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giovedì 3 luglio 2008

Beppe Sebaste - Panchine

Se non si è anziani, donne incinte o con carrozzina, se si è maschi o femmine adulti, chi sta seduto su una panchina è poco raccomandabile. Nel migliore dei casi è un disoccupato, uno sfaccendato, vita di riserva da ignorare.
Per molti, che a stare seduti su una panchina provano imbarazzo, è l'immagine della provvisorietà, della precarietà, forse del declino. Stare in panchina, nel lessico attuale, è il contrario di scendere in campo. Ma la panchina è l'ultimo simbolo di qualcosa che non si compra, di un modo gratuito di trascorrere il tempo e di mostrarsi in pubblico, di abitare la città e lo spazio. La panchina è un luogo di sosta, un'utopia realizzata.


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panchine




Beppe Sebaste

Panchine

Laterza


E voi ci andate ancora sulle panchine? E nei vostri ricordi ce n'è una particolare che vi fa riandare a...


Ciao Beppe, a rivederci, chissà dove, chissà quando.


19 commenti:

  1. A Nervi nel '92

    Un cappello un po' bizzarro
    ed un sigaro toscano,
    un bastone nella mano, era lei,
    qualche anno sulla pelle
    occhi dolci e luminosi
    una smorfia e un sorriso, era lei,
    e un omino un po' pelato
    rosso in viso, alcolizzato
    col cappotto un po' scucito: era lui,
    a guardava un po' incantato
    e in silenzio si sedeva,
    ma parlava, ma, parlava solo lui.

    A Nervi nel '92
    su una panchina scolorita,
    a Nervi nel '92
    le raccontava Ia sua vita,
    le raccontava Ia sua vita.
    Lentamente ricordava,
    una storia di una donna,
    che giocava e non rischiava quasi mai,
    che il telefono scopriva
    anche se poi lei mentiva,
    camminando sopra ii filo in su e in giu',
    in un circo coi leoni,
    coi pagliacci mattacchioni,
    lavorava e lavorava solo lei
    ma di colpo si fermava
    e diceva che l'amava,
    lei rideva ma ascoltava ferma li'.

    A Nervi nel '92
    su una panchina scolorita,
    a Nervi nel '92
    le raccontava Ia sua vita,
    le raccontava Ia sua vita.
    Le sue mani affusolate
    un po' timide e delicate,
    lui stringeva e lei stringeva sempre più,
    oramai da molti anni
    il 18 era passato,
    ma non si era mai stancato insieme a lei,
    mordicchiandosi le dita
    non diceva una parola,
    ma i suoi occhi Ia tradivano sempre più,
    e cosi una sigaretta
    con amore ciancicata
    gli accendeva e lui fumava insieme a lei.

    A Nervi nel '92
    su una panchina scolorita,
    a Nervi nel '92
    le raccontava Ia sua vita,
    le raccontava Ia sua vita.

    Ricky Gianco

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  2. guarda, ti posso solo dire che qui a bologna le tolgono perchè ricettacolo di "degrado".
    non possiamo sederci in piazza a bere una birra e fare due chiacchere, altrimenti multa.
    siamo arrivati a dei livelli inimmaginabili.
    piazze e panchine proibite ma ti rendi conto??
    ma per cosa le avrebbero inventate e costruite a fare?
    il degrado è nei cervelli di sti politicanti da strapazzo.
    scusa lo sfogo ma lo trovo assurdo. scriverò un post al più presto.
    lunga vita, dunque, a panchine, muretti, scalini, piazze, vicoli e quant'altro!

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  3. a quando il mio amico ermanno era ancora vivo e aspettava lo scoccare di mezzogiorno, seduto sulla panchina, per andare a comprare il pane...

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  4. La panchina dove andavamo a passare le giornate da ragazzini e fumare le sigarette di nascosto.. E' stata la nostra base per anni.

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  5. mi fa molto piacere leggere le vostre testimonianze di panchine. e grazie a chi ne ha parlato, citando il mio libro. bisognerebbe proprio fare una presentazione a bologna, a quanto leggo, magari un evento - su panchine, muretti, gradini, interstizi della città. alla fine nelle città non ci si può più sedere gratis... saluti, beppe s.

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  6. Grazie Beppe del commento. Sarebbe veramente da fare questa performance a Bologna, avrebbe di sicuro un largo seguito. Nelle città ci riducono sempre di più gli spazi liberi e gratuiti. Mi viene in mente qui a Milano l'inferriata del parco delle Basiliche.

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  7. Avremmo veramente bisogno di un bell'evento per la riappropriazione degli spazi pubblici.
    Non solo non sono gratis (qua fanno multe per "bivacco"), ma se insisti ti portano in questura.
    Reduci da una serata nei parchi, ieri siamo passati per la magnifica piazza santo stefano: un centinaio circa di ragazzi seduti davanti alla chiesa. ci fermiamo un attimo sulle nostre bici (era l'una di notte).
    arriva sgommando una pattuglia dei cc, scendono e cominciano a chiedere documenti. le prime persone si alzano e se ne vanno.
    in cinque minuti sono arrivate altre 2 pattuglie dei cc, una della polizia e un camioncino dei vigili!! Nei successivi dieci minuti la piazza si è svuotata del tutto.
    Vi assicuro che non era successo assolutamente nulla che richiedesse l'intervento di tutta quella forza pubblica, nè vi erano suonatori di bonghi o chitarre a disturbare la quiete notturna.
    Era semplicemente scattato il coprifuoco.
    E i borghesotti residenti avevano tanto bisogno di dormire sonni tranquilli.
    Oggi si usa così la forza pubblica addestrata: per sgomberare le piazze dai ragazzi che, con 40 gradi tutto il giorno, di stare in casa proprio non ne hanno voglia.
    tristezza & rabbia infinita.

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  8. a me sembra che a roma le panchine ancora ci siano, e non solo nei parchi, non ho remore a sedermici mentre aspetto qualcuno, veramente non ho remore a sedermi dovunque se son stanca, per questo ho sempre adorato i jeans piuttosto che le gonne...

    panchine memorabili: nei parchi a lasciar vagare lo sguardo mentre i miei figli giocavano e ruzzolavano nell'erba, da sola al parco dei daini a leggere in santa pace un libro un caldo pomeriggio primaverile che mi ero ritagliata per me, mmmm le panchine della mia vita sarebbe un bel libro però.....

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  9. io spesso e volentieri quando passeggio per la città amo fermarmi su di una panchina a guardare la gente che passeggia, è rilassante, non ci vedo nulla di male, anzi sulle panchine ho intrapreso molto conversazioni interessanti con perfetti sconosciuti, altro che social e web 2.0

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  10. Tempo fa, mentre aspettavo il treno e leggevo un quotidiano,una ragazza sconosciuta si sedette vicino a me su una panchina chiedendomi una sigaretta(ma all'epoca non fumavo)e in poco tempo iniziò a raccontarmi la sua vita, senza un motivo apparente, forse solo per il bisogno di essere ascoltata quando non vagava alla deriva lungo i binari. Dopo qualche giorno volò via... finalmente libera da ogni dipendenza e mortificazione. Ricordo le sue parole ogni volta che vedo panchine simili

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  11. ...le ho sempre adorate...
    pia

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  12. ... e poi le panchine davanti al mare come glassa all'alba di un mattino d'estate aspettando l'onda che sciacqua
    la barca dei pescatori che torna
    il camion lavastrade che se non fai in fretta ad alzarti ti inonda...

    Il libro fa per me e l'ho comprato con i complimenti del signor Maccapani che si è congratulato con me per l'ottima scelta dicendo che Sebaste è uno dei più grandi scrittori italiani.

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  13. ... sulle necessarie panchine, per tutti al di là del tempo e dei tempi, ti siedi col corpo per poi dimenticarlo, e quando non sono parole con il vicino che è l'altro te (borges docet) sei solo pensieri raminghi che si rincorrono come nuvole a rimpiattino ( tò, guarda quanta poesia....

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  14. belli questi commenti, oltre al post e l' idea del libro (non l'ho letto, ma lo faro')
    nessuno ha scritto della illuminante iniziativa del comune di milano, illuminante della loro cultura, di dotare le panchine di comodo bracciolo centrale. tanto nessuno si accorge che serve per non farci dormire i barboni

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  15. Dove sono Massimo che le fotografo.

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  16. Ce ne sono tante, Alberto.
    quelle che vedo piu' spesso sono quelle dei giardinetti di via Morgagni.
    Se vuoi domani ti mando una foto

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  17. Grazie mille. Poi un giorno si potrebbe fare una galleria di panchine diciamo così inusuali. Ne ho già altre.

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  18. Ho letto con vero diletto il libro di Sebaste. E' permeato di una sottile vena malinconica che sembra seguire, come una fida compagna, il vagabondare dell'autore da una città all'altra alla ricerca di quei messaggi nascosti che a volte la vita trasmette, a certe condizioni, a chi sa sintonizzare il brusio del proprio mondo interno con quello esterno e lo fa con la consapevolezza di compiere un rito privato con tutti gli elementi che esso comporta: il luogo ( la panchina),la componente emotiva ( il bisogno di sosta, lo stare sulla soglia in attesa),la componente estetica (l'atmosfera intorno, il paesaggio).
    Mi è piaciuta molto anche la felice idea che afferma una volta per tutte e senza risvolti colpevolizzanti su presunte evasioni dalla realtà, che leggere "è optare felicemente per una vita secondaria".
    Grazie Alberto. Ciao.

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  19. A Torino, nel 1897, nacque la società Juventus. Fondata "per gioco, per divertimento e per voglia di novità," da alcuni studenti del Liceo "Massimo D'Azeglio. Il luogo di riunione dei liceali era una panchina poco distante da scuola.

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