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mercoledì 4 aprile 2007

Cannabis nostrana

cannabisNel mio dialetto dell'estremo Ponente ligure ci sono due parole ormai in disuso, cànevu, canapa, e canavaia, terreno adibito alla coltura della canapa. Chiaro come il sole che questa pianta abbondava nelle nostre zone. Non fatevi strane idee, i nostri antenati non si facevano le canne, serviva come fibra tessile ma non solo come diremo in seguito. Non è detto però che mio bisnonno o mia bisnonna nel periodo della fioritura dopo essersi soffermati un po' più del solito in mezzo alle piante che potevano arrivare anche a tre metri non si sentissero stranamente allegri. Purtroppo non mi è dato sapere.

Seminata in primavera, annaffiata durante tutta l'estate, veniva tagliata a metà agosto. Era raccolta in piccoli fasci e dopo l'essiccazione veniva fatta macerare nei ruscelli contigui alle canavaie. Qualche anno fa ho azzardato un'ipotesi. Che il Merdanzo, cioè il torrentello che nasce dal monte Bignone, attraversa Apricale e si getta nel Nervia a Isolabona, scelto dal Barone rampante di Italo Calvino come luogo ideale per fare i propri bisogni, derivasse il nome non proprio simpatico dal fatto che le marcite di canapa lungo il suo corso emanassero miasmi irrespirabili proprio nel periodo di magra. Questa ipotesi da parecchi è ormai data come certezza. Ma sia detto una volta per tutte. E' una mia invenzione anche se verosimile.

Tirata fuori dall'acqua e fatta asciugare al sole veniva sfibrata con lo strumento che vedete (fotografato da Christiane Eluère nel museo di Pigna), il pentenassu.
pentenassu
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Si faceva poi una cernita delle fibre, da una parte quelle più grossolane che sarebbero servite per corde, sacchi e teli di campagna, dall'altra quelle più fini che sarebbero poi state filate nelle serate invernali. Una volta fatte le matasse venivano portate a San Biagio o Soldano per essere tessute su piccoli telai da dove uscivano pezze di massimo 70 centimetri di larghezza. L'autore di questo blog conserva nella casa natale un mezzo armadio di lenzuola che hanno quest'origine. Una curiosità. A Pigna, in via Borgo, c'è "la casa del telaio", e guarda guarda era abitata nei primi anni del Novecento da una donna, Annamaria Amalberti di Soldano. Si era sposata a Pigna e si era portata dietro l'attrezzo per tessere.

Come dicevo il cànevu non serviva solo per tessuti. L'antica cartiera di Isolabona, dove adesso si vorrebbe costruire un inceneritore per energia da biomassa con un progetto senza capo né coda, l'adoperava come materia prima per la produzione di carta. Nella succursale di Ventimiglia, dove erano occupate 10 persone, cinque mole di granito riducevano in pasta gli steli di canapa sottoposti precedentemente a bagno chimico. Poi il semilavorato veniva trasportato nella fabbrica da dove sarebbe uscita carta da stampa, carta da lettere e anche carta colorata. Sto parlando della seconda metà dell'Ottocento.

Sarebbe bello seminare negli orti due o tre solchi di questa pianta. Volete che vi compri i semi al Consorzio agrario di Milano? Fatemelo sapere.

Una mia amica di Torino mi ha lanciato un'idea per quest'anno tardiva. Mettere nell'uovo di Pasqua, come sorpresa, un sacchetto di semi. Vedremo l'anno prossimo

7 commenti:

  1. Molto interessante, complimenti. Non sapevo di queste cose dei nostri vecchi. Probabilmente anche qua in Val Prino, chissà, piantavano la canapa.
    I bracconieri sessant'anni fa secondo me si sconvolgevano con il vischio e la trementina. Era un rito "impaniare" le trappe e i trappini, dopo aver lavorato il vischio nel chiuso delle cantine e i cacciatori ci stavano volentieri, nelle fredde serate d'inverno, quando poi, il giorno dopo, gli uccelli sarebbero scesi a bere nei ruscelli.
    Ciao

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  2. Cercando "canapa" su Google appaiono diversi siti che spiegano proprietà, usi e metodi di coltivazione di questa pianta. Le cui tracce si trovano anche in parole italiane "di sapore antico" (perché non si usano più, o se ne è perduto il riferimento alla realtà) come "canovaccio", o anche in alcuni cognomi (es. Canepa, Cannavaro ecc.). Molte volte, dietro nomi o parole su cui non soffermiamo mai la nostra attenzione, c'è lo spessore della storia: non quella dei grandi personaggi, ma quella, altrettanto e forse più importante per la vita dell'uomo, delle cose quotidiane.

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  3. Purtroppo tutto ciò è stato fatto dimenticare con il martellamento CANNABIS=DROGA dei grandi industriali della plastica e del petrolio: era troppo facile utilizzare una PIANTA per COSTRUIRE MACCHINE E CARBURANTE!!
    (chiedete un po' al vecchio Mr.Ford cosa ha fatto negli anni '20- informazioni facilmente reperibili sul sito di Beppe Grillo: non è un segreto!).
    E se i nostri stimatissimi signori politici si preoccupano tanto della nostra SALUTE, facendo tanti battibecchi sulle quantità di "erba" per uso personale o per spaccio; PERCHE'NON METTONO FUORI LEGGE LE SIGARETTE?

    ...molto rumore per nulla...

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  4. AHIA AHIA CADUTA DI STILE DI QUESTO BLOG!!!! lASCIAMO DROGA GAY GUERRA E TUTTO QUELLO DI CUI SI PARLA TROPPO OGNI GIORNO FUORI DA QUESTO SITO! GRAZIE ALBERTO!

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  5. Risp x Benito: Alberto parlava della nostra storia, di come le "canavaire" siano una cosa antica per noi.... Di come la canapa nella ns. zona, (anche tua se ho ben capito!) sia una coltivazione antica, e non certo per usi.... fumogeni! Siamo noi che tendiamo a stravolgere il significato delle cose, o meglio: a dare alle cose il significato che noi vogliamo che abbiano.....

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  6. PS: Dimenticavo: Alberto grazie! sta storia della casa in via borgo non la sapevo!!! adesso provo a chiedere, ma purtroppo mi sa che nella mia famiglia non la ricorda nessuno! peccato, mi piacerebbe saperne di più....

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  7. Grazie Pignasca, avrei risposto anch'io a Benito. Ma come? Parlo di una pianta che faceva parte, e grande parte dell'economia della nostra zona, e si sconfina nelle polemiche della droga. Off topic, molto fuori tema.

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