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sabato 19 novembre 2011

Erri De Luca - I pesci non chiudono gli occhi

“Shsh-crivete”: all'ordine del maestro si impugnava il pennino e si intingeva. Se l'angolo della punta sulla carta era largo, la goccia d'inchiostro si precipitava sul foglio. Se l'angolo era stretto, non scorreva e si grattava a vuoto. Indice e medio s'impregnavano dell'unto di quel blu. A corredo il foglio di carta assorbente: gli scolari poveri non lo potevano acquistare e allora asciugavano col fiato, ma soffiato giusto, a regime di brezza per non spargere inchiostro. Al fiato misurato le lettere tremavano lucenti, come fanno le lacrime e le braci.


Da grande girerà il pianeta con un circo, pensavo di lei, invece è rimasta a Napoli. E forse ha avuto ragione, fuori di lì non esiste circo maggiore al mondo.


Il mio corpo non mi sta a cuore e non mi piace. È infantile e io non sono più così. Lo so da un anno, io cresco e il corpo no. Rimane indietro. Perciò pure se si rompe, non importa. Anzi, se si rompe, da lì dovrà venire fuori il corpo nuovo.


La prima coppia umana, creata in un giardino il giorno sesto, ebbe sopra di sé la prima notte sconfinata. A loro insaputa spuntò nei corpi l'appetito, la sete, l'entusiasmo e il sonno. La prima notte, sconosciuta, sembrò a loro il resto del giorno uno, sbriciolato in puntini luce. Non sapevano se sarebbe ritornato il sole, allora si abbracciarono. Le bocche si trovarono accanto e inventarono il bacio, il primo frutto della conoscenza. Era mercurio quella conoscenza, un liquido sensibile alla temperatura dei corpi. So quella prima volta perché l'ho avuta anch'io quell'ora sulla bocca, nel loro identico istante, su una sabbia di mare, il cielo scoperchiato sulla testa.




La foto gliela scattai in questa occasione






Erri De Luca


I pesci non chiudono gli occhi





Feltrinelli



9 commenti:

  1. Un bel libro. Come tutti quelli che ho letto di lui. De Luca, secondo me, ha una scrittura virilmente dolorosa, di grande dignità.

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  2. Bel libro, fra i suoi testi più intensi, come Tre cavalli o Il peso della farfalla. Ha una prosa di grande densità e forza espressiva, con un'economia di parole che fa pensare alle Odi di Orazio e alle sue "callidae iuncturae": espressione che Gadda (quello vero) tradusse col proprio titolo "Acccoppiamenti giudiziosi".

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  3. gian paolo19/11/11 18:32

    E' sempre piacevole ritrovare il caro Erri.

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  4. E' vero, non ci avevo mai pensato che i pesci non chiudono gli occhi, neanche da morti.

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  5. Copio una citazione di Montaigne (Saggi, libro III, capitolo V), perttinentissima anche per De Luca:
    "Orazio non si accontenta di un'espressione superficiale, essa lo tradirebbe. Vede più chiaro e più addentro nella cosa; la sua mente forza e fruga tutto il magazzino delle parole e delle imnmagini per esprimersi; e gliene abbisognano di straordinarie, perché il suo concetto è straordinario. Plutarco dice (di lui) che vede la lingua latina attraverso le cose; quio è lo stesso: il significato chiarisce e crera le parole; non più di vento, ma di carne e d'ossa. Esse significano più di quanto dicono. (..) L'esser maneggiata e adoperata dagli spiriti elevati dà pregio alla lingua, non tanto innovandola quanto empiendola di più vigorosi e diversi impiaghi, dilatandola e piegandola. Essi non vi apportano alcun aaprola, ma arricchiscono le loro, rendono più grave e profondo il significato e l'uso di queste, insegnano ad essa movimenti inusitati, ma giudiziosamente e ingegnosamente."

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  6. Quando un nuovo umanesimo, inverandosi, é ben desto e vigile!

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  7. Non ho mai letto niente di lui (al solito, gli autori italiani non li considero), però adesso mi ha intrigato.
    Grazie per la segnalazione

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  8. Il primo paragrafo, da te riportato, mi ha ricordato i primi anni di scuola. Alle medie usavo già la biro ed alle superiori facevo anche calligrafia con i pennini di vario tipo secondo lo stile che si voleva utilizzare. Cercherò il libro qui in Francia. Grazie del suggerimento Alberto.

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