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sabato 4 dicembre 2010

Titos Patrikios



Due poesie


Nessun verso può rovesciare i regimi
avevo scritto anni prima
e ancor oggi me lo rinfacciano.
Ma i versi assolvono alla loro funzione
mostrano i regimi, dicono il loro nome
anche quando cercano di abbellirsi
di rinnovare un poco la vetrina
di cambiare denominazione e insegna.
I versi, anzi, qualche volta sorprendono
i leader in posizioni inattese
sicuri che nessuno li veda
con le mutande ingiallite e aperte
prima d’indossare le brache o i pantaloni
con gambe ossute e pantofole stracciate
prima d’infilarsi le scarpe o gli stivali,
la pancia debordante prima di tirarla in dentro
per abbottonarsi la giacca militare civile
con la dentiera lasciata nel bicchiere
prima di riprovare lo storico discorso,
con la pappagorgia e le guance pendule
prima di alzare il mento volitivo
prima di guardare, perennemente giovani, al futuro.
I versi non rovesciano i regimi
ma certamente vivono più a lungo
di tutti i loro manifesti.


***



I simulacri e le cose

Non ci aspettavamo che accadesse di nuovo
eppure è di nuovo nero come la pece il cielo,
partorisce mostri di oscurità la notte,
spauracchi del sonno e della veglia
ostruiscono il passaggio, minacciano, chiedono riscatti.
Non temere Lestrigoni e Ciclopi...
non temere, diceva il poeta,°
ma io temo i loro odierni simulacri
e soprattutto quelli che li muovono.

Temo quanti si arruolano per salvarci
da un inferno che aspetta solo noi,
quanti predicano una vita corretta e salutare
con l'alimentazione forzata del pentimento,
quanti ci liberano dall'ansia della morte
con prestiti a vita di anima e corpo,
quanti ci rinvigoriscono con stimolanti antropovori
con elisir di giovinezza geneticamente modificata.

Come una goccia di vetriolo brucia l'occhio
così una fialetta di malvagità
può avvelenare innumerevoli vite,
"inesauribili le forze del male nell'uomo"
predicano da mille parti gli oratori,
solo che i detentori della verità assoluta
scoprono sempre negli altri il male.
"Ma la poesia cosa fa, che cosa fanno i poeti"
gridano quelli che cercano il consenso
su ciò che hanno pensato e deciso,
e vogliono che ancora oggi i poeti
siano giullari, profeti o cortigiani.

Ma i poeti, nonostante la loro boria
o il loro sottomettersi ai potenti,
il narcisismo o l'adorazione di molti,
nonostante il loro stile ellittico o verboso,
a un certo punto scelgono, denunciano, sperano,
chiedono, come nell'istante cruciale
chiese l'altro poeta: più luce. °°
E la poesia non riadatta al presente
la stessa opera rappresentata da anni,
non salmeggia istruzioni sull'uso del bene,
non risuscita i cani morti della metafisica.
Passando in rassegna le cose già accadute
la poesia cerca risposte
a domande non ancora fatte.

° C. Kavafis: Itaca
°° J.W.Goethe: Mehr Licht!


Traduzione di Nicola Crocetti



Titos Patrikios
Atene, 1928


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5 commenti:

  1. Insomma, il re continua a essere nudo a volerlo vedere. E a guardar bene ha pure le mutande pisciose.
    Bella scoperta, questo poeta greco che non conoscevo, grazie. Sembrano scritte apposta per noi.

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  2. bellissime.
    "la poesia cerca risposte
    a domande non ancora fatte."

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  3. Queste poesie, unite alla nazionalità dell'autore, mi hanno fatto pensare ad Alexis, il ragazzo appena quindicenne ucciso dalla polizia ad Atene, due anni esatti fa.

    Remember, remember, the 6th of December...

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  4. io invece sono convinta che i versi rovesciano i regimi, e infatti a quanti di questi poeti hanno provato a cucire la bocca??? molti di loro hanno persino fatto anni di carcere o sono morti

    I versi non rovesciano i regimi
    ma certamente vivono più a lungo
    di tutti i loro manifesti.

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  5. Splendido accostamento.

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