Il sindaco Pisapia tra Maria, sorella di Iaio, e Danila, mamma di Fausto
Era palpabile ieri pomeriggio la commozione diffusa in piazza Durante qui a Milano. Eravamo arrivati in tanti per l'intitolazione dei giardini di quella piazza a Fausto e Iaio, del centro sociale Leoncavallo, uccisi, entrambi diciottenni, dai fascisti trentaquattro anni fa, il 18 marzo del 1978.
Uccisi da otto colpi di pistola impugnata da mano fascista, questa è la verità storica, anche se in tutti questi anni, tra depistaggi e mille altre porcate dei servizi segreti non si è mai riusciti a inchiodare gli assassini. Sentivo ieri mattina a Radio Popolare il giudice Armando Spataro che diceva apertamente come fosse uno dei crucci della sua vita non essere arrivato agli autori del duplice omicidio.
Quando poi hanno parlato il sindaco Giuliano Pisapia, Maria (sorella di Lorenzo Iannucci, che noi chiamiamo Iaia) e Danila (mamma di Fausto Tinelli) ho visto occhi lucidi e dopo qualcuno mi ha detto che anche i miei un po' umidi lo erano. Per attimi abbiamo rivissuti quei tempi memorabili di grandi passioni e di grandi ideali che fu il movimento del '77, quando allora ci sembrò di toccare il cielo con un dito, e poi invece il cielo ci cascò addosso, e quell'energia collettiva si disperse in mille rivoli, e in molti si spense.
Dopo la cerimonia ufficiale una fiumana, con in testa la banda degli ottoni, ha raggiunto il Casoretto lì a due passi, dove allora si svolsero i funerali dei due ragazzi: più di centomila persone (potete vedere la foto in questo post), in un'atmosfera di dolore misto a rabbia e a un grande senso di spaesamento che in quei giorni aleggiava su tutta l'Italia derivato dal rapimento di Aldo Moro avvenuto il 16 marzo. Sul sagrato letture e musica e poi in via Mancinelli, luogo dell'agguato dove da allora, tutti gli anni ininterrottamente, il 18 marzo si svolge un presidio di commemorazione con iniziative sempre diverse.
Le città sono fatte anche di memorie, e certi luoghi queste memorie conservano. Avere dedicato il giardino di piazza Durante a Fausto e Iaio è stato un atto di giustizia, giustizia minore in mancanza di quella maggiore dei giudici, reso a due ragazzi uguali a tanti di allora, che sognavano e lottavano per un mondo migliore.
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momenti davvero importanti per la nostra democrazia!
RispondiEliminaFare memoria è fare storia vissuta! Anni fenomenali, anche se li ho vissuto di striscio.
RispondiEliminaLa memoria è fondamentale, serve a (si spera) non ripetere gli errori del passato.
RispondiEliminaho fatto un link a questo importante post, per la colonna notizie del mio blog
RispondiEliminaciao
@Francesco
RispondiEliminaGrazie.
li ho vissuti in pieno queli anni, ricordo l'assassinio dei due giovani compagni, era un tempo carico di odio e di compromissioni da parte delle forze dell'ordine, si parlò di regolamento di conti tra spacciatori, ricordi? Fausto e Iaio erano giovani allora come lo ero io, forse confusi, forse carichi di illusioni, ma eravamo presenti, curiosi, volevamo toccare il cielo con un dito, ora in quel cielo ci sono Fausto e Iaio un abbraccio a tutti voi cari Compagni!
RispondiEliminaMaistretu
un bel pomeriggio, un tributo meritato dopo tanti anni; il prossimo passo è la verità!
RispondiEliminaAlberto, mi hai rituffato di colpo in quegli anni grandiosi e terribili. Commoventi le tue parole.
RispondiElimina"non si uccide la vita, la memoria resta!"
RispondiEliminaio lavoravo alla Roche di fronte ai giardinetti in Piazza Durante e il Leoncavallo era allora un grosso problema per la popolazione limitrofa...
RispondiEliminaBellissima iniziativa anche se penso che finchè queste storie non verranno portate nelle scuole, non vengano insegnate alle future generazioni, temo poco o nulla cambierà e quelli resteranno solo due nomi qualsiasi, che risvegliano qualche ricordo solo nella memoria di chi già c'era!?!
RispondiEliminaBuona settimana.
x Enio
RispondiEliminaUn grosso problema? Forse andavano meglio gli spacciatori di eroina?
Davvero tempi memorabili e li ricordo bene.
RispondiEliminaMi sembra il minimo, questo che è stato fatto ....magari abbastanza improbabile, solo qualche tempo fa...
e se veramente ci desse ragione il tempo?
RispondiEliminanon ho dimenticato e credo che la gente dimentichi solo quello che non vuole ricordare.
compito di tutti gli altri è la memoria.
ricordo anche che si voleva attivare un centro sociale anche a badalucco, MACONDO lo avremmo chiamato, ma le famiglia il comune ed il parroco in sottile silenzio , senza clamori.... eravamo quattro amici al bar poi tre poi due poi .....
ma la memoria resta.
e basta un buon sindaco perchè piano piano.
ciao alberto e grazie per il post.
Grazie
RispondiEliminaIo fra le tante cose la più toccante fù quando ad Empoli Mario Tuti uccise a sangue freddo i due carabinieri. La mattina dei funerali partecipai come altre migliaia di persone e volli sfilare, cosa che non facevo mai dietro il gonfalone del comune di San Miniato, ero allora consiliere e con sorpresa mi trovai a fianco un consigliere del mio comune che ritenevo vicino all'allora movimento sociale. Fù sorpresa gradita vedere l'isolamento di quel gesto infame.
RispondiEliminaE' bene ricordare in questo mondo che brucia notizie e ricordi in un attimo
RispondiEliminaHo conosciuto ieri per la prima volta questa storia. Mi chiedo come ha fatto a vivere chi in questi anni ha portato sulla coscienza il peso di questa tragedia.
RispondiEliminaGrazie per questo tuo post...
RispondiEliminaTi ho visto alla cerimonia nelle foto su Repubblica... :)
RispondiEliminaGrazie Al.
le città sono fatte di memoria, ricordando il grande Calvino verrebbe da dire che sono memoria solidificata
RispondiEliminaxLorenzo
RispondiEliminaMi dispiace per te, che forse non sei mai stato giovane, forse non hai mai creduto in niente, forse non hai mai amato.
do un consiglio a Lorenzo, farsi una sega con le ortiche stimola l'ippofisi.. e di conseguenza il rilascio di neuroni che vanno ad ossigenarsi nel reticolo della memoria, insomma prima di straparlare bisogna svuotarsi per bene. così si impara a non farla sempre fuori dal bulacco.
RispondiEliminaMaistretu
la tristezza sei tu cheri, parli di cose che non sai, emetti giudizi senza conoscere, parli di un tempo che tanto a dato tanto si è ripreso, di giovani uomini e donne che scoprivano altri mondi, che ricercavano altri linguaggi, molti di noi volevano uscire dal cul de sac della provincia.. è una questione epidermica Lorenzo, non volermene io emendavo il tuo giudizio così povero ed incapace di misurarsi, quella per molti di noi fu la meglio gioventù possibile e molti di noi in quel tempo trovarono piccole risposte, amori conflittuali, dolori per scelte sbagliate, ma eravamo anche degli eterni insodisfatti, non perchè il desiderio trovasse rapide soluzioni, perchè tutto era in movimento, il tutto girava quasi imprendibile, eri a casa a Milano come eri a casa a Roma o a Perugia, non c'era bisogno di conoscere ovunque una porta aperta la trovavi..quella è stata per me e per molti altri la vera magia..
RispondiEliminaniente personalismi solo metafore caro Lorenzo, metafore e metonimie.
Maistretu
Mi fa male quel passaggio che indica come l'entusiasmo e le passioni si sono appiattiti ni mille rivoli fino ad azzerarsi.
RispondiEliminaTi sei arreso del tutto Alberto?
@Tina
RispondiEliminaNon parlavo per me, parlavo per tanti altri. Penso ne conoscerai anche tu. Non andò forse così?
@ Alberto
RispondiEliminaSi ne conosco, ma appartengono a quella parte che si schierava per comodo e non per il convincimento che la società andava cambiata partendo dal basso, credimi, non ne sentiamo la mancanza.
Buona giornata Alberto ;-))
ogni cosa vive nel suo contesto, il tempo lascia le sue tracce e le sue ferite. non mi scandalizza rivisitare quel lontano tempo, ma voler dare giudizi senza conoscere è blasfemo e sterile. quel tempo e quel vissuto è di altri appartiene a noi ed ai tanti che li trovarono ragioni e speranze. poi vennero altri tempi e quella generazione, la mia, pagò il conto con gli interessi..
RispondiEliminaMaistretu
furono anni complessi, gli anni 70, ricordo bene che, rispetto ai nostri fratelli maggiori, quelli del '68, ci sentivamo già meno speranzosi; alcuni di noi erano molto duri, altri molto giocosi ed evanescenti, altri ancora cominciavano già a sentirsi «cani sciolti»
RispondiEliminaculturalmente furono anni meravigliosi, ma la sensazione dell’inconcludenza già si percepiva
chi è stato ventenne negli anni '70, comunque, rimarrà sempre un po’ come allora, anche quarant'anni dopo
Anch'io ero presente e mi sono più volte emozionato. Lunedì 16 aprile parteciperò alla commemorazione di Claudio Varalli e Giannino Zibecchi. Il mio dovere di democratico, comunista e antifascista è anche quello di ricordare questi avvenimenti e continuare a lottare anche in loro nome.
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