Da Nona elegia
Ma esistere è molto e forse ha bisogno di noi
ogni cosa terrena che efimera noi stranamente
sollecita. Efimeri ancora più noi.
Una volta ogni cosa. Soltanto una volta, non più.
E una volta anche noi. Né più mai.
Ma essere stato una volta, anche solo una volta:
essere stati terreni, irrevocabile sembra.
Ma esistere è molto e forse ha bisogno di noi
ogni cosa terrena che efimera noi stranamente
sollecita. Efimeri ancora più noi.
Una volta ogni cosa. Soltanto una volta, non più.
E una volta anche noi. Né più mai.
Ma essere stato una volta, anche solo una volta:
essere stati terreni, irrevocabile sembra.
Traduzione di Leone Traverso
Rainer Maria Rilke
Praga 1875
Montreux 1926
Se ci vogliamo seri :
RispondiEliminaNon conosco, hélas, il tedesco. Ho letto Rilke, ma non questo testo la cui traduzione in italiano mi sorprende non poco, anche facendo finta di non notare efimera/efimeri con una sola "f".
Non conosco Leone Taverso che magari è, o è stato, un personaggio eminente, ma se traduce cosi...
Il tuo sito : irréprochable.
Licenze poetiche anche nel traduttore. Belle licenze, suonano bene.
RispondiEliminaHi Alberto, I like the poems of Rainer Maria Rilke too...but in German. It's very special to read them in Italian also. Nice to meet you and your interesting blog.
RispondiEliminaA beneficio di g@attogiallo, Leone Traverso è stato un germanista e un grecista di fama mondiale, oltre a essere un raffinato scrittore in prosa e in versi. Professore all’Università di Urbino è purtroppo morto abbastanza giovane nel 1968 (era nato nel 1910). A lui è intitolato un Premio letterario per la traduzione che si tiene ogni anno a Monselice e che ha visto tra i suoi vincitori F. Fortini, G. Caproni, G. Ceronetti, F. Pivano, G. Giudici, G. Manganelli e G. Davico Bonino.
RispondiEliminaPassando ai versi di Rilke, essi sono incentrati su una delle tante contraddizioni di cui si nutre la poesia di Rilke, nel caso specifico, contingenza/necessità, labilità/definitività perché senza la nostra pur effimera esistenza neppure le cose, da cui siamo continuamente sollecitati, avrebbero ragione di essere. Da qui appunto la volontà di amare il proprio destino, lasciandosi compenetrare dalle cose e il desiderio disperato e irrealizzabile di sottrarsi all’ineludibile compimento di questo destino, cioè la morte.
A seguire trascrivo la versione originale in lingua tedesca.
Aber weil Hirsein viel ist, und weil uns scheinbar/ alles das Hiesige braucht, dieses Schwindende, das/ seltsam uns anghet. Uns, die Schwindendsten. Ein Mal/ jedes, nur ein Mal. Ein Mal und nichtmehr. Und wir/
auch
ein Mal. Nie wieder. Aber dieses/
ein Mal gewesen zu sein, wenn auch nur ein Mal;/ irdisch gewesen zu sein, scheint nicht widerrufbar.
Cito un brano di un articolo di Umberto Eco uscito stamattina su Repubblica che mi sembra in tema
RispondiElimina"Secondo i dizionari di filosofia Assoluto sarebbe tutto cio che è ab solutus, sciolto da legami o limiti, qualcosa che non dipende da altro, che ha la propria ragione, causa o spiegazione in se stesso. Qualcosa dunque di molto simile a Dio, nel senso in cui Egli si definiva "io sono colui che è", ego sum qui sum, rispetto al quale tutto il mondo è contingente, e cioè non ha la propria causa in se stesso - anche se per accidente esiste - potrebbe benissimo non esistere, o non esistere più domani, come accade al sistema solare o a ciscuno di noi"