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mercoledì 7 febbraio 2007

L'oro blu

Siamo fatti di acqua e di un po' di polveri,
Sprecare acqua è sprecare noi.
Siamo acqua salvata.
Erri De Luca

È in corso una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare concernente: principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico. Tutte le informazioni cliccando QUI. Ne approfitto per inserire un mio articolo un po' rimaneggiato che uscì sulla Gazzetta di Pigna, giugno 2003, che stampammo in occasione della mostra sull'acqua. Se volete vederla potete andare QUI, se invece volete scaricarvi il giornale, quattro pagine in grande formato con molte foto, potete farlo QUI (file pdf, 316 Kb).
cascata di Isolabona
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La cascata artificiale a sud di Isolabona (IM) costruita nel XVII secolo che serviva a rifornire d'acqua la cartiera un chilometro più a valle.

Ma non deve essere una merce

Percorrendo la val Nervia (IM), fra Isolabona e Pigna, un po’ prima del ponte di Bonda, sulla destra in mezzo a ginestre selvatiche e cisti, c’è una croce di ferro. In quel punto, un secolo fa, un uomo fu ucciso perché aveva rubato l’acqua. L’arma del delitto "una sapeta", la piccola zappa triangolare che serviva nelle varie operazioni necessarie per irrigare le colture. Fu un caso isolato e l’omicida era anche, così si tramanda, un uomo particolarmente violento, ma il fatto parla chiaro. In quei tempi, quando tutto quello che finiva sulla tavola era prodotto in quelle terre, ci si poteva garantire la sopravvivenza invernale solo mettendo da parte d’estate i frutti della terra, dell’orto soprattutto.

L’acqua irrigua veniva regolata da leggi precise decise nei secoli addietro che la ripartivano secondo le esigenze di ogni famiglia. Non la si pagava, ma ognuno era tenuto a partecipare ai lavori ricorrenti per la manutenzione dei "beai", quei canali costruiti con maestria dai nostri antenati lungo i fianchi delle ripide colline. Adesso invece la si paga, e la si pagherà sempre di più in futuro perché sempre più rara sta diventando.

Fra vent’anni metà degli abitanti del pianeta ne soffrirà la mancanza e qui non ci sono fonti alternative che tengano come si potrà fare (si spera) per il petrolio quando questo mancherà. Intanto il WTO ha sancito allegramente che l'acqua della Terra può essere privatizzata. Che diamine! Il commercio è commercio.

Già attualmente due multinazionali francesi, la Vivendi-Générale des eaux e Suez-Lyonnaise des eaux, si sono appropriate di circa il 40 per cento del mercato mondiale, e sono presenti in più di 150 paesi, Italia compresa. Fra i parametri usati per classificare la qualità della vita degli abitanti di un Paese c’è il consumo pro capite d’acqua. Soltanto un dato. Un nordamericano ne consuma in media 425 litri al giorno, un africano, sempre in media, 10 litri. E questo basti.

L’acqua che è sulla Terra è quella che è da quando si è formata. Evapora dal mare, forma le nuvole e poi precipita sotto forma di pioggia, neve o grandine. Quella che beviamo o quella che zampilla dalla doccia si è già fatta un bel po’ di miliardi di questi viaggetti, e quindi la stessa che oggi adoperiamo per farci il caffè niente ci impedisce pensare che l’abbia usata anche un uomo della pietra o che l’abbia bevuta Alessandro Magno. Ed è proprio questa circolarità che dà all’elemento il senso della continuità della vita al di là della nostra esistenza e che riunisce in una sfera ideale uomini, animali e piante.

Di più, quando una sonda spaziale viene inviata a indagare su altri corpi celesti cos’è la prima cosa di cui si accerta o meno l’esistenza? L’acqua. Proprio lei. Al di là quindi anche dei piccoli confini della nostra amata Terra. Da qui tutti i miti e i riti che si sono succeduti nelle varie epoche storiche e nella diverse culture. In questi tempi che ci tocca vivere dove tutto è soggiogato al denaro anche questo bene sta cadendo nella rete dell’economia con le sue leggi spietate. Hai soldi, bevi. Non ne hai, muori. Già adesso, ogni anno milioni di persone (quanti di milioni? due, tre, cinque, chi lo sa, tanto sono esseri umani non segnati in alcuna anagrafe) muoiono per mancanza d’acqua e sarà sempre peggio se quello che si è deciso verrà messo in pratica.

Noi, nelle nostre zone, parlo dell'entroterra ligure, siamo più fortunati. Abbiamo acqua a sufficienza e buona. Ma anche qui la privatizzazione avanza. Alcuni comuni gestiscono ancora in proprio l’acquedotto, altri lo hanno affidato a società private che ci lucrano. Sia ben chiaro, se si vuole l’acqua in casa bisogna pagarla, già ma a quale prezzo, perché è questo il punto. È giusto guadagnare sull’acqua? Io dico di no, e consapevoli che ogni comune non può da solo far fronte alla manutenzione dell’acquedotto, l’unica via da seguire è quella del consorzio fra i vari paesi delle vallate per avere il costante controllo dei prezzi, ma anche, e in questo caso i simboli sono importanti, per ribadire che l’acqua, quella che è stata il motore dello sviluppo di queste terre, non può e non deve essere battuta a un’asta pubblica, e se quest'asta c'è già stata, che si ritorni indietro.

3 commenti:

  1. Premetto che sono completamente d'accordo sul fatto che l'acqua non deve essere privatizzata. Ma c'è una cosa che non riesco a capire. Ho notato che tutte le associazioni che sono dietro a questa campagna sono di sinistra. Visto che c'è un governo di centro sinistra non sarebbe più semplice, e anche meno dispendioso, far proporre la legge ai deputati che rappresentano quest'area?

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  2. Da persona vicina alle posizioni della "sinistra ecologista" diessina quale mi ritengo, devo dire che, purtroppo, il denaro non puzza (e il potere neppure) non solo per i "polisti" di cui parla C.E.G., ma anche per tanti che indossano la maglietta progressista (ed hanno la tessera dei DS). L'ho imparato sulla mia pelle. D'altronde, come ho detto altrove in questo blog, i politici sono l'espressione di chi li vota; una nazione maggioritariamente insensibile ai problemi ambientali avrà amministratori e governanti altrettanto insensibili.
    A volte sono le minoranze più attente a dover agire, sperando di sensibilizzare gli altri. Sperando...

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  3. Complimenti. Interessante blog.
    Vale

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