domenica 25 novembre 2012
I demoni, fuori e dentro di noi
Avevo già pubblicato alcune immagini degli affreschi di Giovanni Canavesio (1500) scattate a Notre Dame des Fontaines. Ne inserisco ancora altre per due motivi. Il primo è che il giudizio universale che vedete sopra è sulla copertina di Intemelion appena uscita. Il secondo motivo è che mi sono accorto di una cosa. Che c'è, o almeno io ce la vedo, un'analogia tra questi mostri e quelli che ho ripetutamente visto e fotografato sui muri di Milano, dipinti da bravi graffittari e non da maleducati scarabocchiari.
E dunque quella dei mostri è una metafora (mica tanto metafora poi) dei demoni, fuori e dentro di noi, a cui ogni periodo dà il significato che più gli si confà.
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È un archetipo (elemento simbolico diffuso in tutte le culture o nella gran parte, sia pure in forme diverse), rientra nella mentalità umana di base: il mostruoso è per definizione qualcosa che rifiutiamo, quindi è logico associarlo al male (demoni o altro).
RispondiEliminaInteressante accostamento. Un confronto costruttivo tra mondi culturali diversi ma vicini, poiché esprimenti l'umano profondo.
RispondiEliminaBuona domenica
Sono andata a riguardare i tuoi post sul santuario di La Brigue.
RispondiEliminaGrazie per questo spunto di viaggio... appena possibile ci vado.
I grafiti possono essere una forma d'arte contemporanea e spesso rendono accettabili (dal punto di vista estetico), luoghi disumanizzati e disumanizzanti.
Concordo con Massimo Caccia: mi piace e sento vicino il costruire libere associazioni di pensiero.
Bellissimo Canavesio! E al di là dei già espressi commenti sulla componente archetipale del demone e del grottesco, mi viene spontanea una riflessione sul supporto artistico del muro. Il circordare di arte gli spazi fisici intorno a noi, mi ha sempre affascinato.
RispondiElimina12 ottobre 1482 gli affreschi a Pigna chiesa di S. Bernardo e 1492 gli affreschi a La Brigue chiesa Notre Dames de Fontaine..
RispondiEliminatra i due lavori si possono notare delle differenze notevoli, quella visione escatologica così evidente a La Brigue a Pigna è più mitigata, forse per il lavoro già presente i 4 Evangelisti del Maestro di Pigna 1450/60 circa, che impose al Canavesio una pittura più discorsiva, un racconto in linea con quella che veniva definita la Scrittura per immagini o Bibbia dei poveri, certo il desiderio di rappresentare le tensioni interne al Cristianesimo, dai movimenti ereticali e il nostro ponente fu attraversato da forti tensioni dai Catari fino alla Riforma..
dovresti fotografare le firme dei soldati Lanzichenecchi del 1630.. o le figure degli Ebrei che percuottono il Cristo, laceri, stracciati e con i tratti somatici da perfidi giudei,cappelli a punta e vesti gialle il 1492 è anche l'anno in cui Isabella di Castiglia scaccerà gli Ebrei con l'editto sulla purezza di sangue..
credo che la differenza stia in questo: da questi affreschi abbiamo un manifesto delle tensioni sociali e spirituali di quel tempo. non so se i graffiti condensino le stesse tensioni.
Premesso che di arte non ne capisco una cippalippa, a me nei "mostri" dei graffiti sembra di cogliere un'irriverenza e/o una satira che negli affreschi antichi non trovo in quanto mi paiono fatti per incutere terrore, o forse mostrare il castigo per i reprobi.
RispondiEliminaL'occhio di chi ha dipinto, e di chi guarda, ha un approccio diverso.
Ecccerto che ce li abbiamo dentro i demoni, altrimenti non ci sarebbe tanto male nel mondo. L'esistenza dovrebbe essere un "mezzo" per liberarci di loro e della sofferenza che producono a noi e agli altri. Beato che ci riesce e diventa quindi "illuminato".
RispondiEliminaAlberto, più dei demoni che abbiamo dentro, mi preoccupo dei demoni che abbiamo attorno.
RispondiEliminaTorino non è intonsa dai graffiti e credimi, ne vedo di tendenza naziskin e fascista, ma se questi possono imbrattare le facciate impunemente, la ragione è nel voltarsi dall'altro lato delle istituzioni.
Sul resto...mi accodo al commento dell'amica Dalle8.
Caspita, hai ragione! Non avevo mai fatto il raffronto. Trovo che i mostri moderni rispondano meglio al nostro concetto dell'orrido dentro e fuori noi, mentre gli antichi bellissimi mostri di Canavesio li guardiamo con occhio più distante e più lontano, maggiormente presi dall'estetica che dalle forti emozioni procurate dalle crude immagini dei graffiti.
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