Milano, alla fermata della 56
La foto l'ho scattata ieri. Sono passato dieci minuti fa ma nessuno aveva ancora staccato uno dei talloncini col numero di telefono, e chissà mai se qualcuno li staccherà. Monotonia del posto fisso? Troppo lusso sant'Antonio. Lei (quella che ha scritto e poi affisso l'annuncio) e chissà quanti altri si attaccherebbero con le unghie anche a un posto precario, pure part time.
Ci pensi, mister Monti, prima di pronunciare certe parole. Perché alla lunga la gente potrebbe anche incazzarsi di brutto e non vederci più.
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Forse sarebbe bene se la gente s'incazzasse di brutto.
RispondiEliminaSono d'accordo con il primo commento di Lorenzo, ma in totale disaccordo con il secondo.
RispondiEliminaSe sai cos'è il sistema retributivo, attualmente ancora in vigore per chi è già in pensione, e sai quanti contributi inps paga un cocopro (pochi), capirai per quale ragione un muratore (in regola) eventualmente immigrato, sostenga questo l'insostenibile sistema pensionistico più di un laureato cocopro eventualmente italiano. Sia muratore dipendente che laureato cocopro peraltro potranno contare su una pensione ridicola, perché entrerà in vigore il sistema contributivo.
Il problema del lavoro e delle pensioni è molto ampio e imputare agli immigrati la colpa di questo sfacelo è populismo allo stato puro.
Guardando troppo in generale, si finisce per trascurare o ignorare il particolare.
RispondiEliminaPenso a questa persona che con uno straccetto di messaggio si è affidata ai passanti (accattonaggio?) per trovare uno straccio di lavoro.
Sarà bianca, sarà nera, sarà immigrata, sarà solo una che "ha bisogno" di un lavoro?
Qualunque esse sia, viene ignorata, siamo al punto che non è più guerra tra poveri: ci avviciniamo al "povero mangia povero".
Umiliante, per tutti.
Le bestie, per mangiarsi tra loro a causa di una fame bestiale, aspettano che "il pasto" sia sicuramente morto: noi no.
Ciao, ma è un amaro ciao.
Certe cose ti fanno venire una fitta al cuore.
RispondiEliminaquesta è la vita reale, loro sono da un'altra parte. Dure rette parallele.
RispondiEliminaCercare lavoro e avere come previsione che nell'arco della giornata ti diranno di no una ventina di volte, anche per lavori umili, è la cosa più deprimente che si possa immaginare. Lo vivo indirettamente in casa, ma trattandosi di mio figlio sono depresso anch'io. Mi deprimono anche tutti i luoghi comuni ce circolano sui lavori che non si vogliono fare. Devi stare attento a non parlare del tuo titolo di studio perché rischi di non trovare lavori umili. E' poi ti chiedono: che hai fatto?
RispondiEliminaE pensare che a novembre la crisi non c'era, non si trovava un posto sugli aerei per i soggiorni esotici e i ristoranti erano strapieni secondo il capo del governo, poi una mattina ci siamo svegliati ed eravamo in piena crisi: manovra economica e chi ha di più deve dare di più ci è stato detto....poi sembra non sia stato così e l'indigenza sta bussando a molte porte e nessuno sa a quante busserà ancora, basta un niente per passare dalla classe media alla povera,poi vedere che da un partito si volatilizzano 12 milioni di Euro, ( soldi pubblici) e che un altro parlamentare compera un palazzo la mattina e lo rivende il pomeriggio guadagnando 18 milioni di Euro,allora forse qualcosa non funziona in questa italietta.
RispondiEliminacredo che oltre agli slogan bisognerebbe conoscere, conoscere non è semplice,conoscer è studio è umiltà è troppo facile dare giudizi, semplificare poi è il delirio di una parte del paese, quella parte che si sente depositaria di verità risalenti al Vedanta.. cher Lorenzo, io non so dove tu viva e cosa tu faccia per sentirti sempre dalla parte del primo della classe. io credo che questa società sia più complessa di quello che appare, vedi noi anziani,noi comunisti, parlavamo di divisione internazionale del lavoro, di diritto all'informazione, di qualità e di valore aggiunto, di superamento delle forme organizzative piramidali del lavoro, mentre le semplificazioni di questi ultimi vent'anni, hanno di fatto ridotto le capacità di analisi e di conseguenza la progettualità..e la materia grigia direbbe qualcuno, appunto quella e da vent'anni che non si vede..
RispondiEliminati consiglio un libro di Franz Fannon "i dannati della Terra"..
Maistretu
Eh si, l'amico Monti ha fatto proprio un discorsino avventato.
RispondiEliminaQuoto Dalle8alle5
RispondiEliminaLorenzo
RispondiEliminaforse non sai di cosa parli, ti concedo questa di attenuante...
Maistretu
Già saper fare gli orli non è male. Io non sono capace.
RispondiEliminaNella ormai famosa "retata" fra i locali milanesi di qualche giorno fa, oltre agli scontrini "miracolosamente" aumentati, si sono individuati 112 lavoratori in nero (non conosco il dato della nazionalità) su 33 locali.
RispondiEliminaBella media, non c'è che dire. Una media tale, anzi, da indurre a un calcolo: come sarebbe la situazione pensionistica se tutti versassero i contributi? Che fa il paio con: Come sarebbe la situazione fiscale se tutti pagassero le tasse?
Condivido la "fitta al cuore" di Lorenzo per quel che si sente dire all'Agenzia del Lavoro (che ha un ipocrita nome "politically correct", visto che difficilmente riesce a procurare lavoro: per i contratti in nero non si passa certo di lì).
Mi sembra però che i guai nostri hanno un'origine un po' più ampia del "compromesso storico". La gestione disinvolta (diciamo così) della cosa pubblica come cosa propria che ha caratterizzato gli ultimi trent'anni italiani (ma che ha radici antiche, perché subito dopo la liberazione eravamo già ben messi in questo senso) era in buona parte collegata al famoso C.A.F. negli anni Ottanta-inizio Novanta, fino a Tangentopoli. La "seconda repubblica" uscita da Tangentopoli, anzichè tesorizzare gli errori di prima, ha continuato sulla stessa linea, ex comunisti compresi.
Andreotti che parla del "compromesso storico" come di una confusione ideologica e storica è in mala fede: Marx (e poi Mao) modellò la sua società comunista nentemeno che sulla struttura delle "reducciones" che i Gesuiti misero in piedi tra gli indios del Paraguay all'inizio del Settecento (si veda il bel libro di Leopoldo Lugones "L'impero gesuitico", scritto nel 1904, quando la rivoluzione russa e la Cina comunista erano ancora lontane, ma che sembra fare la descrizione di un villaggio maoista degli anni sessanta).
L'Ulivo del 1995, che ha portato al governo una serie di eccellenti personalità della società civile (uno tra tutti il ministro della giustizia Giovanni Maria Flick) che avrebbero potuto cambiare un po' le cose, non si collocava in questa linea. Invece siamo tornati in pieno al "magna magna" precedente col governo D'Alema, dopo che lo stesso Baffino, d'accordo con Marini e Bertinotti, fece fallire l'Ulivo. Governo D'Alema che andava da Cossiga a Cossutta: eccolo qui il compromesso storico tra clericalismo e collettivismo!
Ve pure detto che Veltroni non fece di meglio nel 2008. Se poi si vede da vicino cosa succede sia negli enti locali amministrati del centrodestra che in quelli amministrati dal centrosinistra (o cosiddetto tale) si vede non un compromesso, ma un patto scellerato per fare i cavoli propri alle spalle (e sulle spalle) di tutti i cittadini (che magari ancora ci credono, alle differenze...).
Quanto alla frase di Monti, è proprio stata infelice. Certo che fare il bancario sarà monotono e noioso, per cui magari potrebbe venir voglia di fare qualcos'altro (ho un amico che da bancario è passato - per scelta - a fare il guardiaparco, e le sue lamentele riguardano l'ingerenza della politica anche nel suo lavoro, non la monotonia del lavoro); fare il naturalista invece (almeno, dal mio punto di vista) lo è decisamente meno: perché cambiare, se a uno il proprio lavoro piace, e lo sa fare bene?
Per far piacere ai mercati?