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sabato 2 luglio 2011

Ernest Hemingway a cinquant'anni dalla morte

Ernest Hemingway


Il 2 luglio del 1961, mezzo secolo fa giusto giusto, Ernest Hemingway decise di morire come aveva vissuto, con un eccesso.

Quando cominciai a leggerlo se n'era già andato da un pezzo, ma quella maniera in cui se ne andò mi rimase perché ne discutemmo a lungo con quegli amici di letture giovanili. Poi vennero anche Steinbeck che ci aprì gli occhi sulla profonda America e Kerouac che ci istigò a metterci in cammino. Qualcuno in vespino (due vespini) partì per il Marocco, qualcun altro, via terra, raggiunse Kathmandu e ritornò a raccontare meraviglie (anche quelle dell'hotel Eden e della stanza numero 29). Di altri ancora si persero le tracce, svaporati nei fumi di incenso e d'altro. Fu l'epopea nomade di una generazione visionaria.

Certi libri ti segnano perché quando li leggi sei ancora vergine, e forse è meglio che una volta adulto non ti venga la tentazione di riprenderli: potrebbero deluderti. Ma non vale per tutti. Alcuni, a una rilettura, ti possono disvelare gemme di cui non ti eri accorto. E forse allora non c'erano proprio queste gemme perché la letteratura è un mistero da scoprire ogni volta nel suo continuo divenire.

Sono sincero. Di Hemingway, da quei tempi là, non ho più letto niente.

16 commenti:

  1. puntuale commemorazione, alberto...

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  2. credo di aver letto, con grande piacere, tutto quello che ha scritto. Ne ero profondamente affascinata. Ciao

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  3. Ed io invece, di Hemingway non ho mai letto niente. Ma rimedierò: l'ho appena segnato tra gli autori da leggere. Grazie caro Alberto, + sempre un piacere passare di qua.

    un caro saluto

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  4. mi piace l'essenza del post, che è poi la gioia che ci regala il nostro bisogno di leggere.
    sono stato a Katmandhu , vagabondo del Dharma, lupo della steppa, al centro della terra leggendo.
    Hemingway è stato una di queste tappe, non la più importante, ma leggere i suoi 49 racconti, l'uomo e il mare mi hanno insegnato e cresciuto nella voglia di continuare a leggere.

    Non dimenticare è uno degli insegnamenti che dà la lettura.
    e vale anche ricordare il 2 luglio,
    in particolare per Ernest, visto che l'ha scelta lui questa data.

    ciao alberto

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  5. non ne ho letto molto, ma "il vecchio e il mare" da solo basta a metterlo nel mio olimpo

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  6. Si narra che lui utilizzasse la sua preziosissima macchina da scrivere posta su di un leggio con ruote che si trascinava ovunque e scriveva stando in piedi.
    Bellissimo e molto toccante il film "Il vecchio e il mare" tratto da un suo romanzo interpretato dal grande Spencer Tracy.

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  7. Ho letto molto di Hemingway ma ora mi ritorna alla mente -Il vecchio e il mare- mi ci immedesimo nella figura del vecchio: al posto del mare ho la terra con i raccolti in bilico fra siccità istrici e scoiattoli e qualche puntata dei cinghiali. anche io porterò a - riva - gusci rimasti.......

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  8. Direi che definire "scelta" il suicidio di Hemingway è corretto soltanto in parte. In realtà misura, pur nella tragicità dell' evento, un dato di coerenza: l' archetipo di una generazione in irrimediabile decadenza, segnata e ferita dalle due guerre mondiali, e un' iperbole tutta intima e personale, caratterizzata dallo stesso patrimonio genetico, che ha reso dolorosamente seriali morti simili nella sua famiglia. Qualche grande scrittore pare quasi rechi in sé un' attitudine -tutta inconsapevole- a lasciare un' impronta dolorosa ed inquietante sui suoi tempi: il prezzo è altissimo, è giusto non dimenticarli.
    Gli "eroi", lo sappiamo, devono morire "giovani e belli", e ciò rende immortale la loro eredità intellettuale. Quel che mi ha sempre rattristato, e che ancor oggi mi par vero, è la constatazione che, per gli spiriti più coraggiosi e sensibili, ma da qualche effetto resi fragili, scrutare a fondo il significato più nascosto della vita, spesso conduce al suo rifiuto.

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  9. Bravo Al, per il ricordo del grande Hemingway.
    Come si può non averlo letto.
    Neppure io l'ho ri-letto, come neppure Steinbeck (anche con S. ci sono cresciuta...),
    mentre invece ho riletto Kerouac, in anni di "maturità", e...
    è come dici tu: sarebbe stato meglio non avere quella tentazione! :-)
    ciao,
    g

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  10. Bellissimo post! Vita vissuta e vita letta (perchè vissuta).
    Massimo

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  11. prima figli e poi padri, ma pur sempre sognatori.. nell'attesa che la campana suoni..
    Maistretu

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  12. Per certi aspetti mi spiace essere troppo giovane per poterne apprezzare l'innovazione. Nonostante questo non c'è un solo romanzo di Hemingway che non mi sia piaciuto.

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  13. Mi ricordo, anche se ancora piccolo, come ne ebbi la notizia. Oggi, se rivado con la memoria, mi terrei caro solo "Fiesta".

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  14. Non vorrei essere provocatorio, ma credo che Hemingway sia stato parecchio sopravvalutato (rispetto a Faulkner o al primo Dos Passos, per esempio) e comunque irrimediabilmente - a parte alcuni racconti - legato a un tempo per fortuna passato. Tutte queste fissazioni per machismi vari, caccia, pesca, corride, sbronze, virilità perdute e riporti di capelli sono insopportabilmente patetiche. Su "Il vecchio e il mare" poi sarebbe bene leggere quello che ha scritto Dwight Macdonald in "Masscult e Midcult" (1960, disponibile in italiano nelle edizioni e/o, Piccola Biblioteca Morale, 2002) e smetterla di consigliarlo come lettura scolastica, che poi si va a finire a Bach (Richard) o peggio a Bambaren e a Coelho da una parte o a certe riesumazioni adelphiane per segretarie dall'altra (Somerset Maugham e Marai, per dirne due).
    Sui suicidi poi la penso come Pavese: omicidi timidi, masochismo invece che sadismo.

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  15. bella commemorazione, e giuste osservazioni.
    Certi libri non vanno più aperti, ma solo ricordati.

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  16. Rammento "Per chi suona la campana" i suoi libri li ho e li conservo come tutti gli altri, ma rileggerlo...è come tornare nei luoghi della tua infanzia, delusione garantita.
    Steinbeck ... è un'altra storia, lo rileggo volentieri, ha un che di attuale

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