Milano, forsizie a piazzale Loreto. Foto scattate ieri all'interno del giardino centrale
Mi piacerebbe sapere da qualche milanese che mi segue se si è mai avventurato là dentro, tra le piante.
Avete mai visto le forsizie? Sono cespugli che si alzano da terra con lunghi segmenti di rami rettilinei, gialli più di una mimosa, molto meno spumosi, geometrici nel loro protendersi al cielo ancora in mezzo all'umidità e alla nebbia grassa della Lombardia. Ci sono in tutta Milano, le forsizie. Già a marzo. O almeno c'erano quella notte di tanti anni fa quando io le ho scoperte, tante che davano il capogiro, sembravano frutto di una allucinazione. C'era stato non so che sciopero dei mezzi di trasporto pubblico, e i taxi era inutile cercarli. Ricordo solo che si era fatto tardissimo e che per tornare a casa non c'era altro modo che affidarsi ai propri piedi. Per fortuna sono sempre stato un buon camminatore. Una notte a Londra tornai da Piccadilly Circus a Earl's Court Road. A Buenos Aires dalla Casa Rosada raggiunsi il quartiere di Recoleta. E Milano non ha le dimensioni di quelle capitali. Era un bel po' di strada.
Ora dal centro, forse da via Borgonovo, forse da piazza della Scala, dovevo raggiungere con l'amico di cui ero ospite il quartiere della Fiera. Ci mettemmo in cammino. Man mano, finirono i passanti, le insegne al neon, i riflessi delle vetrine dei bar, le automobili divennero sempre più rare. La città si chiudeva e ci chiudeva nel suo immenso cono di buio. Avevamo parlato di arte, di filosofia, come ci imponeva allora la giovinezza per una legge quasi monastica, per ore intere e fitto fitto senza mai smettere. Poi dovette sopravvenire un filo di stanchezza. Ci fu improvvisamente silenzio. E fu in quel momento sospeso che cominciarono ad apparirmi le forsizie, come spettri. Venivano fuori dappertutto, dalle aiuole ai bordi delle vie, dalle rotonde, dagli spartitraffico, dai terrazzi, con quel loro giallo metallico, tanto più forte quanto erano profondi il buio e il silenzio della città. La primavera si annunciava così nella metropoli lombarda odiosamata, da ladra, da viceprostituta (quella notte di prostitute non ce n'erano in giro) con quelle forsizie inspiegabili, impudiche nella loro luminosità e nel loro offrirsi, che l'indomani nessuno avrebbe più notato tra lo smog e il grigio diffuso e il rumore continuo di tram e automobili.
Giuseppe Conte
da
Lettera ai disperati sulla primavera
[che consiglio di leggere]
Ora dal centro, forse da via Borgonovo, forse da piazza della Scala, dovevo raggiungere con l'amico di cui ero ospite il quartiere della Fiera. Ci mettemmo in cammino. Man mano, finirono i passanti, le insegne al neon, i riflessi delle vetrine dei bar, le automobili divennero sempre più rare. La città si chiudeva e ci chiudeva nel suo immenso cono di buio. Avevamo parlato di arte, di filosofia, come ci imponeva allora la giovinezza per una legge quasi monastica, per ore intere e fitto fitto senza mai smettere. Poi dovette sopravvenire un filo di stanchezza. Ci fu improvvisamente silenzio. E fu in quel momento sospeso che cominciarono ad apparirmi le forsizie, come spettri. Venivano fuori dappertutto, dalle aiuole ai bordi delle vie, dalle rotonde, dagli spartitraffico, dai terrazzi, con quel loro giallo metallico, tanto più forte quanto erano profondi il buio e il silenzio della città. La primavera si annunciava così nella metropoli lombarda odiosamata, da ladra, da viceprostituta (quella notte di prostitute non ce n'erano in giro) con quelle forsizie inspiegabili, impudiche nella loro luminosità e nel loro offrirsi, che l'indomani nessuno avrebbe più notato tra lo smog e il grigio diffuso e il rumore continuo di tram e automobili.
Giuseppe Conte
da
Lettera ai disperati sulla primavera
[che consiglio di leggere]
Tags:
Un po' di colore in una città grigia...
RispondiEliminaOggi è la giornata mondiale della poesia. Ieri era il primo giorno di primavera. Ho abbinato un po' le due cose. Il testo è in prosa ma Giuseppe Conte è anche un grande poeta.
RispondiEliminaTe pensa che manco sapevo ci fosse un giardino centrale in Loreto.
RispondiEliminaGrazie della segnalazione e dell'assaggio letterario. Un indicazione per meglio festeggiare la giornata della poesia.
RispondiEliminaBuona giornata.
Così disperatamente fuoriluogo da sembrare un meraviglioso fotomontaggio.
RispondiEliminaSplendide!
RispondiEliminaLe forsizie sono le prime a fiorire. A volte spuntano già a febbraio e sono bellissime. E' vero Milano ne è piena.
RispondiEliminaLo stralcio dalla lettera è di per sé così fluente e talmente appagante da non poter rinunciare a leggerla per intero.
L'anno scorso passai da piazzale Loreto e vidi tutto disadorno, con "custi" orribili che non mi sapevo spiegare. Adesso tu mi hai svelato l'arcano!
RispondiEliminaAnch'io avevo preparato una poesia di Conte per oggi, ma poi ho optato per la Merini, dato che è anche il suo compleanno. Giuseppe nei prossimi giorni..
RispondiElimina@Pia
RispondiEliminaAltroché disadorno era. Ci feci pure un post dal titolo Lo squallore di piazzale Loreto, che consiglio di andare a vedere per fare il confronto.
@Ambra
Non mi hai detto se sei mai stata là in mezzo.
sono anche profumati quei "custi"?
RispondiEliminaMaistretu
Il giallo ti rende poetico - bello vedere un pò di natura in una Milano cementificata - per fortuna vivo immersa nel verde e nel blu del mare - ma mia figlia è lì, le dirò di farsi un giro nel giallo...ciao
RispondiEliminaNon avevo mai visto le forsizie ma dalle tue foto mi sembra offrano uno spettacolo piuttosto bello, che sa effettivamente di primavera. E' raro in una città vedere certi doni della natura.
RispondiEliminaps. Ma quel Piazzale Loreto è "quello" di cui tanto si parlò?
@Maistretu
RispondiEliminaNo, non hanno quasi odore.
@Monticiano
Sì, è proprio quello. Nelle foto non c'è il lato della piazza dove lo appesero.
Il giallo della forsizia raccoglie e amplifica la luce del sole, come la poesia ospita le nostre emozioni e le riflette all'esterno.
RispondiEliminaCiao Al.
Quando il confine tra città e campagna, come del resto sostiene Cesare Pavese, si fa labile; qui poi abbiamo la testimonianza verbale di un grande poeta, Giuseppe Conte, e quella visiva di un abile fotografo, Alberto Cane.
RispondiEliminaMi aveva colpito quel brano sulle forsizie, che in Liguria sono quasi assenti ma qui a Milano abbondano, anche nel nostro giardino. Ed è un esplodere in primavera.
Elimina