sabato 1 giugno 2013
La moschea di via Padova 144 a Milano
Ho parlato ieri delle città invisibili frutto della magica fantasia di un grande scrittore. Io però abito in una città reale e quindi visibile. Anche se questo aggettivo "visibile" ha bisogno di aggiustamenti. Vedo la gente per la strade e le piazze, nei mezzi pubblici, dentro i teatri e i musei, all'interno di molti spazi chiusi ma aperti al pubblico per svariate attività e interessi. E poi ci sono spazi come questo, massimo emblema di un'umanità in trasformazione e sempre più meticcia. Ci passi davanti e manco ti accorgi che esista.
Millanta e millanta volte ci sono passato (in macchina, a piedi, in bici, sulla 56), e non mi sono mai fermato. Ma domenica mattina presto ho preso armi e bagagli e ci sono andato di proposito. Gentilissimi sono stati. «Le scarpe?» «Faccia come crede» mi è stato risposto da un addetto del centro islamico. Naturalmente me le sono tolte e messe nell'apposito scaffale, e poi ho fatto un giro e scattato le foto. Mentre inquadravo, due ragazze presenti, senza alcun velo, sorridevano. Il mondo, questo nostro mondo di tutti noi sta cambiando.
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Convivere nella differenza, rispettarsi garantendo libertà di espressione e di culto è non solo doveroso verso le Comunità presenti nel nostro paese ma é ciò che fa la Differenza. Buona Festa della Repubblica.
RispondiEliminaQuesto post dovrebbe essere letto - se ancora la si studiasse alle medie inferiori, ché ce ne sarebbe davvero bisogno... - durante l'ora di educazione civica.
RispondiEliminaNeppure io avrei mai immaginato che, all'interno della famigerata moschea di via Padova, si potessero incontrare giovani donne senza il velo.
Andiamo avanti con stereotipi distorsivi e menzogneri, quando invece la realtà, fortunatamente, è diversa e sta cambiando davvero.
Bravo, Alberto! E grazie.
Eh già, anch'io ci sono passata davanti mille volte senza mai fermarmi! Tu l'hai fatto. Bravo. Hai tolto il velo da immagini un po' oscure e false che ci si era fatte senza andare oltre la porta.
RispondiEliminae ci sta cambiando, come è giusto che sia
RispondiEliminacomplimenti davvero per la tua iniziativa!
RispondiEliminaAnche ad Arezzo la moschea è invisibile. in un "largo" qualcosa, neanche una piazza, più che altro adibita a parcheggio, vicino al posto dove fino a qualche anno fa c'era la COOP di città. Si vedevano solo gruppi di uomini, solo uomini, evidentemente extracomunitari, che parlavano all'esterno e dentro non so come sia fatta. Accanto un negozio di carni e altro per musulmani, dove a volte compro sesamo, mandorle e fogli di "Brick", una cosa che ho imparato a cucinare qualche anno fa...
RispondiEliminaIo spero davvero in un grande cambiamento e nei paesi arabi qualcosa sta accadendo, spero solo che non imparino gli aspetti più volgari di una democrazia così decadente come la nostra e conservino la purezza che appartiene alla loro storia.
RispondiEliminaPer noi, non ci spero più!
Delle religioni (specie dell'Islam) conosciamo spesso soltanto il lato oscuro e fondamentalista. Che poi si spegne con un sorriso e un po' di gentilezza.
RispondiEliminaUn bel racconto, che fa bene al cuore.
Ciao Alberto, purtroppo molta gente confonde i mussulmani con gli integristi, anche qui in Francia dove dovrebbero avere l'abitudine di frequentarli, ma restano sempre gli "arabi". Poi quando contesto questa affermazione dicendo chela nuova generazione è nata in Francia e, quindi, è francese si gettano tutti in corner. In compenso, quando si costruiscono le fondamenta delle linee del tram, quelli in fondo alla fossa sono sempre arabi o neri. Buona settimana.
RispondiEliminaUn mondo, che dovrebbe, nella differenza vedere un'opportunità e non un pericolo! Bravo e grazie
RispondiEliminaMa difatti bisogna sempre constatarle di persona, le cose della vita, se si può. E' il solo modo per lasciar cadere le illusioni o, come in questo caso, togliere di mezzo ostacoli fittizi per incontrare una verità migliore di quella che ci hanno pregiudizialmente inculcato. E' un bene, una dote e una grazia, quella di saper andare con fiducia incontro agli altri esseri umani.
RispondiEliminame lo auguro e spero e che le nuove generazioni in questo possano darci una mano
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