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mercoledì 20 luglio 2011

A 10 anni dal massacro al G8 di Genova

Nel luglio 2001
vi fu in Italia
una violazione
dei diritti umani
di proporzioni
mai viste in Europa
nella storia più recente



dal rapporto di Amnesty International


Per non dimenticare, mai.

QUI

23 commenti:

  1. Le cose successe al G8 di Genova furono senz'altro gravi e in violazione ai diritti umani, ma non si possono chiamare "massacro". Le parole dovrebbero servirci a definire cose e situazioni in modo realistico (almeno se si parla di politica) e se cominciamo a usarle a caso o in senso manipolatorio finiamo col sembrare molto simili a chi critichiamo.

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  2. Condivido l'approccio di Gian Maria Turi. Anche Vendola, che ha definito Carlo Giuliani "un eroe" ha fatto l'uovo fuori dalla cesta, come si dice dalle mie parti. Vittima certamente sì, eroe proprio no, eroe è un'altra cosa. Salvador Allende è stato un eroe, Angelo Vassallo è stato un eroe, Falcone e Borsellino sono stati eroi...
    Così, davvero, si fa il gioco degli altri, come quando Erri De Luca ha scritto quell'immensa sciocchezza sul "ragazzo assassinato mentre cercava di restituire ai carabinieri un estintore che era caduto loro dalla macchina". Ma mi faccia il piacere! Anche Polifemo cercava di restituire ad Ulisse un macigno che gli era caduto dalla nave?
    Le forze dell'ordine - o piuttosto, chi dava gli ordini alle e nelle forze dell'ordine - hanno fatto cose vergognose, hanno picchiato, imbrogliato e anche sparato, assolutamente fuori luogo. Il figlio del giornalista Beppe Del Colle è stato caricato di botte senza alcun motivo, mentre sfilava pacificamente in maglietta e jeans e a capo scoperto, come il padre ha poi raccontato (su "Famiglia cristiana", non su "Lotta comunista"!). Ci sono state alcune ore in cui la democrazia è stata sospesa, e il controllo dell'ordine pubblico è stato gestito in modo quantomeno dilettantesco (tanti dei carabinieri, compreso quello che ha sparato a Giuliani, erano ausiliari di leva!), da un governo cui interessavano solo le aiuole ben infiorate e i vasi esposti sui balconi per far bella figura con gli altri governanti (vi ricordate il "sopralluogo preventivo" di Berlusconi?). Anche la scelta di tenere l'incontro a Genova è stata provocatoria, non so con quanta intenzionalità, o semplicemente per stupidità o narcisismo conclamati.
    Ma rispondere alle provocazioni con la violenza non è eroismo (ci vogliono molte più "palle" a non reagire!), e rischia solo di giustificare, agli occhi di qualcuno (e magari anche di molti), le ingiustificabili violenze altrui.
    Finchè non arriviamo ad essere oggettivi facciamo come il PD, che dà tutte le colpe possibili a Berlusconi rifiutando di ammettere che sono intervenuti D'Alema prima e Veltroni poi a rimetterlo in sella quando era isolato e in difficoltà. Vi ricordate la bicamerale, la fine del primo governo Prodi, la celebre frase "la riforma elettorale la decidono insieme i due maggiori partiti" che fece cadere il secondo governo Prodi? Ecco, se ci dimentichiamo (o non ammettiamo) queste cose, rischiamo di ripeterle ancora. E di tenerci questa gente all'infinito.

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  3. Ciao, ho aggiunto il tuo blog nei miei blog preferiti sarei molto lieto se faresti lo stesso anche tu con il mio, è un modo per essere più visibili online. Saluti Gennaro

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  4. ERRATA CORRIGE

    Scusate, non ora Beppe Del Colle ma Gian Paolo Ormezzano, comunque sempre su "Famiglia cristiana" era raccontato l'episodio.

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  5. ECCO L'ARTICOLO

    Ormezzano denuncia: "A Genova
    mio figlio picchiato a sangue"
    "Era andato lì solo per filmare la contestazione"


    ROMA - "A Genova, i carabinieri hanno arrestato, pestato a sangue e brutalizzato mio figlio". La denuncia è di Gian Paolo Ormezzano, scrittore e giornalista de 'la Stampa'. Un'altra testimonianza sugli scontri avvenuti durante il G8. Secondo la ricostruzione del giornalista, il figlio Timoty, 26 anni, studente in una scuola di grafica e tecniche televisive a Torino, era andato nel capoluogo ligure per filmare le contestazioni del G8. Si trovava proprio vicino a Piazza Alimonda, dove poco prima era stato ucciso il giovane Carlo Giuliani, quando è caduto durante una carica delle forze dell'ordine. "Poliziotti e carabinieri - continua il giornalista - gli si sono fatti addosso e hanno cominciato a contenderselo. Gli hanno messo i ceppi e lo hanno portato in caserma". Qui, secondo Ormezzano, sarebbero proseguiti i pestaggi. "Lo hanno picchiato sulla schiena. Poi lo hanno portano in carcere, a Pavia, in un cella di isolamento. Ma in galera sono stati più umani rispetto ai carabinieri. Anzi gli stessi infermieri sono inorriditi davanti alle piaghe del mio ragazzo".

    Ormezzano ha potuto riabbracciare il figlio solo dopo la sua liberazione. "Ignoravo quello che stava capitando a Timoty - afferma il giornalista - fino a quando, venerdì sera, è arrivata una telefonata dei carabinieri, che mi hanno comunicato l'arresto di mio figlio". Senza ulteriori particolari, pare. A questo punto, la famiglia Ormezzano è partita alla ricerca del giovane: solo grazie all'aiuto di giornalisti amici si riesce a sapere che Timoty era stato rinchiuso a Pavia, in una cella di isolamento.

    "Mio figlio è stato completamente scagionato - continua Ormezzano - Non c'entrava nulla, eppure lo hanno riempito di botte. Ha otto punti al sopracciglio, un occhio tumefatto, il labbro rotto e la schiena manganellata, ma ha capito la pochezza di questa gente".

    Ormezzano se la prende anche con il governo. "Giornali e tv hanno avuto le loro colpe nel diffondere le notizie, ma con tante attenuanti perchè non sono stati aiutati a capire che il G8 è stata tutta una pagliacciata. Il governo invece - afferma - ha voluto confondere le idee. Da una parte un presidente del Consiglio tutto sorrisi e strette di mano in un'atmosfera da salotto, e tutt'intorno giovani picchiati". Il giornalista assicura che è deciso a procedere per vie legali. "Appena avrò la perizia medica e il risultato delle lastre - dichiara - agirò penalmente contro i responsabili".

    (24 luglio 2001)

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  6. ANCORA DI ORMEZZANO A)
    A un anno dal G8 di Carlo Giuliani ucciso, con mio figlio Timothy ancora indagato e più che mai denunciante, aspetto con fiducia le decisioni della magistratura: non è una frase di comodo. Non posso e non voglio dire altro, e comunque da Genova arrivano continue notizie su svolte anche clamorose delle lunghe e attente indagini, intanto che se ne è andato squallidamente via il ministro degli Interni al quale era toccata la principale responsabilità di quegli eventi, diciamo di quella organizzazione.

    Aspetto sempre che mi spieghino come mai nessun black bloc è stato arrestato, mi pare questo l'unico argomento che colpisca la legione dei perbenisti. E nell'anniversario scrivo soltanto qui, per Il Nuovo che ha offerto subito vasta ospitalità al dramma mio, di mia moglie e, si capisce, del ragazzo.

    Sì, perché il mio problema più balordo riguarda quella legione, dei perbenisti, e di essa, dopo un anno, mi pare giusto parlare. Per cercar di capire. La cicatrice sulla fronte di mio figlio è vistosa ma ormai "sopportabile", gli altri mali fisici suoi sono lasciati indietro dalla gioventù, dalla gran voglia di fare, di lavorare, e quanto ai danni morali dico con orgoglio di genitore che la gestione di essi e soprattutto della loro conseguenze è condotta da lui con bella dignità e forte onestà: mi pare questo un suo grande risultato, al quale non è estranea, forse, l'opera di suo padre e di sua madre, delle sue sorelle, di qualche amico importante.

    E' stata dura, continua a essere dura, ogni tanto da Genova arriva una notizia che significa dolenzia a ogni genere di piaghe (anche se spesso significa ripristino ufficiale di una verità che io, che noi già conoscevamo), però dovrebbe farcela, dovremmo farcela.

    Ma devo rispettare e il divenire legale degli eventi e il residuo riserbo di un giovane tenero e intanto forte, ragionatore attento e intelligente specialmente quando intorno a lui sembrano franare le vecchie logiche. Ora parlo di me, dei miei due problemi. Con una premessa: che sono un legalitario, che stimo quasi tutto l'operato delle forze dell'ordine, che allo stadio calcistico, il posto di lavoro mio e adesso anche di mio figlio, sto con loro e contro i teppisti e i vigliacchi e i volgari. Proprio per questo mio senso democratico - coltivato per tutta una vita, ormai, vado per i sessantasette - della legalità i fatti di Genova, con un figlio coperto di ferite restituitomi dopo un arresto violento, le botte in una caserma e tre giorni di carcere in isolamento, mi hanno sconvolto, e la loro "coda" continua a sconvolgermi.

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  7. ANCORA DI ORMEZZANO B)
    Primo problema: tanti, troppi conoscenti mi hanno detto, intanto che tentavano di offrirmi la loro solidarietà pelosa, "ma cosa andava a fare tuo figlio a Genova, ma perché tuo figlio è andato a Genova?". Sempre con una intonazione, come dire?, processuale o quanto meno moralistica. Si tratta sovente di persone, si badi bene, che conoscono anche profondamente me e lui, che sannno che Timothy è buono, dolce, rispettoso, che ammettono a priori che lui era lì per vedere e filmare (ragioni scolastiche), neanche per manifestare.

    Ora io mi chiedo a che punto siamo arrivati, ci hanno fatti arrivare, se si colloca dalla parte della colpa, comunque, uno che si permette di andare a vedere una manifestazione. Mi fanno capire, anche esplicitamente, che bisognava stare tranquilli a casa, a casetta. Non si rendono conto che questa è già una resa, che accettare e difendere questa tesi è la fine di ogni istanza democratica, è l'accettazione di uno stato di cose tremendo e subdolo. Qualcuno, che non conosce Timothy, mi ha fatto sapere che chi lavorava ("come mio figlio") in quei giorni mica poteva andare a Genova. Verissimo e orribile ragionamento. La cosa tremenda è che questa gente non si rende conto di essere, così ragionando, già schiava, già legata, già finita. Mi sento talora più stravolto per questo loro "benessere" mentale che per le ferite, materiali e morali, di mio figlio.

    Secondo problema: le violenze subite da un cittadino per strada e in caserma. Molti, grazie specialmente agli echi che ha avuto il mio intervento su Il Nuovo e poi su Famiglia Cristiana, pubblicazione anch'essa a me bene vicina, mi hanno fatto sapere che le forze dell'ordine sono legittimate a picchiare, quando non ne possono più.

    Io capisco la reazione alla provocazione, sono pronto ad accettare spiegazioni e giustificazioni d'emergenza, ma mi chiedo, di nuovo, a che punto siamo arrivati, a che punto ci siamo fatti portare, se si accetta che in una caserma un cittadino venga picchiato. Perché ammettiamo per ipotesi folle che Timothy sia uno stupratore ed un assassino di bambine e vecchiette, un criminale orribile, reo confesso: si deve accettare che in uno stato di diritto uno così venga preso a botte per ore, venga coperto di ferite da chi deve garantire contro la violenza ogni cittadino?

    Questa è la tragedia morale, non appariscente, ma senz'altro gravissima, questo accettare che chi deve garantire la legalità (e spesso lo fa, bene, con anche la mia ammirazione) possa poi andare contro questa stessa legalità. Non lo accettano, pare, persino rappresentanti del governo, di questo governo, persino responsabili alti delle forze dell'ordine, mi sembra che non solo lo accettino tanti cittadini, ma che essi diventino addirittura propagandisti di una violenza che imbarazza sicuramente poliziotti e carabinieri, senz'altro democraticamente più sani dei loro plauditori.

    Questo tipo di Italia mi colpisce, mi ferisce. Io sono corazzato, se non altro dall'anagrafe. Spero che mio figlio possa passare indenne attraverso di essa.

    (19 LUGLIO 2002, ORE 10:30)

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  8. Impossibile dimenticare, per me.

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  9. una brutta storia, che mi fa venire i brividi dopo 10 anni.

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  10. E chi si potrebbe mai dimenticare?

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  11. Non dimentichiamo purtroppo una delle tanti pagine nere della storia italiana

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  12. Genova va ricordata sempre.
    Tenuta presente per quello che possono fare, farci e rifare.
    Il tutto logicamente a norma di legge.

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  13. Sempre più coscienti che si debba ripartire dalla nostra Costituzione, nata dalla Resistenza.
    @ c.e.g.
    Giampaolo O. è un caro amico e, ancora oggi, non c'è giorno che si dimentichi di raccontare l'esperienza allucinante di Timoty.

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  14. è importante conservare la memoria e trasmetterla, marina

    anche io distinguo tra eroe e vittima

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  15. Quoto c.e.g.

    10 anni fa due quasi ventenni si sono scontrati e la cosa più atroce per me è che uno dei due è morto per la paura dell'altro.

    Ma non scordiamo mai cosa è successo alla scuola Diaz, l'hanno definita gli stessi dirigenti di polizia e carabinieri

    MACELLERIA MESSICANA, una ragazza di venti anni ha perso i denti causa manganellate a raffica ... no, non lo si può scordare, come dice Ernest, non scordiamoci cosa hanno fatto, cosa stanno facendo, ricordiamoci che potrebbero rifarlo.

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  16. Come definire l'attacco a persone inermi con manganelli e lacrimogeni da terra e dal cielo? Stavano solo scherzando?
    Come definire lo scontro fisico tra battaglioni di poliziotti, carabinieri e finanzieri in tenuta anti sommossa (andiamo a rivederci le foto) e cittadini in tenuta estiva?

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  17. Un saluto prima di andare in vacanza. Ma ripasserò a settembre, appena torno. Buone vacanze.

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  18. Potremmo anche aggiungere che da quel giorno in Italia non c'è più democrazia.

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  19. ero presente quei giorni, ho portato due treni straordinari di manifestanti da e per Bologna. ho visto lo stupore sul volto dei tanti che in modo pacifico e partecipato sono rimasti increduli di fronte alla caccia all'uomo scatenata da poliziotti e funzionari, da buoni vigliacchi se la sono presa con chi era ai margini della manifestazione, con manifestanti isolati e con anziani, come in via Torino..
    ma a questi vigliacchi vanno sommati i vigliacchi vestiti di nero, quelli con le protezioni, i casseur alla Giuliani, venuti solo per sfasciare e cercare la reazione, quelli in altri tempi, ci avrebbe pensato il servizio d'ordine,rompendogli le ossa senza l'intervento della polizia.
    vi rammento che centinaia di manifestazioni organizzate a Roma, due milioni nel marzo del 1984 contro i tagli della scala mobile, i funerali della strage di Bologna, i funerali di Enrico.. allora la polizia delegava al Sindacato ed al PCI la gestione della piazza, a Roma nell'84,eravamo decine di migliaia nel servizio d'ordine, questo bastava fare, invece a prevalso il piagnisteo dei mezzi uomini alla Agnoletto ecc.
    questo è quello che è accaduto, niente eroismi, solo uomini e donne e bambini lasciati senza protezione, perchè faceva comodo lo scontro, ma la Politica vive e viveva altrove, da troppi anni!
    Maistretu

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  20. no, non si può e non si deve dimenticare....
    Quoto C.E.G. in tutto. il fatto poi che abbiamo mandato in quel casino ragazzi di leva, è semplicemente assurdo....

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  21. Dobbiamo fare il possibile affinché resti la memoria...

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