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lunedì 25 gennaio 2010

Il referendum farlocco della Lega contro la moschea a Genova

Genova - Manifestazione contro la moschea
Genova, 1 dicembre 2009 - Manifestazione contro la moschea

Questo sabato si è svolto a Genova il referendum organizzato dalla Lega contro la costruzione della moschea. Quanto siano seri questi riti sgangherati della demagogia leghista lo potete leggere nell'articolo che segue scritto da un giornalista del Secolo XIX, quotidiano della città.

Tra le 14.50 e le 15.10 di ieri (l'altro ieri, n.d.r.), per quattro volte, un tipo sceso da una motoretta nera, che non si è neppure tolto il casco, si è fermato ad altrettanti gazebo per votare sulla moschea. Quel tipo era il sottoscritto.

Buongiorno, documento, firmi qui, ecco la scheda, arrivederci e grazie.

I gazebo allestiti in giro erano in tutto undici e, volendo, quel tipo con il casco avrebbe potuto batterli tutti, ovunque votando senza problemi se non quello della privacy. Perché ha dovuto votare, in pratica, davanti a tutti.

Ore 14.50, al Lagaccio non c’è nessuno: due scrutatori seduti dietro il banchetto, un altro in piedi. Seggio allestito tra la vecchia caserma Gavoglio e l’ampia sede del Genoa Club. Chiusa l’edicola, chiuso anche il tabaccaio, non è né ora né clima propizio al passeggio.

- Scusi, io abito in via Spinola, posso votare qui?

- Via Spinola, che zona è?

- Più in là, verso Castelletto.

- Mmh, non lo so, aspetti che chiedo: Giuàn, via Spinola?

- E cosa ne so io? Io ne vengo da Voltri.

Ma alla fine il rebus geografico è risolto: il tipo con il casco che abita verso Castelletto può votare anche qui al Lagaccio. Mentre lo scrutatore armeggia con biro e documento si ferma una vecchia Panda chiara. Scende un giovanotto dai grandi occhiali e dall’enorme fazzoletto verde al collo. «Ciao, vengo da Brescia. Ho appuntamento con Rixi e gli altri, mi dite dov’è la vostra sede»? Da Brescia al Lagaccio, ormai la maggior parte della strada è fatta; gli spiegano dove può trovare i maggiorenti della Lega locale, su verso via Napoli.

Intanto il tipo con il casco ha ricevuto la sua scheda. La cabina elettorale è proprio una cabina, una di quelle fasciate di rosso dell’era Telecom pre-cellulari. In disuso da tempo immemorabile, priva ormai delle porticine e ovviamente del telefono, resta lì all’angolo per chissà quali scopi. Oggi, comunque, a qualcosa serve. «Vada pure lì, se la vuole - fa lo scrutatore - ma se non la vuole può anche votare qui».

La vuole? Non la vuole? Il tipo con il casco fa finta di non aver sentito, va alla cabina e traccia la sua croce, poi risale in moto e punta verso un altro gazebo, giardini don Acciai all’incrocio tra via Napoli e via Vesuvio. Qui c’è un po’ più animazione, oltre agli scrutatori tre o quattro militanti chiacchierano del più e del meno, altrettante persone aspettano il proprio turno, il meccanismo è il solito: se vuoi, per la privacy, puoi votare al riparo di un grande scatolone di cartone, altrimenti voti all’aperto. Se hai già votato una o centomila volte nessuno può saperlo e nessuno te lo chiede. Davanti al tipo con il casco, una signora traccia la sua croce sul no. Allora il tipo con il casco fa altrettanto sul sì. Uno a uno.

Prima di andare a vedere cosa succede all’altro seggio di via Napoli, il tipo con il casco va su a dare un’occhiata alla terra contesa, al luogo della moschea. Un incubo, uno dei posti più squallidi di Genova, nonché un colossale equivoco propagandistico.

Sì, perché la moschea o quel posto lì, con il quartiere del Lagaccio non c’entra proprio niente. È il fondo di una vallata scura, gelida e ventosa, nel corso dei secoli mai abitata da nessuno, da sempre zona umida, malsana e pericolosa. C’era lì una palude che nei mesi piovosi si trasformava in lago e non per niente prese il dispregiativo di Lagaccio, da cui il nome del quartiere sottostante, che dista cinquecento metri in linea d’aria. Nel 1969 il Lagaccio si ingoiò un bambino di dieci anni che era uscito di casa per andare a giocare. Allora si decise di interrare il lago e di farlo sparire per sempre. Al suo posto c’è un campo da calcio con gradinate e pista d’atletica, e più in su anche un campo per l’hockey. Tutto tenuto abbastanza male ma intanto il Lagaccio è uno dei pochi quartieri di Genova a poter dire di avere un regolamentare campo da pallone nei dintorni.

Nel posto della moschea - a monte dei campi sportivi e ai piedi di una brulla scarpata dove si inerpica l’unica strada verso Granarolo e i Forti del Righi - ci sono solo tre edifici. Uno è il rudere di un’officina occupato da un centro sociale che si chiama non casualmente Terra di Nessuno, poi ci sono due inquietanti edifici gialli delle centrali Telecom, aggrappati alla collina e tutti circondati da inferriate come una zona militare, un postaccio dove ti immagini che possa succedere di tutto, dal più banale spionaggio fino agli esperimenti atomici sotterranei.

Il tipo con il casco torna verso via Napoli, angolo via Boine, gazebo numero 3, e alle 15.05 dopo la solita trafila lascia la sua terza scheda. Ultima tappa la piazzetta di San Nicola, nella più agiata zona di Castelletto i cui abitanti nemmeno sanno dove sta il Lagaccio. Mai la propaganda anti-moschea si era spinta fin qui, ma adesso per fare numero anche Castelletto è stato aggregato all’area del referendum.

Quarta scheda, quarta registrazione mentre intorno al tavolino si intreccia il tradizionale mugugno («Quelli lì non si integreranno mai, devono tornarsene a casa loro») con qualche dotta citazione delle Sure del Corano in base alle quali si dovrebbe dedurre che i musulmani sono qui allo scopo di sterminare tutti. Il sottoscritto - quel tipo con il casco - come al solito facendo a meno della privacy traccia frettolosamente il suo voto e se ne va via senza commentare.

Sono le 15 e 10, l’esperimento è finito e quattro voti in venti minuti sono anche troppi. Comunque vada, viva la libertà di opinione. Però ricordatevi di sottrarre quattro voti.


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12 commenti:

  1. speriamo che il risultato sia risibile almeno quanto l'organizzazione

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  2. si tratta in fondo nient'altro che un sondaggio, fatto pure in maniera casereccia. quante volte si può votare ai sondaggi dei giornali senza registrarsi? e del resto, che conseguenze potrà avere una cosa così? solo un po' di rumore leghista.

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  3. Il solito sistema leghista di soffiare sulla paura degli extracomunitari per distogliere l'attenzione dai nemici VERI, che sono queli che scempiano il nostro Paese e speculano sulla nostra pelle. Per esempio: sono stati gli extracomunitari a progettare, appaltare e costruire la Casa dello Studente dell'Aquila, crollata perché fatta non a norma, con tanto di vittime? Risposta: NO. É più pericolosa l'immigrazione clandestina o la mancata sicurezza sul lavoro? Quante vittime al giorno fa la prima e quante la seconda?
    Ma ci diranno che non capiamo gli interessi della gente, che ci tiene soprattutto non ad avere un lavoro sicuro (tutte balle burocratiche), ma a non far costruire le moschee.

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  4. Eh Marco, conoscendo i leghisti, su questa cazzata che hanno organizzato, ci costruiranno chissà che cosa: tanto, chi conosce il pressapochismo dell'iniziativa? Soltanto noi, temo, fortunati lettori di questo blog.

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  5. Esiste qualcosa di "marcato" Lega che non sia farlocco??? :-S

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  6. sono le solite pagliacciate della lega in stile ampollina con acqua padana, la verità è che tutte le volte che i leghisti fanno qualcosa qua a Genova vengono presi uova in faccia, come è successo con la moschea, oppure contestati dopo le loro sfilate nei vicoli contro gli immigrati!
    un saluto da zena quella vera

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  7. Farlocco ridicolo e furbo. Magari sarà anche manipolato.

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  8. invito a leggere il libro di Aharon Appelfeld : un'intera vita edizioni Guanda.
    Baruffa

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  9. Ho letto l'articolo e sono favorevolmente colpita: un giornalista del Secolo che schioda il culo dalla scrivania e va per strada per un'inchiesta non è mica roba da tutti i giorni... Solitamente quelli che lo fanno, non limitandosi ad "allungare la broda" servita dalle ANSA, o sono giornalisti di "testate minori" o sono pubblicisti...
    Detto questo, preferisco non pronunciarmi circa la serietà dimostrata con questo referendum (e poi ci si stupisce se noi, la gente comune, non ci fidiamo più della politica di nessun colore... Spero che quel 26,7% che ancora si fida di 'sti cialtroni legga l'articolo che hai pubblicato!).
    Per quanto riguarda la moschea... beh, secondo me l'unico argomento - anche se un po' patetico - che può reggere è "non la costruite da noi perchè nel vostro Paese non lasciate costruire chiese a noi" (laddove questo sia vero), ma per il resto... Pretendere che queste persone vengano in Italia, a lavorare preferibilmente in regime di semi-schivitù, senza contratti regolari (e spesso anzi senza contratti punto e basta), ma che non si aspettino poi di poter pure pregare, eh!. Beh, è grottesco!

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  10. Quando si parla di Cristianesimo, non bisognerebbe dimenticare ciò che dice Gesù nei Vangeli, ossia la cosiddetta Regola Aurea: Non fare agli altri ciò che non vorresti facessero a te; fai per gli altri quel che ti paicerebbe gli altri facessero per te.
    Dire: "Non ci lasciate fare le chiese? E noi non vi lasciamo fare le moschee." non è esattamente in questo spirito. Ma vuol dire: Siete intolleranti? Noi pure.

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  11. La serieta' probabilmente non e' una qualita' richiesta in questo genere di sondaggi (e poi tra l'altro sono molto falsati perche' e' ovvio che chi vota ci va per dire si -tranne il giornalista in questione-.
    La cosa che mi ha fatto piu' ridere e' che non si e' neppure tolto il casco... ma i leghisti non dicono che il casco e' come il burca ??? :-)

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  12. ma non dovrebbero sottrarre 3 voti?

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