La copertina di Time con la Persona dell'anno
Per Time la Persona dell’Anno 2011 non è una singola figura ma “The Protester”, il contestatore. Qualcosa di grosso s’è risvegliato, partito dal venditore di frutta tunisino che si è dato fuoco e ha incendiato il Medio Oriente con le conseguenze note a tutti. E poi gli Indignados, Occupy Wall Street, un mondo, milioni di persone, in movimento con una nuova coscienza: basta con le ingiustizie, più dignità, più tolleranza, più civiltà.
Mi chiedo, e non so rispondermi, se questo vento sia solo uno zefiro d'annata, e poi al prossimo giro chissà Time cosa mai metterà in copertina, oppure se sia l'inizio di un uragano non controllabile, nemmeno dagli attuali padroni della Terra.
Moi chiedo e non so rispondermi.
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sorry, ma no. non ci credo che il mondo cambia, perché la storia del potere è sempre stata uguale, dal feudalesimo, al comunismo, a berlusconi. La maggior parte ha pochissimo e pochi hanno tantissimo, e sarà sempre così. Con la differenza che per ora, qui, abbiamo ancora la pancia piena. Io l'unico antidoto che ho trovato è: sperare di non avere la pancia troppo vuota e godermi il viaggio, perché tanto la meta è uguale per tutti e non sono tanto convinta che chi ha tantissimo stia così tanto meglio. Sono nichilista?
RispondiEliminaBaci Al.
la speranza è quella del cambiamento, la voglia è quella che l'utopia si trasformi magicamente in realtà, la realtà purtroppo credo sia diversa.
RispondiEliminaMa rimane la lotta, da fare, fatta, è che ci fa sentire vivi.
potevano metterci un pensionato/pensionando, con un paio di mutande in testa..
RispondiEliminaMaistretu
Temo che pollywantsacracker abbia ragione, il destino finale è lo stesso per tutti, e quel che conta è la qualità di quella "fessura di luce fra due abissi di tenebra" che sarebbe la nostra vita secondo Nabokov (ma anche Nikos Kazantzakis e Miche de Montaigne esprimono un concetto analogo).
RispondiEliminaAnche l'età rientra in questa ottica: un mio collega, compiendo cinquent'anni, diceva "come sono passati in fretta!". Allo stesso traguardo, io dico: "Il problema non è che sono passati in fretta: non sono passati in fretta, ci sono voluti cinquant'anni per arrivare a cinquent'anni. Il problema è che troppo spesso sono passati male, e questo per una serie di ragioni tra le quali rientrano anche scelte e decisioni prese da altri sulla nostra pelle". Non so però se protestare può cambiare questo stato di cose... Temo che sia dura. Se si vuole cambiare le cose, a poco serve cambiare le persone al potere: bisogna cambiare il modo di pensare della collettività dalla quale escono le persone chiamatea gestire il potere (che non sono piovute dalla Luna, come sembra pensare chi considere i politici un corpo a parte: le abbiamo prodotte noi, a nostra immagien e rappresentanza - o almeno, della grande maggioranza di noi).
A me piace molto anche questa versione... :)
RispondiEliminaHo sempre pensato che le rivoluzioni e/o i cosiddetti moti popolari siano "gestite" dietro le quinte da un potere che vuol mandare avanti gli altri, al fine di scalzare il precedente potere e prenderne il posto.
RispondiEliminaRiguardo alla tua specifica domanda, non so cosa rispondere.
In parte concordo con Polly anche se nella storia ci sono sempre stati periodi in cui la forbice fra i pochi che avevano tanto ed i tanti che avevano poco era più stretta ed altri come ora in cui si sta aprendo maggiormente. Quando si apre troppo in genere scoppia una guerra o una rivoluzione
RispondiEliminamah, a me sembra che in italia negli ultimi anni ci sia stata una "dormienza" mai vista prima
RispondiElimina@lorenzo: gli esempi più o meno casuali che ho fatto parlando di potere (comunismo, feudalesimo, berlusconismo) stavano a significare appunto che la lobby al potere cambia, ma la logica del potere non cambia. Che questa possa essere definita mobilità sociale è opinabile. Al massimo è la mobilità sociale di un'oligarchia rispetto a un'altra. Non mi risulta che siano esistite rivoluzioni che abbiano portato la massa al potere.
RispondiEliminacerto che non cambierà mai niente se state tutti attaccati al passato: la vera rivoluzione potrebbe essere staccarci tutto dal passato, guardare il presente e costruire un futuro.
RispondiEliminail potere e la storia? dimentichiamoli per un attimo, se vi chiudete gli occhi e diventate ciechi come lo sono diventata io vi accorgerete che non c'è spazialità ma manco temporalità.
troppi bla bla bla: io la copertina non la vedo, ma sento dentro che tutto è fermo alle immagini e poco peso si da ai fatti.
condivido l'idea che dietro ogni rivoluzione ci sia un burattinaio, l'importante è non fare i burattini
Ciao Alberto e buona serata. E' probabile che Time dedichi la prossima copertina a tutt'altro ma non è il segno che qualcosa nasce o muore. Soprattutto per quanto riguarda quel movimento di protesta che sta attraversando il mondo, da quello "meno progredito" a quello industrializzato.
RispondiEliminaUn movimento che ha già fatto alcune vittime come i "monarchi" caduti in Medio Oriente, sostituiti non si sa ancora bene da cosa.
Da noi, potremo definirlo un venticello... anche perché, a guardare il nostro Paese, di qualunquisti ce ne sono ancora tanti, troppi e, poi, noi facciamo le rivoluzioni per la pancia e non per un'ideale.
Anche nel resto del mondo "moderno", per ora i vari movimenti sono poco meno che una fastidiosa puntura d'insetto. Puntura che, però, sta smuovendo più coscienze di quello che ci si aspettava.
Nel mondo, sta franando un sistema che vuole caparbiamente rimanere ben saldo nella società, schiacciando la stessa. Non durerà. Quel venticello diventerà un uragano, prima o poi e, francamente, spero di assistere e partecipare a quel magnifico evento.
Senza utopie, cosa resta?
RispondiEliminaI sognatori hanno cambiato il mondo, se è vero che i nostri antenati non avrebbero potuto nemmeno immaginare come siamo oggi.
Io sogno la fine del capitalismo.
Già come un'onda sale la marea della rivolta. Ma se davvero sarà foriera di cambiamento, anch'io non riesco a esserne certa. Speriamo di si.
RispondiEliminax Lorenzo
RispondiEliminati invito al congresso di Lotta Comunista.Lenin sempre Lenin, dittatura del proletariato e centralità operaia. il resto è blaterare. oppure fantasia al potere se ti va meglio, comunque sia..
Maistretu
@ Lorenzo
RispondiEliminaIo Lenin lo lascerei perdere: le sue statue sono state abbattute quasi ovunque (consiglio, in proposito, la lettura del libro di Tiziano Terzani "Buonanotte, signor Lenin"), ma in Cina le sue immagini rimangono esposte - epperò, la Cina è tutt'altro che una realtà in cui il capitalismo è stato superato (nonostante tutte le "forzature" descritte nell'altro illuminante libro di Terzani, "La porta proibita"), ed è anzi definibile come un Paese di capitalismo selvaggio.
Quanto alle rivoluzioni, se non comportano un cambiamento di mentalità che coinvolga tutti, sono solo dei meri avvicendamenti al vertice (e così è sempre stato, storicamente, a dispetto del poco o molto sangue versato). Con la russia zarista, si veniva spiati dalla polizia segreta e se si era oppositori si finiva deportati in Siberia (illuminante la descrizione fatta da Anton Cechov nel suo libro sull'Isola di Sachalin); col regime sovietico, idem. Con la Russia zarista, c'erano le grandi tenute agricole i cui nobili proprietari non si sforzavano più di tanto (è un eufemismo) nel gestire la loro azienda e i cui contadini cercavano di lavorare il meno possibile e per vivacchiare alla bell'e meglio rubacchiavano sui prodotti e sulle forniture; con la Russia sovietica, il padrone della tenuta è stato fisicamente sostituito dal capo del kolkhoz, ma il resto delle condizioni non è cambiato affatto, e così via.
Va anche detto che le rivoluzioni, come del resto tutti i sommovimenti violenti, di qualsiasi orientemento ideologico vero o presunto, sono il campo di libero sfogo di individui frustrati della peggior specie, con tutte le nefandezze e le angherie per le "vittime" che ne derivano.
E qui si torna alla necessità di cambiare la forma mentis, non solo la struttura del potere.
Semmai, più che Lenin, citerei il Marx che diceva (frase cara a José Saramago, e già riportata su questo blog): "se l'uomo è formato dalle circostanze, bisogna rendere le circostanze umane".
Finora, le circostanze non la ha cambiate nessuna rivoluzione. In parte ci è riuscito (laddove è stato praticato con convinzione, come in alcuni stati del Nord Europa) un "riformismo forte" che ha agito anche sul modo di pensare. Dico "in parte" perché gli elementi di disturbo (o disagio) non sono stati eliminati del tutto neppure lì, ma quantomeno sono stati notevolmente ridotti.
@ Lorenzo
RispondiEliminaCerto che anche parlare di "proletariato" nell'Italia del 2011...
"Proletarius", da "proles", "figliolanza", era il cittadino romano che aveva come sola ricchiezza i propri (numerosi) figli. Mia nonna, per esempio, ancora nei primi decenni del secolo scorso, ne ha avuti sette, ma qualcuno ne aveva dieci o anche più. Però, se mi guardo attorno oggi, di famiglie con bambini numerosi non ne vedo molte, diciamo così. Ragion per cui il proletariato in Italia sarebbe oggi una ristrettissima minoranza, e magari neppure italiana (anche se, a dire il vero, neppure gli immigrati hanno poi famiglie dalla prole così numerosa...).
Forse, alla luce della situazione attuale, qualche concetto andrebbe un po' rivisto, ecco...
L'economia della produzione, sia di beni che di servizi, è stata sostituita dall'economia della finanza, che mi rifiuto di considerare un servizio, ma solo un'attività virtuale (il che fa il pari con la realtà virtuale che tende a sostituire quella concreta...).
RispondiEliminaE i poveri CO.CO.CO. (ne abbiamo qui anche noi, persone capaci e meritevoli, ma precarissime e mortificate) sono effetivamente l'equivalente contemporaneo dei proletari di un tempo, che però non possono neppure farsi una famiglia (e quindi avere prole), data la loro condizione di incertezza costante...
la Rivoluzione è l'unica via per la GIUSTIZIA SOCIALE. il resto sono quisquiglie, per l'elevazione ed emancipazione del Proletariato posssiamo deglutire qualche svarione, qualche gulag può essere utile per conservare come memoria visiva, sempre che si resista (vedi i racconti della Kolima di Salamov), i prodotti degeneri del nuovo capitalismo o tardo che sia..
RispondiEliminaMaistretu
@Ross
RispondiEliminaBello, anche la tempestività.
@Blindsight aka Laura
In copertina c'è una ragazza di cui si vedono solo gli occhi e un po' di fronte avendo un foulard fin sul naso e un ampio copricapo di maglia. Per la precisione si tratta di Sarah Mason, arrestata a Los Angeles durante una manifestazione del movimento Occupy Wall Street il 17 novembre e quel giorno fotografata da Ted Soqui. La foto è finita poi tra le mani di Shephard Fairey, l'autore del poster "Hope" di Obama, che l'ha rimaneggiata e di lì sulla cover di Time. Ciao.
Se avete notato ho parlato degli attuali padroni. Di quelli passati sappiamo. Degli attuali un po' meno. Chi sono? dove sono? Possiamo farli fuori con delle pallottole? Un po' difficile perché assomigliano un po' a dei fantasmi o anche vampiri se volete.
Di una sola cosa sono sicuro che accadrà: il crollo del capitalismo. Quando non saprei, in che maniera ancora meno. E chi comanderà dopo meno meno meno.
C'è una teoria di Jeremy Rifkin in "Economia all'idrogeno" che mi ha molto incuriosito: l'abbinamento di ogni civiltà a un tipo di energia. La nostra è legata agli idrocarburi, finiti questi sarà la fine della nostra civiltà. E date a questo sostantivo la valenza che volete.
@Lorenzo
RispondiElimina"Statisticamente c'é una estinzione di massa ogni tot milioni di anni."
Paragone fuori luogo. Le ere della storia umana sono molto più brevi. E quello che "verrà dopo" non è mai stato programmato. Fiorisce dalle macerie.
E con questo chiudo, per quel che mi riguarda, il thread.
Lorenzo ti regaliamo un magaglio a quattro corni e poi una ventina di fasce gerbide, qui da noi, nell'estremo ponente, così mentre magagli ti insegno a cantare Bandiera Rossa.
RispondiEliminaMaistretu
che sei limitato lo dimostri dando del pirla e prendendoti sul serio, mentre noi si cerca di ironizzare e ridersi addosso, cosa credi cherì che io pensi alla rivoluzione leninista? ti prendi troppo sul serio, la verità non vive nel reale anzi gli sfugge sempre, l'io, diceva Freud, non è padrone in casa propria... il reale sfugge e vive in una altro tempo che non riusciamo a decifrare se non nelle forme che l'Altro ci consente di farlo. Bandiera Rossa vedi è il segno dell'impossibile, il desiderio dell'oggetto che si sottrae l'imprendibile che vive nell'Altrui terreno dove non ci è concesso di addentrarci...
RispondiEliminala Cultura caro Lorenzo, la Cultura...
Maistretu