Sabato a mezzogiorno pranzo "dal Piombo" a Isolabona. Facevano parte dell'allegra brigata mista (liguri, piemontesi e uno spruzzo di napoletani) Claudio Salvagno (poeta), Ugo Giletta (artista), Marco De Carolis (poeta), li vedete nella foto a cominciare da sinistra.
Piatti: barbagiuà, frittelle di baccalà, brandacugliun, coda di stoccafisso ripiena (***), roselline di stoccafisso con fagioli di Pigna, stoccafisso in umido con polenta, baccalà spadellato con carciofi, frittelle di mela, cremino al miele e semifreddo all'arancia amara.
Vini: Langhe Onorata Negro, Arneis Terra Cupini, Arneis Perdaudin Negro, Roero Negro, Roero San Bernardo Negro, Pigato du Nemu, Rossese Ka Manciné, Rossese Bricco Arcagna Terre Bianche.
Un grande grazie agli amici piemontesi per tutti gli eccellenti prodotti tipici di cui ci hanno fatto dono.
Ara siem drant la cara
Ara siem drant la cara
siem drant aquel còs de polsiera
que l’aiga a espoutriat
ara siem drant l’ombra que resta
après que l’araire dal temps
a laissat l’ersa dal jorn
e muts al borre drant aquel nòstre miralh
‘tendem la paraula que salh ren
mes que resta jalaa sus la pel
e que cachua dedins la carn
sobreviu dedins lo nòstre alen
que s’embarma e s’enluna.
Morre labrier que nos cor encontra
e ferm ‘tend esfraiat
lo nòstre desmerre e lo nòstre querre
mistat pendua que resta. Tuf
que la man estrenh en traversant
aquel vueid que vai da neu a neu.
Claudio Salvagno
Ringraziamento a Jean Michel Effantin per la trascrizione grafica in grafia classica.
Aggiunta 13 marzo
Dopo il girovagare sono tornato a Milano. A grande richiesta, mi sono arrivate anche delle email, pubblico la traduzione. Però mi piacerebbe leggeste ad alta voce qualche verso originale tanto per sentire la musicalità della lingua.
Ora siamo davanti al viso
Ora siamo davanti al viso
siamo davanti a quel corpo di polvere
che l'acqua ha spappolato
ora siamo davanti all'ombra che rimane
dopo che l'aratro del tempo
ha abbandonato l'onda del giorno
e muti nell'oscurità davanti a quel nostro specchio
aspettiamo la parola che non esce
ma che rimane gelata sulla pelle
e che nascosta nella carne
sopravvive dentro il nostro alito
che si ingrotta e si inluna.
Viso vorace che ci corre incontro
e fermo aspetta spaventato
il nostro smarrirsi e il nostro cercare
immagine sospesa che rimane. Vapore,
che la mano stringe mentre attraversa
quel vuoto che va da neve a neve.
Ugo Giletta
Acquerello su tela, 60x80
Il battito nudo del cuore
Il battito nudo del cuore
è solo mio
è solo tuo.
E sola è la piccola pioggia.
I fili di ginestra sono
argento nel vento.
E il mare è lontano orizzonte
nell'arcobaleno di un bacio.
Marco De Carolis
Sono in partenza, assieme alla mia amica del Louvre, per le mie terre di mezzo. Ci fermeremo un po' prima, nel paese delle streghe, dove ci aspetta il particolare di un affresco del Cinquecento, che io fotograferò e che lei poi disvelerà nei suoi significati reconditi.
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Voglio vedere la ricevuta fiscale!
RispondiEliminaSe per uno spaghetto con merdine di miniconiglio qualcuno ha speso 180 euro, voi con chi avete fatto il mutuo?
Questo è veramente vivere per mangiare.
Una goduria eccezionale.
Non foste a casa del diavolo vi direi: chiamate e vengo al volo.
Dirò di più: cazzo!
E' già un ricordo...molto bello.
RispondiEliminaCiao Alberto. (Grazie)
Compagnia invidiabile, accidenti. Viva gli Artisti e chi gli vuol bene. :)
RispondiEliminaA leggere il menù ho già fame! ;-)
RispondiEliminaBuon viaggio!
RispondiEliminaah che bello.... goditi il girovagare
RispondiEliminabelle facce!
RispondiEliminaBella l'opera di Giletti, e belle le poesie. Il provenzale del primo testo ha l'eleganza del catalano di Joan Maragall (le differenze, semplici, stanno nell'ortografia: il suono "nh" provenzale è scritto "ny" in catalano, il suono "lh" provenzale è in catalano "ll")
RispondiEliminaeguit de les vistes al mar
I
La ginesta altra vegada!
La ginesta amb tanta olor!
És la meva enamorada
que ve al temps de la calor.
Per a fer-li una abraçada
he pujat dalt del serrat:
de la primera besada
m'ha deixat tot perfumat.
Feia un vent que enarborava,
feia un sol molt resplendent:
la ginesta es regirava
furiosa al sol rient.
Jo la prenc per la cintura:
l'estisora va en renou
desflorant tanta hermosura,
fins que el cor me n'ha dit prou.
Amb un vímet que creixia
innocent a vora seu
he lligat la dolça aimia
ben estreta en un pom breu.
Quan l'he tinguda lligada
m'he girat al mar, de cara,
que brillava com cristall;
he aixecat el pom enlaire
i he arrencata a córrer avall.
II
La mar estava alegre, aquest migdia:
tota era brill i crit i flor d'escuma,
perquè feia molt sol i el vent corria.
Al lluny se veia un gran mantell de bruma.
Damunt les ones, amb les veles dretes,
les barques hi brincaven com cabretes.
III
Flameja al sol ponent l'estol de veles
en el llunyà confí del cel i l'aigua.
La mar, inquieta, com un pit sospira
en la platja reclosa i solitària.
D'on pot venir la inquietud de l'ona?
Ni un núvol en el cel... ni un alè d'aire...
D'on pot venir la inquietud de l'ona?
Misteri de la mar! L'hora és ben dolça.
Flameja, al sol ponent, l'estol de veles.
Ancora Maragall:
RispondiEliminaCant espiritual
Si el món ja és tan formós, Senyor, si es mira
amb la pau vostra a dintre de l'ull nostre,
què més ens podeu dar en una altra vida?
Però estic tan gelós dels ulls, i el rostre,
i el cos que m'heu donat, Senyor, i el cor
que s'hi mou sempre... i temo tant la mort!
Amb quins altres sentits me'l fareu veure
aquest cel blau damunt de les muntanyes,
i el mar immens, i el sol que pertot brilla?
Deu-me en aquests sentits l'eterna pau
i no voldré més cel que aquest cel blau.
Aquell que a cap moment li digué "-Atura't"
sinó al mateix que li dugué la mort,
jo no l'entenc, Senyor, jo, que voldria
aturar a tants moments de cada dia
per fe'ls eterns a dintre del meu cor!...
O és que aquest "fer etern" és ja la mort?
Mes llavores, la vida, què seria?
Fóra, només, l'ombra del temps que passa,
i la ilïlusió del lluny i del a prop,
i el compte de lo molt, i el poc, i el massa,
enganyador, perquè ja tot ho és tot?
Tant se val! Aquest món, sia com sia,
tan divers, tan extens, tan temporal:
aquesta terra, amb tot lo que s'hi cria,
és ma pàtria, Senyor: i no podria
ésser també una pàtria celestial?
Home só i és humana ma mesura
per tot quant puga creure i esperar:
si ma fe i ma esperança aquí s'atura,
me'n fareu una culpa més enllà?
Més enllà veig el cel i les estrelles,
i encara allí voldria ésser-hi hom:
si heu fet les coses a mos ulls tan belles,
si heu fet mos ulls i mos sentits per elles,
per què aclucà'ls cercant un altre com?
Si per mi com aquest no n'hi haurà cap!
Ja ho sé que sou, Senyor; pro on sou, qui ho sap?
Tot lo que veig se vos assembla en mi...
Deixeu-me creure, doncs, que sou aquí.
I quan vinga aquella hora de temença
en què s'acluquin aquests ulls humans,
obriu-me'n, Senyor, uns altres de més grans
per contemplar la vostra faç immensa.
Sia'm la mort una major naixença!
complimenti per la scelta del cibo e del ristorante..
RispondiEliminaè un piacere sapere che si possa mangiare e bere con grande qualità.
spero tu abbia, poi, avuto mano ferma con la nikon..
maistretu
dovresti regalarci la traduzione della poesia, ciao
RispondiEliminaQuoto Gattonero.
RispondiEliminaMi si sono scatenate le papille nel leggere le portate, adoro il baccalà anche crudo, difficile trovare chi lo sappia cucinare.
Già...giusto, ti spiace darci la traduzione della poesia?
Buon viaggio Alberto ;-))
ma che spettacolo!
RispondiEliminaMeraviglioso!!!!!!!!!!
RispondiEliminaTe lo dice uno che fa' parte dell'antica confraternita del baccala.
Alla vicentina.
Ciao
Zac
Bello condividere in questo modo così conviviale poesia,buona cucina, amicizia. Eh, tu sì, Alberto, che conosci l'arte di vivere!
RispondiEliminaMolto bella la poesia di De Carolis.
Piacerebbe anche a me leggere la traduzione dal provenzale.
Ciao Al.
Bello il menù, eh, ma senza offesa allo stoccafisso preferirei la compagnia, anche solo a grissini e acqua naturale!!!
RispondiEliminaAnch'io chiedo la traduzione della poesia. Non tutto si riesce a capire. Pranzo sublime. Quel dipinto, un viso che è una maschera cruda, notevole.
RispondiEliminaE a te buon viaggio.
che trio fantastico !!!
RispondiEliminaUna fitta e intrigante trama narrativa!
RispondiEliminaQuanti piatti e che assortimento di vini!
RispondiEliminaMolto bella la poesia di Marco De Carolis, che saluto, e l'opera di Giletti è un' enigmatica interessante presenza.Purtroppo non comprendo completamente i versi Salvagno.
Ciao, Alberto, un saluto alle terre di mezzo :)
Mangioni, tutti quanti ed io qui che mi devo accontentare della "brandade".
RispondiEliminaScusa l'attacco, ottimo post e spero di vedere presto il resoconto del tuo viaggio. Un caro saluto.
Ho aggiunto la traduzione della poesia di Claudio Salvagno.
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RispondiEliminaSiamo a dieta
RispondiEliminaMi piace molto questo post un modo
RispondiEliminadiverso di essere nel mondo creare
non demolire senza fretta di gettarsi nel caos del non vivere-
Egill
E' proprio così: "aspettiamo la parola che non esce"
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