La pace non è un concetto astratto. La pace è un’azione verso gli uomini, le donne, i bambini. Non c’è altro paese al mondo in cui abbia visto mettere in pratica questo impegno in modo così costante e determinato. Quel paese, un piccolo paese disperso in mezzo al mare, è Lampedusa. Con tutti i suoi abitanti, i soccorritori, i medici, i volontari. In queste ore, la gente di Lampedusa ancora una volta ha portato a terra i vivi e raccolto i morti.
L’ho provato sulla mia pelle. Letteralmente. La notte tra il 23 e il 24 settembre 2005. Un uomo che non conoscevo e non mi conosceva mi ha avvistato in mare, a nuoto alla deriva. Mi ha aiutato a risalire sulla scogliera. Mi ha fatto sdraiare sulla pietra. Si è tolto la maglietta e me l’ha stesa sul petto per coprirmi. Continuavo a tremare di freddo. Allora lui, con tutto il suo corpo, si è sdraiato sopra di me. Pesava, eccome. Mi ha riscaldato così. Senza sapere chi fossi. Ero sporco, la barba sfatta da mesi, potevo essere malato e contagioso. Ho memorizzato nella mente la sua voce, le sue parole. Vale la pena risentirle: “Questo poveretto erano quasi cinque ore che chiedeva aiuto”, diceva agli altri intorno a lui, “alle dieci l’ho sentito gridare. Credevo fosse uno dei turisti ubriachi che dormono in spiaggia e gli ho perfino risposto cu c’è. Madonna mia, perdonami. Questo si è ghiacciato. Sta tremando… Forza, qualcuno porti una coperta che questo sta morendo di freddo. Dai, che ti portano una coperta e ti scaldi”. Poi si è messo in ginocchio e si è chinato a strofinare i miei piedi. Tempo dopo l’uscita sull’Espresso della mia inchiesta sotto copertura, ci siamo rivisti per la prima volta. Massimo Costanza non faceva il soccorritore di mestiere. Fa l’elettricista in un albergo, ha una moglie, i figli. Una persona normale.
Fuori dei centri di detenzione dove i sopravvissuti vengono rinchiusi per legge, del filo spinato, della reclusione fino a diciotto mesi, della politica estera incapace e inconcludente, Lampedusa è così. Gente che non fa differenza tra amici o nemici. Connazionali o stranieri. Cittadini o clandestini. Ecco perché una volta seppellite le decine e decine di morti e placate le polemiche, dopo aver premiato nel 2012 l’Unione Europea, colpevole assente in questa tragedia sulle sponde del Mediterraneo, il Nobel per la pace dovrebbe andare agli abitanti di quest’isola, capitale mondiale d’umanità.
Fabrizio Gatti
da QUI
Per favore, firma la petizione per la candidatura di Lampedusa al premio Nobel per la pace 2014
E grazie a Lorenzo che ha avuto la stessa idea.
Detesto le petizioni, ma questa l'ho firmata all'istante. Dopo gli ultimi Nobel per la pace sarebbe l'unico degno riscatto.
RispondiElimina@Cri
EliminaAnch'io le detesto, e avevo anche fatto un post sull'argomento, ma questa mi sembra più che meritevole.
Questa va firmata ... Ed io l'ho fatto!
RispondiEliminaconcordo e ribadisco che non si può continuare a commentare cose del genere e poi voltare pagina
RispondiEliminaFirmato - ciao
RispondiEliminaFatto...
RispondiEliminaFirmato
RispondiEliminagrazie dell'annuncio
RispondiEliminaGrazie per aver proposto questa bellissima e toccante storia di F. Gatti.
RispondiEliminaPersonalmente, l'unico motivo per cui non firmo la petizione è che il premio Nobel per la pace è ormai sporco di fango e sangue, essendo stato troppo spesso attribuito a criminali autentici, e dunque andrebbe semplicemente boicottato: non si può affiancare l'immenso valore civile di Lampedusa a gente come Obama o Kissinger.
Lampedusa è più in alto, infinitamente più in alto del premio nobel per la pace. Solo per questo non firmo: rispetto comunque le intenzioni di chi lo fa, intenzioni che certamente sono nobili e dettate da un gran cuore.
Concordo assolutamente. Agli abitanti dell'Isola del Giglio una medaglia d'oro per quel che hanno fatto la notte della Concordia, ma di Schettino ce n'è uno solo, mentre di poveri disgraziati mezzo morti affogati ce n'è una quantità quasi ogni giorno e questa povera gente divide con loro il calore dei loro corpi e del cuore, come Massimo Costanza ha fatto con te.
RispondiEliminaFatto e condiviso su fb.
RispondiEliminaNo. La pace non è un concetto astratto, Alberto. Gli atti sono fatti, in questo nostro mondo sempre più affollato di parole...Costruttori di pace si diventa con azioni concrete. Firmo senza indugio...e ricondivido l' appello. Grazie.
RispondiEliminaGrazie Albe' condivido ed ho già firmato.
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