Intanto metto in evidenza questo commento di Werner Forner, indiscussa autorità in materia, che mi sembra tagli la testa al toro una volta per tutte.
Werner Forner
professore di linguistica romanza all’università di Siegen, Germania
professore di linguistica romanza all’università di Siegen, Germania
Sul ligure alpino
Vedendo il mio nome citato nella recente discussione sulle manipolazioni linguistiche, mi sembra il caso, senza voler ficcare il naso nella politica interna di un altro paese, di prendere posizione, ripetendomi, su una verità scientifica. Avevo fatto, negli anni ‘80, ampie inchieste nelle valli che fanno capo al Saccarello e in Val Roia e nelle valli adiacenti. Ho scritto una trentina di articoli su questi dialetti, in gran parte anche in italiano o francese anche su riviste regionali o locali. Il primo contributo in cui ribadisco la fondamentale liguricità dei dialetti roiaschi data del 1983! Non è il caso che gli esponenti occitanisti ignorassero i fatti.Per i parlanti stessi la cosa un po’ diversa. Crederanno facilmente i missionari che vengono a predicare l’occitanità. A condizione che presentino argomenti che sembrano essere ‘prove’. Queste ‘prove’ possono essere fatti o invenzioni di ordine storico: c’era una volta un’amministrazione provenzale; c’era una volta un’immigrazione alpina dall’ovest (questa è inventata). O possono essere fatti etnografici (le greggi transumanti venivano in parte dalla Provenza), o geografici (con un sillogismo del tipo: il brigasco si parla anche in Francia, in Francia si parla l’occitano, dunque il brigasco è occitano).
Ci sono anche argomenti di ordine linguistico: Il lessico pastorale brigasco non si distingue sostanzialmente da quello raccolto nella occitana valle Tinea: ne concludono che il brigasco è occitano. Invece, quello che c’è in realtà, è comunità culturale: La cultura pastorale è identica dai due lati della frontiera linguistica, come identica è oggi la cultura dei media elettronici dai due lati dell’atlantico; se navigando sull’internet utilizziamo termini americani, siamo perciò americani? Finalmente l’orecchio: L’orecchio ci dice che fra Triora e Realdo, o in val Roia fra Airole e Fanghetto o Olivetta, ci sono mondi. I Ventimigliesi non capiscono niente ad Olivetta, ha scritto qualcuno su questo blog, dunque l’Olivettano è una lingua diversa, dunque è occitana.
Aggiungerò che il nostro Olivettano non si farà capire nemmeno a Nizza né a St. Martin-Vésubie né ad Avignone. Per non farsi capire, bastano delle volte piccole cose: Immaginatevi che un vostro amico vi informa che ha comprato "Hète Hacchi di HaHi" – con un’acca fortemente aspirata: Sembra arabo! Eppure è toscano, solo che la –s- è pronunciata –H-! Il vostro amico aveva comprato "sette sacchi di sassi"! Piccolo cambiamento – grande effetto! E’ vero che tale pronuncia non esiste in Toscana, però è caratteristica per Olivetta e dintorni. "Het Hacchi d’HiHi" ("sette sacchi di ceci"), dicono loro per dare un esempio del loro proprio ‘arabo’. Altro esempio: In molti dialetti roiaschi (ma non a Fanghetto né a Tenda) le vocali inaccentate sono cadute; il ligure "u mese (meise) de frevâ" lo capiamo tutti; "ar mes ed frvê" sembra molto diverso all’orecchio. Piccolo mutamento, grande effetto (per l’impressione acustica). Le atone sono cadute anche altrove, ad es. ad Altare a 15 km da Savona. Perché non autodichiarare occitano l’Oltregiogo savonese? Evidentemente, tali mutamenti non mutano l’identità genetica! Il brigasco non si capovolge con ciò in occitanico, né l’Olivettano in "arabo".
Il nostro problema è quello di determinare l’identità o parentela genetica di un gruppo di parlate. Per farlo, bisogna comparare TUTTI i tratti con quelli dei gruppi vicini. Paragonando il gruppo roiasco (brigasco incluso) con il gruppo nizzardo, troviamo innanzitutto una mole di tratti comuni, e anche una certa quantità di tratti differenziatori. Se facciamo lo stesso paragone fra roiasco e diciamo ventimigliese, troviamo fra somiglianze e differenze una distribuzione assai simile. Potremmo concluderne che il roiasco costituisce un gruppo linguistico autonomo, né occitano né ligure-litoraneo. Se invece compariamo il roiasco con il pignasco, le divergenze sono minime. Conclusione: il roiasco, distinto sia dal ligure-litoraneo sia dal nizzardo, forma con il pignasco un gruppo unico. C’è di più: Le relativamente scarse divergenze fra roiasco e pignasco sono in gran parte tratti che il pignasco condivide con il ligure-litoraneo. Sono tratti importati dalla costa? I tratti litoranei sono ancora più frequenti ad Apricale, più ancora a Isolabona, ecc.
Tale distribuzione geografica sta a confermare l’ipotesi dell’importazione litoranea; importazione in Val Nervia ma non in Val Roia (eccetto Airole che è una "colonia" ventimigliese del ’500). Dobbiamo dunque pensare che prima di tale importazione, il pignasco fosse assai più simile di oggi al tipo roiasco. Un caso particolarmente interessante è il triorasco, perché lí abbiamo un ampio testo di due secoli fa ("Franzé u Peguròr"). Il Franzé contiene forme di tipo roiasco che il triorasco attuale non consce più; si vede che il triorasco era stato più roiasco nel passato. E’ dunque giustificato postulare per il passato una relativa unità linguistica attorno al Saccarello, distinta da tutti i gruppi vicini, ma assai più vicina al tipo ligure che non al tipo occitanico o piemontese. E˚ per questa ragione che fu scelto il nome di "ligure alpino". Di questa lingua è rimasto oggi il roiasco, il pignasco-triorasco con forti elementi litoranei, e delle tracce in tutti i dialetti dell’entroterra fin giù nelle varianti ‘rurali’ dei dialetti della costa. Per chi volesse saperne di più, l’ho pubblicato in forma abbreviata su INTEMELION 1 (1995).
Altro commento che mi sembra interessante firmato da Giurista
Credo che l'intervento del professor Werner Forner metta la parola "fine" alla discussione in merito alle caratteristiche linguistiche del brigasco e dell'olivettese. Ricapitolando, visto che la L.N. 482/1999 si occupa di tutela di alcune minoranze linguistiche di cui viene data l'elencazione (compresa quella cosiddetta "occitana"), una volta appurato che storicamente il brigasco e l'olivettese sono dialetti liguri, come tali esclusi dalla tutela, ne consegue:
1) che non esistono in Liguria comunità di lingua "occitana" e che tale dato era già noto almeno dagli anni Ottanta in base alle pubblicazioni scientifiche;
2) che la dichiarazione di "occitanità" dei dialetti di Realdo, Verdeggia e Olivetta San Michele riflette di conseguenza una logica che si può definire nella migliore delle ipotesi frutto di ingenuità, nella peggiore frutto di disinformazione scientemente perseguita, e questo al di là dell'accoglimento da parte delle istituzioni nazionali dell'istanza di riconoscimento di Realdo, Verdeggia e Olivetta San Michele come comunità di dialetto "occitano": accoglimento meramente tecnico, in quanto tali istanze non sono sottoposte al vaglio di studiosi accreditati;
3) Che l'ODG votato in Provincia è basato su dati fortemente scorretti, per usare un pietoso eufemismo, e va pertanto ritirato;
4) che eventuali iniziative volte ad accedere ai finanziamenti previsti dalla L.N. 482/1999 per la tutela delle minoranze linguistiche storiche, ove riferite al brigasco, possono essere impugnate da chicchessia in qualsiasi momento in quanto riferite a soggetti non abilitati a tali erogazioni: il falso ideologico è un reato perseguibile;
5) che l'Amministrazione Provinciale dovrebbe sentirsi tenuta, per trasparenza e rispetto nei confronti dei suoi cittadini, a rendere noto come e perché si sia approdati a un ODG che sta seppellendo nel ridicolo la comunità imperiese, chiarendo anche se al di là dell'effettiva volontà di tutela si celino dietro questa delibera interessi più o meno legittimi;
6) che se la Provincia è davvero interessata a una tutela e valorizzazione del proprio patrimonio linguistico, dovrà avviare una riflessione seria, non discriminatoria nei confronti di alcuna varietà parlata sul suo territorio e basata sulle risorse disponibili a livello regionale; oppure, avviare istanze per il riconoscimento e la tutela di una specifica "minoranza linguistica" ligure;
7) che il tentativo di "importare" una presunta identità linguistica "occitana" in Liguria è fallito clamorosamente, e che i suoi promotori dovrebbero solo vergognarsi.
1) che non esistono in Liguria comunità di lingua "occitana" e che tale dato era già noto almeno dagli anni Ottanta in base alle pubblicazioni scientifiche;
2) che la dichiarazione di "occitanità" dei dialetti di Realdo, Verdeggia e Olivetta San Michele riflette di conseguenza una logica che si può definire nella migliore delle ipotesi frutto di ingenuità, nella peggiore frutto di disinformazione scientemente perseguita, e questo al di là dell'accoglimento da parte delle istituzioni nazionali dell'istanza di riconoscimento di Realdo, Verdeggia e Olivetta San Michele come comunità di dialetto "occitano": accoglimento meramente tecnico, in quanto tali istanze non sono sottoposte al vaglio di studiosi accreditati;
3) Che l'ODG votato in Provincia è basato su dati fortemente scorretti, per usare un pietoso eufemismo, e va pertanto ritirato;
4) che eventuali iniziative volte ad accedere ai finanziamenti previsti dalla L.N. 482/1999 per la tutela delle minoranze linguistiche storiche, ove riferite al brigasco, possono essere impugnate da chicchessia in qualsiasi momento in quanto riferite a soggetti non abilitati a tali erogazioni: il falso ideologico è un reato perseguibile;
5) che l'Amministrazione Provinciale dovrebbe sentirsi tenuta, per trasparenza e rispetto nei confronti dei suoi cittadini, a rendere noto come e perché si sia approdati a un ODG che sta seppellendo nel ridicolo la comunità imperiese, chiarendo anche se al di là dell'effettiva volontà di tutela si celino dietro questa delibera interessi più o meno legittimi;
6) che se la Provincia è davvero interessata a una tutela e valorizzazione del proprio patrimonio linguistico, dovrà avviare una riflessione seria, non discriminatoria nei confronti di alcuna varietà parlata sul suo territorio e basata sulle risorse disponibili a livello regionale; oppure, avviare istanze per il riconoscimento e la tutela di una specifica "minoranza linguistica" ligure;
7) che il tentativo di "importare" una presunta identità linguistica "occitana" in Liguria è fallito clamorosamente, e che i suoi promotori dovrebbero solo vergognarsi.
GULP!
RispondiEliminaUna e-mail spedita ai politici?
.... scusa ma credo che continueranno a dire "io non sapevo" :-)
Con tutto il rispetto, io non ce lo vedo Giuliano a leggere una e-mail, forse se qualcuno gliela stampa a caratteri cubitali e la posa sulla sua scrivania :)
Sempre con tutto il rispetto: ma lo saprà di avere un indirizzo e-mail?
Lo sa che Internet è "il posto dove passano le e-mail"?
Internet? Quel prodotto americano che va tanto di moda adesso?
Il presidente della Provincia di Imperia legge le mail, o forse ha qualcuno che gliele legge. Guardate il putiferio che avevo combinato sul loro sito tempo fa.
RispondiEliminaA commento del commento di giurista, vorrei dire che un blog non mette la parola fine alla discussione, ma al limite la apre. Con merito grande di Alberto Cane, e della sua attenzione a questi fatti.
RispondiEliminaMi piace aggiungere in riferimento ai punti di giurista, pur non avendo io, come lui, mentalità giuridica:
1) prima di escludere l'occitanità dei dialetti in questione (sono convinto anch'io però che Toso abbia ragione), bisognerebbe vedere almeno le pubblicazioni su cui si sono basati quelli della provincia. Nell'articolo Toso aveva fatto riferimento a qualcosa, senza citarlo compiutamente.
3) L'odg votato dalla provincia non è basato su dati scorretti, ma su un atto giuridico di sette anni fa, sollecitato dai comuni in questione;
6) La minoranza linguistica ligure non è compresa tra quelle della L.N. 482/1999, quindi spero che tu stia facendo dell'ironia...
7) il tentativo non è affatto fallito, o meglio, per ora è fallito solo su questo blog. ma se tu hai già adìto le vie legali allora complimenti, sono dalla tua parte.
Qualche riflessione aggiuntiva e qualche ulteriore chiarimento.
RispondiElimina1)Anzitutto un grazie al collega Werner Forner per il suo intervento, non mi andava molto di passare per un "pasionario" isolato, e so del resto che la nostra discussione sta suscitando molto interesse tra i linguisti ai quali l'ho segnalata.
2) Il Giurista mi sembra persona competente, ma spero che non sia necessario adire alle vie legali. Sarebbe sufficiente che la Provincia ritirasse il suo sostegno all'occitanizzazione surrettizia di Realdo, Verdeggia e Olivetta San Michele, comunicando agli organi competenti che in tali località non esiste una minoranza linguistica storica "occitana" secondo i requisiti richiesti dalla famigerata L.N. 482/1999. In questo modo decadrebbe anche l'ODG. I vantaggi per la Provincia saranno notevoli: non solo verrà ripristinata la verità storica e la realtà culturale dei comuni interessati, ma si potrà avviare un dibattito serio e costruttivo sulla tutela complessiva di tutto il patrimonio linguistico presente sul territorio, come richiesto in modo così giusto e appassionato dall'amica Pignasca. E' una grande occasione per il politico che vorrà farsi carico di questa iniziativa, destinata ad assumere rilevanza non soltanto locale o regionale.
3)Firpo ha ragione, il blog non conclude un bel niente e occorre molta vigilanza da parte dei cittadini contro questo genere di mistificazioni, soprattutto se, come suggerisce la Pignasca, esse celano altri interessi che non la tutela del patrimonio culturale.
4) Non credo che la Provincia abbia consultato dele pubblicazioni: per avvallare la richiesta dei comuni, basta che quest'ultima venga formulata, e a sua volta, avuto l'avvallo della provincia, lo Stato accetta acriticamente qualsiasi dichiarazione di minorità linguistica (questo è uno degli aspetti più assurdi della L.N. 482/1999). Occorre quindi che in primo luogo la Provincia riveda la propria delibera di qualche anno fa con la quale accoglieva l'istanza dei comuni: non c'è nulla di scandaloso o di vergognoso in ciò, è una semplice presa d'atto della realtà.
5) Nel mio articolo iniziale non parlavo di una pubblicazione che avvallerebbe il carattere occitano di Realdo, Verdeggia e Olivetta anteriore alla delibera della Provincia. Si tratta di un testo a carattere eminentemente divulgativo realizzato a posteriori, che il periodico "A Vastera" cita come fonte, ma che in realtà si limita a citare i comuni che sono stati dichiarati "occitani". Quindi non si tratta di una fonte, ma di un testo successivo, nel quale si prende atto acriticamente delle dichiarazioni dei comuni.
6)Quanto agli sviluppi ulteriori della questione: ribadendo che dal mio punto di vista essa non ha carattere politico, bensì culturale, auspico in primo luogo che la Provincia operi con tutti i mezzi per eliminare questo sconcio, dopo di che la questione si potrebbe dare per conclusa con piena soddisfazione di tutti: cittadini-elettori, enti pubblici e locali, forse un po' meno contenti sarebbero gli "occitani", ma pazienza, possono sempre annettersi qualche altro paesino in Piemonte, dove per loro tira un'aria migliore. L'ideale sarebbe poi che la Provincia stessa approfittasse del caso, come si diceva, per avviare un dibattito serio in tema di tutela del proprio patrimonio linguistico. Certo che se le cose restassero allo stato attuale, non si potrebbe restare indifferenti. Mi spiego: la questione brigasca è già ben nota a livello scientifico in Italia e in Europa, ed effettivamente, come ha scritto qualcuno nei giorni scorsi, sta rischiando di coprire di ridicolo la comunità imperiese. Tuttavia l'opinione pubblica continua a essere disinformata, e allora la denuncia che è partita da questo blog dovrà per forza essere ripresa in tutte le sedi possibili. Io personalmente mi ritengo impegnato in tal senso, e immagino che a questo punto non sarò isolato.
Un cordiale saluto a tutti, Fiorenzo Toso
Per "Pignasca": quali interessi si celano dietro questa porcheria è detto chiaro dal signor Lanteri Lorenzo sindaco di Triora in un articolo pubblicato sul Secolo qualche tempo fa dal giornalista Crecchi dove si parla dei rinnovati rapporti tra Realdo e Briga: "Ci saranno strade asfaltate, alberghi, turismo e possibilità che i nostri giovani restino qui a lavorare nell'industria dell'ospitalità". Insomma, il marchio occitano serve a coprire una bella speculazione, e i finanziamenti della legge sulle minoranze potrebbero dare una mano. Adesso speriamo che gli ambientalisti non stiano a dormire. Ma quali "nostri giovani?"? Ha ragione Luì Cerin, Realdo intanto si spopola, e forse anche in provincia ci hanno i loro interessi. Come la mettiamo?
RispondiEliminaBRIGASCO VERDE
No mi sembra affatto una cattiva idea..ma quale speculazione :/ ?
Eliminaperchè qualcuno non fa una ricerca che dimostri quanti soldi ha portato la legge 482/99 al territorio ligure?
RispondiEliminasecondo me molto pochi..se non addirittura quasi niente (forse qualche spicciolo per le scuole)..
Mi pare di capire che il problema non è di quanti soldi si tratta, ma del diritto a percepirli e del tentativo di raggirare il prossimo. E poi, cosa se ne fanno i bambini delle scuole di Triora di imparare una lingua che è incomprensibile ai loro padri?
RispondiEliminaLigure molto incavolato
per brigasco doc: se le cose rimangono così in provincia, ne riparliamo tra qualche anno, sui soldi arrivati...
RispondiEliminae comunque sono d'accordo con l'anonimo ligure incavolato: non è sul fatto che i soldi possano fare comodo ai piccoli paesi dell'entroterra, è sulla giusta motivazione che si discute!
Alberto, il putiferio mi sa che lo hai scatenato anche qui....
BRAVO! meno male che ci sei tu a segnalare questi fatti.
Per il dr.Toso: grazie! In effetti, se invece di salvaguardare il dialetto occitano, che sinceramente dalle nostre parti non mi sembra... molto diffuso, i nostri politici difendessero il dialetto LIGURE, sarebbero (stavolta sì) da lodare..... perchè anche questo è ormai una minoranza, altrochè!