Donka non lo sapeva, ma i falchi che fingono di essere colombe erano l’argomento centrale di un capitolo di quella che un tempo sarebbe stata la mia tesi di dottorato. In quel capitolo tentavo di analizzare il comportamento degli animali sociali dividendoli in due categorie, in base a come si rapportavano agli altri: i "falchi", che in un incontro tendono a massimizzare il proprio profitto a discapito dell’altro, e le "colombe", che preferiscono cooperare anche a costo di rimetterci qualcosa.
È un falco, si potrebbe dire, chi è pronto a tradire; è una colomba chi, a costo di essere tradito, si fida. Il modello dell'"incontro" era un modello astratto, valido per analizzare le situazioni più disparate: poteva concretizzarsi nel rapporto predatore/preda (in cui il profitto del primo, il nutrimento, va a scapito della vita del secondo) o nell’interazione fra maschi dominanti della stessa specie (che in caso di una disputa territoriale possono, per esempio, combattere – risultandone un vincitore con territorio doppio e uno sconfitto morto – o accordarsi su un confine, rinunciando a un po’ di terreno per avere entrambi salva la vita). Il modello, valido per ogni tipo di comportamento sociale, si poteva applicare anche ai rapporti professionali o commerciali fra esseri umani.
Un risultato noto nella teoria dei giochi è che la selezione naturale tende a privilegiare i gruppi di colombe. Benché nel singolo incontro il falco abbia la meglio, infatti, alla lunga le colombe riterranno più efficace interagire solo con altre colombe, tenderanno a formare un gruppo a sé; e questo gruppo, collettivamente, prospererà molto più di quello dei falchi, rimasti senza prede da tradire. Il risultato ha qualcosa di paradossale: le colombe, che non possono mai "vincere" un incontro (ma al massimo pareggiare, se l’altro coopera), sul lungo termine hanno la meglio; i falchi, emarginati, non troveranno più nessuno disposto ad accordarsi con loro, e finiranno per estinguersi.
Vincenzo Latronico
La cospirazione delle colombe
Bompiani
È un falco, si potrebbe dire, chi è pronto a tradire; è una colomba chi, a costo di essere tradito, si fida. Il modello dell'"incontro" era un modello astratto, valido per analizzare le situazioni più disparate: poteva concretizzarsi nel rapporto predatore/preda (in cui il profitto del primo, il nutrimento, va a scapito della vita del secondo) o nell’interazione fra maschi dominanti della stessa specie (che in caso di una disputa territoriale possono, per esempio, combattere – risultandone un vincitore con territorio doppio e uno sconfitto morto – o accordarsi su un confine, rinunciando a un po’ di terreno per avere entrambi salva la vita). Il modello, valido per ogni tipo di comportamento sociale, si poteva applicare anche ai rapporti professionali o commerciali fra esseri umani.
Un risultato noto nella teoria dei giochi è che la selezione naturale tende a privilegiare i gruppi di colombe. Benché nel singolo incontro il falco abbia la meglio, infatti, alla lunga le colombe riterranno più efficace interagire solo con altre colombe, tenderanno a formare un gruppo a sé; e questo gruppo, collettivamente, prospererà molto più di quello dei falchi, rimasti senza prede da tradire. Il risultato ha qualcosa di paradossale: le colombe, che non possono mai "vincere" un incontro (ma al massimo pareggiare, se l’altro coopera), sul lungo termine hanno la meglio; i falchi, emarginati, non troveranno più nessuno disposto ad accordarsi con loro, e finiranno per estinguersi.
Vincenzo Latronico
La cospirazione delle colombe
Bompiani
Vincenzo Latronico, nato a Roma nel 1984, ha pubblicato Ginnastica e rivoluzione (2008, Premio Giuseppe Berto) e il testo teatrale Linee guida sulla ferocia (in Working for Paradise, 2009), entrambi per Bompiani. Sempre per Bompiani è uscito da poco il suo nuovo romanzo La cospirazione delle colombe, di cui pubblico un brano. QUI potete scaricare il primo capitolo.
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me lo segno, grazie!
RispondiEliminaIn politica sono tutti falchi e noi sudditi siamo tutte colombe, spero che i falchi politici si annientino fra loro ma perchè questo accada c'è bisogno anche che le colombe si incazzino ma se lo facessero poi smetterwebbero di essere colombe e diventerebbero falchi...
RispondiElimina"Un risultato noto".
RispondiEliminaNoto a chi?
In base a che?
Questo modo di esporre le cose è uno dei tanti motivi per cui non leggo più autori italiani: mi irritano.
Una bella dissertazione ma senza molti riscontri nella realtà... Forse anche perchè le "colombe" poi tanto unite non sono ed i falchi continuano a riprodursi senza problemi.
RispondiEliminaP.S.: nella realtà tra l'altro le colombe sono volatili molto aggressivi che proteggono il proprio territorio anche uccidendo i propri simili mentre i falchi non sono aggressivi, cacciano unicamente per il proprio sostentamento e tendenzialmente non si attaccano fra loro.
Molto interessante a tal proposito è leggere "L'anello di re Salomone" di Konrad Lorenz
Ok con Giulio GMDB-
RispondiEliminaNon sò dell'aggrssività delle colombe
sò che gli esseri dall'apparenza
fragile sono tra i più determinati
forse a compensare l'aspetto-
Non sono un monaco,ma il male paga
subito il bene é il percorso difficile e così bisogna aspettare
sostenuti da convinzione,e fede-
Egill
p.s fede non fanatismo-
Un libro sicuramente da leggere, ma la teoria mi sembra poco convincente. Per questo trovo interessante approfondirla.
RispondiEliminaSono d'accordo con Marisa. Forse in quello che hai pubblicato c'è una allegoria politica. Buonanotte.
RispondiEliminaAlberto, scusa, firmeresti la petizione sul mio blog, contro la censura in internet? Sempre che ti vada,ovvio.
RispondiEliminaCristiana
Che cosa bella un autore così giovane!
RispondiElimina@Cristiana
RispondiEliminaFirmato.
Mi piace, bello.. Me lo appunto.
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