giovedì 4 febbraio 2016
Prof licenziato perché fece pipì in un cespuglio
Stefano Rho
Sono di quelle notizie che lasciano basiti. In sintesi.
Il protagonista di questa brutta storia si chiama Stefano Rho, di anni 43. Laureato in filosofia alla Cattolica ha fatto la trafila classica di tutti i precari, supplenza su supplenza nelle scuole superiori della bergamasca.
La sera di Ferragosto del 2005 il fatto maledetto. Dopo la fine di una sagra paesana alle due di notte a lui e al suo amico Daniele scappa la pipì. Tutto chiuso. Così la fanno senza tanti problemi in un cespuglio. Passano i carabinieri che chiedono loro i documenti. Un anno dopo i due si ritrovano imputati, davanti al giudice di pace di Zogno, «perché in un piazzale illuminato adiacente alla pubblica via compivano atti contrari alla pubblica decenza orinando nei pressi di un cespuglio». Duecento euro di multa: «Non abbiamo neanche fatto ricorso e neppure preso un avvocato di fiducia. Ci sembrava una cosa morta lì». Da allora la giustizia (ma che cazzo di giustizia?) ha fatto il suo corso.
Fino a che la Corte dei conti, del tutto indifferente al tipo di condanna, che non prevede neppure l’iscrizione nella fedina penale (rimasta infatti candida) né un «motivo ostativo» all’assunzione nei ranghi statali, ricorda alle autorità scolastiche che Rho va licenziato. Il dirigente scolastico di Bergamo, Patrizia Graziani, prende atto della intimazione dei giudici contabili e dichiara la decadenza «senza preavviso» dell’insegnante, la perdita delle anzianità accumulate negli ultimi anni insegnando con continuità negli istituti bergamaschi «Natta» e «Giovanni Falcone», la cancellazione del «reo» da tutte le graduatorie provinciali.
E così il professor Rho, che ha una moglie e tre figli da mantenere, l'11 gennaio è stato buttato in mezzo a una strada.
Più particolari QUI.
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Sono senza parole, davvero! Questa storia ha dell'incredibile!
RispondiEliminaMa di potra'porre rimedio a questa mostruosita'?
RispondiEliminaMa un giudice di pace che non preannuncia le possibili conseguenze nefaste della condanna, che giudice di pace è? Non poteva, o meglio: non aveva il dovere di avvertirlo su un possibile ricorso in appello?
RispondiEliminaNon che mi stupisca più di tanto questa vicenda. Ricordiamoci che viviamo in un Paese in cui una presunta violenza sessuale viene giudicata inverosimile se si indossano pantaloni...
RispondiEliminainvece i dipendenti pubblici che timbrano e vanno a caccia sono al loro posto?
RispondiEliminaScusa la volgarità Alberto, ma quando ho letto la notizia mi sono detta che questa è una società che ha messo al potere delle "teste di cazzo".
RispondiEliminaMi auguro che si formi un movimento che vada a fare pipì davanti all'imbecille che ha deciso di lasciarlo a casa e anche dei vigili che hanno mandato la segnalazione.
Che fine ha fatto la "ragione" intesa come capacità di pensare?
Notte buona Alberto.
Tina
Sono retorica, lo so, ma è sempre la stessa storia: è facile fare i forti con i deboli. Meno facile farlo con i forti.
RispondiEliminaE la "legge" (perché la giustizia è un'altra cosa) funziona proprio così.
la terra dei cachi è la terra dei cachi
RispondiEliminainvece a Galan paghiamo ancora ogni mese lo stipendio
Eliminaquesto paese fa schifo, questa giustizia fa schifo. Per una cosa del genere vieni licenziato mentre ci son in questo momento seduti in parlamento, nei consigli regionali e comunali indagati per prostituzione mafia corruzione tutto quello che volete e se ne stanno al caldo. Io non ho parole
RispondiEliminaInvece chi palpa le impiegate è solo un 'IMMATURO', invece di un porco sessantenne da cacciare su due piedi.
RispondiEliminaCristiana
Volendo sdrammatizzare, direi che per ironia della sorte non ha neanche il curriculum adatto per entrare in parlamento. Non è inquisito per corruzione o frode fiscale, non ha condanne per evasione fioscale, concussione o corruzione, non è affiliato a nessuna organizzazione criminale, non è un faccendiere... proprio sfigato!
RispondiEliminaCiao Alberto. Ho ascoltato ieri sera la notizia ad un Tg, con intervista all'insegnante. Beh, sono rimasto basito anche io. In verità, non è per il fatto in se che la Corte dei Conti lo ha sanzionato ma perché non ha menzionato la cosa nell'autocertificazione prodotta quando due anni fa fu assunto come insegnante a tempo indeterminato. E' vero che non è penale ma ci fu un reato a cui seguì una sanzione amministrativa che il professore doveva dichiarare nell'autocertificazione. Quanto sia giusto tutto questo, poi, è un'altra faccenda ma la Corte ha solo applicato la legge che, come al solito, molti scordano che non è fatta da chi l'applica. La legge è fatta da quegli stessi signori che hanno recentemente depenalizzato reati penali ben peggiori ma che non intervengono su queste cose.
Ciao Alberto, buon fine settimana.
Su change c'e'una petizione a suo favore.
RispondiEliminaEcco un tremendo esempio di giustizia ingiusta (e stupida).
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