Modella cinese
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Quarant'anni fa, nel 1967, uscì un film, La Cinese (La Chinoise) del regista allora cult e poi diventato ancora più cult Jean Luc Godard. A fianco la locandina. L'atmosfera esaltata che aleggiava in quella pellicola proveniva dalle onde impetuose della Rivoluzione Culturale che dilagavano fin nelle regioni più remote di quella nazione. Di lì a un anno sarebbe scoppiato in Europa il '68 con tutto quello che ne seguì. Mi sono ritornate in mente queste vicende ieri, quando passando per il trafficato corso Buenos Aires di Milano ho visto il grande pannello pubblicitario con la modella che vedete in alto. Così, arrivato a casa, ho rispolverato una vecchia raccolta di riviste che uscivano in quel periodo, stampate in Cina in molte lingue e diffuse a prezzi bassissimi. Da un numero ho riprodotto la ragazza che è in basso. Chi l'avrebbe mai detto? Un modello di comunismo ammirato in quegli anni dalla maggioranza della gioventù politicizzata occidentale trasformarsi in un modello di sfruttamento selvaggio. La storia umana ha disegni arcani o non ne ha punto.
Aggiunta - 10 gennaio
Stamattina su Repubblica in un articolo sulla Cina
"I medici tradizionali? Stregoni. Petizione perché agopuntura ed erboristeria non siano più difese dalla Costituzione. I ricchi ormai si affidano ai farmaci occidentali. Crociata online contro le cure del passato."
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A differenza di quanto è successo ad Alberto, a me è venuto in mente un altro film del 1967 La Cina è vicina, del più arrabbiato dei registi italiani, Marco Bellocchio. In questo film il regista piacentino riprende alcuni temi di I pugni in tasca: la corruzione degli ambienti familiari, lo squallore di una certa provincia, l'ipocrisia borghese, il falso riformismo del centrosinistra.
RispondiEliminaIn quel caso, però, la Cina era "vicina" solo a un'esigua minoranza di contestatori e di "Dreamers" (Sognatori), per dirla con Bernardo Bertolucci. Oggi, invece la Cina, ricca di contraddizioni, politicamente ancora a regime totalitario ed economicamente addirittura liberistica, è molto più vicina a tutti e non solo perché ha aperto le sue frontiere, ma anche perché ha spalancato i mercati, in cui si sono tuffati i pescecani, italiani e non.
Ringrazio, comunque, Alberto per aver ricordato uno dei registi più significativi e innovatori di tutti i tempi, e ancora di più lo ringrazio per averci mostrato una splendida modella, dinanzi alla quale non ci resta che tacere, perché la Bellezza non si commenta! La si contempla, la si apprezza e, se è possibile, la si...
In quegli anni c'era un gruppo di estrema sinistra abbastanza numeroso e ramificato che si chiamava "Servire il popolo". Storpiato ironicamente da altre formazioni dell'estrema sinistra in "Servire il pollo". Era filocinese fino al midollo e aveva contatti diretti con la Cina. Visto che il privato era politico erano arrivati al punto tale da dichiarare che una coppia di compagni che non avesse l'orgasmo simultaneo non erano dei bravi comunisti. Follia pura. Appartenenti a quell'organizzazione vendettero appartamenti di famiglia per finanziarla. Alcuni scelsero la lotta armata. Poi il Movimento finì. Il suo capo entrò in Comunione e Liberazione, attualmente siede sui banchi di Forza Italia del consiglio comunale di Milano. Si chiama Aldo Brandirali.
RispondiEliminaCiao cormorano29, non sono per niente d'accordo sul giudizio che dai di "The Dreamers". Non so quanti anni tu abbia, io c'ero.
RispondiEliminaIn questo film la politica rimane eccessivamente sullo sfondo rispetto alla scoperta della sessualità da parte dei tre protagonisti. E poi, come dice giustamente Alberto "maggioranza della gioventù politicizzata occidentale". Non era una minoranza di contestatori. Erano fiumane di gente. Come poi sia andata a finire questo è tutto un altro discorso.
Ciao
Alberto, perché non la finisci con queste menate del '68 e non pubblichi delle foto di belle fighe senza alcun commento?
RispondiEliminaCaro anonimo,
RispondiEliminail mondo è grande. Perché non esci da qui e ti vai a cercare altrove quello che cerchi? Donnine ne troverai quante vuoi. Ah, quando esci lascia pure la porta aperta.
p.s. Prima del mio commento ce n'era un altro, presumibilmente di una donna, anch'esso in risposta all'anonimo. L'ho eliminato perché il linguaggio superava di molto le regole. Forse l'ho già detto e se non l'ho fatto lo dico adesso. Qui, se c'è da lottare, si adopera il fioretto non la scimitarra.
Ciao Francesca, vorrei precisare che nel mio intervento non c'è alcuna valutazione sul film di Bertolucci, ma solo un riferimento alla particolare atmosfera che si respirava in quegli anni a Parigi, intorno alla Cineteca francese di Henri Langlois, atmosfera che viene rievocata dal titolo, e non solo, del film di Bertolucci.
RispondiEliminaInoltre se, come dici, c'eri, sai benissimo che all'epoca non c'era alcuna distinzione tra pubblico e privato, tra impegno politico e "liberazione sessuale", tra contestazione e (ri)appropriazione del corpo, anzi tra gli slogan gridati in quel periodo non c'era solo il celeberrimo "l'immaginazione al potere" ma anche "il privato è politico".
Per quanto riguarda, infine, la quantificazione dei contestatori, vorrei ricordarti che nel blog si parla di rivoluzione culturale cinese (non a caso nella seconda fotografia si vedono i libretti rossi) e, quindi, di filomaoisti e non di contestatori tout-court.
Io a Godard ho sempre preferito di gran lunga Truffaut. Ricordo quando, forse 25 anni fa o forse più, era uscito "Je vous salue, Marie". Fuori dai cinema c'erano ronde di beghine, con cartelli di protesta contro "l'immoralità" della pellicola. Io ero andato tranquillamente a vederla, ma devo dire che l'unica cosa che mi era piaciuta è stata la fotografia, con sequenze molto belle di campi fioriti mossi dal vento, di alberi e di paesaggio . All'uscita avevo detto alle signore in protesta che facevano al film una pubblicità che non si meritava.
RispondiEliminaDi Truffaut, invece, ricordo la serie di pellicole che la RAI aveva meritoriamente (altro che le programmazioni attuali!) trasmesso sull'allora Secondo Canale, alla metà degli anni Settanta. E prima ancora aveva già trasmesso (ed io avevo visto, pur essendo solo un ragzzino) film come "Solaris" di Tarkovskji, "Il settimo sigillo" di Bergman o "L'angelo sterminatore" di Buñuel. E poi di Buñuel aveva fatto un intero, bellissimo ciclo.
Quanto alla Cina, era un Paese che all'epoca mi interessava molto, e mi vedevo tutti i documentari che facevano in TV. Ma la cinesina della foto sotto, vista con gli occhi di oggi, sembra una suora. Del resto, se si legge il libro di Leopoldo Lugones "L'impero gesuitico" (uscito nel 1905) si vede come la descrizione delle "riduzioni" gesuitiche del Paraguay e della loro organizzazione, nella prima metà del Settecento, corrisponda a quella della Cina maoista (che Lugones, morto nel 1936, non poteva conoscere!).
Che, come diceva Pasolini, a fare il Sessantotto siano stati per lo più i figli della borghesia che andavano all'Università, mentre i figli del popolo facevano i poliziotti, è un dato di fatto.
Viene però freddo o paura quando si sente dire dagli anticastristi (e dai nordamericani) che la morte di Fidel potrebbe consentire l'apertura di Cuba " al libero mercato". Pensateci, non alla libertà o alla democrazia, ma al libero mercato!
Quanto, poi, alla cinese della prima foto (che non deve essere parente di Cofferati...), ce ne fossero: c'è da leccarsi le dita, o i baffi!
hai proprio ragione cormorano!!!!devi essere una persona istruita,colta e profonda......la bellezza nono si commenta.....e io sono bellissima.......da farfallina....
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