Ieri nel tardo pomeriggio (quasi buio non per l'ora ma per un temporale in arrivo di quelli "si salvi chi può", e io non ho potuto salvarmi perché sono arrivato alla macchina zuppo tutto) sono riuscito a fotografare questo albero del tutto insolito dalle nostre parti. Che albero?
Poi è ritornato il sole e sulla via per Vallecrosia dove ci aspettava la cena è apparsa questa visione. Il campanile della chiesa di Nervia segnava le nove meno otto minuti. A tavola abbiamo fatto programmi per l'estate.
Aggiunta 7 luglio 22:00
Grazie a Fausto l'indovinello è risolto e così cambio anche il titolo al post. La risposta non è stata proprio precisa ma la prendo per buona. L'albero è un brachichito, esattamente un Brachychiton acerifolius. Aggiungo la foto che gli scattai dalla villa dei giardini Hanbury nel luglio del 2004.
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Mi hai messo una grande curiosità.
RispondiEliminaSe quei "pallini" che si vedono in terra, sono bacche, l'albero potrebbe essere un tasso. Purtroppo non vedo le foglie.
Splendido l'arcobaleno.
Facci sapere dell'albero, quando l'avrai scoperto, tu o qualcuno dei tuoi lettori.
Ciao, buona domenica!
Lara
Lara, io so benissimo che albero è.
RispondiEliminaDovevo immaginarlo :D
RispondiEliminaAmelanchier?
RispondiEliminaVanni ha detto che non è un albero, ma una zampa di elefante!
RispondiEliminaun olmo?
RispondiEliminaSempre suggestive, le tue foto...
Finalmente riesco ad entrare nel tuo blog... sono settimane che ci provo e mi butta fuori....non so come mai ma mi è già capitato con altri blogs... qualche idea?
RispondiEliminaNon ho idea di che albero sia... Ce lo dici? ;)
Enrica
Dal colore della casa il luogo mi sembra La Mortola. Il tronco dell'albero mi fa pensare a una palma, ma non sono sicura... dico due nomi a caso, uno di una pianta: jacaranda e l'altro: simadicandapaje (sai cos'è?)
RispondiEliminaCiao Alberto, non prenderti un altro raffreddore!
@ Filo
RispondiEliminaSijmadicandhapajiee è una bella canzone di Paolo Conte, che in calce riporto. Allude ai "can da pajiee", i "cani da pagliaio", che erano dei bastardini che i contadini legavano vicino ai pagliai, e che facevano la guardia per modo di dire, perché abbaiavano ma non facevano male a nessuno. Si dice anche delle persone che brontolano molto ma sono inoffensive.
Si accende,
risplende,
s'incendia
E rimane in aria
La vampa sorride, è
Nel cielo buio e si stampa.
Il popolo applaude e ringrazia
Quel poco che sa
Di Cina, di Budda, ma i cani
Gli scappano già.
Sijmadicandhapajiee...
Qualcuno è un meccanico,
Un altro da lì mi manda
a farmi aggiustare il volante
E non mi domanda
Nè soldi, nè grazie nè niente
Che tanto di là
Si vede la branda occupata
Dal sonno che ha.
Sijmadicandhapagiee...
In fine pochissimo importa
Se là qualche donna
Ha presso alle stelle
Una musica che non darà
A nessuno
Il permesso di un ballo con lei;
È gente per cui le arti
Stan nei musei.
Sijmadicandhapajiee...
Acqua, solo acqua per adesso. Filo però ha indovinato il luogo. Grazie C.e.g. per i tuoi sempre ricchi commenti.
RispondiEliminaE' l'albero su cui viveva il poeta a pian del soglio?
RispondiEliminaA prima vista delle foto ho pensato ai grani del melograno. Ma in questa stagione non sono ancora maturi, a meno che a Mortola...
RispondiEliminaCialan
RispondiEliminaSiamo seri, un melograno con un fusto del genere?
Un taxus baccata?
RispondiEliminaalberto...io lo so perché tu sai!!! ciao
RispondiEliminaE che e' un ciliegio ?
RispondiEliminaD'accordo che la corteccia del ciliegio da adulta diventa rugosa e si sfalda in strisce orizzontali, ma questa non mi sembra la corteccia di un prunus avium. E poi con così tanti frutti, e tutti per terra? Il ciliegio si chiama apposta pruno degli uccelli perché le sue drupe vengono mangiate dagli uccelli per la diffusione del seme, e pertanto rimangono sulla pianta il più possibile a richiamare l'attenzione, mentre cadono facilissimamente al suolo i frutti che si allontanano dalla pianta per caduta, come le castagne.
RispondiElimina@C.e.g., grazie per il commento,un ballo con te, mi hai chiarito l'origine di una parola che è già da sola un suono, una musica. Paolo Conte inimitabile!
RispondiEliminaAlberto, quando ci darai la soluzione, mostraci la foto della pianta tutta intera. Si può?Ciaociao
pepe?
RispondiEliminano
caffè?
no
non so
(però di sicuro non è un olmo e manco un amelanchier)
Acqua, ancora acqua, un benché minimo avvicinamento alla soluzione. Filo, credo di avere su un server a Milano la foto intera dell'albero che scattai dai giardini Hanbury. Domani ritorno in città e spero di recuperarla. Poi la pubblico.
RispondiEliminaSalutami Dolceacqua tu che hai la fortuna di stare da quelle parti....
RispondiEliminaUn albero di giuggiole?
RispondiEliminaMi unisco ala lista dei curiosi
Dalle bacche sembrerebbe Schinus molle (falso pepe).
RispondiEliminaHo indovinato?
Guardando bene la foto però sembra che l'albero di Schinus molle (falso pepe) sia quello dietro e non quello di cui si vede il tronco, possibile che le bacche non siano dell'albero di cui si vede il tronco?
RispondiEliminaSecondo me l'hai fatto per confonderci!
Acqua, acqua.
RispondiEliminaFausto
Le cose rosse che si vedono a terra non sono bacche ma fiori, e sono caduti proprio dall'albero di cui si vede il grande tronco. Niente trucchi.
Aiutino. La pianta è originaria dell'Australia.
Eucalyptus forrestiana?
RispondiEliminaSe sono fiori ed è dell'Australia allora potrebbe essere un Brachychiton populneus o un Brachychiton discolor, più il primo (compatibile anche col fusto).
RispondiEliminaio lo so: è un albero di morbillo :D
RispondiEliminaeheheheh!1
[Alberto proprio ora che scrivo mi rendo conto che il tuo nome ha un'assonanza con la parola ALBERO. Che bellezza, io ne andrei molto fiera!]
in fila con i curiosi anch'io :-)
RispondiEliminaacci, fatta perfino piccola ricerca... niente che mi convinca!
ciao Al
Fausto, te la do per buona, anche se non è proprio precisa la risposta. Guardare l'aggiornamento del post.
RispondiEliminaE' uno splendore! Non avrei mai indovinato, mai visto un albero del genere.
RispondiEliminaBravo Fausto, ha praticamente indovinato :)
Se il clima emiliano lo permettesse, ne vorrei uno anch'io...
Ciao Alberto, ci hai tenuto sulle spine abbastanza .
Ora mi sento meglio :D
Lara
eh già, sulle spine direi!:-)
RispondiEliminae...dopo Fausto, l'acerifolius lo avevo trovato. Assieme al "bidwillii, Clarabelle ecc...
Ma il fusto non mi tornava :-)
comunque, bellissimo albero.
Anche Nico Orengo aveva un brachichito. Ecco una sua vecchia intervista:
RispondiEliminaNico Orengo, canzone del Ponente
01/04/02
Di Luisa Espanet
Osservatore sensibile e attento, capace di cogliere piccole sfumature della quotidianità, Nico Orengo è stato redattore all'Einaudi, dove tuttora pubblica i suoi romanzi e i suoi racconti. A La Stampa è responsabile dell'inserto culturale TuttoLibri. Anche nel suo ultimo romanzo La curva del Latte, uscito a febbraio, la Natura è più che una scenografia, arriva quasi ad avere un ruolo da protagonista. La Natura del Ponente Ligure beninteso, con la quale mantiene un rapporto intenso.
Qual è il suo rapporto con il Ponente?
Le mie radici sono lì. Per qualche anno ci ho passato le intere estati. Poi, quando avevo sei anni, con la mia famiglia ci siamo trasferiti in Liguria dove abbiamo abitato per quindici anni. Nella provincia di Imperia, al confine con la Francia, fra Latte e La Mortola, e vicino ai Giardini Hanbury.
Il fatto di aver passato l'infanzia e l'adolescenza in un luogo con una natura così variegata è stato condizionante?
Mi ha sempre affascinato in questa parte di Liguria la doppia, anzi la tripla natura. Da un lato ci sono le piante tipiche mediterranee, come l'olivo, il rosmarino, il pino d'Aleppo. Dall'altra ci sono i fiori coltivati delle serre, come i garofani rossi, le calendole ecc.. E poi ci sono i giardini botanici di Hanbury con specie rare che provengono da tutto il mondo.
In onore dei Giardini Hanbury ha addirittura ideato un premio. Di cosa si tratta, esattamente?
Il premio l'ho istituito 10 anni fa. Una giuria esamina scritti che trattano di natura o di salvaguardia del paesaggio e sceglie quello che ritiene il migliore. Può essere un manuale, uno studio su una pianta, un saggio, mai un romanzo. L'autore deve essere italiano, oppure straniero, purché tradotto in italiano.
Che cosa l'affascina di una città?
Mi interessano le strade e i mercati, poi i negozi e i musei. Mi piacciono le dimensioni delle città europee con i vecchi edifici, più che le metropoli con i grattacieli. Amo Torino perché ha un fiume e la collina e poi è regolare, squadrata, senza però risultare ossessiva. Con le sue strade dritte ti permette di andare un po' a caso, fantasticando con la testa. Genova è bella certo, specialmente ora rimessa in ordine, con quel suo porto che la movimenta. Amo Chioggia perché c'è l'acqua, ci sono i canali, intorno ai quali ferve la vita con i pescatori, i mercati. Mi piacciono insomma i luoghi dove la natura è vissuta, il paesaggio usato e "lavorato".
Come sceglie cosa leggere?
In realtà non ho un criterio di scelta unico, ma duplice. Da una parte seguo completamente un autore, dall'altra cerco le curiosità, le storie bizzarre: per esempio in questo momento sto leggendo una storia delle longitudini. Un po' surreale certo, ma con una base anche scientifica. E anche un libro sul vento...
E invece per TuttoLibri quale criterio di scelta usa per i libri da recensire?
Cerco di seguire il mercato, tentando di trovare le uscite meno ovvie sia che le propongano i grandi sia i piccoli editori. Tendo a parlare delle novità un po' particolari.
Ha dei progetti su TuttoLibri, magari facendo riferimento a giornali stranieri?
Cerco sempre di migliorarlo. Non ci sono modelli da seguire. Anche se trovo sia fatto particolarmente bene "Lire" francese, o l'equivalente spagnolo. Nella letteratura italiana ci sono stati dei cambiamenti. Prima c'era la letteratura d'autore, e mancava quella di intrattenimento, presente invece in altri paesi. Ora è arrivata anche da noi e risponde bene alle esigenze del mercato.
Cosa significa il titolo del suo ultimo romanzo La curva del Latte?
Il latte ha un duplice significato, allude sia alla bevanda sia al fiume della Liguria. La vicenda si svolge in un paese a metà degli anni '50 all'alba del boom economico e in piena trasformazione. Protagonista è il paese con i suoi abitanti alla soglia di un cambiamento epocale.
Orengo parte seconda:
RispondiEliminaHa un qualche "sogno nel cassetto"?
Mi piacerebbe scrivere un racconto su due barche di Cuba, uno è il Gramma della Rivoluzione e l'altro il Pilar di Hemingway.
Che rapporto ha con il cibo?
Sono curioso. Assaggio tutto. Mi attraggono le cucine locali. Mi piacciono molto anche i film che parlano di cibo o con dei particolari legati al cibo. Come certi vecchi film francesi in cui si vede Jean Gabin con la baguette. Trovo che fa venir fame, coinvolge. E mi piace molto la zuppa di pesce.
E il verde, le piace anche dal punto di vista pratico?
Se non avessi fatto lo scrittore avrei fatto il floricoltore. Coltivo un piccolo giardino al mare. La perla è un brachichito, gigantesca pianta di venticinque metri, che viene dalla Terra del Fuoco. In realtà è una pianta rara anche laggiù. Non l'ho piantata, né portata io. Me la sono trovata, perché la casa dove abito era di un botanico.
L'imprecisione è dovuta a chi ha fatto il sito dei giardini Hanbury che fra le piante presenti elenca solo il Brachychiton discolor mentre non fa menzione del Brachychiton acerifolius.
RispondiEliminac.e.g.
RispondiEliminaE infatti sabato eravamo lì, io e parecchi altri amici, per un ricordo di Nico.
Fausto
Sarebbe da farglielo presente.
Un albero stupendo, valeva la pena vederlo intero (cioè mettendo insieme la foto del tronco con quella della chioma!)
RispondiEliminaAlberto, con quel bavaglio sul viso fai una certa impressione... toglitelo per favore.
Ciaoooooo ;)
Filo
RispondiEliminaIl bavaglio me lo tolgo dopo il 14 luglio. Se faccio impressione meglio. Ciao.