendo invece insulti e offensioni. I cittadini comuni, non esperti di cose politiche, sono trattati non come persone, ma come sudditi, anzi come plebe. Cosicché le posizioni sono ormai rovesciate. Proprio il linguaggio plebeo è diventato quel "politicamente corretto" dal quale dobbiamo liberarci, ritrovando l'orgoglio di comunicare tra noi parlando diversamente, non conformisticamente, seriamente, dignitosamente, argomentatamente, razionalmente, adeguatamente ai fatti.
Oggi è politicamente corretto il dileggio, l'aggressione verbale, la volgarità, la scurrilità. È politicamente corretta la semplificazione, fino alla banalizzazione, dei problemi comuni. Sono politicamente corretti la rassicurazione ad ogni costo, l'occultamento delle difficoltà, le promesse dell'impossibile, la blandizia dei vizi pubblici e privati proposti come virtù. Tutti atteggiamenti che sembrano d'amicizia, essendo invece insulti e offensioni. I cittadini comuni, non esperti di cose politiche, sono trattati non come persone, ma come sudditi, anzi come plebe. Cosicché le posizioni sono ormai rovesciate. Proprio il linguaggio plebeo è diventato quel "politicamente corretto" dal quale dobbiamo liberarci, ritrovando l'orgoglio di comunicare tra noi parlando diversamente, non conformisticamente, seriamente, dignitosamente, argomentatamente, razionalmente, adeguatamente ai fatti.
Gli undici paragrafi di questo libro (ciascuno dedicato a una parola nuova o di seconda mano e mal restaurata) compongono un endecalogo emblematico della regressione di questi nostri tempi. Una sorta di libretto di istruzioni per evitare effetti mentali indesiderati. Un vaccino che va iniettato sulla lingua, allo scopo di mantenerla presentabile ed efficace.
Gustavo Zagrebelsky
Sulla lingua del tempo presente
Einaudi
fresco di stampa
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In effetti, il politicamente corretto della plebe, che io chiamerei "televisivamente corrotto" (e che secondo me si fa odiare più per banalità, insulsaggine, uniformità e povertà, che non per "scurrilità") è forse l'unica cosa al mondo a superare in odiosità il vecchio "politically correct" di americana tristanzuola memoria.
RispondiEliminaChi ha una testa la usi per pensare, e per parlare con parole sue.
Chi non ce l'ha, che afonia perpetua lo colga!!!!
Ho due nipotine (11e13 anni) che hanno la lingua gonfia dai tanti vaccini che ogni giorno cerco di inoculare loro.All'inizio si lamentavano molto perchè ,a loro dire, sarebbero state prese in giro dai compagni usando vocaboli e idee fuori dalla norma, ora accettano di buon grado,probabilmente mi fanno fessa.
RispondiEliminaCristiana
è dura combattere contro gli stereotipi, sai quanti ne sento e leggo che parlano per frasi fatte, istupiditi da queste rappresentazioni televisive e non
RispondiEliminaVeramente a me pare che Zagrebelsky si sbagli alla grande. Nessuno pensa davvero, neanche chi lo pratica, che insultare l'avversario sia "politically correct": più che altro, di essere "correct" non gliene frega nulla. Il "politically correct" è invece tipicamente di sinistra, ed è impersonato emblematicamente da Veltroni. Si tratta in sostanza di considerare la politica come il mondo del confronto di opinioni differenti, del fare sparire i nemici per farli diventare avversaqri con cui duellare lealmente. Qualcuno di voi ricorda ancora la preistoria della politica quando si parlava del "nemico di classe"? Quando si interpretava la politica come lo scontro tra interessi divergenti ed incompatibili? Il "politically correct" trionfa insomma quando la sinistra, a partire da un certo libertarismo nato nel '68 (anche se a scoppio ritardato), sbarca nel pieno del liberalismo, perchè in esso il conflitto è mediato in maniera impersonale dal mercato.
RispondiEliminaSiccome questa interpretazione è scontata, si deve sospettare che Zagrebelsky più che sbagliare, voglia consapevolmente gettare un po' di confusione, proprio perchè credo che anch'egli ci stia alla grande nel "politically correct".
Scusate la concisione, ma il commento è già troppo lungo così: spero che sia sufficientemente chiaro egualmente.
Concordo completamente. Penso, però, che il degrado del linguaggio sia solo uno, dei tanti sintomi del degrado dei costumi. La libertà sessuale ha portato allo svilimento dell'amore. La libertà di parola è diventata libertà di offendere con le parole... Spero solo che questo sia un eccesso dovuto alla reazione contro le coercizioni di un tempo e non un definitivo sfascio del senso di responsabilità civile e personale...
RispondiEliminaè il manto di falsità che amiamo indossare per coprire le nostre 'pochezze': un sodoku di parole messe a caso in orizzontale o in verticale, come se potessero conservare il significato originario e pulire gli incroci in diagonale!
RispondiEliminaSaam enigmista.
Viviamo nel pieno boom "dell'uomo qualunque", la vittoria del Mike Bongiorno che catechizzava dicendo che bastavano 400 vocaboli per parlare in italiano.
RispondiEliminaHo smesso di essere politicamente corretta, se la plebe vuole farsi pestare a sangue dal sistema...si accomodi, mi faccio più in la,rispetto a Cristiana ho una sola nipotina di 7 anni e le pillole di vaccino ho cominciato a inoculargliele quando ne aveva 3, sviluppa le difese immunitarie contro la banalità alla grande.
Non sarà un libro a levare la nebbia da chi in quella nebbia ci sguazza fin dalla nascita.
Il politioally correct penso che sia meglio descritto nella sua evoluzione da Vincenzo Cucinotta. L'attuale aggressività verbale nel dibattito politico è decollato con la Lega in forma popolareggiante, poi vista la presa anche in termini elettorali, è cominciato un fenomeno di imitazione.
RispondiEliminaLeggerò il libro ( grazie per averlo segnalato), mi sembra che l'autore non scriva solo di linguaggio politico, anzi… a me viene il prurito quando sento :"mi consenta, veda, e a parlare è una persona qualsiasi,non un politico,Mi sembra che esista un impoverimento del linguaggio, e va di pari passo con una aggressività diffusa e senza senso.
RispondiEliminaforse il nostro compito ora è di conservare un minimo di decenza anche in noi stessi, non serve inoculare vaccini o altro, questi tempi passeranno, altri ne verranno e noi, forse, dipende dall'anagrafe, vedremo questo tempo con altri occhi. Si finisce sempre per peccare di millennarismo, il mondo non finisce di certo oggi o domani, anche se alle corde, l'intellingenza prevarrà su tutto questo bailame.
RispondiEliminaMaistrettu
Ringrazio tutti per i commenti, però a questo punto credo che forse sarebbe utile fare un post sul politically correct.
RispondiEliminaQuesto blog mi piace un sacco. Condivido tutto l'articolo .In tempi come questi viene da stare molto zitti o parlare di giardino per parlare del mondo, come faccio io.
RispondiEliminaBenvenuta Lorenza.
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