Milano, via Padova. Il luogo dove venerdì scorso è stato assassinato Hamed Mamoud El Fayed Adou.
Dapprima avete instillato in buona parte della popolazione un senso diffuso di insicurezza contando balle una dietro l'altra. E visto che siete degli emeriti pagliacci, o se volete dei rozzi imbonitori di fiera, la gente c'è cascata.
Poi avete detto che ci avreste pensato voi, con i vostri provvedimenti, a rendere più sicure le città. E infatti s'è visto.
Ve li ricordate cari lettori i poliziotti di quartiere, gli schieramenti dei militari e infine le bufale delle ronde? Questo è quello che avete saputo fare, e su queste iniziative di pura propaganda avete anche imbastito le vostre campagne elettorali.
E intanto vi siete lavati le mani di interi quartieri come questo di via Padova a Milano lasciati soli a se stessi, sconvolti da flussi incontrollati di immigrazione multietnica che entrava in pauroso e sempre più aspro conflitto con gli abitanti storici.
Quando venerdì scorso è successo il fattaccio del giovane egiziano, Hamed di 19 anni , ucciso a coltellate si presume da un sudamericano, la rabbia dei diseredati è esplosa. E quella strada è diventata terreno di breve battaglia, sfogo momentaneo ma purtroppo presumo non definitivo di fiele irrancidito nelle cantine dormitorio della zona e tra i caporali mattutini di piazzale Loreto.
Ieri uno di voi, il vicesindaco De Corato, sempre in prima linea nel dare addosso ad immigrati e rom, è andato in mezzo ai "bianchi" della zona per spiegare e calmare. Si è preso insulti e tutto il seguito anche da loro. Non riusciva proprio a capacitarsi il povero vicesindaco maresciallo mandato in prima linea dal colonnello Letizia Moratti che intanto chiusa nelle stanze di palazzo Marino tace.
Voi del Pdl, facendo una figura di merda, altre parole non trovo, avete accusato allora il Pd di essere colpevole di questa situazione di degrado, dimenticando che siete voi a detenere il potere in questa città, da diciassette anni, ininterrottamente. Il vostro socio, Matteo Salvini, pasdaran della Lega, che dire irresponsabile è fargli un complimento, ha detto deciso che bisogna rastrellare il quartiere, palazzo per palazzo, appartamento per appartamento, camera per camera.
Intanto i furgoni delle televisioni con le parabole puntate lassù al satellite e con gli studi mobili attrezzati anche per riprese notturne bivaccano sui marciapiedi di questa strada ormai da tre giorni. Aspettano l'osso da mordere per darlo poi in pasto ai famelici telespettatori. La tensione si affetta.
Sono passato qualche ora fa da piazzale Loreto, dove via Padova ha inizio, quasi continuazione ideale di corso Buenos Aires. Un manipolo di sfegatati delusi perché pensavano di essere molti di più presidiava l'entrata della via sventolando bandiere del Pdl e bandiere italiane. Povero tricolore. Forze dell'ordine in gran numero, anche mezzi blindati.
Si può governare un Paese o amministrare una città barando. Il baro imbroglia chi è dall'altra parte del tavolo incantandolo, come fa il serpente. Ma il gioco falsato non può durare all'infinito, e così prima o poi il perdente si sveglia dall'incanto e chiede il conto di tutto quello che gli è stato rubato con frode. Di solito non lo chiede con educazione. Che i tempi si facciano maturi?
Milano, via Padova venerdì notte.
Foto dal Corriere della sera
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Esempi di strategia della tensione, 2010.
RispondiEliminaEcco l'Europa di Maastricht, o di Lisbona, che implode, sconvolta da guerriglie urbane:
i motivi?
razzismo, immigrazione, e forse presto cibo e acqua!
Naturalmente il Grande Fratello arrivera' con una pseudosoluzione, e la plebe dormiente battera'le mani.
Bel post che condivido, direi parola per parola. Purtroppo, la capacità di condizionamento mediatico è tale che per svegliare la gente necessiterà affidarsi a un bisogno primario come la fame. Forse, non ci siamo poi tanto lontani...
RispondiEliminaStessa solfa di Via Paolo Sarpi. A tutti stavano bene i cinesi quando arrivavano e compravano - cash sonante, mica assegni o cambili! - magazzini, negozietti e appartamenti. Ma poi, quando i cinesi hanno avuto bisogno di far fruttare le loro attività commerciali, allora no, allora non è più un quartiere ma è un ghetto, allora gli italiani hanno paura...
RispondiEliminaIpocriti!
Adesso Via Padova resterà sotto i riflettori per quanto? Due settimane? Tre? E poi, dopo le tante parole sparse a destra e a manca da politici e politicanti, tutto tornerà nel silenzio e gli emarginati, italiani o immigrati che siano, torneranno ad essere invisibili.
Il baro-serpente è tornato ad ingannare con la sua propaganda, dopo una pausa in cui ci siamo illusi di vivere in un paese civile.
RispondiEliminaBravo Alberto. Anche se è un post che non condivido quando compro Mediaset ti farò direttore di Rete 4
RispondiEliminaBellissimo post, complimenti davvero. Hai colto in pieno il nocciolo della questione.
RispondiEliminaIo lo spero Alberto, che le persone facciano finalmente maturare questi tempi. Dove pensiamo di poter arrivare, andando avanti così?
RispondiEliminaBravo, Al
RispondiEliminabel post.
La tua conclusione: speranza. Chissà..!
g
questo governo è la continuazione di quello di prima, della Bossi Fini, delle ronde e dei tatuaggi, dei Borghezio e delle ampolle del Po..intanto tre quarti del paese sono in mano alla criminalità organizzata, Milano in testa. quella micorcriminalità che tanto ci desta paura e paure, vive indisturbata nei suoi traffici, interi quartieri, aree adiacenti le stazioni ferroviarie, sono terra di nessuno. Questo è il quadro desolante di un paese che utilizza i poliziotti per scorte ai Bertolaso di turno, oppure imboscati nelle questure a fare da scritturali! lasciamo il "manovratore" in pace, c'era scritto da qualche parte, appunto lasciamolo in pace che tra non molto questo paese si trasformerà in una immensa cloaca a cielo aperto.
RispondiEliminaBaruffa
io spero che i tempi siano maturi anche perchè non se ne può più!
RispondiEliminaBravo Alberto ottimo post
un saluto
Sono solidale con te e con i tuoi commentatori, che conosco ed apprezzo.
RispondiEliminaChe si puo' fare per far maturare questi tempi? e le persone?, le coscienze? il senso civico??
In questo periodo sono incredibilmente oltre ogni limite di indignazione, fatico pure a informarmi.
un saluto
Condivido i contenuti del post.
RispondiEliminaI politici si occupano della nostra sicurezza nello stesso esatto modo in cui si occupano di protezione civile...
Kauffman
Piuttosto che affrontare davero i problemi reali, si preferisce alimentare la paura verso problemi gonfiati ad arte, indicando i colpevoli sempre negli "altri".
RispondiEliminaÉ una riflessione già proposta: sono più nemici dell'Italia gli immmigrati clandestini o chi su di essi specula (malavita compresa)?
Chi arriva da un'altra parte (e non necessariamente ruba) o chi ruba (evade, froda, corrompe ed è corrotto...) essendo cittadino italiano?
La Lega la risposta ce l'ha, il PDL, per comodità, anche: i risultati, purtroppo, si vedono.
Grande Alberto.
RispondiEliminaSe la massa si incazzasse la metà di quanto lo siamo noi, ci sarebbero già le barricate per strada, ma ha ragione vincenzo, è una questione di fame, solo quella la farà reagire.
La prima cosa che vedi in via Padova sono vetri di bottiglia rotti, ovunque. E poi rivoli di birra e piscio che dal marciapiede colano fin sulla strada. Gli autobus arrancano stracarichi di gente, i negozi rivelano una realtà complessa: il Japan Food e il kebab, il caffè gestito da sudamericani e la macelleria islamica Awlad. Per strada latinos, egiziani, cinesi, peruviani. Italiani pochi.
RispondiEliminaDa qualche giorno, la polizia pattuglia la zona palmo a palmo. A Maria, portinaia meridionale di stanza in via Padova da una vita, sembra di vivere «in una prigione». Parlerebbe per ore. E si capisce che lo fa ad uso e consumo dei giornalisti. Che a decine, con flash e telecamere, si aggirano per il quartiere. Ma la verità è che qui, d’inferno, non si può proprio parlare. Lo spiega bene don Piero Cecchi, parroco di San Giovanni Crisostomo, l’unica chiesa della zona ad affacciarsi direttamente su via Padova.
«Non è l'inferno, non ci sono guerre tra etnie», spiega. «Quello che emerge dai fatti di questi giorni è un grande bisogno di giustizia, che va ascoltato ed interpretato. Sa cosa dice il Papa quando parla della giustizia? Ricorda un’espressione ebraica, sedaqah: significa, da una parte, accettazione piena della volontà di Dio; dall’altra, equità nei confronti del prossimo. Quindi del povero, dell’orfano, dello straniero. E i due significati sono legati, perché per l’israelita dare al povero è il contraccambio dovuto a Dio, che ha avuto pietà della miseria del suo popolo».
@anonimo
RispondiEliminaGrazie di questa tua testimonianza diretta.