Il due agosto 1980 alla stazione di Bologna una bomba fascista stroncò la vita di 85 persone. Oltre duecento rimasero ferite, alcune con gravissime mutilazioni. L'orologio, che divenne poi simbolo del tempo spezzato, si fermò sulle 10 e 25.
Non sappiamo ancora chi furono di preciso gli esecutori e i mandanti.
Oggi, nel trentennale della strage, per la prima volta il governo non sarà presente alla cerimonia di commemorazione. Non ci sono né ragioni, né spiegazioni, né scuse. Solo la vigliaccheria di un esecutivo moribondo.
VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA
Technorati Tags:
Ho settantaquattranni Alberto,non mi meraviglia più nulla! Ho visto un giovane inpiccato innocente dai nazisti penzolare sotto lo sferzare della tramontana.Credevo dopo che finisse la barbarie, invece continua purtroppo nella indifferenza anche della gente
RispondiEliminaMah secondo me è certo che non andrà nessuno per un semplice motivo. Perchè da sempre i politici non sono bene accetti. E' diverso dal volere non andare.
RispondiEliminaaggiungo:
RispondiEliminaVERGOGNA, VERGOGNA, VERGOGNA,
per non aver ancora fatto chiarezza sulle responsabilità.
Se smettiamo di indignarci non ci restano più speranze.
@Radioceano
RispondiEliminaI politici devono avere coraggio, e, se succede, accettare di prendersi i fischi. La parola "vigliaccheria" che ho usato non è a caso. Ciao.
Ragioni forse sì: chissà che qualcuno tra loro non sappia anche qualcosa di più di quello che si pensa...
RispondiEliminaCmq per avere degli ipocriti che piangono solo lacrime di coccodrillo, forse é meglio che se ne siano restati a casa loro.
E' cmq una vergogna che nulla si stia più facendo per dare giustizia ai familiari delle vittime di quella che é stata una vera e propria strage di Stato.
Il fatto che il governo non sia presente è un affronto alla memoria storica del Paese tutto, non solo della strage di Bologna. Fatto gravissimo.
RispondiEliminaQuante volte ho preso il treno in quella stazione! Avevo 19 anni, frequentavo l'università a Bologna e tutti i weekend tornavo a casa.
RispondiEliminaChe schifo di classe dirigente. Ce la siamo proprio meritata?
sono passata da quella stazione non so quante volte, quando andavo a trovare mio fratello a venezia, quando ho fatto il mio periodo di prova per una ditta di bologna e l'appuntamento con il pullman che ci portava a zola predosa era proprio davanti alla stazione, quel giorno era al lavoro a roma, ho pensato subito ai colleghi bolognesi, il telefono si è fatto rovente, ci si contava per sapere se c'era qualcuno coinvolto, per "fortuna" a quell'ora erano già tutti al lavoro ma la desolazione, lo smarrimento e persino l'incredulità era alta
RispondiEliminaSe non ci sono l'aria sarà più pulita. Concordo con la parola "vergogna" di Alberto perchè essere politici implica prendersi la responsabilità del sociale.
RispondiEliminaE' giusto e sacrosanto ricordare e testimoniare. In quanto all'azione politica necessaria,a parte il Popolo Viola, non vedo, purtroppo, nulla di paragonabile a quanto si fece in poche ore il 2 agosto 1980.
RispondiEliminaVigliaccheria, hai detto bene. E convenienza.
RispondiEliminaVergogna é la parola giusta.
RispondiEliminaForse non è del tutto vero che non si sa nulla di mandanti ed esecutori.
RispondiEliminaCi sono molti libri che ripercorrono in maniera "alternativa" gli episodi più oscuri della nostra Repubblica, dandone un quadro molto esaustivo.
Non si arriva alla "scientificità" delle fonti al 100%; né ad autentiche verità processuali.
Ma ci può fare un quadro abbastanza preciso del come, del perché..... e anche del CHI.
Sta a noi non arrenderci, e ascoltare tutte le voci con pazienza, senza arricciare il naso di fronte al cosiddetto "cospirazionismo".
Nonostante certe sue ingenuità, è in grado di ricomporre certi fili oscuri per potere molto bene.
Questo è un paese dove la vergogna non finisce mai!
RispondiEliminaE ancora VERGOGNA!
RispondiEliminaOgni volta ce n'è una nuova, non ci sono più ideali, non c'è più senso civico, non c'è più una morale...
Questo è uno schiaffo a tutte le persone che quel giorno persero la vita...
Spero che prima o poi la paghino.
Non c'è vergogna più vigliacca! Credo che queste due due tue parole racchiudano tutto!
RispondiEliminaio mi meraviglio e mi scandalizzo ancora... anche se lo stesso 'gnazziolarussa (scusate la parolaccia) ha detto che non va nessuno perché non ce li vogliono.
RispondiEliminain ogni caso anche a non andare si poteva fare una dichiarazione ufficiale. manco quella.
Vergogna!
RispondiEliminanon fingono neanche più.
RispondiEliminasi sentono troppo forti o pensano che siamo troppo deboli.
spero sempre che il punto di rottura sia sempre più vicino e che nasca un'indignazione che diventi atto e non più solo pensiero.
ciao alberto
Anche in questo si vede il distacco tra il paese reale e questi governanti ormai alla fine...
RispondiEliminaVergogna, davvero. Mi viene in mente una poesia del Rockpoeta, "Le sedie del disonore": quelle sedie che restarono vuote alla commemorazione dei morti per mafia (se non erro). Allora come oggi,il discorso è lo stesso: chi ha il potere se ne serve per pavoneggiarsi, ma si dilegua quando è richiesto un gesto di solidarietà, di dignità umana. Avere il potere e restare veri "uomini" (in senso lato). Sarà possibile?
RispondiElimina'Nita e Bologna
RispondiEliminaDa casa mia vedo il mare lontano. Sono al caffè e la radio manda melodie da vacanza. La notte scorsa ho studiato storia; per un istante son stato rapito dalla sua essenza ultima: la mescolanza del sangue. Ho come visto la Mitteleuropa, l'ultimo grande impero. Ho pensato alla bellezza, a te.
Trent'anni fa (me ne ricordo con precisione) avevo trascorso la notte a bere e cantare. In Ciabaudo, Valle Argentina, Ponente ligure; settecento metri sul mare, passati ulivi lecci e castagni, una decina d'abitanti. La mattina, la donna del caffè e latte lamentò che avevamo cantato male. Io, Romano, Marco, Mauro, Remo, Franco... nessuno escluso.
Trent'anni fa avrei parlato diversamente. Ma non c'erano internet e telefonini.
Vidi la Renault 4 bianca (curioso come ne ricordi ancora la targa: IM 144809) salire silenziosa e tranquilla nelle curve poco più larghe di un orbettino, nella netta recisione tra verde e azzurro.
"Mio Dio, Marco, hai sentito di Bologna?". E come avrei potuto? Erano i miei.
Così venni a sapere dell'ordigno, della stazione, dei morti, dei feriti. Lo venni a sapere come in una microesplosione famigliare.
A giugno ho presentato a San Biagio della Cima un libro di Maurizio Maggiani, "Meccanica celeste". Tra le pagine ho incontrato 'Nita, sopravvissuta a tutti i suoi per il capriccio di un ghiacciolo. Ora attende con decisione e felicità un bambino.
Me ne sono innamorato. Ma questa è un'altra storia, è letteratura.
Grazie Marco per la tua testimonianza.
RispondiEliminaE quest'estate mi piacerebbe farti un'intervista sul tuo innamoramento di 'Nita. Sentiamoci.
Ho riguardato "Le sedie del disonore": in realtà è sui morti di Nassirya, e sul presenzialismo delle autorità che, in quel caso, portarono addirittura via il posto ai familiari delle vittime. Ma il concetto che mi colpì in quella poesia, del cinismo del potere e della mancanza di rispetto persino per la morte, resta lo stesso.
RispondiEliminaNell'estate del 1980 avevo 13 anni e sinceramente vivendo al mare l'attenzione in quel periodo era "rapita" da tutt'altro. Solo quattro anni dopo il destino mi portò alla stazione di Bologna, ci scrissi sopra anche un bozzetto (http://www.chitblog.net/index.php/stazione-di-bologna-per-non-dimenticare/) e da allora cominciai ad interessarmi alla vicenda grazie anche alla conoscenza di una persona molto attiva nelle indagini e da allora è come un qualcosa che ogni due agosto torna improvvisamente in mente ed offusca tutto il resto.
RispondiEliminaRiguardo allo Stato "assente" a queste celebrazioni il fatto non mi sorprende più di tanto, in fondo alcuni sono in aria se non di sospetto per lo meno di "vicinanza" ai colpevoli quindi tra le tante mi sembra la scelta più coerente!
STATO DI VERGOGNA
RispondiEliminaCiao Alberto,
sono un pignasco trapiantato a Bologna da dieci anni ormai.Solo oggi ho conosciuto il tuo blog,e,dopo averlo visitato e aver trovato molti interessi in comune che vengono probabilmente dal fatto di amare una terra dalla quale,in qualche modo,siamo entrambi"esuli" e forse un pò nostalgici per il tempo che siamo "costretti" a spendere lontano.Come diceva Calvino:i liguri sono di due tipi...ma credo tu sappia cosa intendo e non divago.
Non son riuscito poi ad esimermi dallo scrivere due righe riguardo la strage della stazione di Bologna.
Ho vissuto per nove anni proprio di fronte alla stazione,e ogni volta che uscivo di casa mi ritrovavo sempre davanti quell'orologio che segna ad aeternum quell'ora maledetta,e sempre mi veniva una sorta di groppo nella gola che facevo fatica a deglutire anzi ogni mi volta mi si riproponeva impedendomi di digerire quell'emozione che il tempo e l'abitudine non sono riusciti ad affievolire.
Negli anni ho avuto modo di conoscere persone che si trovavano lì,proprio in quell'istante e in quelli successivi.Chi era lì per caso,chi lavorava in stazione,chi faceva le pulizie nel bar limitrofo.I loro racconti agghiaccianti continuano a ronzarmi sempre forti nelle orecchie,ma,come per il groppo di cui prima,il rumore di quell'emozione è sempre più assordante.Lo è perchè a distanza di trent'anni la verità è lontana,probabilmente non sapremo mai nè chi né perché e allora quella ferita rimarrà per sempre dentro di me e non troverà mai quiete.L'unico barlume di verità è il fatto,sconvolgente e ormai certo,che lo stesso nostro stato sia complice e addirittura colpevole.
Aggiungo una cosa nota a pochi a proposito di un'altra strage riguardante Bologna e le stragi di stato.Come tutti sanno l'aereo abbattuto(almeno questo lo sappiamo)sui cieli di Ustica partì proprio dall'aeroporo Marconi;pochi sanno invece che i resti di quell'aereo sono custoditi in un museo(ora chiuso,e,purtroppo,dimenticato) a pochi passi proprio dalla stazione teatro della strage,in linea d'aria poche centinaia di metri.Entrato lì dentro ho provato quello stesso malessere che provavo ogni mattina alla vista di quell'orologio,amplificato dalla toccante installazione dell'artista francese Boltanski in cui venivano riprodotte in sottofondo,dietro specchi neri,le voci di quelli che potevano essere i pensieri degli sventurati a bordo poco prima della tragedia mentre altrettante 81 lampade pulsano sospese le loro luci fioche sopra i resti del DC-9.Tra l'altro,anche a livello temporale,le due stragi si distanziano poco più di un mese l'una dall'altra,coeve di quell'epoca meschina e maledetta.Sono entrambi fermi lì quei due simboli della memoria,uno vicino all'altro che sembrano unire le voci di chi ha perso quello aveva di più caro,cioè la vita stessa,quasi sembrano volerci dire di non mollare,di non dimenticare e di continuare a lottare per avere l'unica cosa che pùo ridare un senso,seppur minimo,a tutte le nostre parole e alle nostre manifestazioni:La VERITA'.Credo sia questa l'unica via per riscattare almeno in parte l'inutile sacrificio di centosessantasei sfortunati innocenti e ridare dignità ad un paese che non vuole fare i conti con il proprio passato pensando che dimenticare e cancellare sia il solo modo di fare giustizia.
Saluti
STATO DI VERGOGNA
RispondiEliminaCiao Alberto,
sono un pignasco trapiantato a Bologna da dieci anni ormai.Solo oggi ho conosciuto il tuo blog,e,dopo averlo visitato e aver trovato molti interessi in comune che vengono probabilmente dal fatto di amare una terra dalla quale,in qualche modo,siamo entrambi"esuli" e forse un pò nostalgici per il tempo che siamo "costretti" a spendere lontano.Come diceva Calvino:i liguri sono di due tipi...ma credo tu sappia cosa intendo e non divago.
Non son riuscito poi ad esimermi dallo scrivere due righe riguardo la strage della stazione di Bologna.
Ho vissuto per nove anni proprio di fronte alla stazione,e ogni volta che uscivo di casa mi ritrovavo sempre davanti quell'orologio che segna ad aeternum quell'ora maledetta,e sempre mi veniva una sorta di groppo nella gola che facevo fatica a deglutire anzi ogni mi volta mi si riproponeva impedendomi di digerire quell'emozione che il tempo e l'abitudine non sono riusciti ad affievolire.
Negli anni ho avuto modo di conoscere persone che si trovavano lì,proprio in quell'istante e in quelli successivi.Chi era lì per caso,chi lavorava in stazione,chi faceva le pulizie nel bar limitrofo.I loro racconti agghiaccianti continuano a ronzarmi sempre forti nelle orecchie,ma,come per il groppo di cui prima,il rumore di quell'emozione è sempre più assordante.Lo è perchè a distanza di trent'anni la verità è lontana,probabilmente non sapremo mai nè chi né perché e allora quella ferita rimarrà per sempre dentro di me e non troverà mai quiete.L'unico barlume di verità è il fatto,sconvolgente e ormai certo,che lo stesso nostro stato sia complice e addirittura colpevole.
Aggiungo una cosa nota a pochi a proposito di un'altra strage riguardante Bologna e le stragi di stato.Come tutti sanno l'aereo abbattuto(almeno questo lo sappiamo)sui cieli di Ustica partì proprio dall'aeroporo Marconi;pochi sanno invece che i resti di quell'aereo sono custoditi in un museo(ora chiuso,e,purtroppo,dimenticato) a pochi passi proprio dalla stazione teatro della strage,in linea d'aria poche centinaia di metri.Entrato lì dentro ho provato quello stesso malessere che provavo ogni mattina alla vista di quell'orologio,amplificato dalla toccante installazione dell'artista francese Boltanski in cui venivano riprodotte in sottofondo,dietro specchi neri,le voci di quelli che potevano essere i pensieri degli sventurati a bordo poco prima della tragedia mentre altrettante 81 lampade pulsano sospese le loro luci fioche sopra i resti del DC-9.Tra l'altro,anche a livello temporale,le due stragi si distanziano poco più di un mese l'una dall'altra,coeve di quell'epoca meschina e maledetta.Sono entrambi fermi lì quei due simboli della memoria,uno vicino all'altro che sembrano unire le voci di chi ha perso quello aveva di più caro,cioè la vita stessa,quasi sembrano volerci dire di non mollare,di non dimenticare e di continuare a lottare per avere l'unica cosa che pùo ridare un senso,seppur minimo,a tutte le nostre parole e alle nostre manifestazioni:La VERITA'.Credo sia questa l'unica via per riscattare almeno in parte l'inutile sacrificio di centosessantasei sfortunati innocenti e ridare dignità ad un paese che non vuole fare i conti con il proprio passato pensando che dimenticare e cancellare sia il solo modo di fare giustizia.
Saluti