Vivere significa poter scegliere. Chi non sceglie si sottopone alle scelte degli altri.
S. Kierkegaard
Ognuno ricorda le cose alla sua maniera, ognuno un po' se la racconta.
Io sono stato franco. Con questo libro di dichiarazioni forse si capirà di più la mia versione...
La realtà, a vederla bene, è dura, non sempre giusta, ma io la prendo come una sfida e dico sempre: andiamo a vedere fino in fondo. Questo è ciò che ci fa essere uomini, andare avanti nonostante tutto, anche se intorno la realtà ti fa schifo.
Una volta Pino Daniele mi ha detto: «In questo mestiere le donne ti possono schiacciare». Per questo ho scelto una compagna fuori dal giro: temevo la sindrome Yoko Ono.
Mio padre era socialista e non essere schierato in quegli anni con i comunisti o i preti non pagava a Zocca.
Nella comune teatrale di Bologna ho scoperto Bakunin e gli anarchici.
Non quelli che mettono le bombe, ma uomini migliori, liberi, talmente responsabili che non c’è più bisogno di uno Stato che ti detti le regole.
Io vengo dai cantautori, ho cominciato a scrivere ai tempi di Guccini, Dalla, De Gregori, De André. Cercavo di far canzoni come quelle, naturalmente non riuscivo a farle così belle, perché non avevo quel linguaggio. Poi ho iniziato a scrivere canzoni particolari... La prima è stata "Ogni volta". L’ho scritta una mattina, ero sul letto, dovevo ancora dormire e secondo me ho cominciato proprio a delirare... quando l’ho finita ero convinto che fosse una canzone che capivo solo io. Poi l’ho fatta sentire e ho avuto la meraviglia che la gente capiva perfettamente. Così ho trovato il mio stile.
La vita è come un’onda che ti trascina e ti trasporta... Poi però raggiunge la riva e sembra morta. Invece no: si rinnova!.. Così io ho dichiarato conclusa la mia straordinaria attività di rockstar... Ho finito una corsa che mi ha portato alla vittoria... Adesso cambio forma, cambio mira. Mi lancio in una sfida nuova. Alzo la posta. Sta per nascere un Vasco nuovo, inedito, ancora più libero, più vivo e più solo... Ancora più folle, temerario... e scomodo.
Io sono stato franco. Con questo libro di dichiarazioni forse si capirà di più la mia versione...
La realtà, a vederla bene, è dura, non sempre giusta, ma io la prendo come una sfida e dico sempre: andiamo a vedere fino in fondo. Questo è ciò che ci fa essere uomini, andare avanti nonostante tutto, anche se intorno la realtà ti fa schifo.
Una volta Pino Daniele mi ha detto: «In questo mestiere le donne ti possono schiacciare». Per questo ho scelto una compagna fuori dal giro: temevo la sindrome Yoko Ono.
Mio padre era socialista e non essere schierato in quegli anni con i comunisti o i preti non pagava a Zocca.
Nella comune teatrale di Bologna ho scoperto Bakunin e gli anarchici.
Non quelli che mettono le bombe, ma uomini migliori, liberi, talmente responsabili che non c’è più bisogno di uno Stato che ti detti le regole.
Io vengo dai cantautori, ho cominciato a scrivere ai tempi di Guccini, Dalla, De Gregori, De André. Cercavo di far canzoni come quelle, naturalmente non riuscivo a farle così belle, perché non avevo quel linguaggio. Poi ho iniziato a scrivere canzoni particolari... La prima è stata "Ogni volta". L’ho scritta una mattina, ero sul letto, dovevo ancora dormire e secondo me ho cominciato proprio a delirare... quando l’ho finita ero convinto che fosse una canzone che capivo solo io. Poi l’ho fatta sentire e ho avuto la meraviglia che la gente capiva perfettamente. Così ho trovato il mio stile.
La vita è come un’onda che ti trascina e ti trasporta... Poi però raggiunge la riva e sembra morta. Invece no: si rinnova!.. Così io ho dichiarato conclusa la mia straordinaria attività di rockstar... Ho finito una corsa che mi ha portato alla vittoria... Adesso cambio forma, cambio mira. Mi lancio in una sfida nuova. Alzo la posta. Sta per nascere un Vasco nuovo, inedito, ancora più libero, più vivo e più solo... Ancora più folle, temerario... e scomodo.
In libreria da oggi.
I proventi della vendita andranno al Gruppo Abele di don Luigi Ciotti.
Chiarelettere, collana Reverse, pp. 200, euro 14.00
"Fare quel cazzo che si vuole" non è un pensiero anarchico, è solo un pensiero idiota, e il nome di Vasco accostato a quello di Bakunin mi fa accapponare la pelle. Non mi è mai piaciuto come bestia da palco e non spenderò un euro per scoprire quanto non mi piacerà come scrittore.
RispondiEliminaNon amo particolarmente la sua musica e i suoi testi. Mi piace vedermi qualche live in tv se lo passano perchè suona con dei mostri. In generale non amo le biografie della gente ancora viva.
RispondiEliminaNon mi piace come cantante. E nemmeno come persona.
RispondiEliminaPer me, quel che ha da dire non vale nulla.
Ma che te ridi, dico io...
RispondiEliminaAveva ragione Kierkegaard. Scegliere: cosa leggere e ascoltare, in questo caso. Vasco Rossi non rientrerà mai nelle mie scelte, in entrambi i campi.
Amo le sue canzoni e condivido la sua scelta di smetterla di fare la rockstar sul palcoscenico, sarebbe la caricatura di se stesso. La saggezza di un uomo (inteso come essere umano) sta nel capire quando fare il passo indietro ed accettare con dignità la realtà del momento. Non c'è niente di più patetico per me che vedere, ad esempio, Jagger dei Rolling Stones continuare a sculettare sul palco ancor'oggi!
RispondiEliminaMi è sempre piaciuto come cantante.
RispondiEliminaCome scrittore? Diciamo che comprerò il libro per i proventi che verranno donati a Don Ciotti.
Quoto Ross, mamma mia, Bakunin, ma cosa c'entra con lui?
RispondiEliminaGrazie, Vasco, per delle belle canzoni, anni Ottanta specialmente; per lezioni sociali mi rivolgo ad altri, grazie.
Beh io ho ascoltato tanto Vasco e devo dire che lo faccio ancora, mi ha fatto girare le balle ultimamente per le sue uscite su internet. Accostare la parola anarchia a Vasco mi sembra davvero fuori luogo sinceramente. Questa volta non passerò in libreria...
RispondiElimina@ Ross
RispondiEliminaMetaforica stretta di mano;-))
Non vado oltre, mi hai anticipata.;-))
A me non piace, io sono un gucciniano da sempre.
RispondiEliminaSe penso che sono tra quelli che l'hanno fatto cantare a Roverino di Ventimiglia in mezzo al cantiere ancora non finito dell'attuale scuola media ...
RispondiEliminaA me Vasco è sempre piaciuto, come uomo e come artista. E questo suo invecchiare pubblicamente, un po' "rock" e un po' umanissimo, me lo fa piacere di più.
RispondiEliminaQuanto al libro...come dice duhangst, per aiutare don Ciotti.
Non avevo ancora 14 anni quando mi comperai una sua "cassetta", i miei si arrabbiarono perché credo che quell'anno l'avessero arrestato. A differenza di altri, non si è nascosto.
RispondiEliminaBeh, ha solo detto che scoprì Bakunin, che c'è di male?
RispondiEliminaSi sente, dietro queste parole, un uomo col suo percorso di sofferenza (tanta) e di gioia (poca): un po' come tutti, del resto. Non sono un suo fan, i "miei" cantautori (viventi) sono Paolo Conte e Gian Maria Testa, tuttavia non trovo in quel che hai pubblicato né presunzione né narcisismo. Mi sembra solo il voler raccontare, guardandosi indietro, le curve del cammino. Certo, è una persona in vista, e questo attira maggiormente l'attenzione degli altri. Le esperienze, quando sono raccontate con sincerità, sono sempre utili. Vedremo con quali parole saranno "dette": è quello a fare la differenza qualitativa.
RispondiEliminaè dei nostri, con tutte le sue follie, i suoi difetti ed i suoi pregi..è figlio di quel tempo da dove molti di noi provengono. forse con l'avanzare dell'età e con la perdita di qualche colpo, si è misurato con l'Altro, e l'Altro non fa sconti neanche se sei Vasco Rossi.
RispondiEliminaMaistretu
Se non fosse per il fatto che il ricavato va al Gruppo Abele, probabilmente ti avrei rimbrottato per la scelta di dedicare un post a Vasco! Mi perdoni? :-)
RispondiEliminaNon mi ha mai fatto particolarmente impazzire come cantautore, ho sempre preferito altra musica, però mi faceva simpatia, ne ho sempre intuito l'irrequietezza, la solitudine. Ma quest'estate le sue continue esternazioni, nate dalla noia e dall'inattività, mi han fatto spesso girare le balle: non è l'unica persona che sta male e non mi pare, come dice Ross, che "fare quel cazzo che si vuole" sia una filosofia di vita condivisibile. Il fatto che si atteggi a guru mi irrita moltissimo, soprattutto perché, che mi piaccia o no, è un punto di riferimento per moltissimi ragazzi: dovrebbe stare un po' più attento a quel che dice e non confondere la spontaneità e il suo essere libero e scomodo (ma scomodo per chi?) con la libertà di dire qualunque boiata gli venga in mente.
RispondiEliminaVasco ultimamente m'è sceso sotto le piante dei piedi come considerazione. Gli concedo le attenuanti generiche visto il suo stato psicofisico ma qualcuno dovrebbe spiegargli bene che qualche buona canzone non lo autorizza a sentirsi il nuovo messia.
RispondiEliminaEd una volta spiegato a lui mi piacerebbe andasse anche dai vari Ibraimovich & Co. e tutti coloro che si ostinato a scrivere autobiografie!
Ottima cosa la devoluzione del ricavato. Non lo conosco molto, solo i pezzi più famosi: pur amando i cantautori, Vasco non rientra tra quelli che ho sempre seguito. Il libro? Non penso di comprarlo, è un periodo che vado avanti con l'omaggio domenicale del Sole 24ore, la cui serie di racconti è fantastica: non compro neppure il quotidiano, recupero i soli libri a 0,50 cent. al bar Piombo di Isolabona! Dostoevskij, Scott Fitzgerald, Cheever... ma che belli!
RispondiEliminaVisto che è stato sottolineato da qualcuno, e che anche Alberto ha tenuto a rimarcarlo in rosso nel post, aggiungo che se voglio fare una donazione al gruppo di Don Ciotti la faccio lo stesso da me, senza bisogno di appoggiarmi, o più precisamente (e so che risulterò cinica e antipatica per quello che sto per scrivere, ma in questo preciso caso di "filantropia editoriale" la penso esattamente così) di essere usata per tenere in auge la popolarità di Vasco Rossi, e soprattutto senza ritrovarmi poi in cambio un malloppo di carta sprecata.
RispondiEliminaRingrazio tutti per i commenti. I pro, ma soprattutto i contro. E' difficile mantenere tante volte in un blog toni pacati quando le idee sono diverse.
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